SIDE STORY 1: ANDROMEDA E PHOENIX

Le side stories sono tre storie pubblicate sui rispettivi volumi dell'artbook Jump Gold Selection e scritte dallo sceneggiatore dell'anime. Quella qui di seguito è la prima, incentrata su Andromeda e Phoenix. La terza, dal titolo "Il Grande Amore di Atena" è disponibile qui. La seconda, "La storia segreta di Excalibur" qui, mentr le immagini sono negli archivi.

Traduzione di Aledileo, da testo spagnolo preso da Saint Seiya Yours Ever

Provenienza: Jump Gold Selection 1

Personaggi: Andromeda, Phoenix, Pegasus, Lady Isabel, Mylock, Phoenix Nero, Andromeda Nero, Dragone Nero, Pegasus Nero, Cigno Nero, Smarty, Sancho, Tatsuya, Patricia.

Introduzione

"Nonostante possiate aver creduto che Phoenix fosse morto lottando contro Docrates, egli era, in fin dei conti, un uccello immortale. Sulla lapide della sua scomparsa madre, Andromeda riceve una visita segreta di suo fratello. Ciononostante, ritornando a Villa Thule, un’ombra sinistra si avvicina ad Andromeda.

"Legami" sconosciuti, che uniscono fatalmente fratelli e sorelle, di Andromeda e Phoenix, da Takau Koyama, capo sceneggiatore dell’anime I Cavalieri dello Zodiaco".

Guarda fratello, Pesci Medaka! (1)

Andromeda, non mi piace andare in gruppo!

La campana della cappella dell’orfanotrofio "Figlio delle Stelle" (2) suonò soavemente, come era sua abitudine suonare a mezzogiorno e alle sei del pomeriggio, in maniera regolare. Pegasus la chiamava "la campana della speranza" e gli piaceva molto il suo suono poiché alleviava i cuori feriti dei bambini che avevano perso i loro genitori.

Non saprei assicurare quante volte aveva ascoltato questo suono fino a quel giorno, all’incirca all’età di sei anni, in cui fu separato da sua sorella Patricia, per il volere del comandante della Grande Fondazione, Alman di Thule. Da quel momento è sempre stato in piedi, senza sapere perché, irrazionalmente.

"Mi è sembrato di ascoltare mia sorella prima di tornare qui! Uh! Deve essere il suono di questa campana! Questo e l’orfanotrofio riescono sempre a commuovermi!"

In quei giorni, mentre mormorava tra sé, Pegasus era invaso da parecchi ricordi della sua infanzia, di sua sorella Patricia e di ciò che ella gli insegnava.

"Molto prima che venissimo all’orfanotrofio, Pegasus, frequentavamo una cappella vicino alla casa dove vivevamo con nostro padre e nostra madre! E tu, Pegasus, nell’udire il suono della campana, gridavi fino a fuori "diindoondaan" e facevi dei giri, chiedendo se potevi sentire la campana in cima e toccarla!"

"Uhm…"

Ciononostante, poiché erano morti da molto tempo, Pegasus aveva dimenticato i volti dei suoi genitori, ricordando soltanto alcune parole di Patricia (e anche adesso si trovava senza sua sorella, della quale non conosce il destino).

"Pegasus, Pegasus, fratellino!" –Pegasus si voltò all’udire la voce di Smarty.

Poiché gli attacchi da parte del Grande Tempio, controllato dall’assassino dell’antico Grande Sacerdote, erano cessati, Pegasus si era preso un po’ di tempo per riposarsi e per fare visita all’orfanotrofio "Figlio delle Stelle", dove fu ricevuto dalla campana della cappella sopra l’entrata principale. Mentre osservava la campana in cima all’edificio, distrattamente ricordava una conversazione avuta con sua sorella.

"Ah, sei tu Smarty?!" –Di fronte a lui c’era uno dei bambini più allegri e ribelli dell’orfanotrofio, Smarty, con un gran sorriso, accompagnato da Sancho e Tatsuya.

"Ti stiamo chiamando da un po’ di tempo ma non rispondevi, fratellino! Stavi pensando di nuovo a Lamia, eh? Come sempre…"

"Più o meno!"

"Sareste una coppia perfetta! Però scoppiata!"

Sancho e Tatsuya stettero al gioco di Smarty, dicendo: "Sì, sì, sono innamorati!" e cercando di imitare gli adulti.

"Parlate senza pensare! Non dite queste sciocchezze a nessuno! Prendi!" –Disse Pegasus e lanciò a Smarty un pacchetto.

"Uau! Lamia che bello che Pegasus è venuto a trovarci! Non si faceva vedere da un po’ di tempo!"

Smarty non riuscì a contenere la sua felicità, repressa da molto tempo dentro di sé, scoppiando rapidamente in lacrime. Un piccolo sorriso comparve sul volto di Pegasus durante il tempo che passò con Smarty, dimenticandosi completamente di essere un Cavaliere, il Cavaliere di Pegasus. L’humor era infatti la caratteristica principale di Pegasus, il "fratellino" di Smarty.

In quel momento, Andromeda e suo fratello Phoenix si trovavano in una collina rialzata, a ridosso sul mare. Era un cimitero, un luogo sacro dove i morti dormono profondamente, avvolti in un gamma di sentimenti e ricordi. Il cuore di Andromeda sembrava uscire dal suo petto, completamente pieno di allegria, fuori dal comune, poiché suo fratello Phoenix, che in passato era ricomparso come nemico, sollevando il pugno contro di lui, era ritornato alla vita, proprio come la sua costellazione guardiana, la Fenice, e adesso era in piedi accanto a lui, come un caro alleato. I due contemplavano la lapida recente della loro amata madre, e questo per Andromeda era come un sogno.

Prima che mio fratello fosse inviato al posto mio sull’Isola della Regina Nera ed io all’Isola di Andromeda, non avevo mai provato qualcosa come ciò che provo adesso! – La mente di Andromeda si addentrò in caldi ricordi, quando, repentinamente, una lacrime cadde dai suoi occhi e Phoenix la percepì.

"Non piangere, Andromeda! Se piangi per l’amore di nostra madre, lei non potrà riposare in pace!"

Andromeda si voltò e disse rapidamente a suo fratello: "No! Non è per questo! Sono soltanto felice di stare con te in questo momento, di sentirti qua adesso al mio fianco, fratello! E, da ora in avanti, per un lungo periodo di tempo, non è così?!"

"Andromeda, un giorno ho sollevato il pugno contro di te!"

"Fratello!"

Phoenix, con espressione apatica, non toccò più quell’argomento.

"Andromeda, tu non ricordi il volto di nostra madre, non è così?!"

"Sì, è così!"

"E’ normale! Mamma morì molto presto, quando tu eri sempre un bebé!"

"Tu la ricordi invece, fratello?!"

"…."

"Com’era lei?!"

"Somigliava a te!"

"Uhm.. a me? Se lo dici tu!" –Stranamente un grande sorriso si disegnò sul volto di Phoenix.

"Fratello, perdonami per aver lasciato che tu andassi all’Isola della Regina Nera!"

"E’ acqua passata!"

"Però, per tutto questo…"

"Certamente, quell’isola era l’inferno! Una persona debole, una qualsiasi, laggiù sarebbe facilmente diventata un cadavere! Ma noi, ognuno di noi, è riuscito a diventare Cavaliere, soffrendo supplizi e torture, sopportando dolore e lacrime, a costo del nostro sangue e sostenendo a duro prezzo il peso del nostro destino, per sei lunghi anni!"

"…"

Gli occhi di Phoenix lasciavano trapelare la distanza, quando pareva toccare i più profondi dei suoi ricordi.

"Se Esmeralda non fosse stata al mio fianco, probabilmente non avrei potuto mettere nuovamente piede in Giappone!"

"Esmeralda…"

"Ah! Era la figlia del mio maestro!"

"…"

"In quell’isola infernale, dove tanto il cuore della sua gente così come la terra e tutto ciò che le stava intorno furono corrosi dall’erosione, lei era per me un angelo che gli Dei avevano inviato dal cielo. Sì, un angelo, una ragazza così dolce che era impossibile credere che fosse la figlia del mio maestro, al punto di avvolgermi completamente! Se non fosse stato per il suo sorriso confortante, senza dubbio adesso non sarei qua con te!" –Il volto di Esmeralda entrò nei pensieri di Phoenix.

"Parlando di questo, probabilmente per uno scherzo degli Dei, lei era uguale a te!"

"Uguale a me?!"

"Escludendo il fatto che era una ragazza e che il colore dei capelli era diverso, sì, era totalmente identica a te!"

"Ma, come è possibile?!"

"La casa in cui mi riparavo sull’Isola della Regina Nera era una cantina sotterranea, umida, fetida e formata da rocce dure. In un posto del genere, dove sembrava di vedere scheletri in tutti i lati, quando andavo a dormire sentivo di morire ogni giorno, ma Esmeralda… lei mi animava, mi risvegliava, ricordandomi che dovevo continuare a lottare, per conquistare l’armatura della Fenice e tornare in Giappone!" –Phoenix finì di parlare e Andromeda poté sentire il suo respiro profondo.

"Fratello, cos’è accaduto con Esmeralda?!" –L’espressione di Phoenix cambiò totalmente, come se rifiutasse di continuare la conversazione. Andromeda sembra comprendere e tacque obbediente. In quel momento un fulmine brillò nel cielo e un tuono fece rabbrividire entrambi.

"Fratello!"

"Uhm, sembra che vada a piovere… Ma, dal momento che siamo preparati a perdere le nostre vite, in qualunque momento, per Atena, al tempo stesso non so quando potremo vederla nuovamente!"

"Però, fratello, al tempo stesso, quando questo accadrà nuovamente saremo di nuovo insieme a nostra madre!"

"Umpf, Andromeda non gettare mai via la tua vita!"

"Se lo dici tu fratello, io non sono quell’Andromeda piagnucolone, io sono il Cavaliere di Andromeda!"

"Lotta fino alla fine, contro un nemico!"

"Te lo prometto di fronte a nostra madre, fratello!"

"Molto bene!" –Phoenix fece un cenno di approvazione con la testa.

Guarda fratello, Cigni volano a sud!

Andromeda, non mi piace andare in gruppo!

In quel momento un tuono distante esplose nuovamente. Non lo commentarono l’un l’altro, ma entrambi avevano sentito un Cosmo aggressivo dietro quel fulmine. I due fratelli discesero quindi la collina e quando attraversarono il fiume Andromeda notò qualcosa sulla sua superficie.

"Fratello, sono carpe!" –Di fatto, nel fiume indicato con il dito da Andromeda, vi erano carpe che nuotavano tranquillamente. Phoenix diede ragione ad Andromeda e continuò.

"Andromeda, non mi piace andare in gruppo!"

"E’…"

Quando Andromeda si voltò all’indietro, Phoenix era scomparso.

"Fratello! Fratellooo!" –La voce di Andromeda che chiamava suo fratello fu sovrastata bruscamente dal risuonare di un nuovo fulmine e dal suono delle gocce di pioggia che iniziarono a cadere con forza, disturbando la superficie del fiume come una mitragliatrice. Il mucchio di carpe scomparve rapidamente, proprio come Phoenix, e l’unico a rimanere lì in mezzo alla tempesta fu Andromeda, con il cuore congelato, e con la sua camicetta inzuppata.

Quando Andromeda ritornò a Villa Thule era completamente inzuppato e per sua sfortuna Mylock stava parlando con Lady Isabel e alcuni invitati nel corridoio dell’entrata. Da un oscuro angolo nascosto si udì la voce rude di Mylock, che lo riprese in un modo basso e volgare al cento per cento.

"Andromeda! Come ti è venuto in mente di entrare in questo modo di fronte ai nostri invitati? Dalla porta sul retro! Bastava fare il giro e entrare dalla porta sul retro!" –Andromeda, che immediatamente salutò con una riverenza i visitatori, si diresse verso la porta sul retro quando fu chiamato amabilmente da Lady Isabel.


"Non importa, Andromeda! Sali e riscaldati immediatamente, ok?"

"Lady Isabel!"

"Lady Isabel, non deve comportarsi in questo modo! Se si mostra sempre accondiscendente con questi mocciosi, loro diventeranno maleducati, prendendo pessime abitudini!"

Lady Isabel, come sempre, ignorò Mylock, interessata soltanto al fatto che Andromeda si curasse.

"Certamente un Cavaliere non prende il raffreddore così facilmente, ciononostante è sempre bene curarsi!"

"Grazie, Lady Isabel!"

"Mylock, io accompagnerò i nostri invitati all’uscita e tu conduci Andromeda alla vasca da bagno, d’accordo?!"

"Come, io?!"

"Sì, sì, tu! È un mio ordine, non credi?!"

"Sì, certamente! Andromeda, vieni con me!"

"Mylock, Andromeda è inzuppato fino alla punta dei piedi, come può uscire in questo stato? Portalo tu stesso al piano di sopra!"

"Eeeh? Portarlo?!"

"Proprio così!"

Mylock cercò di nascondere la sua brutta faccia, che arde di rabbia, come se dalla sua testa salisse del fumo, prima di abbassarla docilmente con rispetto.

"Mylock!"

Era insopportabile per lui essere ripreso da Lady Isabel. Ancora arrabbiato, si voltò e chiese scusa.

"Lesto Andromeda, sali!"

"Va bene, così?!"

Andromeda montò sulle spalle di Mylock senza vergogna o riconoscenza, con gesti e parole. Mylock gli rivolge allora alcune parole in confidenza.

"Andromeda, ti sei dimenticato che l’essere umano possiede un dono dato dagli Dei, un dono chiamato cautela? Quindi, è bene che tu pensi a questo!"

Mentre Mylock continuava a parlare, dibattendo con Andromeda, entrarono in un corridoio e, come Lady Isabel era assente, non si rese conto della scomparsa di Phoenix.

Chissà cosa starà facendo Phoenix adesso? Così, di sorpresa, una preoccupazione entrò nel cuore di Lady Isabel.

Anche Andromeda nuovamente stava pensando al destino di Phoenix, mentre si riscaldava sotto il caldo flusso della doccia.

Fratello, come potrei permettere che una tempesta separi nuovamente il nostro destino, lo stesso impulso di vita? Non importa quanto saremo sconfitti e le difficoltà che passeremo, i nostri legami sono come una forte Catena Nebulare, fratello!

Nonostante Andromeda sia considerato molto simile ad una donna, a differenza del Cavaliere di Bronzo di Pegasus, il cui corpo maschile e negligente fu scolpito dall’addestramento in Grecia, la notizia che il suo volto era identico a quello di sua madre spiegherebbe quindi anche la soavità della sua pelle, toccata affettuosamente dall’acqua calda della doccia.

Mio fratello me lo ha sempre detto, in tutti i modi!

Un lampo illuminò la stanza da bagno al cader della notte, rivelando il corpo soave e senza cicatrici di Andromeda.

Mentre si stava scaldando con l’acqua che cadeva dalla doccia sul suo tenero corpo, Andromeda provava di tanto in tanto una sensazione di "freddo ardente" al ricordo della resurrezione di suo fratello.

Fratello, tu che hai dovuto sopportare il dolore che sarebbe spettato a tuo fratello, sei tornato alla vita e ancora sei capace di portare il ricordo di tutto ciò che è accaduto!

All’udire che Lady Isabel lo stava chiamando da fuori, Andromeda non poté più aspettare ed uscì dal bagno indossando una vestaglia.

"Phoenix era con te, o no, Andromeda?!"

Subitamente Andromeda arrossì di vergogna e corse alla porta, iniziando a spiegarle velocemente cosa era accaduto.

"Mio fratello sembra ancora addolorato per aver lottato contro di noi quella volta! Quindi appare sempre freddo con noi, resiste all’idea di lottare al nostro fianco, aiutandoci l’un l’altro…"

"Lui è sempre stato così, fin da bambino, anche adesso che è grande il doppio! È una persona a cui non piace essere aiutata!"

Mylock apparve mormorando che lo odiava.

"Mylock!" –Lady Isabel lo riprese.

"Sì, però, però Signorina…"

"Phoenix è un amico di fiducia! Il Cavaliere della Fenice ci ha aiutato ed è necessario per rimuovere il male che domina completamente il Grande Tempio!" –Dicendo questo, in maniera distinta ed enfatica, Lady Isabel dimostrò tutta la fiducia che aveva per Phoenix, e un bel sorriso si dipinse sul volto di Andromeda.

"Lady Isabel! Cristal e Sirio sono già tornati alle loro abitazioni?"

"Sì! Sirio è tornato ai Cinque Picchi e Cristal in Siberia!"

"Davvero? E Pegasus è andato all’orfanotrofio Figlio delle Stelle?"

"Sì, è così! Aspettiamo che si ponga in contatto durante la notte!"

Andromeda mostrò un’espressione abbattuta.

"Tutti possiedono una casa dove tornare… e li invidio per questo!" –Rifletté.

"Andromeda, anche tu hai un luogo dove puoi andare! Anche tu hai una casa!"

"Eh?!"


"Questa casa dove stai adesso è tua! Accetta l’invito e non sfiduciare le mie intenzioni! Non pensare che sia un inganno, poiché io non mordo! Questa è praticamente la casa dove tutti siamo nati, in un modo o nell’altro, e la decisione è tua!"

"Lady… Isabel!"

Lo splendore ritornò sul volto di Andromeda e l’immagine di Lady Isabel si rispecchiava felicemente nei suoi occhi.

"Tsk! Adesso sembri una persona felice!" –Mylock continuò a mormorare.

Durante la notte Andromeda si coricò sul letto, ma non riuscì a dormire profondamente.

In questo momento mio fratello può essere in qualsiasi luogo! Dormirà in una camera calda e pulita? Fin da quando il suo destino è cambiato per me, che non sono andato all’Isola della Regina Nera, il destino di mio fratello mi è sempre stato sconosciuto! Se tutto questo potesse terminare… Fratello, non lo credi?

Il volto di Phoenix si annebbiò, scomparendo dai ricordi della sua mente. Senza poterlo evitare, Andromeda si alzò dal letto e aprì una finestra, mentre una stella attirò la sua attenzione al cielo.

"Aah! Una stella così brillante nel centro di Nuova Luxor? Certamente anche mio fratello può vederla! Saremo uniti un giorno, osservando questa stella di Andromeda salire lentamente al cielo! Spero ansiosamente in questo!"

La sua espressione cambiò drasticamente, percependo un cosmo offensivo.

Sopra la luce delle stelle, si lanciò dalla finestra, uscendo in fretta e tenendo gli occhi sull’ampio orizzonte. Tutti i suoi sensi erano all’erta.

"Poiché Pegasus non è qua, devo difendere Lady Isabel! Questo è il dovere di colui che porta il nome di Cavaliere di Andromeda! È lì!"

Andromeda riconobbe il bel planetario costruito da Alman di Thule, si diresse verso la cupola e salì. Velocemente, Andromeda corse per il planetario, fino ad una finestra vicino a lui. Quindi, calmando il suo respiro, trovò conferma ai suoi sospetti. Sopra il planetario scorse una figura, riconoscendola infine, mentre una goccia di sudore scivolò sulla sua fronte.

"Che? Come… l’Armatura della Fenice? Ma.. non è possibile!"

Emana un Cosmo carico di malvagità pura, sgradevole, un microcosmo di profondo odio, troppo anche per un fratello che…

Andromeda non poteva crederlo. In ogni modo, per proteggere la sua Dea, avrebbe rischiato la vita in qualunque momento. E infine era giunta l’ora. Lo stesso Phoenix gli aveva detto quelle parole, quindi non esitò ad espandere completamente il proprio cosmo.

"Per favore, fermati fratello, non farlo!"

Ma niente. La figura sul terrazzo continuava a restare in silenzio, senza dire niente.

"Se non dici niente, cosa vuoi che faccia?!"

"…"

Il Cosmo ostile spinse su tutto il suo corpo come se volesse sfidarlo, al punto che anche Andromeda avanzò, mentre anche la sua respirazione gradualmente si alterò, senza che egli se ne rendesse conto. Il Phoenix sulla terrazza allungò la mano destra e, improvvisamente, quasi sorte dal nulla, quattro ombre si riunirono intorno a lui, in suo aiuto.

"Idiota! Non ti impaurire! Questa non è la tua Armatura di Andromeda! Non sono le Armature delle costellazioni di Pegasus, del Dragone e del Cigno! Non pensare se ciò sia possibile o meno, ma noi siamo i Cavalieri Neri!!!"

Per ultimo, Phoenix Nero parlò:

"Ahahah! Andromeda, sembra che tu abbia finalmente realizzato! Non sono tuo fratello Phoenix, che recentemente aveva riunito le Armature nere sotto il suo comando!"

"Phoenix Nero!"

Andromeda, quieto, pulì con la sua mano il sudore che cadeva sul suo volto.

"Phoenix!!! Colui che non riuscì a morire sull’Isola della Regina Nera! Colui che in quel tempo portò la tenebra nel mondo, cercando di conquistarlo! Egli, Phoenix, adesso può essere in qualunque luogo!"

"In questo momento, deplorevolmente, mio fratello non è qui!

"Come?!"

"Ci siamo separati oggi, durante la tormenta!"

"Uhm! Egli era certamente una buona persona, lo so! È soltanto stata una vittima che diede il suo sangue per te, al posto tuo!"

Phoenix Nero fece un nuovo segnale, sollevando la sua mano destra, e le quattro figure dai capelli fluttuanti saltarono verso il cielo, scendendo e circondando Andromeda bruscamente.

"…"

Andromeda non aveva la sua Armatura a portata di mano, per vestirlo. Nonostante la sua famosa Catena di Andromeda fosse capace di costruire una barriera difensiva indistruttibile, così forte che neppure una formica avrebbe potuto attraversarla, senza le sue vestigia Andromeda si trovava in una posizione fortemente critica.

Fratello, andiamo in sauna!

Andromeda, non mi piace andare in gruppo!

Immediatamente la Catena delle tenebre di Andromeda Nero si lanciò sibilando, emettendo una specie di ruggito. Andromeda saltò in alto rapidamente, evitando di essere investito dalla Catena Nera. Quindi, Andromeda Nero, intrepidamente, con un sorriso malizioso sul volto, gli disse:

"D’accordo, Andromeda! Quindi, alla fine dei conti, affronterai Dragone Nero, Cigno Nero, Pegasus Nero e chiaramente me, Andromeda Nero!"

Dragone Nero, d’accordo con tutto, annuì con la testa, mentre Andromeda Nero iniziò la persecuzione di Andromeda, mantenendo la distanza dalla linea di fuoco, parlando e gridando con naturale arroganza.

"Indossa la tua Armatura, Andromeda, così vedremo in un duello se sarà la tua Catena la vittoriosa o se sarà la Catena Nera di Andromeda Nero ad uscirne vincitrice!"

"Ti aspetto!"

Stranamente Andromeda accettò l’offerta, potendo indossare sul suo corpo l’Armatura di Andromeda. Di seguito, la sua Catena rispose con un suono come "jara-jara", ponendosi immediatamente in posizione difensiva.

Nel momento in cui entrambi incendiano i loro Cosmi, Andromeda Nero iniziò il suo duello con Andromeda. Saltando in alto, sopra il luccichio della luna crescente, si nascose e lanciò verso il basso una raffica di vento forte e nero. Come se si nascondessero sotto la luna, tra le nubi, due catene emisero un suono come "kira-kira" e un luccichio. La Catena di Andromeda si dispose a sua volta assumendo la forma della Nebulosa di Andromeda.

"È tutto qua?"

La catena di Andromeda Nero volò ruggendo, e un’altra Catena di Andromeda volò in risposta, lasciando che le due catene collidessero tra loro, come cobra ingarbugliati, come falci distinte tra il certo e lo sbagliato, volando e brillando entrambe, perfettamente uguali.

"Umpf! Questo luccichio che ostento è la vera Catena di Andromeda, e te lo proverò in qualunque maniera, Andromeda! Catena di Andromeda Nero!!!"


"Uaaah!"

Una brillantezza sfumata sorse sulla Nebulosa di Andromeda, scontrandosi come un cobra crudele contro la difesa di Andromeda, attraversandola, grugnendo e entrando nel suo corpo, conducendo la manovra al successo.

"Aargh!"

In quel modo, senza potersi battere, il nobile volto di Andromeda si strinse in preda a forti dolori.

"Uhgh!"

Non potendo muovere un piede, né una mano, i cobra si aggrovigliarono con forza attorno al corpo di Andromeda.

"Ugh!!"

"Umpf! Che assurdità! Sei molto diverso da colui che dovrebbe essere il fratello minore di Phoenix, colui che tradì il Grande Sacerdote Arles!"

"Cosa?!"

"Sei un codardo, fratello di un altro codardo! Alla fine dei conti siete soltanto due codardi!"

"Ugh! Non ti permetto di offendere mio fratello!"

Andromeda si riempì di rabbia, bruciando quindi il fuoco del suo microcosmo.

"Ugh… Mio fratello è un motivo di orgoglio per me!!!"

Il cosmo di Andromeda aumentò improvvisamente.

"Cos’è questo Cosmo?"

Alla vista dell’aura cosmica di Andromeda che si espanse su tutto il suo corpo, Andromeda Nero lanciò numerose Catene a forma di cobra per colpirlo. Ciononostante, non appena i serpenti raggiunsero il corpo di Andromeda, in quel momento esatto, divampò la Catena difensiva.

"Tu, miserabile!"

Andromeda Nero adesso avvampò dal desiderio di vendicarsi per tale affronto. Sulla sua fronte discese un filo di sudore. Due gocce scesero anche sul volto di Andromeda, che non le vide fluire e cadere3 .

"Sono Andromeda Nero e ti mostrerò il vero potere della mia Catena oscura, causando così la tua disfatta! Non avresti dovuto provocare la mia ira!"

"Sia come sia! Non temo la tua Catena Nera!"

Andromeda Nero lanciò dunque la sua oscura Catena, la quale si diresse immediatamente verso Andromeda.

"Catena di Andromeda!!!" –La Catena disposta a Nebulosa si sollevò, liberando il suo potere, invadendo e impadronendosi di Andromeda nero, stringendo la sua vita nella presa delle sue Catene.

"Ugh!"

Andromeda Nero fu completamente abbattuto e lanciato in alto dalla Catena di Andromeda, mentre il suo Cosmo scompariva, lasciando soltanto il segno del suo grido.

Avendo vinto solo il primo avversario, Andromeda non ebbe tempo per riposarsi, che immediatamente Pegasus Nero, Dragone Nero e Cigno Nero, unendosi tra loro, tentarono di intimidirlo avvicinandosi per battersi.

Fratello! Lotterò come un uomo, fino alla fine!

Quindi Pegasus Nero lo attaccò con il suo Fulmine di Pegasus Nero, seguito dalla Polvere di Diamanti Nera di Cigno Nero e, per ultimo, dal Colpo del Drago Nascente Nero, di Dragone Nero. In svantaggio numerico, la Catena di Andromeda volò verticalmente e orizzontalmente per evitare che Andromeda fosse vittima del linciaggio senza alcuna protezione, poiché si trovava disperatamente in pericolo.

Phoenix Nero già si proclamava trionfante.

"Andromeda, sei stato sconfitto! Adesso ti manderò all’inferno e tu obbedirai!"

"Sei capace di sopportare tutte queste ferite? Alla fin fine sei il fratello minore di Phoenix!"

Immediatamente Andromeda venne colpito sul suo corpo ferito, incapace di essere il rivale che i suoi nemici avevano cercato.

"Argh!!!"

Pegasus Nero lo colpiva così pesantemente che sembrava di colpire un sacco di rena. Le mani di Andromeda erano libere, poiché una cercava di aggrapparsi al suo avversario mentre l’altra afferrava l’aria.

"Pegasus Nero, avanti, attacca adesso con il tuo Pugno della Morte Atroce! È un ordine di Phoenix Nero!"

In quel momento qualcosa di simile ad una piuma fendette l’aria, le mani, i vestiti e la faccia di Pegasus Nero.

"Che? Cos’è?!"

Pegasus Nero gridò. Il cielo venne coperto da una nuvola nera e la voce di Phoenix risuonò in quell’oscurità, che si ergeva soltanto ad un passo da loro.

"Dopo che avrò vendicato le botte che avete dato a mio fratello, mi farò una risata sulle vostre Armature Nere!"

Phoenix, indossando la sua elegante Armatura della Fenice, apparve, stracciando l’oscurità.

"Fratello, sei qui, nonostante tutto?"

"Andromeda! Stai bene?"

Phoenix Nero gridò quindi dall’alto della terrazza.

"Vediamo un po’ se Phoenix il traditore sapeva che stavamo aspettando che apparisse?! Vengo in nome del Grande Sacerdote Arles, attuando silenziosamente i suoi ordini in vari punti del mondo!"

Phoenix osservò bene il Phoenix Nero.

"Ti conosco, non sei Ritahoa?"

In un attimo la fisionomia di Phoenix Nero cambiò.

Mentre si rendeva conto del volto sorpreso di Pegasus Nero, Phoenix avanzò e disse:

"E tu non sei Kenuma? E tu Jid? E tu non sei Shinadekuro?"

Pegasu Nero, che fu riconosciuto con il suo nome, sembrò vergognarsi e voltò il viso.

"Umpf! Quando avevo riunito le Armature Nere, Ritahoa, tu non eri altro che un fallito dell’Isola della Regina Nera! Questo è dunque il Phoenix Nero! Dieci milioni di volte più comico non avresti potuto essere! Tu avevi una vita commiserevole, prima che io partissi!"

Non sarebbe mai stato sconfitto dal Phoenix Nero.

"Phoenix! Se pensi che siamo gli stessi di poco tempo fa, stai commettendo un grave errore! Tu sei diventato Cavaliere di Bronzo, avendo ricevuto addestramenti speciali sotto la tutela del Grande Tempio di Grecia, ma anche in questo modo hai tradito la fiducia di colui che ti fece Cavaliere, il Grande Sacerdote Arles!"

"Quindi è per questo che siete qua? O c’è dall’altro?"

"Se io ti vinco, io che sono stato addestrato sull’Isola della Regina Nera, proprio come te, potrò diventare Cavaliere! Questa è l’ultima opportunità che mi hanno dato e ho intenzione di accettarla senza dubbio alcuno!"

Phoenix Nero diede quindi ordini a Pegasus Nero, ma in tutto il mondo non vi è nessuno che possa vincere un Cavaliere che già conosce il suo punto debole. E, in quanto a Pegasus Nero, chiamato Kenuma, al Cigno Nero, chiamato Jid, e al Dragone Nero, chiamato Shinadekuro, Phoenix li conosceva molto bene.

"Ali della Fenice!!!"

Con la sua tecnica aggressiva, Phoenix attaccò senza pietà, scaraventando lontano i tre avversari, che morirono in questo modo. Soltanto una persona rimase: Ritahoa, il Phoenix Nero. Adesso era un conflitto tra due Fenici.

"Ritahoa, la tua esistenza e la tua Armatura Nera sono la mia immagine opposta! Sole e ombra alla fine dei conti! Sei come la mia ombra di fronte al sole! Però, deplorabilmente, un’ombra varia in accordo con il movimento del sole, al contrario del cielo e della terra, che sempre rimangono impassibili!"

"Se tutto ciò che esce dalla tua bocca fosse qualcosa di buono non avrei aspettato così tanto tempo per questo incontro! Andiamo Phoenix, finiscila con questi discorsi sul sole e le ombre, e preparati immediatamente! Kieiiii!!!"

Unito al forte grido "Kieiii", Phoenix Nero attaccò Phoenix con i suoi pugni, la cui velocità di esecuzione non era per niente inferiore al Fulmine di Pegasus. Phoenix, entusiasmato per questo, riuscì comunque ad evitarli.

In qualunque momento! In qualunque momento potrei essere raggiunto in una qualsiasi breccia se egli migliora ancora la sua tecnica! Se lo sottovaluto sarò sicuramente ferito!

"Muori Phoenix!" –Gridò Phoenix Nero, liberando una raffica di colpi.

"Uaahh!"

Incapace di resistere all’urto, Phoenix venne lanciato lontano dall’attacco di Phoenix Nero, schiantandosi violentemente contro un albero di cent’anni.

Un oggetto cadde dal collo di Phoenix, senza che egli se ne accorgesse, e precipitò sul suolo. Nonostante avesse ricevuto una bella ferita, Phoenix si rialzò. Come era prevedibile, con un fischio leggero e una faccia colorata, Phoenix Nero già cantava vittoria, non aspettando altro che quel momento.

"Phoenix, in qualunque modo, questo non è lo stesso Ritahoa di poco tempo fa! Adesso il Grande Sacerdote dovrà accettarmi come Cavaliere!"

"Certamente sei riuscito a ferirmi il braccio!" –Continuò Phoenix. –"Ciononostante rimani a cento anni di distanza dal mio potere!"

Phoenix Nero avanzò quindi, liberando nuovamente la sua tecnica.

"Vediamo se il mio colpo funzionerà una seconda volta!"

Abilmente Phoenix riuscì a schivarlo, deviando il veloce pugno di Phoenix Nero e, in senso opposto, riuscendo pure a colpirlo.

"Uaaah!"

Il suo attacco lanciò Phoenix Nero proprio contro quell’albero dove egli aveva scagliato Phoenix pochi momenti prima. Nonostante ciò Phoenix Nero rapidamente si rimise in piedi e in quel momento Phoenix vide un oggetto brillare ai piedi di Phoenix Nero.

"Ahh?"

Quando Phoenix Nero iniziò a camminare, "gatsuh", si udì un suono e di nuovo quell’oggetto brillò. Il volto di Phoenix cambiò bruscamente espressione.

"Non osare toccarlo con i tuoi piedi immondi! Prendi, ricevi la mia illusione diabolica! Fantasma Diabolico!!!"

L’illusione diabolica raggiunse Phoenix Nero come un raggio, all’altezza del punto di unione delle sue sopracciglia.

"Uaah!!!!"

Phoenix Nero precipitò nell’illusione diabolica. Per il dominio dell’Isola della Regina Nera si era opposto a Phoenix, cercando la gloria personale per mezzo di un gran numero di assassini, i quali si raggrupparono attorno a lui. La sua mente fu distrutta da egli stesso, azzuffandosi in una mente vuota, che non poteva neppure essere considerata tale.

Phoenix allungò la sua mano, raccogliendo l’oggetto che gli era caduto.

"Fratello!"

Andromeda corse dieci passi verso Phoenix, il quale gli regalò quell’oggetto, che nient’altro era se non un piccolo crocifisso.

"Per la fretta di partire, quasi mi ero dimenticato di darti questo!"

"Fratello… ma questo è…"

"E’ un ricordo di nostra madre!"

"Di mamma!"

"Nostra madre lo indossò sul suo corpo fino al momento della sua morte! Prima di abbandonarci, nel suo ultimo sospiro, ella ci chiese di aiutarci l’uno con l’altro, per mantenerci fermamente vivi, sempre uniti!"

Andromeda ricevette sul palmo della sua mano la croce della sua amata madre, della madre che non poté conoscere, e spontaneamente la carezzò. Quindi una lacrima cadde dal suo volto sopra la croce.

"Fratello! Da questo momento in avanti staremo insieme!"

"Andromeda, la croce della mamma è nostra! E sempre starà insieme a te! Noi lotteremo sempre insieme!"

"Ma…"

"Dobbiamo aiutarci quando sarà necessario!"

"Fratello, però…"

"Andromeda, vuoi che te lo ripeta nuovamente?"

"Eh?!"

"Non mi piace andare in gruppo!"

Solamente disse questo Phoenix, lasciando Andromeda da solo e scomparendo nell’oscurità notturna.

 

Fine

 

Note

1: I pesci Medaka in Giappone sono pesci ornamentali. NdAle

2: L’orfanotrofio St. Charles, dell’anime, dove vivono Lamia e i bambini qua è chiamato "Figlio delle Stelle".

3: Questa è l’unica frase che non sono riuscito a tradurre! Alla lettera verrebbe: "Due avevano drenato su Andromeda, che non le vide fluire e cadere". Immaginando si riferisse alle gocce di sudore, l’ho tradotta pertanto a modo mio. (NdAle)