SAINT SEIYA N°12

BATTAGLIA MORTALE NELLE STANZE DEL GRANDE SACERDOTE

(LA BATTAGLIA NELLA SALA DEL GRAN SACERDOTE)

Personaggi Presenti: Seiya, Sacerdote, Marin, Shaina, Saori, Jabu, Ichi.

Data: 24 Ottobre 1986 circa.

Lunghezza: 35 pagine

Con la caduta di Shun, sembra che le speranze dei Cavalieri di Atena stiano volgendo alla fine. Manca solo mezz'ora prima della scomparsa del dodicesimo fuoco, e Seiya è ancora svenuto tra le rose di Pisces, incapace a proseguire. In suo aiuto compare però Marin, coperta di ferite e con l'armatura in pezzi ma comunque con le idee chiare. Affiancato l'allievo, gli pone la propria maschera sul viso per ridurre l'effetto del veleno ed inizia ad accompagnarlo verso le stanze del Sacerdote. Delirante, Seiya ricorda sua sorella Seika, ed ha la sensazione che stia lei ad aiutarlo. Poi si accorge che con lui c'è Marin, la quale gli rivela il segreto delle rose e lo incoraggia a proseguire, anche in nome dei compagni caduti. Dopo pochi passi, la donna crolla, indebolita dalle rose e dalle altre ferite. Con le ultime forze, chiede a Seiya di tenere la maschera e proseguire, ma il Cavaliere non ci stà a sopravvivere a prezzo della sua vita e, ridata la protezione all'insegnante, fa esplodere il suo cosmo, spazzando via le rose con il Pegasus Ryuseiken. Ora il palazzo del Sacerdote è visibile in lontananza, ma nel voltarsi Seiya si accorge che, con la maschera spostata, è possibile vedere parte del volto di Marin, che nel frattempo ha perso i sensi. In questo modo, potrebbe finalmente scoprire se è davvero sua sorella. Dopo un dibattito interiore però, il ragazzo non se la sente, memore delle parole di Shaina secondo cui non c'è niente di più umiliante per una Sacerdotessa di essere vista in volto da qualcuno. Tale decisione è approvata proprio da Shaina, appena sopraggiunta, che lo esorta a raggiungere il Sacerdote mentre lei si prenderà cura di Marin. Sorridendo, Seiya raggiunge le sale dell'uomo, sfondandone la porta con il Ryuseiken e trovandosi faccia a faccia con lui. È però sbalordito nel vederlo togliersi l'elmo e mostrare il proprio volto, puro come quello di un angelo. L'uomo si complimenta per come tutti loro hanno saputo superare le Dodici Case, provando di essere veri Cavalieri di Atena, ma, sentendosi preso in giro, Seiya gli ordina di seguirlo da Saori e colpisce con un pugno. Esso tuttavia non ha alcun effetto, e per di più il Sacerdote rivela di non avere più i mezzi per salvare Saori. Credendo sia un inganno, Seiya lancia il Ryuseiken, ma l'uomo nè prova ad evitarlo nè subisce alcun danno. Al contrario, dai suoi occhi sgorgano sincere lacrime di colpa, che confondono e fanno esitare Pegasus. Il Sacerdote afferma che non c'è tempo per chiedere perdono, ed inizia a spiegare al ragazzo come salvare Atena "Oltre questa sala si trova il tempio di Atena, dove c'è una statua gigante della Dea che ci è stata tramandata dall'epoca del mito… […] Nei tempi antichi Atena teneva Nike, la Dea della vittoria, nella sua mano destra, e uno scudo in quella sinistra… questi due oggetti sono i simboli distintivi della Dea!". Nike però non si trova più lì, fu portata via da Aiolos 13 anni prima e da allora protegge Atena: essa è il bastone d'oro di Saori, fonte di forza per i Cavalieri e portatrice di vittoria. È anche grazie ad essa che i ragazzi sono riusciti a sconfiggere così tanti nemici più potenti di loro. Lo scudo invece ha il compito di proteggere la Dea dal male, e solo quello potrà dissolvere la freccia d'oro, se orientato in tempo verso Saori. Seiya deve dunque prenderlo e portarlo alla prima casa prima che sia tardi. Nel parlare, il Sacerdote si accascia a terra sofferente, ma ignora le offerte di aiuto di Pegasus ed anzi insiste perchè vada a prendere lo scudo. Dopo pochi passi però gli grida di fermarsi e si rialza, mentre i suoi capelli cambiano colore diventando neri. Prima che Seiya possa capire che sta succedendo, un colpo tremendo lo atterra. Intanto, Marin si sveglia di colpo e spiega a Shaina che è in quelle condizioni perchè è stata allo Star Hill, l'altura da cui il Sacerdote studia il movimento degli astri e predice il futuro, luogo in cui l'ingresso è vietato a tutti. Lì ha trovato il cadavere del vero Sacerdote, prova che quello attuale è un impostore ed un assassino. Seiya nel frattempo sente il cosmo dell'uomo diventare quello di un demone assetato di sangue. Egli brama lo scudo di Atena e l'emblema di Nike, grazie ai quali potrebbe diventare un Dio supremo, capace di sottomettere persino Ade o Poseidone e governare il mondo. Pegasus lancia un altro Ryuseiken, senza produrre risultati, ma il Sacerdote si libera delle vesti che indossa ed invoca la sua armatura: sopra di lui, compaiono le vesti d'oro dei Gemelli.

Glossario: /

Manga: Il capitolo è presente nel manga n° 12 Shot e n° 18 Granata.

La logica, questa sconosciuta: Marin conosce la minaccia delle rose, ma anzichè farle volare via con il proprio Ryuseiken si getta a calpestarle, e subito dopo cammina direttamente su di loro, invece portare Seiya al sicuro sulle rocce circostanti da cui è arrivata e proseguire lì, dal momento che sembrano prolungarsi fino alle porte del tempio del Sacerdote. La maschera annulla l'effetto del veleno, ma, a meno che non abbia poteri curativi, Seiya dovrebbe avvertirlo di nuovo appena se la leva, visto che ormai è in circolo nel suo sistema. Il colpo di Seiya fa volare via le rose sia davanti che dietro di lui, e persino sotto Marin, ma non sposta minimamente la maschera della donna. Le rose inoltre scompaiono del tutto come se fossero state disintegrate invece di ricadere attorno. Shaina si è recata sul campo di battaglia senza nemmeno indossare la sua armatura d'argento, mentre quella di Marin si è ridotta a pezzi solo a causa di una scalata che, per quanto pericolosa, non dovrebbe comunque ridurre in tale stato una corazza. Seiya non commenta per niente la scomparsa del cosmo di Shun. I colpi del Ryuseiken non strappano nemmeno leggermente le vesti del Sacerdote, che pure dovrebbero essere di normale stoffa. Inoltre pare impossibile che la sola freccia di Tramy, un Cavaliere d'Argento, sia così pericolosa da dover necessitare addirittura dello scudo di Atena per essere distrutta. Esattamente quanti posti ha visitato Aiolos prima di fuggire? È andato alla Statua di Atena a prendere Nike, poi alla nona casa a prendere la propria armatura senza che nessuno l'abbia fermato. La personalità malvagia di Gemini avrebbe potuto nascondere altrove lo scudo o usarlo visto che sa dei suoi poteri. Marin dice di essere andata allo Star Hill dopo aver lasciato Seiya in Giappone, ma sono passate settimane da allora.

Note: "Sei tu il Grande Sacerdote?!" Un capitolo carino, dedicato soprattutto alle spiegazioni ma con diverse cose che sarebbero potute essere gestite in maniera più logica e lineare. Per di più, la grande rivelazione finale era stata largamente anticipata al tempo della terza casa, finendo per non essere più una sorpresa. La battaglia alla casa dei Pesci si è conclusa in appena mezz'ora, probabilmente la più breve tra tutte. Rivediamo Marin, assente sin dal numero 6 in cui uccise Asterione e lasciò un messaggio per Seiya sulla sabbia. Ora scopriamo che si era recata allo Star Hill, luogo qui citato per la prima volta, dove ha trovato il cadavere del vecchio Sacerdote. Il suo arrivo direttamente sulla scalinata tra dodicesima e tredicesima casa è l'ennesima prova che è possibile evitare di passare attraverso i templi utilizzando vie alternative, probabilmente segrete ai più. La maschera di Marin, come verosimilmente quelle di tutte le Sacerdotesse, annulla convenientemente gli effetti dei veleni: ciò ha senso se la si considera come una specie di filtro per l'aria che si respira, ma non spiega come possa evitare quello contenuto nelle spine o che viene assorbito dai pori della pelle. Seiya si chiede se Marin sia sua sorella Seika, dubbio che si porta dietro sin da quando Asterione rivelò la cosa nel numero 5, ma si rifiuta di toglierle la maschera perchè sa l'umiliazione che un tale atto comporta per una Sacerdotessa. A dirglielo era stata Shaina, nel numero 7. Proprio la Sacerdotessa dell'Ofiuco fa la sua riapparizione, evidentemente ripresasi dal colpo subito per mano di Cassios nel numero 9, ma curiosamente decide di non provare neppure ad aiutare Seiya contro il Grande Sacerdote. Di quest'ultimo vediamo per la prima volta il viso, o almeno uno di quelli possibili, e apprendiamo il segreto dello scettro di Saori. La possibilità che il Sacerdote fosse un Cavaliere d'Oro era stata ventilata già nel numero 7, venendo poi confermata nel 9, quando divenne evidente che era lui a manovrare l'armatura dei Gemelli. All'epoca della prima pubblicazione su Weekly Shonen Jump, questo capitolo fu diviso in due parti intitolate "Adesso! Alla sala del trono del Sacerdote!" e "L'ombra usurpatrice".