SAINT SEIYA EPISODE G N°15

COLUI CHE FU RICHIAMATO DALLE ACQUE MALEFICHE

Personaggi Presenti: Iperione, Ponto, Mnemosine, Camus, Aioria, Milo, Aldebaran, Shaka, Aiolos, popolo dei Titani.

Data: Incerto, probabilmente 28 Aprile 1979;

Lunghezza: 44 pagine in b/n.

Gli attacchi fiammeggianti della salamandra di fuoco rischiano di uccidere i soldati ed il popolo dei Titani, ma Camus si pone a loro difesa, sferrando ancora una volta l'Aurora Execution e creando un muro di ghiaccio difensivo. Stavolta anche il mostro subisce il colpo, restando congelato e crollando. Camus capisce che qualcosa ha privato l'essere della sua forza, segno che il cosmo che lo ha generato è calato d'intensità. In cielo, un altro frammento del Theos Sema si è estinto, ma il custode dell'undicesima casa sospetta che tra i Titani stia succedendo qualcosa di persino più importante. I suoi sospetti sono fondati, tra i palazzi del Labirinto di Crono infatti, Iperione avanza minaccioso verso Mnemosine, brandendo contro di lei la propria spada. La Dea lo avverte che ciò non servirebbe a nulla, ma Iperione non si lascia distrarre, finalmente consapevole di come stanno le cose. In punto di morte infatti, l'esplosione della Dunamis di Ceo gli ha svelato la verità, ed ora anche lui sa che i suoi ricordi sono stati sottratti dalla perfida sorella. Furioso, Iperione solleva la spada, minacciandola di restituirgli la memoria, e la Dea obbedisce, avvertendo però che il ritrovarla non sarà certo motivo di conforto. Centinaia di serpenti neri avvolgono la spada ed il corpo del Titano, bloccandone i movimenti, e soprattutto turbando il Dio, che sente di conoscerli. In quel momento, una voce risuona nell'aria, ed una figura fatta d'acqua si innalza dal cosmo di Mnemosine "Tu sei colui che dormiva in seno alla serpe, sprofondato nelle viscere di una buia terra. Fu il mio Ichor a richiamarti, o Dio in catene" afferma la voce, prendendo le sembianze di Ponto, che prosegue "Ciò che tu amministravi in origine era simbolo di splendore… era ciò che riversa la propria luce sul mondo intero. Tu fosti Dio del sole, in origine. Tuttavia ti fu sottratta la tua carica e venisti imprigionato per mano di una divinità straniera che giaceva nelle viscere della Terra: Apopi, il Dio serpente!". Sbalordito, Iperione ascolta incredulo le parole di Ponto, che gli chiede come mai, tra tutti i Titani, fu proprio lui il primo a tornare in vita. Anni prima, quando Apopi venne annientato da Aiolos del Sagittario e Ponto fu liberato dal sigillo che lo imprigionava, Iperione rischiò di morire, essendo stato il suo corpo praticamente dilaniato dalla distruzione del Dio egizio. Ponto però lo soccorse, e per dieci anni gli donò il suo Ichor e la sua Dunamis, riportandolo in vita. Questo significa che loro due sono profondamente legati, e per questo Ponto ha permesso a lui solo di sentire il commiato di Ceo, che non è invece riuscito a raggiungere gli altri Titani ed ha rivelare loro la verità, ed ora gli fa un'offerta: "Al tempo della Titanomachia, Mnemosine era al fianco di Zeus! Oceano e Teti non parteciparono alla guerra, ma spinsero la loro figlia Stige, alleata di noi Titani, a passare al nemico! Voi Titani iniziaste a tradirvi l'un l'altro… e ciò decretò la vostra fine. Ma tu sei diverso. Tu sei un Dio capace di risplendere, poichè possiedi la forza del sole. Tu sei il Dio senza macchia, che morì restando fedele al proprio senso della giustizia. Tu sei degno di prender parte… al mio piano. Abbandona il tuo popolo e i Titani, e torna a me!". Ponto prosegue dicendo che ormai il loro Ichor è accomunato, come se fossero consanguinei, praticamente come padre e figlio, e gli propone di diventare il sole che splenderà sul nuovo mondo da lui creato. Iperione, rimasto in silenzio finora, freme di rabbia e con un gesto fulmineo libera la spada, dilaniando i serpenti e le fattezze di Ponto stesso. Il guerriero ribadisce l'esistenza di legami ben più forti di quelli di sangue, dichiarando che un Dio, se degno di tal nome, dovrebbe conoscerli bene. "Ciò che un Dio deve proteggere sono il suo popolo, che in lui ripone la propria fede, e i suoi fratelli, con i quali condivide le proprie speranze per dar vita ad un ideale". Convinto che l'avvenire esisterà solo finchè ci saranno persone da proteggere, Iperione ribadisce che non possano esserci possibilità per un futuro privo di speranze, ed anche quando qualcuno tradisce o muore, il suo sentire rimane in coloro che gli erano vicini, che portandone nel cuore il ricordo dovranno battersi con persino maggiore energia per coloro che devono proteggere. "E' questo il dovere degli Dei che si ergono in cima al mondo!" conclude, sferrando un nuovo fendente. Furioso, Ponto lo rinnega, ma Iperione non se ne cura. Suo desiderio è proteggere il suo sovrano Crono contro tutto e tutti, anche se dovesse restare da solo. Avvolto in un vortice nero, Iperione scompare facendo esplodere il palazzo in cui si trovava, mentre Mnemosine riflette sul suo senso di giustizia che lo ha spinto a rinunciare all'offerta di Ponto. Attimi dopo, avvolto in un sole nero, il Titano compare dinanzi ad Aioria, Shaka, Aldebaran e Milo: saranno loro le sue prime vittime per difendere Crono.

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Manga: Il capitolo è presente nel manga n° 30 Manga Planet.

La logica, questa sconosciuta: Visto che Rea non dovrebbe aver udito il messaggio di Ceo, cosa ha disturbato il suo cosmo indebolendo la salamandra? Non è ancora chiaro perchè Iperione fu sigillato proprio nel corpo di un Dio egizio. Pur essendo stato liberato un decennio prima di Mnemosine, Iperione aveva comunque dimenticato la sua origine di Titano del sole.

Note: "E' questo il dovere degli Dei che si ergono in cima al mondo!". Un capitolo estremamente bello, con l'enorme pregio di approfondire ulteriormente una figura già ben caratterizzata come Iperione, svelando i misteri che ancora lo riguardavano e presentandolo come personaggio a tutto tondo, persino nobile e leale pur appartenendo alle schiere dei Titani. Strettamente collegato a questo capitolo ed indispensabile per capirne i retroscena è il Gaiden Aiolos-Hen, in cui è narrato come Ioria e Micene, in missione in Egitto, si trovarono ad affrontare brevemente un redivivo Apopi, liberando inconsapevolmente lo spirito di Ponto. Scopriamo ora che anche Iperione era stato sigillato in Egitto, all'interno di Apopi stesso, che quindi era riuscito a "divorare il sole" come vuole il suo ruolo nel mito. Nel distruggere il Dio Serpente, Aiolos liberò il Titano, il cui corpo era però quasi distrutto. Usando la propria Dunamis ed il proprio Ichor per ben dieci anni, Ponto lo salvò, il che spiega come mai Iperione fosse presente sin dall'inizio della serie, ben prima che gli altri Titani venissero liberati, comparendo persino in un gaiden flashback. Dopo qualche numero di scontro, Camus finalmente si libera della salamandra di fuoco, avvantaggiato da un indebolirsi del cosmo di Rea. Cosa, a parte l'affievolirsi del Theos Sema, abbia causato tale indebolimento non è chiaro, ma potrebbe essere dovuto al cosmo di Ponto che le ha impedito di percepire il messaggio di Ceo. Non è ben chiaro dove Iperione e Mnemosine si incontrino, ma la Titanide dovrebbe essere di ritorno dalla sala di Gea, dove si trovava nello scorso capitolo. I serpenti d'ebano sono un riferimento ad Apopi, che era appunto il Dio Serpente del mito egizio. Le parole di Ponto sembrano suggerire che Iperione fu sconfitto proprio da Apopi, il che coinvolgerebbe il Dio egizio nella Titanomachia, anche se le circostanze restano poco chiare ed è probabile che egli abbia solo approfittato della sconfitta dei Titani. Fedelmente alla mitologia, Iperione viene finalmente rivelato essere il Titano del Sole, cosa che avrà un riscontro anche su suoi colpi segreti nei prossimi capitoli, e sempre fedelmente al mito viene svelato che, nel corso della Titanomachia, Mnemosine si alleò con Zeus, mentre Oceano e sua moglie Teti rimasero neutrali, anche se ciò non bastò a salvarli dai sigilli del re dell'Olimpo. Evidentemente, il cosmo e sangue di Ponto sono superiori a quelli di un Titano, e per questo è riuscito a risanare il corpo di Iperione nonostante fosse stato dilaniato quasi a metà. Le parole finali di Iperione sono volutamente molto simili a quelle tipiche di Ioria, il che evidenzia come entrambi ormai agiscano per proteggere gli altri più che per interesse personale, anche a rischio delle proprie vite se necessario. Tale modo di pensare differenzia profondamente Iperione non solo da Ponto, ma anche da personaggi della serie classica come Hades o Thanatos, che trattavano i propri sottoposti con un filo di disprezzo, non curandosi particolarmente di loro.