SAINT SEIYA EPISODE G N°17

COLUI CHE SEGUE L'ACQUA NERA

Personaggi Presenti: Iperione, Ponto, Aioria, Shura, Camus, Aldebaran, Shaka, Milo.

Data: Incerto, probabilmente 28 Aprile 1979;

Lunghezza: 22 pagine in b/n.

Dal corpo di Iperione iniziano a grondare delle gocce nere, non di sangue ma di acqua, che si espandono fino a formare un mare color ebano da cui emerge la forma di Ponto. Il Dio non è lì di persona ma solo in una specie di simulacro, formato dal mare stesso, ma ciononostante il suo cosmo è immenso ed atterrisce i Cavalieri d’Oro, che ne percepiscono la differenza persino a paragone degli altri Titani. "Il suo rango è incommensurabilmente superiore a tutti coloro che abbiamo affrontato finora… è una grande divinità?!". Ponto afferma che il corpo ed il cosmo di Iperione gli appartengono, visto che fu lui a riportarlo in vita e può quindi gestire di lui liberamente, ma Aioria non è affatto d’accordo. "Io e Iperione ci siamo battuti mettendo in gioco il nostro destino. Non abbiamo certo versato il nostro sangue per ordine di chicchessia! Noi ci siamo battuti per proteggere i nostri cari!" dichiara il ragazzo con decisione, ottenendo però parole di scherno dall’antica Divinità. A suo comando infatti Iperione si rialza, privo di coscienza ma apparentemente agli ordini di Ponto. Quest’ultimo spiega che fu la sua Dunamis a curare Iperione quando egli tornò al mondo, e per questo adesso è sotto il suo completo controllo. Proprio come Aioria, il Titano, che ora brandisce di nuovo la spada, non è stato altro che una pedina nelle mani di Ponto, specialmente adesso che di lui non restano che il corpo senz’anima e la Dunamis. Soddisfatto, Ponto si volta per allontanarsi, invitando i Cavalieri d’Oro a continuare a combattere per lui, ma Aioria non ci sta e cerca di fermarlo. Incredibilmente però il cosmo del Dio è tale che persino la sua immagine illusoria è in grado di attaccare, ed atterra il Leone con un pugno. Furioso, non tanto per il colpo subito ma per il disprezzo con cui Ponto parla di Iperione, Aioria si rialza e sferra una serie di attacchi. Tutto però si infrange sulla grandiosa Ars Magna del Dio, che svela ai nemici l’amara verità "Sei riuscito a battere Iperione non perché egli fosse debole, bensì perché in lui era rimasto un sigillo. Essendo il suo corpo risorto grazie al mio intervento, non è mai stato in grado di combattere al massimo delle sue forze. Non solo, lo privai anche dei ricordi, facendo in modo che potesse battersi alla pari con un essere umano. Altrimenti… a un umano non sarebbe stato possibile superare un Dio". Pedina impotente nelle mani del nemico, Aioria è costretto a guardare il cosmo immenso di una reale divinità.

Glossario: /

Manga: Il capitolo è presente nel manga n° 33 Manga Planet.

La logica, questa sconosciuta: Esattamente che è venuto a fare Ponto? Shura, Aldebaran, Milo, Shaka e Camus hanno già incontrato Ponto nel numero 11, quando il Dio profetizzò loro la futura battaglia contro i Cavalieri di Bronzo guidati da Pegasus, ma ora non lo riconoscono. In un’immagine Iperione sembra alto il doppio di Aioria. E’ un po’ eccessivo che l’immagine illusoria di Ponto possieda persino l’Ars Magna e possa usarla per difendersi.

Note: "Altrimenti… a un umano non sarebbe stato possibile superare un Dio". 6/10. Un capitolo di transizione, con qualche bel dialogo e scena, ma anche disegni molto sotto la media del manga, in particolare in alcuni primi piani di Ponto e Ioria che non reggono il confronto con i numeri passati. La maggior parte dei fatti rivelati ai Cavalieri d’Oro in questo capitolo era stata già resa nota ai lettori nell’Aiolos Hen e soprattutto nel numero scorso, prima della discesa in campo di Iperione. La Dunamis ed il sangue di Ponto prendono la forma di gocce nere, che poi creano l’immagine del Dio, capace di parlare, muoversi e persino attaccare. Non è la prima volta però che vediamo illusioni di questo tipo, Libra aveva infatti creato qualcosa di simile nel numero 11, ed ovviamente nella serie classica Gemini lo fa alla terza casa sfruttando la sua armatura. Rivediamo inoltre l’Ars Magna di Ponto, ovvero l’armatura suprema che il Dio ha mostrato per la prima volta nel numero 11, e che è superiore persino alle Soma. Tutti i Cavalieri d’Oro concordano nel ritenere il cosmo di Ponto superiore a quello dei Titani, il che è coerente con lo status mitologico del Dio ancestrale, una delle figure più antiche della mitologia. Per cercare di spiegare un po’ meglio le vittorie dei Cavalieri d’Oro contro avversari che dovrebbero comunque essere molto superiori, viene ricordato che i Titani sono limitati da numerosi sigilli, tra cui quello dei ricordi causato da Mnemosine. In realtà, questo specifico sigillo era stato rotto da Iperione in seguito alla scomparsa di Ceo, cosa che gli aveva permesso di riconquistare i suoi poteri di divinità solare e combattere con più vigore degli altri Titani, ma evidentemente vi erano ancora dei limiti sul Dio a causa della Dunamis di Ponto e della parziale distruzione del Theos Sema. A causa della Dunamis e dell’Ichor ricevuti, il corpo di Iperione dopo la morte è nelle mani di Ponto, che lo comanda a suo piacimento con la semplice forza del cosmo. Rispetto al solito, questo capitolo è più breve e conta solo 22 pagine.