CAPITOLO TRENTASEIESIMO: UN MONDO DI GUERRA.

Un secondo raggio di energia, sprigionato dall’indice del Cavaliere Nero che aveva di fronte, lacerò il ventre di Tisifone, prostrandola a terra in una pozza di sangue.

"Come sei sozza!" –Commentò la voce da dietro l’elmo a forma di testa di ape. –"Un comportamento ben poco adatto ad una donna!"

"Mostrati!!!" –Gridò Tisifone, facendo la voce grossa, per quanto la sua situazione fosse precaria. Ma non trovò di meglio per prendere tempo e recuperare le forze.

"Vuoi vedere il mio viso regale? Ebbene, eccoti accontentata!" –Rise la donna, sollevando l’elmo e rivelando un sorriso beffardo, contornato da piccoli occhi color zaffiro e lunghi capelli biondi. –"Sono Cassandra, l’Ape Nera! E sono l’ultimo volto che vedrai! Ma non disperarti, poiché hai avuto comunque l’onore di ammirare la mia bellezza prima di morire! Ah ah ah!"

Tisifone non le rispose, storcendo la bocca con disprezzo di fronte a così tanta ostentazione di artificiale bellezza. Cercò soltanto di rimettersi in piedi, ma i dolori che accusava in varie parti del corpo la piegarono nuovamente a terra.

"Addio!" –Si limitò a commentare Cassandra, puntandole contro l’indice destro. Ma prima che il bagliore sulla punta si trasformasse in un raggio di energia, il Cavaliere Nero fu obbligato a sollevare lo sguardo verso l’alto, dove una cometa di luce azzurra era appena comparsa, riuscendo a compiere un balzo indietro appena in tempo.

"Volo dell’Aquilaaa!!!" –Gridò Castalia, atterrando proprio di fronte a Cassandra e aprendo una piccola fossa nel terreno.

"Attenta, Castaliaaa!!!" –Le urlò subito Tisifone, vedendo che l’Ape Nera stava nuovamente caricando il suo pungiglione.

"Troppo tardi!" –Sorrise Cassandra, poggiando l’indice sul fianco destro della donna e spingendola indietro, trafitta da un deciso raggio di energia. –"Sarebbe stata una bella entrata in scena, degna di un’attrice di Hollywood, se fosse stata più discreta! Magari in una giornata di sole, dove veder comparire una luce azzurra nel cielo non mi avrebbe distratto più di quel tanto! A differenza di uno sfondo nero come le tenebre che avvolgono quest’isola!"

"Come stai, Tisifone?" –Rantolò Castalia, cercando di rimettersi in piedi e notando le condizioni dell’amica, piena di lividi, ferite e macchie di sangue. Ma non ebbe il tempo di aggiungere altro che Cassandra si avvicinò loro, puntando l’indice e caricandolo di nuova energia cosmica.

"Restate vicine, così vi manderò insieme all’altro mondo! Poiché in questo il vostro ruolo è ormai finito! Pungiglione dell’Ape Nera!" –Esclamò la donna, sprigionando sottili raggi di energia.

Castalia fu svelta ad afferrare Tisifone e balzare via dalla traiettoria delle punture, atterrando dietro un mucchio di rocce e pregando l’amica di rimanere là dietro.

"Qua sarai al sicuro!" –Affermò, prima di tornare sul campo di battaglia.

"Fai… attenzione!" –Mormorò Tisifone, a denti stretti, prima di crollare esanime.

"Credevo tu fossi fuggita!" –Commentò sprezzante Cassandra, spostandosi i capelli indietro con un gesto di vanità. –"Sconvolta dalla mia superiore bellezza! Del resto, da voi donne guerriere cosa posso aspettarmi? Certo non sensualità!"

"E tu non sei forse una combattente? Non stai ritta di fronte a me, con il dito pronto a trafiggermi con i tuoi strali di energia?" –Le rispose Castalia.

"Una combattente io?! Non sia mai, è mestiere poco adatto alla mia sublime femminilità! Io lotto per diletto e per soddisfare le voglie del Maestro di Ombre!" –Ridacchiò Cassandra. –"Ma mi hai visto?! Hai visto le mie forme? Non noti come l’Armatura Nera aderisce al mio corpo, sì da preservare la naturalezza delle mie curve? Non è stato difficile convincere Athanor a realizzare una versione sensuale della corazza dell’Ape Nera, grazie all’intercessione di Flegias, che è stato ben lieto di sollazzarsi con me nelle sue serate di veglia!"

"Che orrore…" –Commentò Castalia. Ma Cassandra non si curò del suo disprezzo, continuando ad accarezzare le snelle forme del suo corpo, che parevano rilucere di un’oscurità magnetica, al di sotto dell’Armatura che aveva indosso.

"È stato piacevole essere l’amante del Maestro di Ombre, la donna da lui scelta per unirsi alle tenebre che già coprono la Terra! È stato un onore! Anche se so che non mi ha mai visto come vide, nel Mondo Antico, la sua prima sposa!" –Confessò.

"La sua prima sposa?! Non sapevo che Flegias si fosse mai unito a qualcuno!"

"Una volta sola! Con una donna, di cui non conosco il nome, che ha intensamente amato e da cui ebbe Coronide, sua unica figlia!" –Spiegò Cassandra. –"Pare che la giovane fosse così bella da attirare persino le attenzioni del Dio del Sole, che la sedusse, la mise in cinta e infine la uccise! Flegias, per vendicarsi, appiccò il fuoco al Tempio di Apollo a Delfi, venendo punito e dannato dagli Dei! Di Coronide, a Flegias rimase soltanto il figlio che aveva generato con Apollo, il Dio della Medicina Asclepio, da lui amato e al tempo stesso odiato, per tutto ciò che rappresentava!"

"Interessante…" –Commentò Castalia. –"Che Flegias sia diventato pazzo e sanguinario dopo la scoperta della seduzione di Coronide da parte di Apollo? E che abbia deciso di scaricare il suo odio sull’intera umanità per farle provare quel che lui un tempo ha provato? Il dolore per la perdita dell’unica persona che avesse amato!"

"Non so rispondere a queste domande, Sacerdotessa di Atene! E nemmeno me ne curo! Ciò che so, e che mi importa, è che tra pochi minuti sarai sconfitta, come i Cavalieri tuoi compagni, e le tenebre riempiranno il mondo! Flegias, al posto di Zeus e degli Olimpi bastardi e corrotti, siederà su un trono d’ombra, ed io, Cassandra, sarò al suo fianco, come consorte dell’oscurità!"

"Sei una sciocca!" –La zittì Castalia. –"Un’illusa che non si accorge di chi la usa per soddisfare soltanto i propri effimeri piaceri! L’amore è ben altra cosa!"

"E chi ha parlato d’amore?" –Ironizzò Cassandra. –"Non è a questo che anelo! Ma a sedere come sovrana sul nascituro impero delle tenebre! Io, Cassandra, l’Ape Regina! Ah ah ah!" –E nel dir questo espanse il proprio cosmo, che si palesò sotto forma di onde di energia gialle e nere, che travolsero Castalia, paralizzando i suoi movimenti, mentre Cassandra sollevava l’indice verso di lei. –"Pungiglione dell’Ape Nera!!!"

Castalia cercò di fuggire, ma le onde energetiche la resero lenta, permettendo a un raggio energetico di raggiungerla al braccio sinistro e ad un altro di scheggiarle i coprispalla azzurri. Decise allora di passare al contrattacco, concentrando il cosmo sul pugno destro e lanciandosi avanti.

"Cometa pungente!!!" –Gridò, liberando il colpo che aveva insegnato a Pegasus. Una moltitudine di pugni di energia sfrecciarono verso Cassandra, obbligandola a spalancare le ali della sua corazza e a balzare in alto, per non essere travolta.

Venne comunque raggiunta di striscio da alcuni colpi di Castalia, che scalfirono a malapena l’Armatura Nera ma furono sufficienti per farla sbilanciare, non essendo la donna molto pratica di tecniche di combattimento. La Sacerdotessa di Atene approfittò di quel momento per balzare su di lei, a gamba tesa, e colpirla con il tacco sul ventre, sbattendola a terra. Quindi caricò nuovamente il pugno, ma Cassandra, distesa sul selciato, sollevò il braccio destro e la colpì in mezzo al petto con un raggio di energia, che spinse Castalia indietro, piegandola a terra dal dolore.

Stringendo i denti, la Sacerdotessa usò il pezzo di stoffa che portava attorno alla vita per tamponare la ferita, accorgendosi dell’arrossamento della pelle e di un leggero gonfiore, quindi cercò di rimettersi in piedi, sia pur barcollando leggermente.

"Per adesso ti limiti a traballare! Ma se continuerò a colpirti, e ad iniettarti il veleno d’ape in gran quantità, potrai avanzare solo strisciando!" –Commentò Cassandra.

"Le tue parole fasulle non mi spaventano, Cavaliere Nero!" –Esclamò Castalia di rimando, ma Cassandra continuò a spiegarle gli effetti del suo colpo.

"È come la puntura di un’ape! Provoca arrossamento, gonfiore e dolore bruciante! Ma, essendo nato come colpo mortale, con sintomi molto più gravi! Eh eh eh!" –Rise Cassandra, tirandosi nuovamente i capelli all’indietro.

Castalia non fu troppo colpita dalle sue parole e si preparò per concentrare di nuovo il cosmo sul pugno destro, per quanto un senso di nausea e di debolezza l’avesse invasa in quel momento. L’Ape Nera si accorse della sua perdita di concentrazione e ne approfittò per colpirla ancora, con tre nuovi raggi energetici: al collo, distruggendo l’aquila azzurra, sulla spalla destra e su una coscia, prostrandola a terra.

"Sei molto fortunata!" –Commentò Cassandra avvicinandosi al Cavaliere d’Argento. –"Sai che molte persone sono allergiche al veleno di alcuni insetti e, se punte, possono morire in fretta in conseguenza dello shock anafilattico che ne deriva? Ti va bene che non sei tra queste… la tua sarà una fine dolorosa ma lenta, in cui giungerai ad invocare persino la mia pietà! La pietà della Regina Oscura!"

"Sei folle!" –Mormorò Castalia.

"Come?!" –Si fermò Cassandra, proprio di fronte alla Sacerdotessa prostrata a terra.

"Sei folle!" –Ripeté Castalia, sollevando lo sguardo verso la donna. –"Folle e stupida! Innamorata di un uomo che ti ha soltanto usata per scaldare le sue notti solinghe, perso nei ricordi dell’unica donna che ha amato! Ho pena di te, perché, per quanto ti piaccia atteggiarti a femmina fatale, inganni il tuo cuore, nascondendo i veri sentimenti dietro una maschera d’ombra!"

Cassandra, in tutta risposta, la colpì con un calcio sul mento, spingendola indietro, fino a farla ruzzolare sul selciato, con un’espressione terribile sul volto.

"Ecco la conferma alle mie parole!" –Mormorò Castalia, cercando di rimettersi in piedi. Ma Cassandra la colpì di nuovo, aprendole tre nuovi fori sulla schiena, da cui sangue schizzò fuori, aumentando il dolore e il prurito che già provava. –"Colpiscimi se ti farà stare meglio! Ma questo non cambierà la realtà dei fatti! Non ti farà sentire migliore, né la donna che non sei mai stata per Flegias! Anch’io, per molto tempo, ho avuto paura dei miei sentimenti, finché un amico, che non pensavo di avere, mi ha spinto a guardarmi dentro, e ad ammettere quello che sono! E quello che provo!"

"Quello che sei, Sacerdotessa dell’Aquila, è solo una donna vinta, sporca di sangue e polvere, che si strascica al suolo come una serpe agonizzante!" –Ringhiò Cassandra, con voce adirata e i lineamenti del volto deformati rispetto alla sensuale donzella che aveva narrato la storia di Flegias. E la colpì un’ultima volta, con un raggio di energia così potente da sollevare Castalia e spingerla molti metri avanti, schiantandola a terra in una pozza di sangue. Soddisfatta, Cassandra le voltò le spalle, incamminandosi, con improvvisa lentezza, verso le rocce dietro le quali Tisifone riposava. Per terminare il suo lavoro.

Castalia, rimasta sola, faticò a respirare, a causa del veleno iniettato dentro al corpo. Veleno che, se avesse avuto il tempo, avrebbe potuto provare a succhiar via. Ma Cassandra stava per uccidere Tisifone e lei doveva alzarsi. Doveva farlo per salvarla. Ma non ci riusciva. Crollava a terra ogni volta in cui cercava di rimettersi in piedi.

Si ricordò di Moses, di quando le aveva quasi spaccato il cranio, sulla spiaggia di Nuova Luxor, e di Danes, assieme al quale era precipitata in un burrone ad Atene. Ma entrambe le volte ne era uscita indenne. E da sola, con l’uso delle sue forze, aveva scalato la Collina delle Stelle. E sempre da sola aveva ammesso di provare qualcosa per un uomo. Che fosse Ioria o Phantom non lo aveva ancora capito, combattuta tra l’ancora felice del passato e l’incerta, ma inebriante, prospettiva del futuro. Proprio per quello, per le conquiste che aveva ottenuto, grazie anche a Morfeo, che l’aveva aiutata a guardarsi dentro, doveva rialzarsi ancora.

Bruciò il proprio cosmo, come aveva sempre incitato Pegasus a fare altrettanto, oltre i limiti della propria costellazione, rimarginando le ferite subite, mentre cercava di rimettersi in piedi, chiamando con forza il nome della sua avversaria.

Cassandra, con l’indice teso verso Tisifone, inerme al suolo di fronte a lei, si voltò giusto in tempo per vedere migliaia di comete azzurre piombare su di lei, senza che potesse far niente per pararle. Cercò di volar via, ma fu battuta sul tempo e spinta indietro, fino a schiantarsi contro un muro di roccia, con numerose crepe sull’armatura, mentre Castalia, sia pur a fatica, atterrava di fronte a lei.

"Non mi colpisci più?!" –Ironizzò la Sacerdotessa. –"Tremi all’idea di usare nuovamente il tuo veleno, non è vero, Cassandra? All’idea di terminare la tua esistenza, come quella delle api dei cui poteri ti sei cibata!"

"Hai dunque compreso!" –Mormorò la donna, rimettendosi in piedi. –"Come Ape Regina ho avuto il massimo dei privilegi, ma anche degli oneri! Potere e morte! Ecco il mio segreto! Come le api muoiono in un paio di giorni, dopo aver perso il pungiglione, ugualmente le mie forze diminuiscono col prolungato uso della puntura venefica!"

"Sei ancora in tempo per fermarti!" –Esclamò Castalia. –"Di certo non chiedo la tua morte, né ti obbligo a lottare ancora! Concedimi di salvare i miei compagni e di recarmi a combattere il Maestro di Ombre! E sarai salva!"

"Salva?! Come potrei esserlo sapendo che qualcuno attenta alla vita dell’uomo che amo?!" –Ironizzò Cassandra, accennando un sorriso sincero alla Sacerdotessa. –"Preferirei ardere all’inferno cento volte che regnare da sola su un mondo di luce!" –Ed espanse al massimo il proprio cosmo, caricandolo sull’indice destro, mentre l’inquietante sagoma di un’ape nera comparve dietro di lei. –"Stai pronta, Castalia! Per fermarti dovrò dare fondo a tutto il mio potere! E lo farò!"

"Lo so!" –Rispose semplicemente la Sacerdotessa, balzando in alto, avvolta nel suo cosmo azzurro e lasciandosi circondare dalla maestosità di un’aquila d’argento. –"Volo dell’Aquila Reale!" –Gridò, piombando a gamba tesa in picchiata su Cassandra, che, in tutta risposta, liberò un unico raggio di energia, preciso e potente, che raggiunse Castalia in mezzo al seno, distruggendo la corazza protettiva. Ciò non le impedì comunque di colpire l’Ape Regina, dilaniandola con gli artigli del rapace imperiale e sbattendola a terra, tra i frammenti della sua veste distrutta.

"Lo hai ammesso… infine!" –Commentò Castalia, trascinandosi verso il corpo ferito di Cassandra e sollevandolo, in modo che le due potessero guardarsi un’ultima volta.

"Non volevo morire senza aver trovato il coraggio di dichiarare a me stessa quanto l’ho amato! Per quanto folle e suicida questo amore… sia stato!" –Spirò così l’Ape Nera, con tutti i sogni che aveva sempre nascosto, persino a se stessa.

Castalia non ebbe il tempo di piangerla che fu travolta, assieme al corpo della donna, da un fendente di energia infuocata, che spaccò in due il terreno, sollevando entrambe e scagliandole indietro, distruggendo definitivamente le loro corazze e avvolgendole in vampe di fuoco. Tossendo e sputando sangue, Castalia riuscì a volgere lo sguardo verso il punto da cui era partito l’attacco. Ma non vi trovò nessuno.

Solo allora si accorse che il nemico era già accanto a lei e osservava con freddezza il cadavere di Cassandra. Alto e ben fatto, con folti capelli grigi, che ben si intonavano alle decorazioni argentate della sua corazza nera, un uomo piantò una delle due spade che stringeva in mano nel corpo dell’Ape Nera, incendiandolo all’istante.

"Nooo!!!" –Gridò Castalia, muovendosi verso Cassandra. –"Che fai?!" –Ma l’uomo neanche le rispose, muovendo l’altra spada e falciando la Sacerdotessa fino a spingerla indietro, con una bruciatura alla gamba sinistra e tagli sparsi sul corpo.

"Ha fallito!" –Si limitò a commentare l’uomo dal volto inespressivo, prima di togliere la spada dal cadavere di Cassandra e incamminarsi verso il Cavaliere d’Argento.

Castalia non aveva più forze nemmeno per parlare, per chiedergli chi fosse e come potesse essere così freddo. Ma capì che, anche se avesse potuto, non sarebbe servito a niente, poiché quell’uomo la morte l’aveva tatuata in fronte. Il Cavaliere Nero sollevò una spada, ma prima che potesse calarla su Castalia due voci lo raggiunsero.

"Criniera dell’Unicorno!!!" –Gridò Asher. –"Cobra Incantatore!" –Gli andò dietro Tisifone, balzando sul servitore di Flegias da ambo i lati. Ma questi non si scompose affatto, limitandosi ad incrociare le spade avanti al petto, prima di scagliarle indietro, senza neanche voltarsi.

La prima spada raggiunse Tisifone, falciandole via un pezzo di coscia e facendola crollare in una pozza di sangue, mentre la seconda si conficcò precisa nella spalla destra di Asher, distruggendo la sua corazza e prostrando il ragazzo a terra. A quella visione, Castalia scattò avanti, con il pugno teso, per proteggere gli amici che, seppur deboli, avevano rischiato la vita per aiutarla. Ma l’uomo non ebbe problemi a scansarsi di lato, evitando l’affondo della donna, prima di colpirla con una secca ginocchiata in pieno addome e scaraventarla contro una parete di roccia.

Senz’altro aggiungere, soddisfatto della sua prestazione, aprì i palmi delle mani, dove le spade tornarono in un secondo, salde nella presa dell’uomo che, tra tutti i servitori di Flegias, era il più temuto. Notando che Asher ansimava ancora, rantolando sul terreno, il Cavaliere Nero gli si avvicinò, puntandogli la spada alla gola. Non mosse neanche un sopracciglio, sollevando la lama e calandola di nuovo su di lui.

Ma, rapido come un fulmine, un lampo di luce spinse il sicario di Flegias indietro, mentre la sagoma di uno scudo rotondo compariva a proteggere Asher. Dietro di lui, con il cosmo acceso, il Cavaliere d’Oro della Bilancia.

"Approfitti di un uomo indifeso?!" –Esordì Libra, abbassando leggermente lo scudo. –"Che Cavaliere sei? Non hai onore?!"

"Faccio solo il mio lavoro!" –Si limitò a commentare l’uomo, con voce flemmatica. E mosse una spada così in fretta da generare un fendente energetico che sfrecciò verso Libra, obbligandolo a sollevare nuovamente lo scudo d’oro per proteggersi, venendo comunque spinto indietro dal contraccolpo. Non ebbe bisogno di abbassare di nuovo lo scudo per sentire che il Cavaliere Nero non era più di fronte a lui, ma era balzato in alto, piombando contro la sua difesa con le lame sfoderate.

"Incredibile!" –Rifletté Libra, osservando con quanta forza, precisione e perizia il suo avversario sapeva muovere perfettamente in sincronia le due spade che stringeva in mano, sbattendole contro lo scudo e costringendolo ad una continua posizione di difesa. –"Non posso restare passivo!" –Si disse, cercando una falla nei movimenti dell’uomo, scoprendo con terrore che non ve ne erano. –"Devo tentare ugualmente!" –Affermò, caricando il cosmo sul braccio destro e muovendolo dal basso verso l’alto, per generare un Drago Nascente da distanza ravvicinata.

L’attacco, per quanto lo sollevasse da terra, non stupì particolarmente il Cavaliere Nero, che si lasciò trascinare per una decina di metri, senza opporre resistenza, prima di scivolare lungo il dorso del dragone energetico, di fronte agli occhi sorpresi di Libra, e colpirlo a piedi uniti, spingendolo indietro di qualche metro.

Senza neppure il tempo per rifiatare, il Cavaliere Nero liberò nuovi fendenti energetici, costringendo Libra a muoversi continuamente per non essere travolto e a parare con lo scudo quelli, troppo fitti e vicini tra loro, che non poteva schivare.

"Sta conducendo nuovamente il gioco!" –Mormorò Libra, cercando un modo per limitare quel vantaggio avversario. E decise di provare un attacco frontale, caricando di nuovo il braccio destro. –"Colpo segreto del Drago Nascente!" –Gridò, portando avanti il pugno e liberando uno scintillante dragone di energia, che sfrecciò verso il servitore di Flegias, senza strappargli alcuna espressione di stupore.

Libra, sempre più sconvolto, osservò il suo avversario incrociare le lame di fronte a sé, caricandole del suo cosmo infuocato, e contenere con esse l’impatto dell’attacco. Ma, non contento, l’uomo spinse con forza le lame avanti, in modo da trinciare la sagoma del dragone di luce con dei fendenti energetici, che dilaniarono dall’interno la bestia sacra di Cina, dissolvendo l’assalto del Cavaliere d’Oro.

"Muori!" –Esclamò infine l’imperturbabile nemico, scagliando una spada ai piedi di Libra, dove si piantò, esplodendo sul colpo e scagliando il Cavaliere indietro di qualche metro.

Con abilità, Libra si raddrizzò ancora in volo, ricadendo compostamente a terra, ma subito dovette fronteggiare la furia del servitore di Flegias, che con l’altra spada torreggiava già su di lui, scheggiando più volte lo scudo d’oro che Libra aveva prontamente sollevato. Poco importava che avesse solo una lama, la precisione e la potenza dei suoi colpi non ne risentivano affatto e, per quanto fosse un nemico, Libra non poteva che ammirare una tale preparazione atletica e battagliera.

"Mi dispiace!" –Disse infine, caricando lo scudo del suo cosmo dorato e fermando il susseguirsi di colpi del nemico. –"Ma questo schema deve cambiare!" –Aggiunse, muovendo il braccio a spazzare, in modo da spingere via la spada incandescente, a costo di aprire nel qual tempo una breccia nelle sue difese. –"Ora!" –E portò avanti il braccio destro, per colpire il servitore di Flegias da vicino, ma questi, in quella frazione di secondo, aveva aperto il palmo della mano sinistra, richiamando a sé l’altra spada, che saettò verso di lui proprio mentre il pugno di Libra stava per colpirlo, piantandosi nel polso del Cavaliere d’Oro e avvolgendolo in un nugolo di fiamme. Non aggiunse altro e lo colpì con un calcio dal basso, scagliandolo indietro di molti metri, osservandolo ruzzolare sul terreno roccioso fino a perdere l’elmo della sua corazza dorata.

"Sapiente e abile!" –Commentò Libra, rimettendosi in piedi. –"Sei una macchina da guerra perfetta! Non tradisci affatto le tue emozioni e sembra che niente ti turbi sul campo! Mi chiedo soltanto… perché adesso non mi hai finito? Adesso che ero inerme, perché non ne hai approfittato per colpirmi come hai fatto finora?!"

"Toglimi le spade! E solo allora lo saprai!" –Rispose l’uomo, scattando avanti, con entrambe le lame impugnate, roteandole in modo da generare turbini di fiamme, che si abbatterono su Libra, costretto a ripararsi dietro lo scudo dorato.

"Se è una sfida…" –Mormorò il Cavaliere, concentrando il cosmo. –"La accetto con piacere!" –E nel dir questo liberò l’energia raccolta, che si espanse dallo scudo come un ventaglio di luce dorata, annientando le fiamme e obbligando il servitore di Flegias a interrompere l’avanzata.

Questi incrociò le spade di fronte a sé, cariche del suo cosmo incendiario, e generò un attacco di energia incandescente, a forma di croce, che si schiantò su Libra, spingendolo indietro di qualche metro. Quando l’assalto si placò, il Cavaliere d’Oro non perse neanche tempo a cercare il nemico con lo sguardo, avendo ben sentito che si era lanciato in alto, e altrettanto fece lui, evitando in tempo una lama infuocata, che l’uomo gli aveva appena scagliato contro, e approfittando dell’onda d’urto che la stessa generò esplodendo a terra per farsi spingere proprio verso di lui.

"Colpo del Drago Nascente!!!" –Gridò Libra, piombando sul Cavaliere Nero, con le scintillanti fauci spalancate.

Il volto del servitore di Flegias tradì per la prima volta un’emozione di sorpresa, ma non gli impedì di portare l’altra spada di fronte a sé, caricandola del suo cosmo e usandola per parare l’attacco, rallentandone la portata. Venne raggiunto ugualmente a un fianco e costretto a tornare a terra, portandosi fuori dal raggio d’azione avversario.

"Dunque non sei invincibile!" –Commentò Libra a denti stretti, atterrando a qualche metro di distanza dal Cavaliere Nero, che aveva nel frattempo richiamato a sé la prima spada, unendone l’impugnatura a quella che già stringeva, in modo da ottenere un’unica arma con un’elsa centrale e due lunghe lame affilate da ambo i lati.

"Filo diritto!" –Declamò, muovendo l’arma verso sinistra con velocità sorprendente e generando un fendente di energia infuocata, che scavò una fossa nel suolo prima di abbattersi con foga contro lo scudo d’oro. –"Filo falso!" –Seguitò, muovendo l’arma verso destra. Ma Libra fu più rapido, evitando il piano energetico e gettandosi di lato, prima di contrattaccare, volgendo entrambe le braccia verso il suo nemico.

"Colpo dei Cento Draghi!" –Esclamò, liberando tantissimi dragoni lucenti, che sfrecciarono nell’aria torbida dell’Isola delle Ombre, diretti verso il Cavaliere Nero, il quale roteò con forza l’arma a due lame di fronte a sé, in modo da generare uno scudo d’aria e fuoco con cui smorzò l’assalto, spuntando le zanne dei Cento Draghi. –"Impossibile! Nemmeno il Muro di Cristallo del mio vecchio amico Sion può parare il massimo colpo del custode dei Cinque Picchi!!!" –Incalzò Libra, rinnovando l’assalto, espandendo al massimo il proprio cosmo.

Il servitore di Flegias continuò a ruotare la propria arma, ma la pressione che i Cento Draghi esercitavano era superiore rispetto alla capacità di rotazione della stessa e presto molte zanne di luce scheggiarono la sua corazza, distruggendola in più punti e raggiungendo la carne al di sotto di essa. Un ulteriore aumento della potenza cosmica di Libra scaraventò indietro l’abile spadaccino, schiantandolo contro una parete di roccia, mentre l’arma gli sfuggì di mano, piantandosi nel terreno poco distante.

"Adesso possiamo parlare?" –Ironizzò Libra, avvicinandosi al suo nemico, sempre tenendosi a una certa distanza di sicurezza.

"Cosa vuoi sapere?!" –Rispose lo spadaccino, quasi stupito da quella domanda.

"Qualcosa di te! Il tuo nome, per esempio! Le norme della cavalleria impongono che ci si presenti prima di iniziare un duello!" –Esclamò Libra.

"Non ho nome, o se l’ho avuto non ne sono a conoscenza!" –Rispose l’uomo. –"Ma nell’ordine dei Cavalieri Neri sono conosciuto come Avel, delle Spade Incrociate, il Cavaliere dell’Elettore di Sassonia! Questo è il nome che Flegias mi diede anni fa, ispirato dal fiume di Berlino presso le cui rive mi trovò! L’Havel, appunto!"

"Berlino?!" –Sgranò gli occhi Libra, non capendo le parole dell’uomo.

"È una città della Germania orientale!" –Ironizzò Avel, rimettendosi intanto in piedi. –"Ed è là che ho lavorato per anni! Finché i miei superiori non mi hanno tradito!"

"Quali superiori? Per chi lavoravi?" –Incalzò Libra, che da quella spiegazione confusa aveva capito ben poco. Ma Avel sembrava aver perso la voglia di parlare, per quanto poca fosse comunque stata, e si limitò a sogghignare, mentre le spade si liberavano dal terreno, separandosi di nuovo, e sfrecciavano nelle sue mani.

"Troppe domande!" –Commentò semplicemente, prima di lanciarsi contro Libra, muovendo le lame con perfetta sincronia e obbligando il Cavaliere a sollevare lo scudo, sottoposto a una pressione continua.

Devo fermarlo! Si disse il maestro di Sirio. Ma come? Da questa distanza ravvicinata il Drago Nascente si è rivelato inefficace e per lanciare i Cento Draghi ho bisogno di entrambe le mani libere! Un colpo secco di spada lo sbilanciò all’indietro, facendolo cadere a terra, ma riuscì a tenere lo scudo sollevato in modo che, per lo slancio, Avel vi finisse sopra. Poi lo mosse con forza di lato, scaraventando via lo spadaccino, che fu comunque abile ad atterrare compostamente al suolo. Alla distanza perfetta per il colpo che Libra intendeva scagliare.

"Questo è l’ago della Bilancia, la chiave di volta tra le benigne stelle e le forze dell'oscurità!" –Esclamò, rimettendosi in piedi e caricando il braccio destro del suo cosmo. –"Per il Sacro Libra!!!" –Gridò, calandolo di colpo e generando un piano di energia che sfrecciò verso Avel alla velocità della luce, falciandogli un braccio e distruggendo parte della sua corazza, facendogli perdere la presa su una spada.

Sanguinante, il Cavaliere delle Spade Incrociate si gettò comunque contro Libra, che lo aspettava avvolto nella sua dorata aura cosmica, con le braccia raggianti di energia.

"Colpo dei Cento Draghi!!!" –Gridò il maestro di Sirio, scatenando le sfolgoranti fauci dei dragoni d’Oriente, che trapassarono il corpo di Avel, schiantandolo a terra in una pozza di sangue. Fu abile comunque, l’Elettore di Sassonia, a scagliare la spada contro Libra, piantandogliela nella coscia sinistra, proprio sopra la protezione dell’armatura, strappando al Cavaliere un grido di dolore.

Crollando su un ginocchio, Libra estrasse l’arma dalla gamba, cercando di fermare l’emorragia con il tepore delle stelle, ammettendo al qual tempo l’estrema precisione del sicario di Flegias, un uomo che del cosmo conosceva solo i rudimenti, ma che in quanto a preparazione fisica non aveva niente da invidiare a un Cavaliere.

"KGB!" –Mormorò Avel, sdraiato a terra. –"Lavoravo… per il KGB!"

"I servizi segreti sovietici?!" –Commentò Libra incuriosito, incamminandosi verso il corpo massacrato e grondante sangue dell’uomo, che annuì a fatica.

"Ho lavorato per dodici anni a Berlino, svolgendo sempre bene i compiti… assegnatimi." –Disse, e Libra intuì a cosa si riferisse. –"Finché, per cancellare ogni traccia di un suo possibile coinvolgimento nello sterminio della famiglia di un noto politico liberale, il KGB non decise di sacrificarmi! Fuggii per giorni, braccato da ogni dove, trovando rifugio nella foresta di Wannsee, sulle rive dell’Havel, dove Flegias mi incontrò!" –Tossì Avel, sputando sangue e continuando con un filo di voce. –"Restò impressionato dalle mie capacità! Silenzioso e preciso, perciò letale, mi definì, proponendomi di seguirlo! Nel KGB non ero nessuno, soltanto un numero di codice! Per Flegias, e per i Cavalieri dell’Ombra, almeno sono stato qualcuno…"

Libra sospirò, chiudendo gli occhi del sicario, mentre Asher, Tisifone e Castalia, tenendosi l’un l’altro, si avvicinavano in silenzio. Tutti sentirono un’immensa energia cosmica, superiore a quella di tutti i Cavalieri e Capitani dell’Ombra affrontati finora. Un’energia dalle sfumature infuocate e divine, che ben conoscevano.

Flegias, il Maestro di Ombre, era infine sceso sul campo di battaglia e da qualche parte, in quell’isola maledetta, stava affrontando Pegasus e i suoi amici.