CAPITOLO TRENTASETTESIMO: PER AMORE DI NEMES.

Andromeda aveva chiesto a Kiki di accompagnarlo sull’isola dove aveva ottenuto l’investitura, sicuro che Nemes fosse in pericolo. Lo aveva visto con i suoi occhi, grazie al sangue di Biliku, che gli aveva concesso la facoltà di leggere al di là del fenomenico, fino a trovare la vera essenza di tutte le cose. Ciò che Andromeda non si aspettava fu però di vedere l’amica che aveva medicato le sue ferite durante i duri anni di addestramento, e di cui col tempo si era innamorato, incatenata agli stessi scogli dove lui era stato legato per affrontare il rituale dell’ultima prova.

"Nemes!!!" –Gridò Andromeda, alla vista della ragazza stritolata da oscure catene, che impedivano al suo corpo, ferito e sanguinante, di muoversi, lasciandola in balia delle onde che continuamente la travolgevano. –"Resisti!!!" –Aggiunse, dall’alto della scogliera dove un tempo Albione lo aveva osservato conquistare l’Armatura.

E da cui oggi io contemplo questo orrore! Mormorò il ragazzo, a cui non era sfuggito un particolare molto delicato. Nemes non indossava infatti alcuna maschera e sul suo viso erano presenti graffi vistosi, segno evidente che chiunque l’avesse ridotta in quello stato aveva deciso di oltraggiarla ulteriormente.

Andromeda e Kiki fecero per incamminarsi lungo l’irto sentiero che conduceva agli scogli quando, dall’alto della rupe, qualcosa cadde loro in testa, spaccandosi in vari pezzi toccando terra. Inorridito, Andromeda riconobbe la maschera di Nemes, macchiata di sangue, e si voltò verso l’alto, per incrociare lo sguardo soddisfatto e divertito di Sakis del Quadrante Oscuro, uno degli allievi di Iemisch, la Tigre Nera.

"Ben arrivato Andromeda! Spero che lo spettacolo sia di tuo gradimento!" –Esclamò il giovane dai corti capelli grigi, prima di scoppiare a ridere.

"Sakis?! Tu hai sfregiato Nemes a tal punto?! Perché?!" –Esclamò Andromeda, a cui il comportamento del Cavaliere Nero era apparso alquanto sospetto durante il loro primo incontro ad Angkor. –"Non hai ucciso Virgo quando ne hai avuto la possibilità, né hai approfittato della sorpresa per massacrare me e i suoi discepoli! Cosa ti ha spinto adesso a un gesto di così atroce brutalità?"

"Non è ovvio, Cavaliere di Andromeda?!" –Sorrise Sakis, storcendo la bocca in un ghigno perverso. –"La stessa bestialità che mi ha invaso quando ho ucciso Dhaval! La stessa lussuria che ho provato sfregiando il corpo della bionda a cui tanto sei legato! Ih ih ih!"

"Carogna!" –Ringhiò Andromeda, scagliando le catene verso l’alto della rupe. Ma Sakis fu svelto a balzare via, mentre le armi si schiantavano contro il terriccio, facendolo franare su Andromeda e Kiki. Si infilò dentro il groviglio di catene, servendosi di esse per scivolare fino a terra e colpendo Andromeda con un calcio in pieno viso, sbattendolo al suolo.

"Andromeda!!!" –Gridò Kiki, avvicinandosi all’amico. Quindi, vedendo che si stava subito rialzando, gli mise una mano su una spalla, annuendo in silenzio e scattando via. Con l’intento di salvare Nemes.

"Altolà!" –Esclamò Sakis, apparendo di fronte a lui e afferrandolo per i capelli, strattonandolo di fronte agli occhi incolleriti, ma timorosi, di Andromeda. –"Stai al tuo posto, ragazzino!" –E scaraventò Kiki contro la parete di roccia, facendogli sputare sangue, prima che crollasse a terra. –"Mi hai deluso!" –Commentò quindi, voltandosi verso il Cavaliere, preoccupato per le sorti del suo piccolo amico. –"Due volte!"

"Io deluso te?!" –Sgranò gli occhi Andromeda, che, sebbene sapesse che era un nemico, aveva sentito qualcosa di diverso nel Cavaliere del Quadrante Oscuro. Qualcosa che risaliva agli anni perduti in cui erano stati entrambi orfani alla Grande Fondazione. Qualcosa che avevano condiviso.

"Punto uno: mi aspettavo tu venissi da solo! Senza la guardia del corpo!" –Ironizzò, mentre Kiki cercava di rimettersi in piedi, con la schiena indolenzita per la botta. –"Pazienza, vorrà dire che massacrerò anche lui di fronte ai tuoi occhi, come ho abusato del corpo della tua bella!"

"Cosa hai fatto, bastardo?!" –Si infuriò Andromeda, liberando la Catena a Triangolo, che sfrecciò verso il volto divertito di Sakis, che si limitò semplicemente a disegnare un simbolo in aria con l’indice destro, carico del suo cosmo argentato.

"Punto secondo!" –Sentenziò, mentre la Catena di Andromeda si fermava proprio di fronte a lui, con la punta incollata al simbolo che aveva tratteggiato. –"Che ne è della tua famosa calma? Del tuo placido timore di ferire gli avversari, speranzoso sempre di una via d’uscita che non passi dal baratro della morte?!"

"Perché dovrei esitare di fronte a te, Sakis, che non ti sei fatto scrupoli nel torturare una donna, e un bambino? E, cosa forse peggiore, l’hai deliberatamente umiliata!" –Incalzò Andromeda, cercando di recuperare il controllo sulla sua Catena d’Attacco, che parve pietrificata, bloccata in aria davanti a sé. –"Avendo ricevuto anche tu un minimo di addestramento, saprai certamente che ruolo una maschera gioca per una Sacerdotessa! E, per quanto Lady Isabel, dopo la corsa alle Dodici Case, abbia abolito la regola per cui una Sacerdotessa sia costretta a scegliere se uccidere o amare chi l’ha vista in volto, rimane comunque un simbolo di fede! Il simbolo di una scelta! E tu l’hai calpestato senza ritegno alcuno!"

"Non l’ho calpestato! Te l’ho semplicemente spaccato in testa!" –Rise Sakis. –"Ah, dimenticavo! Ho un altro regalo per te!" –E gli lanciò un oggetto che inizialmente Andromeda non capì cosa fosse. Lo afferrò al volo e notò che erano due sfere biancastre, mollicce al tatto, che gli sfuggirono di mano, rotolando in terra, fino a fermarsi ai piedi di Kiki, che, inorridito, fece un balzo all’indietro, riconoscendo due occhi umani.

"Dhaval non ne aveva più bisogno…" –Commentò Sakis, esplodendo in una risata isterica, di fronte al volto incollerito e nauseato di Andromeda.

"Come puoi essere così macabro?!" –Gridò il ragazzo, scagliando anche la seconda catena contro di lui. Ma anch’essa venne fermata da un simbolo che Sakis disegnò con l’indice, tingendo l’aria di un vivido argento, che privò le armi di Andromeda della loro vitalità.

"Credo che tu non abbia capito!" –Ironizzò l’allievo di Iemisch, spostandosi e iniziando a camminare attorno ad Andromeda, mentre le catene rimanevano bloccate a mezz’aria, come scatti improvvisati di fotografia. –"Il sigillo del tatto sta già agendo su di te, come ha agito su Nemes e su Dhaval! È solo questione che tu te ne renda conto! Ih ih ih!"


"Rendermi conto di cosa?!" –Esclamò Andromeda, facendo per lanciarsi su di lui. E solo allora si accorse di non potersi più muovere. Di non poter spostare neanche un braccio, bloccato da una forza a cui non sapeva opporsi, al punto che persino aprire la bocca per parlare gli costava uno sforzo e un dolore immensi.

"Sigilli dell’Impero!" –Sogghignò Sakis, fissando il ragazzo negli occhi. E percependo tutto l’odio che, forse per la prima volta, Andromeda stava provando per qualcuno. –"E dopo il tatto, l’odorato! A cosa ti serve in fondo? Ad annusare il corpo putrefatto della tua bella, dopo che sarà morta affogata? Ih ih ih!" –Rise, disegnando un secondo simbolo in aria.

"Sakis! Fermati!" –Gridò allora Andromeda. –"Perché questo sadismo? Sei cresciuto con me, hai condiviso le perdite che hanno segnato l’infanzia di tutti noi! Dovresti capire, dovresti essere al nostro fianco per combattere l’ombra!"

"Ah ah ah! Che sciocchezze vai dicendo Andromeda?" –Esclamò Sakis, prima che il suo volto si facesse terribile. –"Non siamo tutti uguali! Non vogliamo tutti essere degli eroi! E quest’illusione in cui vivi, speranzoso di portare sempre a galla quel che di buono c’è in ognuno di noi, è una chimera che oggi morrà!" –E nel dir questo disegnò in aria un terzo simbolo argentato, sigillando la bocca del Cavaliere.

"Non posso toglierti definitivamente i cinque sensi! Ma i Sigilli dell’Impero ti renderanno comunque inerme, bloccandoti il tempo necessario perché Nemes affoghi, e tu la raggiunga in Ade! Ih ih ih!" –Rise Sakis, di fronte agli occhi inorriditi di Andromeda, prima di essere distratto da un movimento alla sua destra.

Un globo di luce verde sfrecciò verso di lui, ad una velocità così bassa che non ebbe alcun problema ad afferrarlo con il palmo della mano e a rinviarlo indietro. Kiki fu comunque abile a schivarlo, scomparendo grazie al teletrasporto e riapparendo alle spalle del Cavaliere Nero, con un’altra sfera di energia in mano.

"Notevole!" –Si limitò a commentare Sakis, con aria divertita, disegnando un sigillo argentato in aria e paralizzando i movimenti del ragazzino, voltandosi poi per osservare la sua buffa posa. –"Credevi che non avessi percepito dove saresti ricomparso? Possiedo anch’io poteri telecinetici, e superiori ai tuoi!" –Aggiunse, sollevando Kiki con la forza del pensiero, mentre il ragazzino, a parte strillare impaurito, nient’altro poteva fare per opporsi.

Quindi lo scaraventò via, con un semplice movimento del braccio, davanti agli occhi sconvolti di Andromeda, che osservò Kiki tramutarsi in una piccola cometa di luce e sfrecciare in mezzo al mare, scomparendo in lontananza.

"Cibo per gli squali diverrai!" –Commentò Sakis. –"E adesso torniamo a noi! Basta con queste distrazioni!" –Aggiunse, fissando Andromeda e disegnando il quarto sigillo nell’aria. Quello dell’udito. –"Fa strano, vero? Non sentire più niente, non udire più alcun rumore, nemmeno un sospiro! È un dolce nulla che ti avvolge e ti conduce per mano all’Anticamera di Ade! Mira la Porta dell’Inferno e abbandona l’ultima speranza!" –Rise Sakis, sollevando di nuovo l’indice.

Ma prima di disegnare l’ultimo sigillo si fermò, ponderando la situazione e incamminandosi infine verso Andromeda.

"Ho cambiato idea! Non ti priverò del senso della vista! Ma ti degnerò dello stesso onore che ho riservato a Dhaval il saggio!" –Esclamò, portandosi di fronte al Cavaliere e sollevando l’indice e il medio della mano destra, carichi del suo cosmo color argento. –"A che ti servono in fondo gli occhi all’Inferno?! Ah ah ah!"

E in quel momento, mentre Sakis muoveva le dita per cavargli gli occhi, Andromeda lasciò esplodere il suo cosmo, espandendolo più di quanto avesse mai fatto prima. Per tutti quei minuti, che gli erano parsi un’eternità, incapace com’era stato di muoversi e far qualcosa, non aveva fatto altro che pensare a se stesso, a quanto fosse cresciuto negli ultimi due anni, non solo come soldato, ma anche come persona, giungendo persino ad ammettere di provare un sentimento d’amore per qualcuno. Qualcuno che non fosse suo fratello, la sua Dea o i suoi tre amici, compagni di vita.

E non voglio che tutto questo scompaia! Esclamò Andromeda, bruciando il proprio cosmo, portandolo oltre i limiti della sua costellazione, recuperando l’uso dei sensi, come Pegasus aveva fatto contro Gemini durante lo scontro alla statua di Atena, e liberandosi dai sigilli di Sakis. Io voglio un futuro! Per me, e per coloro a cui tengo!

L’onda d’urto scaraventò Sakis indietro di parecchi metri, facendolo ruzzolare sulla scogliera e spaccandogli l’elmo della corazza. Sorpreso e stupefatto dalla capacità di ripresa del Cavaliere di Andromeda, e dal potere che aveva dimostrato nel liberarsi dei suoi sigilli, riuscendo dove persino Dhaval il saggio aveva fallito.

"Strepitoso…" –Mormorò Sakis, rimettendosi in piedi. Ma Andromeda aveva perso la voglia di parlare, sepolta sotto il sadismo che l’Esploratore Oscuro aveva dimostrato.

"Hai calpestato l’affetto e il rispetto delle persone troppo a lungo per permettermi di provare ancora comprensione per te!" –Commentò Andromeda, agitando le catene, cariche del suo scintillante cosmo. –"Ho sempre cercato di non essere crudele con i miei nemici, di evitare lo scontro se possibile! Persino con gli spectre di Ade e con i berseker di Ares, che pietà certo non meritavano! Ma con te, che ti sei burlato di me fin dal primo istante, che hai abusato dei miei sentimenti, ferendomi in quanto persona e non come Cavaliere, non provo più alcuna remora! Sfrecciate, Onde del Tuono!!!" –Gridò infine, scatenando la furia devastante delle Catene di Andromeda, che incendiarono l’aria con le loro scariche energetiche, dirigendosi verso Sakis.

"Tut tut…" –Si limitò a mormorare il Cavaliere Nero, nient’affatto preoccupato, mentre un quadrato di energia allo stato puro, simile ad un piccolo buco nero, si apriva davanti a lui, e le catene vi precipitavano dentro. –"Quadrante oscuro, ingoia il Cavaliere di Atena, perdendolo in un limbo dimenticato dagli Dei!"

"Ma… cosa?!" –Balbettò Andromeda, strattonando le catene e cercando di tirarle indietro, accorgendosi però di non riuscirvi. E accorgendosi anche che il quadrante oscuro stava esercitando una forza d’attrazione sempre maggiore, capace di chiamare a sé il resto delle catene e lo stesso Cavaliere di Atena.

"Addio Andromeda… e buon viaggio!" –Rise Sakis, aprendo le braccia e allargando il diametro del quadrante oscuro, che attirò a sé tutto ciò che rientrava nel suo campo visivo. Sassi, rocce e Andromeda.

"Devo… resistere… la sua forza d’attrazione è micidiale! È come… la Dimensione Oscura di Gemini!" –Ansimò il ragazzo, piantando i piedi a terra e inarcando la schiena indietro, per contrastare il risucchio del buco nero. Ma lentamente fu costretto ad avanzare, impossibilitato a liberare le catene, le cui cime già si erano perse all’interno della distorsione dimensionale. Lentamente fu costretto ad avvicinarsi all’oblio, mentre Sakis, al di là del quadrante, rideva soddisfatto.

"Potrei complicarti la vita, anzi la morte, sigillando di nuovo il tuo senso del tatto! Ma godo troppo nel vederti arrabattare affannosamente, per conquistare una vittoria che non ti spetterà!" –Commentò divertito l’Esploratore Oscuro, aumentando l’apertura del quadrante e la sua forza d’attrazione, che sradicò letteralmente Andromeda, risucchiandolo al suo interno, mentre le grida del Cavaliere si perdevano in universi lontani. –"Nella tua fine è il mio principio!" –Mormorò, facendo il verso a Maria Stuarta.

Quindi si voltò verso gli scogli, lasciando che il portale dimensionale si richiudesse progressivamente, fino a divenire mera evanescenza, e notò con rabbia che il ragazzino che aveva scagliato in mezzo al mare boccheggiava attorno a Nemes, travolto dall’agitarsi continuo delle onde, nel tentativo di liberarla dalle catene.

Kiki infatti era stato scaraventato a un paio di chilometri dalla costa, piombando in acqua senza possibilità di muoversi, prigioniero del sigillo di Sakis. Così era andato a fondo, e per un momento si era sentito perduto. Poi aveva ripensato a sua madre, all’incitamento che le aveva dato nelle Andamane, e a suo fratello, che aveva visto in lui notevoli miglioramenti, grazie anche alle molte avventure vissute sul campo, a fianco di Pegasus e degli altri amici.

"Stai crescendo!" –Gli aveva detto Mur mettendolo a letto, dopo aver curato le sue ferite per lo scontro con Biliku. –"Da bambino stai diventando ragazzo! Spero di vivere abbastanza a lungo per vedere l’uomo che diventerai, il fedele Cavaliere di Atena che hai sempre sognato essere!"

Quei pochi pensieri, così intensi, gli avevano dato la forza per reagire, spingendolo a bruciare al massimo il proprio cosmo, a bruciare la sua stessa vita, mentre scivolava nell’abisso, liberandosi dal sigillo del tatto e teletrasportandosi sulla riva scoscesa dell’Isola di Andromeda. A pochi metri da Nemes, che ansimava, con la marea sempre più alta intorno a lei e onde continue che non le davano tregua.

"La gramigna non muore davvero mai!" –Commentò Sakis, concentrando il cosmo sull’indice destro. Ma prima che potesse colpire Kiki, fu distratto da un rumore metallico proveniente da dietro di sé.

Le Catene di Andromeda erano infatti rispuntate dal quadrante oscuro, che stava ormai per chiudersi, conficcando le loro estremità nel terreno, creando un’ancora con cui il Cavaliere aveva potuto stabilizzare la sua posizione nella distorsione dimensionale. E impedendo al portale di richiudersi.

"Mossa inutile, Andromeda!" –Sorrise sarcastico Sakis, avvicinandosi al piccolo buco nero, largo ormai una ventina scarsa di centimetri, da cui spuntavano le catene in tensione estrema, e iniziando a colpirle con violenti calci. –"Dannate!" –Ringhiò, notando che i suoi colpi non producevano loro danno alcuno, grazie al sangue di Atena e al mithril con cui erano state potenziate.

Così concentrò il cosmo sull’indice destro, creando un raggio di energia che calò sugli anelli delle catene, come per segarli, in modo da distruggere l’ultimo legame materiale di Andromeda con quel mondo. Ruppe un anello della prima catena e il resto di essa scomparve, risucchiato dalle tenebre, lasciando solo la punta conficcata nel terreno. Quindi trinciò anche l’anello della seconda catena, impegnando buona parte delle sue forze, tanto resistente era il materiale di cui era composta. E non appena anch’essa venne risucchiata, il portale si richiuse e Sakis si lasciò cadere a terra sfinito. Andromeda era scomparso dalla loro dimensione ed egli aveva vinto, vendicando l’umiliazione subita da Iemisch ad Angkor.

"No!" –Si disse, rialzandosi e incamminandosi verso il bordo della rupe. –"Affinché la vittoria sia completa c’è ancora una cosa da fare! Ancora due vite da recidere!" –E si affacciò giusto in tempo per vedere Kiki che, nonostante le onde lo sballottassero ovunque, era riuscito ad aggrapparsi ad uno degli scogli e stava lavorando per sciogliere le catene.

"Con la scomparsa di Andromeda, nessun’esca mi è più necessaria! Sparirete anche voi in un’altra dimensione!" –Esclamò Sakis, espandendo il cosmo e generando un nuovo quadrante oscuro, che comparve sulla testa di tutti loro, aprendosi a spirale e iniziando ad esercitare la sua forza d’attrazione su Kiki, Nemes e l’acqua di mare, increspandola sempre più. –"Ah ah! Che divertimento!" –Commentò Sakis, osservando Kiki aggrapparsi con forza alle catene per non essere risucchiato nel portale dimensionale. –"È come essere in giostra! Non trovi, ragazzino?!"

Improvvisamente un clangore metallico attirò l’attenzione di Sakis, che si voltò verso i resti delle Catene di Andromeda rimasti al suolo e notò che stavano vibrando. Attraversati da una violenta corrente elettromagnetica, non smettevano di tintinnare e a Sakis parve quasi che stessero parlando. E allora capì. Che era un richiamo.

Lunghe catene scintillarono fuori dal portale dimensionale che l’Esploratore Oscuro aveva aperto nel cielo sopra la scogliera, riunendosi ai pezzi segati da Sakis in precedenza e anticipando la fuoriuscita di Andromeda, completamente avvolto nel suo accecante cosmo rosa.

"Andromeda?! Non può essere!!!" –Gridò Sakis, sorpreso, mettendo via tutta l’allegria sfoderata fino a quel momento.

"In persona, Cavaliere!" –Rispose Andromeda con orgoglio, piombando sull’allievo di Iemisch, lanciando avanti le catene, che subito si moltiplicarono in infinite copie.


Sakis cercò di evitarne alcune, balzando lateralmente, ma la stanchezza per aver usato parte del cosmo per distruggere quelle stesse armi, che si erano riforgiate davanti ai suoi occhi, lo rese lento e goffo e permise a numerose punte di scheggiare la sua corazza, ferendolo. Strinse i denti e scomparve, nascondendosi in una distorsione dimensionale, mentre il portale da cui Andromeda era uscito svanì e il Cavaliere di Atena atterrava a piedi uniti sul terreno.

"Nasconderti è inutile, Sakis! Hai visto tu stesso di quali spaventosi poteri è dotata la mia Catena! Ha saputo ritrovare la strada, grazie alle vibrazioni emanate da una parte di sé, guidandomi attraverso sconosciute dimensioni e riportandomi qua!" –Esclamò fiero Andromeda. –"Cosa le ci vorrà mai per trovarti adesso?! Vai, Catena di Andromeda, strappa via il velo d’inganno che riveste il Quadrante Oscuro!" –E scagliò le proprie catene lungo il bordo della scogliera, fino ad osservarle urtare contro un muro invisibile.

"Male… dizione!" –Mormorò Sakis, ricomparendo alla vista di Andromeda, con la corazza danneggiata in più punti.

Subito la Catena di Andromeda si dispose a tagliola, intrappolando il servitore di Flegias e impedendogli di scattar via, ma Sakis, bruciando il cosmo, sollevò l’indice, deciso a togliere nuovamente ad Andromeda il sigillo del tatto, per mettersi in salvo.

"Non te lo permetterò! Melodia scintillante di Andromeda!!!" –Gridò il Cavaliere, liberando la configurazione ultima della catena, che si moltiplicò in migliaia di copie, piombando sull’allievo di Iemisch da ogni direzione, fermando i suoi movimenti e trapassando il suo corpo, fino a lasciarlo crollare al suolo, inerme e sanguinante.

Per precauzione, Andromeda lo avvolse in una serie di cerchi concentrici con le sue catene, impedendogli di muoversi, continuando a guardarlo con sospetto. Del resto, l’Esploratore Oscuro aveva dimostrato di saper essere infido nemico e conoscere trucchi sufficienti per ribaltare una sconfitta in vittoria. Avrebbe dovuto usare la Nebulosa, per spazzare definitivamente via il problema, ma, per quanto lo avesse odiato per il male fatto a Dhaval, Nemes e Kiki, adesso che lo vedeva così moribondo, adesso che lo vedeva prostrato a terra, con le catene che stridevano sul suo corpo, macchiandosi del suo stesso sangue, Andromeda tornò il ragazzo che era sempre stato. Il Cavaliere che non voleva combattere, ma doveva farlo.

"Perché è giusto!" –Commentò, incamminandosi verso il bordo della scogliera.

Sporgendosi, notò che Kiki ce l’aveva fatta. Aveva liberato Nemes dalle catene e adesso stavano annaspando sugli scogli. Andromeda sorrise e fece per calare una catena, per aiutarli a salire, quando la violenta esplosione del cosmo di Sakis lo obbligò a riportare l’attenzione su di lui. L’Esploratore Oscuro era infatti uscito dalla stretta morsa, svanendo in un’altra dimensione e riapparendo proprio accanto ad Andromeda, con il volto pallido e il corpo striato da mille ferite sanguinanti. Non l’aveva notato prima, ma una delle catene lo aveva perfino trapassato ad un occhio.

Andromeda fece per sollevare le difese, vedendo Sakis illuminare l’indice destro con l’argento del suo cosmo. Ma l’Esploratore Oscuro fu più rapido e disegnò nell’aria un simbolo greco. Una omega. Di cui Andromeda conosceva il significato.

Era la fine di tutto. La distruzione di tutte le cose.

Il corpo di Sakis si irrigidì ed egli ebbe un ultimo sussulto, prima che il peso lo sbilanciasse in avanti, facendolo crollare in mare. Precipitò nelle acque dell’Oceano Indiano, l’ultimo allievo della Tigre Nera, e non ne riemerse più.

Sospirando, Andromeda calò le catene, con cui afferrò Kiki e Nemes per sollevarli, ringraziando il ragazzino per l’aiuto che gli aveva dato. Abbracciò Nemes, anch’ella in lacrime, carezzandole il viso e il corpo più volte, e poi la accompagnò alla vecchia casa dove aveva abitato negli anni dell’addestramento, medicando le sue ferite e mettendola a letto. Oltre alle percosse subite da Sakis, il cosmo della Sacerdotessa era stato prosciugato dalle catene che l’avevano imprigionata, dotate di venefico potere, un ricordino che Athanor aveva portato via dall’Isola della Regina Nera.

"Ho temuto per te!" –Le disse Andromeda, seduto sul letto accanto a lei.

"Io no…" –Mormorò lei, prima di addormentarsi. –"Perché ero certa che saresti venuto a salvarmi! È quello che fai sempre… salvare gli altri…"

Andromeda sorrise, uscendo poi dalla stanza e pregando Kiki di restare sull’isola per prendersi cura della ragazza. Era notte ormai, fredda come tante che aveva sopportato durante l’addestramento. Ma non poteva ancora dormire. Non finché la minaccia delle ombre non fosse stata debellata.

Ripensò a Sakis e al simbolo della omega da lui disegnato. E per un momento si chiese se l’Esploratore Oscuro non avesse voluto comunicargli qualcosa, prima di morire. Sospirò, prima di concentrare i propri sensi e sentire i cosmi agitati di suo fratello e degli altri amici ardere impetuosi molte miglia a nord-ovest da lì.

Sull’Isola delle Ombre Cristal aveva infatti svegliato Pegasus, precipitato in un avvallamento del terreno poco distante, e si era incamminato insieme a lui lungo un sentiero malandato, dove avevano incontrato Sirio, che si trascinava stanco per il combattimento con Iemisch, con la tibia ancora dolorante.

Pegasus lo aveva aiutato, mettendo un braccio sopra le sue spalle, finché non erano giunti ad un ampio spazio alla base del vulcano principale, che continuava a sbuffare nere evanescenze e spruzzi di lava, torreggiando su di loro con la sua minacciosa mole. E là si erano ritrovati prigionieri di mura di fiamme e tenebra, alzatesi attorno a loro, chiudendo ogni possibilità di fuga e liberando violenti turbini di fuoco nero, contro cui, adesso, erano impegnati a lottare.

"Attento, Sirio!" –Gridò Pegasus, buttandosi sull’amico e portandolo fuori dalla traiettoria di un vortice di fiamme oscure.

"Grazie, Pegasus!" –Mormorò il ragazzo. Ma non poté aggiungere altro che nuove vampate si sollevarono verso il cielo, quasi volessero lambire la cortina di tenebra che sormontava l’isola e buona parte del Mediterraneo Orientale.

"Benvenuti all’Inferno! Ah ah ah!" –Esclamò improvvisamente una voce, risuonando ovunque e scatenando, con rinnovato impeto, turbini di fiamme nere, che vorticarono attorno ai tre compagni, stringendoli in un rogo di morte. –"Possa essere per voi luogo di piacevole compagnia! Luogo ove la Nera Signora possa calare il suo manto sui vostri miseri cadaveri, come è stato per tutti quelli che vi hanno preceduto!" –E una vampa di fuoco nero si allungò su una rupe sopra di loro, ove la tenebrosa figura del Flagello di Uomini e Dei comparve poco dopo.

Rivestito dalla sua scarlatta Veste Divina, su cui sinuose si allungavano evanescenze oscure, Flegias, figlio di Ares e Gran Maestro di Ombre, sogghignava divertito, con il capo cinto dalla corona nera forgiata da Athanor. In mano, per la prima volta, non stringeva la Spada Infuocata, distrutta da Febo a Creta, ma vivide fiamme di morte, che diresse contro di loro semplicemente volgendo il palmo verso il basso.

"Lasciatevi avvolgere dal potere dell’ombra!" –Sibilò Flegias, mentre Pegasus, Sirio e Cristal scattavano in diverse direzioni, per evitare di essere travolti.

Ma la presenza stessa del Maestro di Ombre parve accendere le vampe di fuoco, che si animarono come fossero serpenti, arrotolandosi ai corpi dei Cavalieri di Atena, mentre strati di ombre vorticavano attorno a loro, attratte ed eccitate dalla lucentezza del loro cosmo. Uno splendore che avrebbero voluto estinguere.

"Dannata carogna… Adesso sistemeremo i nostri conti in sospeso!" –Brontolò Pegasus, dimenandosi per liberarsi da quella presa di fuoco e tenebra.

"Spero che tu abbia molto denaro con te, Pegasus! Perché il tuo conto… è in rosso! Ah ah ah!" –Sghignazzò Flegias, scaricando nuovi turbinanti attacchi infuocati contro i tre compagni, schiacciandoli al suolo di quell’arida terra.

"Credo proprio che sia il caso di contrattaccare…" –Ironizzò Cristal, espandendo il proprio gelido cosmo. E Sirio gli dette subito ragione, richiamando a sé le fresche acque di Cina. –"Vortice… fulminante… dell’aurora!" –Mormorò il Cigno, lasciando che le correnti di gelo scivolassero attorno al suo corpo, spazzando via il turbinar di fuoco e ombra creato da Flegias.

"Acque della Cascata! Mondate questa terra dalla demoniaca presenza del figlio di Ares!" –Lo seguì Sirio, sollevando scintillanti onde di energia acquatica, che liberarono lui e Pegasus, allontanando le vampe di fuoco e le ombre, che sembrarono radunarsi a cerchio attorno a loro. In attesa di un cenno del loro creatore.

"Fatto progressi, eh?!" –Ironizzò Flegias, sogghignando, avvolto nell’infernale cosmo oscuro. –"Ma non crediate che bastino i vostri poteri per fermare l’ombra! Fallirete, come avete fallito finora! Come vi ho sconfitto durante i nostri precedenti incontri!"

"Incontri da cui te ne sei andato sempre sul più bello!" –Commentò Pegasus stizzito. –"Cos’è, hai forse paura di un vero duello, Flegias? Sei talmente sicuro di poterti nascondere dietro i tuoi veli di inganni, che non hai il coraggio di rischiare in prima persona?!"

"Cos’hai detto, Pegasus?!" –Ringhiò Flegias, scatenando un turbinante attacco di fiamme e ombra, che si schiantò contro i tre Cavalieri di Atena, sbattendoli a terra. –"C’è più coraggio nel mio dito mignolo che in tutti gli illusi di cui mi sono servito per anni, sperando che potessero aiutarmi a vincere le profezie del mito! Ma, a quanto pare, a ben poco sono serviti Seth, Crono, Zeus, Ares, e persino il mio allievo, Saga di Gemini! Quel che ho ottenuto, quel misero successo avuto su di voi, Cavalieri della Speranza, lo devo esclusivamente a me stesso!"

"Ge… Gemini era… tuo allievo?!" –Sgranarono gli occhi i tre compagni, stupefatti.

"Gemini era uno dei primi tasselli del mio glorioso piano, colui che avrebbe dovuto distruggere le legioni di Atena dall’interno! Conoscevo la schizofrenia di cui era affetto, essendovi stato in contatto per sei lunghi anni, e grazie alla Pietra Nera non fu difficile fomentarla affinché diventasse la parte dominante!"

"Maledetto!" –Strinse i pugni Pegasus, avvampando nel suo cosmo lucente. –"Hai inquinato la sua anima, che in realtà avrebbe voluto la pace! Che in realtà era fedele ad Atena e alla giustizia, al punto da spingerlo a morire tre volte pur di servirla!" –E non aggiunse altro, balzando in alto verso Flegias, con il pugno carico di energia ardente. –"Anche per Gemini, io ti vincerò! Fulmine di Pegasus!!!"

La resa dei conti era arrivata.