CAPITOLO SETTIMO: ROSSA E’ L’ALBA DI ASGARD.

Quando quella mattina Cristal il Cigno si svegliò, trovò il grande letto vuoto. Le lenzuola sfatte, l’odore di donna ancora nell’aria. Allungò una mano, per sfiorare il corpo della Principessa di Asgard, ma si accorse che il materasso era freddo. Flare doveva essersi alzata già da parecchio tempo.

Sbadigliando, Cristal si sollevò dal letto e scese al piano di sotto dell’immenso palazzo di Midgard, dopo essersi concesso un bagno rigenerante. La trovò nel Salone del Fuoco, ritta di fronte ad una grande finestra, intenta ad osservare in silenzio il paesaggio innevato d’autunno. Nella direzione che volgeva ad Asgard. Alla vera Asgard. La città di Odino al di là delle nuvole.

"Buongiorno Principessa!" –Esclamò il Cavaliere di Atena. –"Vi siete svegliata presto questa mattina!"

"Ben alzato Cavaliere!" –Sorrise Flare, voltandosi verso il ragazzo e mettendo via tutti i malinconici pensieri che l’avevano dominata nelle ultime ore. O forse negli ultimi mesi. Da quando aveva perso l’amico con cui era cresciuta e aveva condiviso la vita fin dall’infanzia. L’amico che non aveva mai capito cosa rappresentasse davvero per lei finché non era morto. E con lui tutti i suoi ricordi.

"Qualcosa vi turba?" –Mormorò Cristal, afferrandole le mani con le proprie e fissandola con i suoi occhi di ghiaccio.

"Sono soltanto stanca!" –Si limitò a rispondere lei, scansando le mani del ragazzo e facendo cenno di incamminarsi verso la tavola, dove alcuni servitori avevano già imbandito un’abbondante colazione.

Già! Sono stanca di molte cose! Della guerra, che fa strage ogni giorno di uomini e di ideali! Di Cavalieri che combattono, e che antepongono il dovere guerriero agli affetti personali. E forse anche di me stessa, che stupida e indolente non riesco a focalizzare la mia strada, il sentiero da seguire per sopravvivere in questa valle di lacrime! Rifletté Flare, sedendo alla grande tavola con Cristal, che continuava ad osservarla, a squadrare il suo sguardo assorto, quasi volesse penetrare i suoi pensieri.

"Credo che questa mattina me ne andrò!" –Esclamò infine, sperando così di catturare l’attenzione della ragazza. –"Devo tornare ad Atene! Sento nubi nere addensarsi sopra i cieli di Grecia!"

"Quando mai i nostri cieli sono stati tinti di colori diversi?" –Rispose sarcastica Flare. –"Negli ultimi anni gli unici colori che sono stata abituata a vedere al mattino, alzandomi dal mio letto solitario, sono stati il rosso, del sangue dei martiri caduti per un ideale, di pace o di guerra, e il nero, dell’ombra che tutto sovrasta! Dell’ombra che sembra lambire nuovamente i confini di Asgard!"

"Non dite così, Principessa! Voi dovete vedere anche i colori della luce e della speranza!" –Esclamò Cristal, con un sorriso.

"Temo di aver perso ogni attesa nel futuro!" –Mormorò Flare. –"E la vostra partenza è solo un altro amaro boccone da ingoiare!"

"Credevo avreste potuto approfittare di questo momento per stare da sola! E per riflettere! Su ciò che volete!" –Esclamò Cristal. E a Flare quella apparve come una sentenza.

"Hai ragione!" –Commentò infine, dandogli nuovamente del tu, come era solita fare nelle loro serate intime, quando si lasciava andare, stringendosi al petto dell’uomo che amava, di fronte al fuoco del caminetto. In quei momenti, in cui davvero sembrava felice, dimenticava di essere la Principessa di Asgard, Signora di un regno obliato dagli Dei e dal sole, per essere soltanto Flare. Come avrebbe davvero voluto essere.

"Prima di andarmene, vorrei salutare vostra sorella! Se è possibile!" –La voce di Cristal la rubò ai suoi pensieri. –"Sono molti giorni che non ho il piacere di incontrarla!"

"Per la verità anch’io, Cavaliere! Mia sorella è diventata irraggiungibile! Chiusa nella sua stanza, nella torre più alta del Palazzo di Midgard, Ilda trascorre le sue ore in preghiera, e a studiare antichi tomi della nostra Biblioteca! Solo in pochi l’hanno avvicinata di recente, per consegnarle dell’acqua e qualcosa da mangiare, e quei pochi hanno riferito di aver visto una sovrana pallida e smunta, lo spettro dell’ardita Regina che era un tempo! Un’ombra!" –Confessò infine, con forte apprensione. –"Un’ombra offusca i suoi pensieri, ne sono certa! L’ho vista la prima volta quando sono ritornata a Midgard dopo i giorni trascorsi alla corte di Odino, nella vera Asgard! E da quel momento, per quanto lieti notizie giungessero dalla Grecia, sulla sconfitta di Ares e di Tifone, mia sorella ha perso il sorriso, chiudendosi in un mondo di silenzio, e celandomi le chiavi per potervi accedere!"

"Non abbiate timore! Vostra sorella è una donna forte! Ha affrontato grandi prove nel corso della vita, sopportando il peso di colpe che non le appartenevano e dimostrando un’infinita generosità! Non posso dimenticare l’aiuto che ci ha donato durante la scalata all’Olimpo! È stata disposta a dare la vita per Atena e per salvare la Terra! Chi dimostra un cuore così puro, un affetto così sincero, abbaglia i mondi con la sua fede!" –Sorrise Cristal.

Ma Flare, per quanto ricambiasse stanca il sorriso del ragazzo, non parve molto convinta, limitandosi ad annuire stanca. Fece chiamare Enji, un servitore, chiedendogli di avvisare la Regina di Asgard della partenza del Cavaliere del Cigno.

"La Celebrante di Odino non si trova nelle sue stanze! Mi hanno detto di averla vista al promontorio ghiacciato! Pare che vi abbia trascorso molte ore questa mattina a pregare il Signore degli Asi!" –Esclamò Enji, prima di ritirarsi.

"Con questo vento?!" –Brontolò Flare, tirando un’occhiata fuori dalla finestra e vedendo fredde raffiche smuovere il paesaggio innevato, tinteggiando le strade e i tetti degli edifici di spruzzi di neve. Non era ancora iniziato il vero inverno nordico, ma i prodromi erano già tutti presenti. –"Mia sorella non ha ancora perdonato se stessa per i suoi errori! E cerca in ogni modo di lenire il senso di colpa!"

"Vediamo se riusciamo a parlarle…" –Esclamò Cristal, alzandosi dal tavolo e incamminandosi verso l’uscita. Flare lo seguì poco dopo ed entrambi uscirono nel freddo mattino di Midgard avvolti in lunghe pellicce, che li riparavano un poco dal vento gelido.

Percorsero in silenzio l’antica strada fino al promontorio ghiacciato, lo stesso su cui Lady Isabel, l’anno precedente, aveva pregato Odino affinché i ghiacci non si sciogliessero. Lo stesso su cui la Celebrante del Signore degli Asi era solita recarsi per rendere grazia al suo Dio ed elevargli una preghiera.

La trovarono là, in ginocchio sul freddo suolo di quel pezzo di terra, con le mani giunte e la testa china, immobile come una statua. A giudicare dalla neve caduta sul mantello e sui capelli, doveva essere intenta a pregare il Dio da parecchie ore, generosa e temeraria, incurante del freddo che le era entrato nelle ossa.

Flare avrebbe voluto chiamarla, ma Cristal la pregò di non disturbare la sua preghiera, di non rompere l’armonia della sua concentrazione. Probabilmente Ilda aveva già sentito che il ragazzo se ne sarebbe andato quella mattina ed egli non aggiunse altro, limitandosi a volgerle le spalle con un sorriso, augurandole che la preghiera potesse compensare le colpe di cui continuamente si accusava e lenire i suoi affanni. Flare rimase immobile, combattuta sul da farsi, prima di correre dietro a Cristal, prendendolo per una mano e facendolo voltare, con lo stupore per la prima volta negli occhi.

"Torna da me!" –Gli sussurrò, prima di tirarlo a sé e baciarlo. –"Sono soltanto una Principessa impaurita, il cui cuore non ha mai dimenticato i giochi d’infanzia, incapace di chiudere il cassetto della memoria e metterli via! Ma questo non significa che non sia capace di comprendere i sentimenti di coloro che mi dimostrano affetto!"

Cristal sorrise, ricambiando il bacio della ragazza, ma prima che potesse aggiungere qualsiasi parola un boato improvviso scosse entrambi, facendo tremare il suolo lungo tutta la costa. E fin quasi al castello lontano. Un secondo boato, che spinse Cristal e Flare a terra, fu accompagnato da violenti spruzzi di acqua gelata, che il mare schizzò contro di loro, mentre un’immensa massa oscura sorgeva dalle sue profondità.

"Che diavolo succede?!" –Mormorò Cristal, rimettendosi in piedi e aiutando Flare a fare altrettanto.

"Cos’è quello?!" –Gridò la principessa, indicando un mostro colossale comparso nel mare di Asgard. –"Ildaaa!!!" –E corse in direzione del promontorio ghiacciato, dove la Celebrante di Odino si era appena messa in piedi, con gli occhi pieni di stupore e di paura.

Era una creatura immensa, dal corpo lungo decine di metri, in parte ancora immersa nell’acqua fredda del Mare Artico. Aveva denti spaventevoli, dalle cui fessure parevano uscire le fiamme dell’inferno, e un’oscena pelle squamata, formata di scaglie come fosse una corazza. Sembrava un drago, o forse un immenso coccodrillo. Ilda non sapeva descriverlo meglio, non avendo mai incontrato una simile figura, se non nei libri di storia o nelle illustrazioni dei testi dell’Antico Testamento. Anche Cristal e Flare, avvicinatisi alla costa, fissavano con sgomento quella gigantesca apparizione, osservando con quale brutalità sbatteva la sua immensa coda contro la terraferma, scuotendola fino in profondità.

"Ecco là! Il mare grande, vasto, immenso… e il mostro che Tu hai creato per scherzare con esso!" –Esclamò improvvisamente una voce maschile. –"Riconoscete questi versetti, voi Cavalieri di Grecia, che di cultura dovreste essere imbevuti, e non soltanto di strategie belliche?" –E nel dir questo un cosmo aggressivo apparve poco distante, invadendo l’aria con le sue striature grigiastre.

"Chi sei? Palesati!" –Gridò Cristal, proprio mentre l’uomo avanzava verso di loro.

Non era molto alto, non più di Cristal certamente, ma era robusto e dal fisico curato. Il suo viso sembrava quello di un adulto, nonostante la pelle chiara e i corti capelli biondi indubbiamente lo ringiovanissero. Sul collo un graffio in bella mostra, forse il residuo di una vecchia battaglia. Gli occhi piccoli, di colore argento, sormontati da sopracciglia così chiare da sembrare inesistenti. Nello sguardo una luce di crudeltà che a Cristal parve di aver già veduto. Indossava un’Armatura nera come la notte, decorata da fregi argentati e violetti, le cui fattezze richiamavano quelle oscene della bestia appena sorta dal mare. Quelle del Leviatano.

"Livyatan son io! L’avvolto! Il Capitano dell’Ombra che si nutre della brutalità degli uomini! Come il simbolo che mi rappresenta, il possente Leviatano, espressione della volontà Divina, caos primordiale, potenza priva di ogni controllo, io esprimo la violenza animalesca insita nel cuore degli uomini, la loro bestialità sopita!" –Si presentò l’uomo.

"Leviatano hai detto? Non era forse un mostro biblico? Ricordo che mia madre me ne parlò da bambino, leggendomi alcuni brani dei Salmi e del libro di Giobbe! Un mostro incontrollabile! Se la sua potenza fosse scatenata non oso pensare cosa potrebbe accadere!" –Mormorò Cristal, pregando Flare di mettersi dietro di lui.

"Non ti chiedo di pensare infatti! Poiché tu stesso tra poco vedrai i poteri del Leviatano! Lui è qua, giunto dal mare per portare la distruzione in quest’ermo di terra! Vai, Leviatano, e compi la tua opera!!!" –Gridò il Capitano dell’Ombra, mentre il possente mostro emetteva suoni bestiali, sbuffando fumo dalla bocca e muovendo la coda e tutto il suo corpo.

Immediatamente il suolo fu scosso in profondità, e a Cristal e Flare parve di trovarsi nell’epicentro di un terremoto. Ilda, ancora sul promontorio sacro, osservò la coda del Leviatano distruggere il lembo di terra che lo congiungeva alla terraferma, lasciandola sola, in cima al picco ghiacciato, mentre le fauci della creatura torreggiavano su di lei.

"Ildaaa!!!" –Urlò Flare, alla vista della sorella indifesa di fronte a quel mostro.

"Maledizione!!!" –Strinse i pugni Cristal, lanciandosi avanti. Ma subito il Capitano dell’Ombra fu su di lui, gettandolo a terra con un pugno sul viso e facendolo ruzzolare sul pendio ghiacciato.

"Non così in fretta, biondino!" –Esclamò l’uomo. –"Il Leviatano non ha certo bisogno di me per portare la distruzione ad Asgard! Non mi aspettavo di trovarti qua, ma la tua presenza mi riempie il cuore di gioia! Da molto desideravo affrontare un Cavaliere di Grecia! Perciò alzati e combatti! Difendi la gloria di Atene!"

"La gloria di Atene?! Ma che stai dicendo? Chi sei tu, che giungi qua, nelle pacifiche terre del Nord, a portar guerra e follia?" –Ringhiò Cristal, rimettendosi in piedi.

"Un uomo che ha perso un fratello, e che adesso chiede vendetta!" –Si limitò a rispondere il Capitano dell’Ombra, lanciandosi avanti alla velocità della luce, con il pugno chiuso e puntando su Cristal.

Il ragazzo fu svelto a scansarsi di lato, ma non poté evitare di essere colpito allo sterno dall’altro pugno. E poi sulle spalle, e di nuovo sulle spalle, finché non fu costretto a prostrarsi in ginocchio sul terreno ghiacciato. Quindi il Capitano dell’Ombra lo afferrò per il colletto della pelliccia, fissandolo con occhi pieni di disprezzo, prima di scagliarlo in alto, avvolto in un turbine di energia.

"Sollevati, Leviatano!!!" –Gridò l’uomo, mentre Cristal ricadeva a terra, rotolando sul terreno, con numerosi tagli sul corpo e i vestiti lacerati.

In quella il Leviatano si abbassò sulla Celebrante di Odino, emettendo violenti sbuffi di fumo dalla bocca, mentre Ilda cercava di mantenersi a distanza, per non respirare quell’aria venefica. Sbatté nuovamente la coda sul promontorio, distruggendone un altro pezzo e facendo tremare ancora la costa circostante. E poi un altro ancora, fino ad annientarlo completamente, scaraventando Ilda nelle fredde acque del Mare Artico. La Regina di Asgard cercò svelta di aggrapparsi a qualche lastrone sporgente, per uscire subito dalle gelide acque, ma il Leviatano, con la sua immensa mole, smuoveva con foga l’intero mare, aumentando le difficoltà dell’operazione.

Cristal, rimessosi in piedi, con il labbro inferiore sanguinante, tirò un’occhiata verso il mare, inorridendo a tale scena. Ma per un attimo non seppe cosa fare, intrappolato da due nemici mortali. Fu Flare a venire in suo soccorso, gridando al ragazzo di non guardarsi indietro. E risparmiandogli così una scelta che non sapeva prendere.

"Salva mia sorella, Cavaliere!!! Ti prego! Salva la Celebrante di Odino!" –Urlò Flare, rimasta qualche metro dietro di lui, prima che il Capitano dell’Ombra la colpisse con uno schiaffo secco e la sbattesse a terra.

In un modo o nell’altro, Cristal sapeva che avrebbe perso.

Chiuse gli occhi, reprimendo la rabbia montante, cercando di raggiungere quello stato di intangibilità morale che Acquarius aveva cercato di insegnargli alle Dodici Case. Quindi scattò come un fulmine verso la riva, gettando via la pelliccia poco prima di tuffarsi nel mare ghiacciato. Se avesse potuto in quel momento avrebbe sorriso, realizzando di essere ancora ben lontano da quel freddo stato ideale tanto cantato da Acquarius.

"Sciocco!" –Mormorò il Capitano dell’Ombra, osservando il biondino dimenarsi nelle acque agitate dal Leviatano, la cui oscura presenza incombeva sull’intera costa, tra grida bestiali e sbuffi di fumo. Quindi si voltò verso la Principessa di Asgard, che si toccava la guancia gonfia dove l’uomo l’aveva colpita poco prima, e le rivolse un sorriso beffardo e gelido. –"Veniamo a noi adesso! Inizierò a estirpare la dinastia dei Polaris proprio da te!" –E si mosse per avvicinarci a Flare, che rimase distesa sulla neve, bloccata dal freddo e dalla paura.

Soltanto quando l’uomo fu a pochi passi, la Principessa si sollevò di scatto, sfoderando un pugnale nascosto dalla pelliccia e mirando alla gola dell’uomo. Per quanto non amasse portare armi con sé, Flare era stata costretta a cedere alle richieste di Ilda, che dopo la ribellione del conte Turin temeva ulteriori disordini.

"Tentativo fallito!" –Esclamò questi, fermandole la mano a mezz’aria e piegandola all’indietro, strappando a Flare un grido di dolore. –"Adesso ti resta solo un’opzione! Quella di morire!" –E la strattonò con forza, gettandola nuovamente a terra, poco distante dal pugnale che non era riuscita ad utilizzare. Quindi le calpestò il polso, schiacciando uno ad uno i suoi fragili diti di donna, sghignazzando soddisfatto, mentre Flare, dolorante, cercava di rialzarsi. –"Muori!" –Gridò infine, sollevando il tacco, pronto per sfondarle la testa. Ma proprio in quel momento un nugolo di frecce saettò nell’aria, conficcandosi nel terreno attorno a lui e obbligandolo ad un improvviso balzo indietro. –"Chi osa fermarmi?"

"Non osare avvicinarti alla Principessa di Asgard!" –Esclamò la voce di un ragazzino, subito seguito da altre, giovani e squillanti come la sua. –"Allontanati, uomo oscuro!" –E una nuova scarica di frecce scivolò nell’aria, conficcandosi ai piedi del Capitano dell’Ombra, che balzò nuovamente indietro, individuando il punto da cui proveniva l’assalto.

C’era un gruppo di ragazzetti, di quattordici anni, non di più, riuniti sulla cima del colle vicino, ricoperti da pezzi di pelle e di cuoio, che incoccavano archi e portavano asce e lame alla cintura. Dalle voci sembravano decisi, ma lo sguardo tradiva un’infinita paura. Livyatan sogghignò, prima di portare avanti il pugno e scagliare un violento attacco di energia contro la base del colle, facendolo esplodere in uno scoppio di roccia e neve, mentre i ragazzi venivano scaraventati in ogni direzione. Uno di loro però riuscì ad anticipare l’attacco del Capitano dell’Ombra, balzando in alto poco prima che il suo pugno sfondasse il colle e atterrando non molto distante da lui, stringendo in mano una lancia d’argento.

"Per Asgard!!!" –Gridò, scagliandola verso la gola dell’uomo, che, per quanto fu in grado di evitarla semplicemente spostandosi a destra, dovette ammettere di aver sottovalutato quel ragazzetto, la cui agilità era a dir poco prodigiosa. O sospetta.

"Così giovane e così desideroso di morte? La vita forse non ti attrae, che preferisci lo sterile abbraccio della Nera Signora?" –Sogghignò il Capitano dell’Ombra, muovendo di scatto il braccio destro e dirigendo contro il ragazzo decine e decine di scaglie della propria Armatura.

Il giovane arciere si mosse per evitarle, balzando di lato e compiendo acrobazie su se stesso, ma non poté evitare di essere raggiunto ad un polso. La strana scaglia si conficcò dentro di lui, strappandogli un grido di dolore nel sentire un’improvvisa fiamma accendergli il corpo. La osservò, e gli sembrò proprio la scaglia di un drago, viscida e sinuosa, prima di strapparla e gettarla via. Ma questo non fece diminuire il suo dolore, rendendogli difficoltoso l’utilizzo della mano destra.

"Sono le scaglie del Leviatano! Intrise del suo immenso ardore, un fuoco inestinguibile che ti divorerà da dentro!" –Commentò il Capitano, prima di allontanarsi e dirigersi verso la Principessa di Asgard.

"Aspetta!!! Dove vai? Vuoi umiliarmi così?" –Gridò il ragazzo.

"Umiliarti?! Morirai tra poco, divorato dall’interno dalla fiamma del Leviatano! Accetta il fato che hai scelto e lasciami completare la mia opera!" –Rise l’uomo, continuando a volgergli le spalle.

"Tutta quest’arroganza non può restare impunita!" –Esclamò il ragazzo, con una luce di determinazione negli occhi. –"Bard l’arciere, allievo del grande Orion, non accetta quest’umiliazione!" –E incoccò una freccia, nonostante la mano gli dolesse e gli rendesse i movimenti più difficili. –"Vai, freccia di Asgard!" –Aggiunse, rivelando per la prima volta il suo cosmo bianco e azzurro. Pallido se confrontato con l’immenso cosmo oscuro del Leviatano, ma sufficiente per ridargli fiducia e spingerlo a non mollare.

Il Capitano dell’Ombra allora si voltò, proprio mentre la freccia scoccata da Bard si schiantava contro il collare protettivo della sua armatura, esplodendo poco dopo tra scintille e fumo.

"Incredibile!" –Balbettò il ragazzo, mentre una grande nube si espandeva attorno al Capitano dell’Ombra, un cosmo simile agli sbuffi di fiamme del mostro che in quel momento scuoteva le coste di Asgard.

"Cosa credevi, ragazzino? Il mio potere è pari a quello del Leviatano! Anzi, è lo stesso! E tu che hai osato offenderlo adesso lo sentirai interamente!" –Esclamò l’uomo con voce decisa, mentre il cosmo turbinava attorno a sé, assumendo la forma di immensi marosi. In quel momento, gli altri ragazzini amici di Bard accorsero in fretta, per difendere l’amico, scagliando nugoli di frecce e asce contro l’uomo. –"Sollevatevi, frangenti di distruzione!!!" –Gridò, mentre il suolo esplodeva di fronte a lui e immense onde di acqua scura scagliavano in alto Bard e i suoi amici, di fronte agli occhi addolorati di Flare, sbattendoli poi a terra con violenza, schiacciandoli con un peso troppo grande affinché i loro giovani corpi potessero sopportarlo.

Quando l’immenso potere dei frangenti oscuri parve scemare, il paesaggio costiero era completamente distrutto e i corpi agonizzanti degli arcieri giacevano in mezzo a macchie di sangue. Flare, raggiunta in parte dai potenti marosi, avanzava nel fango, trascinandosi sul terreno, per raggiungere la costa e trovare Cristal con lo sguardo.

Il Cavaliere del Cigno era duramente impegnato ad affrontare l’immonda creatura la cui stazza pareva riempire il mare. Grande e grosso, ma anche agile e molto resistente, il Leviatano sembrava esprimere veramente la potenza della Creazione. La potenza di una forza primigenia in grado di modellare il mondo a suo modo. Un violento colpo di coda spezzò il lastrone su cui Ilda e Cristal cercavano di stare in piedi, scagliandoli nuovamente in mare. Il ragazzo nuotò subito verso Ilda, che annaspava nella torbida corrente, afferrandola e cercando di avvicinarsi alla costa. Ma la furia del Leviatano pareva non fermarsi minimamente, continuando ad agitare le acque e a dirigere contro di loro violenti sbuffi di fumo nocivo. Con un secco sbatter di coda scaraventò entrambi contro le pareti di ghiaccio della scogliera, dove Ilda si dibatté per cercare una sporgenza o un punto a cui aggrapparsi.

"Resta qua!" –Le disse Cristal perentoriamente, prima di bruciare il suo cosmo, bianco e candido come la neve, come il mondo ghiacciato che lo circondava. Gettò un’occhiata verso l’acqua increspata di fronte a lui e questa si congelò dopo poco, divenendo una rozza massa di ghiaccio che si unì ai lastroni sparsi tutt’attorno. –"Oooh!!!" –Mormorò, socchiudendo gli occhi e iniziando a muovere le braccia, quasi come fosse un cigno intento a sbattere le ali. Quindi scagliò due pugni verso l’alto, mentre una fitta cortina di ghiaccio iniziò a cadere sulla costa. –"Vortice… Fulminante… dell’Aurora! Viaaa!!!" –Gridò Cristal, sbattendo congiuntamente i pugni avanti e dirigendo il poderoso attacco contro il Leviatano.

Le acque e i lastroni sparsi nel mare attorno parvero fondersi gli uni agli altri, mentre il freddo cosmo del Cigno congelava ogni cosa attorno, iniziando a ricoprire il corpo squamoso del Leviatano di un freddo gelo, che scendeva sempre di più, facendosi sempre più resistente, all’aumentare del cosmo di Cristal. Ma il Leviatano si agitò, sbattendo la coda con forza e colpendo con violenza irrazionale il mare ghiacciato, squarciandolo in più punti, impegnando Cristal ad aumentare ancora il potere gelante del suo cosmo.

Ilda, vedendo il ragazzo mettere un ginocchio a terra, ancora intento a lanciare il suo colpo segreto, parve riscuotersi improvvisamente. Gettò via il mantello bagnato e corse avanti, affiancando Cristal con il proprio cosmo scintillante.

"Odinooo!!!" –Gridò, allungando una mano verso il cielo e afferrando il suo tridente, che comparve brillando nel freddo mattino. –"Presto non ti agiterai più, bestione!" –Esclamò la Celebrante del Dio degli Asi, correndo avanti, incurante dello smuoversi della precaria piattaforma di ghiaccio. –"Vai, tridente di Polaris!!!" –Balzò in alto e diresse l’arma contro il ventre della creatura, mirando ad una zona spoglia da scaglie e da croste.

La punta del tridente si conficcò nel corpo rozzo della bestia, che subito si contorse, agitando selvaggiamente la coda, senza riuscire però a toglierla. Cristal approfittò di quel momento per rinnovare la potenza del suo assalto e ricoprire l’orrido corpo del Leviatano di uno strato di gelo, che raggiunse la fredda acqua del mare nordico, fondendosi con essa, divenendo un’immensa massa di ghiaccio. Ansimando per la fatica, il ragazzo crollò a terra, sul lastrone innevato, mentre Ilda tornava correndo da lui, per sincerarsi delle sue condizioni.

"Cristal!" –Mormorò la Celebrante di Odino, sfiorando il corpo del ragazzo. Freddo. Come la lastra di ghiaccio su cui erano accasciati, come il mare attorno a loro, come il vento che sferzava senza tregua i loro pallidi visi.

"Lascialo morire, Regina di Asgard! Presto sarà in buona compagnia!" –La chiamò improvvisamente una voce, obbligando Ilda a voltarsi verso la cima della scogliera, dove incontrò il divertito sguardo del Capitano dell’Ombra, in piedi a pochi passi dal dirupo, con il braccio destro sollevato davanti a sé e il collo di Flare stretto nel suo pugno.

"Flare!!!" –Gridò Ilda, correndo avanti e osservando la sagoma di sua sorella dimenarsi con forza, cercando di allentare quella morsa soffocante.

"Non temere, Ilda di Polaris, presto la raggiungerai!" –Sogghignò il Capitano. –"Sono venuto per te, per estirpare la tua dinastia e distruggere Asgard, cancellandola dalla storia! È questa la punizione che Flegias ha decretato per te! Per aver osato ostacolare l’avvento dell’ombra! Perciò non agitarti, prima tu o tua sorella che importanza vuoi che abbia? A chi vuoi che importi di sentirvi strillare? Tra pochi minuti, dopo che il Leviatano si sarà liberato, la sua furia annienterà Asgard, e tutta la sua gente!"

"Mai!" –Esclamò una terza voce, interrompendo la conversazione e obbligando Ilda a voltarsi verso Cristal, che cercava di rimettersi in piedi. –"Passerai sul mio cadavere prima di abbattere le mura di Asgard, maledetto!" –Aggiunse, sollevandosi infine e volgendo lo sguardo verso l’alta rupe, su cui la figura del Capitano dell’Ombra si stagliava.

"Non aspettavo altro che te, Cavaliere di Atena!" –Rispose sogghignando l’uomo, muovendo il braccio sinistro di scatto e dirigendo centinaia di scaglie verso il basso.

"Attenta!!!" –Gridò Cristal, lanciandosi su Ilda per proteggerla e rotolando con lei sul lastrone di ghiaccio.

Le scaglie di drago si conficcarono sulla piattaforma congelata, esplodendo all’istante, liberando violente vampate che incrinarono la lastra di ghiaccio, e poi la fecero schiantare. Livyatan scoppiò in una risata soddisfatta, prima di evocare il suo potere arcano, sollevando immense ondate nere, con cui travolse Ilda e Cristal, sbattendoli con foga contro la parete della scogliera. Desideroso ancora di divertirsi, il Capitano dell’Ombra tentò ancora di sollevare i suoi frangenti distruttivi, prima di accorgersi, con una punta di timore, che si erano completamente congelati.

"Ma… che cosa?!" –Esclamò stupefatto, alla vista di quegli alti marosi di acque nere bloccati davanti a sé, come se qualcuno avesse fermato il tempo. Come se qualcuno avesse fermato il loro movimento.

In quel momento esplose il cosmo del Cigno, mentre una violenta tempesta di ghiaccio iniziò a soffiare impetuosa attorno al corpo di Cristal. Una tempesta che non aveva niente di aggressivo, ma che invece parve cullarlo e rinfrancarlo. Una stella lampeggiò improvvisa nel cielo sopra di loro, calando su Cristal e rivelandosi poi come uno scrigno di luce, da cui l’Armatura Divina del Cigno uscì poco dopo, in tutto il suo splendore. Era l’unica, delle corazze dei cinque amici, a non essere stata potenziata dal mithril di Efesto, ma il tempo trascorso dal termine della Grande Guerra contro Ares era stato sufficiente per riparare i gravi danni subiti e darle nuova forza. Ilda sorrise, mentre l’Armatura si scompose in tanti pezzi, aderendo con cura al corpo del giovane Cavaliere. Un attimo dopo, Cristal era già lanciato verso l’alto, con le ali del Cigno spalancate dietro di lui, diretto verso il Capitano dell’Ombra.