PROLOGO

Fuggiva. Da giorni fuggiva, da quando lo avevano scoperto in una caverna sul Mar Nero, sulle rive del fiume Termodonte, dove aveva appiccato un violento incendio al Tempio delle Amazzoni, per vendicarsi del tradimento di Ippolita durante la guerra tra Ares e i Cavalieri di Atena. Flegias, figlio di Ares, Flagello degli Uomini, fuggiva di spelonca in spelonca, nascondendosi tra le ombre della notte, negli oscuri antri delle montagne e negli abissi delle terre anatoliche. Rincorso dai suoi inseguitori, braccato come un evaso, tallonato a vista da tre abilissimi e veloci cacciatori, che a stento avevano ritrovato le sue tracce, dopo la fine della Grande Guerra.

Phantom dell’Eridano Celeste, Luogotenente dell’Olimpo, Giasone della Colchide e Ermes, il Messaggero degli Dei, non gli davano tregua, continuando a seguire i seppur deboli, quasi impercettibili, barlumi del suo cosmo infernale, che avvampavano a tratti nell’oscuro silenzio della notte. Non intenzionati ad arrendersi. Né ora né mai.

Nascosto dalle ombre, di cui era padrone e schiavo, Flegias raggiunse le isole dell’arcipelago greco, così vicine all’antica terra in cui aveva vissuto, e in cui la sua tragedia si era consumata nei mesi precedenti, ed iniziò a vagare tra esse, scegliendo mete poco frequentate, isole abbandonate, morfologicamente irrequiete, come la smania che portava dentro. Come il desiderio di vendetta e di rivalsa. Crono e Ares avevano fallito, come Seth quattordici anni prima di loro, non riuscendo, neppure con l’enorme aiuto della Pietra Nera, a sbarazzarsi dei Cavalieri di Atena e di Zeus, per quanto dolorose perdite i loro eserciti avessero subito. E adesso toccava a lui, a lui soltanto, il supremo compito di preparare il mondo all’avvento di una nuova era: l’ultima, prima della fine.

Con lo sguardo carico di odio e malvagia follia, Flegias raggiunse un’isola disabitata dell’Egeo orientale, piccola e priva di qualsiasi forma di vita, a causa dell’inospitale morfologia del luogo, che la rendeva inadatta all’insediamento umano. Arida, priva di corsi d’acqua e di terreno fertile, l’isola si presentava come un tozzo ammasso di montagne e vulcani, uno dei quali ancora in stato di semiattività, circondati da terreni scoscesi e anfratti oscuri, dove il velenoso cosmo del Figlio di Ares iniziò presto a scivolare, facendoli propri, risvegliando le oscure creature che nei tempi antichi vi furono confinate e soggiogandole al proprio dominio.

"Che sta succedendo?!" –Domandò Giasone, giunto sull’isola insieme a Phantom e ad Ermes. Una colonna di fumo nero iniziò ad uscire dall’ampia bocca del vulcano principale, presto seguito da gemiti di disumana natura, mentre il terreno sembrò tremare sotto di loro, inquietando i tre inseguitori.

"Non lo so... ma tutto questo non mi piace affatto!" –Sibilò Phantom, scrutando il paesaggio di fronte a loro. Ma la sua vista, per quanto acutissima, dovette perdersi nell’oceano di ombre che tutta l’isola aveva iniziato a circondare; e la notte buia, senza luna, non aiutava i tre Cavalieri di Zeus nell’ardua impresa, ordinata dal Signore dell’Olimpo in persona: uccidere Flegias, causa di troppe guerre e dolore.

"In guardia, Cavalieri Celesti!" –Esclamò Ermes, sollevandosi in volo sopra di loro, grazie alle ampie ali della sua Veste Divina. –"Quel demonio è capace di tutto! Persino di…" –Ma Ermes non riuscì a terminare la frase che un nuovo boato scosse l’isola, mentre torride ventate di aria infernale travolsero i tre uomini, sollevando polvere e frammenti di roccia. In quell’apocalittica tempesta, una figura, avvolta in un nero manto di ombra, comparve tra le vampe infuocate, e a Phantom sembrò realmente di vedere Satana uscire dagli inferi. Ricoperto dalla sua Armatura Scarlatta, dagli inquietanti toni di morte, Flegias apparve di fronte a loro, con la Spada Infuocata in mano ed un crudele sguardo carico di fiamme letali.

"Benvenuti nel mio regno!" –Sogghignò il figlio di Ares, mentre immonde vampate di energia infuocata scivolavano intorno a lui. –"Possa essere per voi luogo di dolore... e di morte!" –Sibilò quindi, lanciandosi avanti con la Spada sfoderata.

In un attimo fu su Giasone, obbligando il Cavaliere Celeste a mettere tutta la sua energia cosmica nello Scudo che portava al braccio sinistro per difendersi dalla devastante potenza della Spada Infuocata, che si abbatté come un fulmine sulla sua difesa, spingendolo indietro. Rapidi e violenti erano i fendenti di Flegias, così potenti da scheggiare in più punti lo Scudo della Colchide, mentre Giasone stringeva i denti, venendo spinto indietro, scavando il terreno sotto di lui con i piedi corazzati della sua Armatura.

"Scudo della Colchide!!!" –Gridò infine Giasone, concentrando il cosmo sulla sua difesa.

Lo scudo rotondo si illuminò improvvisamente, scaricando un violento ventaglio di energia lucente contro Flegias, il quale riuscì ad evitarlo con un abile balzo, portandosi proprio dietro a Giasone, il cui assalto era stato battuto sul tempo. Con la Spada sollevata, Flegias fece per mirare al collo del Cavaliere Celeste, il quale ancora si stava voltando, ma Phantom intervenne in aiuto dell’amico, liberando uno scrosciante vortice energetico, travolgendo Flegias e scaraventandolo in alto. Ermes puntò immediatamente il Caduceo contro la cima del gorgo acquatico, in cui un’oscura figura si dimenava per liberarsi, ma quando scagliò il suo raggio energetico si accorse che esso non raggiunse Flegias, balzato nuovamente a terra, tra le desolate ombre di quell’isola nera.

"Maledizione!" –Strinse i denti Phantom, rendendosi conto di quanto ostica fosse quella battaglia. –"Ostica e pericolosa!" –Aggiunse, mentre l’aria si caricava di una violenta energia infuocata. Striature di oscuro cosmo, dagli scarlatti riflessi, scivolarono intorno ai tre Cavalieri Celesti, stridendo sul brullo terreno dell’isola, mentre Flegias, da cui le onde di energia partivano, stava in piedi di fronte a loro, stringendo ancora in mano la sua Spada Infuocata.

"Arrenditi, Flegias!!!" –Esclamò Ermes a gran voce, balzando in cima ad un pinnacolo roccioso. –"I tuoi piani sono miseramente falliti! Non hai conquistato l’Olimpo, né con l’aiuto di Crono né con quello di tuo padre! Sei solo adesso! Solo e vinto!"

"Solo?! Solooo?!" –Tuonò Flegias, e il suo cosmo si accese improvvisamente, scaricando guizzanti folgori incandescenti nell’aria avanti a sé, frantumando le rocce intorno, facendo tremare il terreno scosceso, obbligando i tre Cavalieri a difendersi e a piantarsi saldamente a terra per non essere scaraventati via. –"Guardami Ermes!!! Guardami!!! Senti l’immensa energia che porto dentro! Sentila... e pregami di non liberarla, pregami di lasciarti vivere ancora!!! Di lasciarti sguazzare ancora nel letamaio che ti è proprio, strisciando come un verme ai piedi del tuo Signore Zeus!!!"

"Traditore! Come osi un simile linguaggio?" –Gridò Ermes, puntando contro Flegias il suo Caduceo. –"Pagherai con la vita tale affronto!!!" –E liberò un violento raggio di energia, che partì dalla cima della Divina Bacchetta, dirigendosi verso Flegias, ma il Figlio di Ares lo deviò all’ultimo istante, con un violento colpo della sua Spada Infuocata.

Incredibile!!! Rifletté il Dio. Il colpo che aveva distrutto persino le barriere di Syria delle Sirene, valente Generale di Poseidone, e di Shaka di Virgo, il più vicino a Dio tra i Cavalieri d’Oro di Atena, deviato da un semplice gesto di Spada! Che sia davvero così grande il potere di costui?! Che sia davvero così grande il desiderio di morte e distruzione che cova dentro?! Per un momento Ermes socchiuse gli occhi, mentre le dilanianti folgori di Flegias accendevano l’aria intorno a loro, frantumando rocce e stridendo con violenza sulle Divine Vesti dei tre Cavalieri. Ripensò a tutti i morti, uomini e Dei, di quelle folli lotte che avevano combattuto, sia ad Atene che sull’Olimpo, e strinse i pugni con forza. È il momento di mettere la parola fine a queste guerre!!! E senz’altro aggiungere, Ermes si lanciò avanti, sfidando l’impetuosa tempesta energetica che Flegias dirigeva loro contro.

"Cadi, demone oscuro!!!" –Gridò Ermes, buttandosi contro Flegias dall’alto dello sperone roccioso.

"Iaaah!!!" –Urlò Flegias, scagliando la Spada Infuocata verso l’alto, proprio in direzione di Ermes, che riuscì a scansarla colpendola con un violento raggio energetico del suo Caduceo. Al tempo stesso anche Phantom e Giasone si lanciarono avanti, caricando i pugni di energia cosmica, ma quando furono tutti e tre vicini Flegias liberò il suo devastante potere, travolgendo i Cavalieri Celesti, avvolgendoli in una vorticante tempesta di fiamme oscure.

"Apocalisse Divinaaa!!!" –Gridò Flegias, sollevando il braccio destro al cielo, e investendo in pieno i tre Cavalieri, che furono sballottati in aria dal turbinante vortice oscuro, le cui incandescenti vampe erano cariche di nera energia, di spettrali ombre che volevano oscurare la lucentezza dei loro cosmi, e delle loro Armature.

"Morite!!!" –Ghignò Flegias, recuperando la sua Spada Infuocata e scattando avanti, sull’onda della sua stessa tempesta di energia. Come un fulmine piombò su Giasone, e sbatté con forza la lama sul suo Scudo rotondo, scheggiandolo, e continuò a colpirlo, a massacrare la sua difesa, senza dargli tregua alcuna, senza possibilità di respiro, mentre il ragazzo arretrava convulsamente, incapace di prendere fiato e rispondere. Con un ultimo violento colpo, Flegias piantò la Spada Infuocata al centro dello Scudo della Colchide, proprio sulla splendida nave di Argo che sull’arma era disegnata, penetrando il nobile metallo e affondando nel braccio sinistro del Cavaliere Celeste, facendolo urlare dal dolore.

Come se le fiamme dell’Inferno mi fossero penetrate dentro! Mormorò Giasone, mentre i frammenti dello Scudo si schiantavano ai suoi piedi. Un’oscura potenza sostiene costui... e adesso… adesso sta entrando dentro di me!!!

"Giasoneee!!!" –Gridò Phantom, rialzatosi nel frattempo. Senz’altro aggiungere liberò la devastante potenza del Gorgo dell’Eridano, proprio mentre Ermes caricava nuovamente il suo Caduceo. Il violento raggio di energia spinse Flegias indietro, ferendolo alla spalla sinistra, mentre il vortice acquatico di Phantom lo sollevava di nuovo da terra, avvolgendolo nelle sue lucenti correnti energetiche.

"Non crediate di avermi già sconfitto!" –Gridò Flegias, delirante, al centro del gorgo. –"Ho ancora molte frecce al mio arco!! E ve lo dimostrerò!" –Aggiunse, riuscendo infine a stabilizzarsi al centro dell’acquatico vortice di energia.

"È incredibile! Ha preso il controllo del gorgo!!!" –Sgranò gli occhi Phantom, bruciando ancora il proprio cosmo lucente, cercando di recuperare la guida del suo turbine.

Ridendo come un folle, Flegias, in alto, in mezzo alle turbinanti acque energetiche dell’Eridano, sollevò l’indice destro al cielo, richiamando a sé tutte le ombre dell’isola, che scivolarono lente nell’aria oscura, masse indistinte, quasi impercettibili all’occhio umano, concentrandosi sulla punta del dito del Figlio di Ares, il cui volto, in preda ad una delirante estasi universale, sogghignava malignamente.

"Non farlo, Flegias!!! Nooo!!!" –Gridò Ermes improvvisamente, che aveva compreso le intenzioni del Rosso Fuoco. Ma il figlio di Ares non si curò neppure delle sue parole, anzi, gli fornirono ulteriore motivo per andare avanti.

"Shadows Skill!!!" –Gridò, liberando l’oscuro potere delle ombre. –"Maestria di Ombre!!!"

Oscure sagome, simili a striscianti serpenti, partirono dal dito del Figlio di Ares, piombando sui tre Cavalieri Celesti, avvolgendoli nelle loro tenebrose spire, bloccando i loro movimenti, raggiungendo persino la loro anima.

"Maledetto…" -Rantolò Phantom, accasciandosi su un ginocchio, prima di far esplodere ancora il proprio cosmo lucente. –"Gorgo dell’Eridano!!!"

Il turbinante mulinello di energia acquatica travolse Flegias, il quale sembrò comunque non curarsene, intento com’era a dirigere le sue malefiche ombre su Giasone, che, indebolito dalla velenosa ferita della Spada Infuocata, venne travolto e sollevato in aria, avvolto in una tenebrosa massa indistinta e risucchiato dal vortice stesso, a comando di Flegias.

"Nooo… Giasoneeee!!!" –Esclamò Phantom, osservando l’amico scomparire all’interno del mulinello di energia acquatica; energia che ormai era diventata completamente nera, asservita all’oscuro potere del Figlio di Ares.

"Caduceo!!!" –Gridò Ermes, puntando la Divina Bacchetta verso la cima del vortice e liberando un violento raggio energetico.

L’abbagliante esplosione che ne seguì scaraventò Phantom ed Ermes indietro di parecchi metri, facendoli schiantare contro le rocce retrostanti, mentre il turbinio di ombre scompariva, lasciando apparentemente l’isola.

"Uungh..." –Mormorò Phantom, rialzandosi a fatica. Si guardò intorno, mentre Ermes si rialzava a sua volta, ma non trovò niente, solamente una fitta oscurità che pareva scendere sempre più su di loro. I cosmi di Flegias e di Giasone erano scomparsi, al di là di un muro di tenebra che il Luogotenente non riusciva a penetrare.

"La Maestria di Ombre!!!" –Rifletté Ermes, affiancando il ragazzo. –"Flegias ha invocato uno dei poteri più arcani e oscuri di questo mondo, Cavaliere! La Maestria di Ombre! Un’ancestrale tecnica che sancisce il dominio su ogni forma di ombra e tenebra che calchi questo mondo!"

"Ma… è terribile!!" –Commentò Phantom, in pena per le sorti di Giasone.

"Terrificante!!!" –Mormorò Ermes, a bassa voce. –"Non so da quanto Flegias sia capace di evocare un potere simile, né so quanto è effettivamente in grado di controllarlo!"

"Spiegati meglio..."

"Se Flegias non disponesse della sufficiente fermezza, del sufficiente controllo per dominare le ombre di questo nostro tempo, allora esse potrebbero ribellarsi a lui, facendolo proprio e disperdendosi sull’intero pianeta, portando ovunque l’oscuro manto della notte!" –Spiegò Ermes. –"Ma se Flegias fosse davvero così forte, da riuscire persino dove fallirono gli alchimisti del Mondo Antico, ad avere il controllo sulle ombre, ne diventerebbe indiscusso Signore, creando un esercito di disperazione e tenebra capace di oscurare persino lo splendore del Sole!"

"In qualunque modo vada..." –Commentò infine Phantom. –"La Terra corre un grave pericolo!"

"La Terra e tutti gli uomini che credono e confidano nella benigna luce del Sole e delle stelle! Luce che le ombre di Flegias cercheranno di oscurare quanto prima! E per sempre!"

"Dobbiamo impedire che ciò accada!" –Esclamò Phantom istintivamente, e a quelle parole parve ai due che una fitta cappa di tenebra calasse su di loro.

Mormorii indistinti percorsero l’aria, carica di un’innaturale tensione, mentre una gelida aria di morte iniziò a soffiare, gelando le vene dei due Cavalieri. Come se le ombre avessero udito il loro discorso e rispondessero alle loro accuse.

"Lo faremo, Luogotenente dell’Olimpo! Lo faremo!" –Strinse i pugni Ermes, prima di riagganciare il Caduceo alla sua Cinta. –"Ma adesso dobbiamo tornare sull’Olimpo! Zeus deve essere immediatamente informato di questo evento!"

"E Giasone?!" –Incalzò Phantom, guardandosi intorno. –"Non vorrai abbandonarlo?"

"Temo che adesso non potremo fare molto per il Cavaliere tuo amico!" –Rispose Ermes, notevolmente dispiaciuto. –"Siamo stanchi, e questa cappa di ombre limita i nostri sensi! Avvertirò Zeus e decideremo insieme come procedere!"

"Ma... Ermes..." –Mormorò Phantom, in cuor suo combattuto tra la ragione, che sapeva che le parole di Ermes erano vere, e i sentimenti, che lo avrebbero lanciato alla ricerca dell’amico, seppure neanche lui sapesse bene dove. –"Torniamo!" –Si limitò a rispondere Phantom, ed in quell’unica parola mise tutta la sua tristezza, e la sua delusione.

Ermes gli sorrise dolcemente, prima di incitarlo a bruciare il proprio cosmo, e a lasciare quell’isola maledetta. In un lampo di luce tornarono sull’Olimpo, mentre le tenebrose ombre vorticavano nella notte senza stelle, posandosi poi sul loro nuovo signore e padrone: Flegias, figlio di Ares, Flagello degli Uomini e Maestro di Ombre.