CAPITOLO QUATTORDICESIMO: BATTAGLIA NELLO JAMIR.

Il cielo sopra lo Jamir si accese di bagliori incandescenti e le grida degli Heroes di Ercole risuonarono per le immortali vallate, rompendo l’ancestrale silenzio di quei luoghi lontani. Libra e Alcione avevano lasciato il resto della Terza Legione a riposare in una piana tra due montagne, una cinquantina di chilometri a sud del Palazzo di Mu. E là gli Heroes furono raggiunti da un violento attacco nemico, che si presentò sotto forma di un gigantesco turbinio di energia, costellato da luccicanti piume su cui risplendevano occhi dorati.

Due figure apparvero sul terreno roccioso di fronte ai dieci Heroes della Legione del Mare, avvolte in un’accecante aura energetica dalle sfumature divine. La prima figura era un uomo, alto e dallo sguardo altezzoso, rivestito da un’armatura blu e gialla, simboleggiante il Pavone, animale sacro ad Era per eccellenza. La seconda figura era una donna, più bassa e dall’aspetto tozzo, simile a quello dell’animale che la sua Armatura evocava: la Vacca. Erano soltanto in due ma il loro cosmo era talmente vasto e potente che Gerione, il secondo ufficiale della Terza Legione, credette di avere di fronte un intero esercito.

"Abbassate pure le braccia! Ogni difesa sarà vana!" –Commentò l’uomo, con voce altera e carica di disprezzo. –"Non tentate neppure un solo passo in avanti! Risparmierete così le forze per il sentiero dei morti, che dovrete percorrere fino alla Bocca di Ade!"

"Maledetto arrogante!" –Ringhiò Gerione, irato. –"Chi diavolo sei?"

"È così importante conoscere il nome del vostro carnefice? Di colui che di questa sozza feccia umana farà strage, mondando la Terra dalla vostra inutile e pallida presenza?" –Continuò l’uomo, deviando lo sguardo da quella sudicia marmaglia, sfiancata dal duro percorso seguito per giungere fino in Jamir. –"Soltanto guardarvi provoca in me un siffatto moto di disgusto, che preferisco non porre il mio sguardo su di voi!"

"Co.. come?!" –Ringhiarono Gerione, Nesso e Proteus.

"Vi ucciderò così, senza guardare, perché è triste vedere i pesci che si dibattono dopo essere stati pescati dal mare, alla boccheggiante ricerca dell’ultimo alito di vita!" –E nel dir questo l’uomo con l’Armatura del Pavone sollevò il braccio destro verso il gruppo di Heroes, volgendo loro il palmo della mano. Immediatamente un’onda di energia travolse Gerione e i suoi compagni, scaraventandoli lontano, schiacciandoli contro la millenaria parete rocciosa, che franò in parte per la violenza dell’assalto. Alcune Armature andarono in frantumi in più punti, mentre i corpi indolenziti dei guerrieri di Ercole ricadevano a terra inermi.

"Ecco! Contorcetevi un poco, suvvia!" –Sospirò l’uomo, spostando la frangia di capelli dal viso, con gesto di snobistico distacco. –"Assaporate questi ultimi momenti di vita, prima di scendere nell’abisso infernale!" –E sollevò nuovamente il braccio destro, per caricare una nuova onda di energia.

A tale vista, Gerione del Calamaro cercò di rialzarsi, barcollando un poco sul terreno prima di piantare i piedi con solidità. Srotolò le fruste in dotazione alle propria armatura, facendole schioccare a terra con fragore, attirando l’attenzione dell’Emissario di Era, che gli rivolse uno sguardo di sdegno.

"Umpf! Verme, ancora rivolgi lo sguardo a Dio? Non sei dunque stato accecato dallo splendore della mia luce? Hai pertanto rifiutato la pace eterna di cui volevo farti dono?" –Commentò l’uomo, con un sorrisino di scherno sul volto.

"Taci! Non parlare di pace tu che servi una Dea dedita al culto della guerra e della morte! Non te lo concedo, ipocrita!" –Ringhiò Gerione coraggiosamente, muovendo un passo avanti. Ma l’uomo lo fulminò con uno sguardo, carico di così tanta energia cosmica da scaraventare il guerriero indietro, fino a schiantarlo contro la montagna, facendolo sprofondare in essa, sommerso da cumuli di rocce. Senza però riuscire a strappargli alcun grido di dolore.

"Gerione!" –Urlarono i suoi compagni, cercando di rimettersi in piedi, succubi di un misterioso potere, di una cupola di energia che stava premendo su di loro, schiacciandoli a terra impotenti.

"È dunque questo il suo miserabile nome?" –Commentò il sicario di Era. –"Figlio di Crisaore e di Calliroe, re dell'isola Eritea, Gerione era un gigante con tre teste, sei braccia e sei gambe, cioè con tre corpi uniti su un unico ventre. Possedeva immensi armenti di buoi rossi custoditi dal mostruoso cane Ortro, figlio di Echidna.
Nella sua decima fatica, Ercole raggiunse l'isola di Eritea, dove pose i confini del mondo conosciuto, le cosiddette Colonne d'Ercole, sconfisse Gerione ed Ortro e portò gli armenti ad Euristeo, umiliando in tal modo l’essere, mostruoso e vinto!"

"Sbagli!" –Esclamò una fresca voce maschile. Nesso del Pesce Soldato si rimise in piedi, sfidando lo sguardo dell’uomo con l’Armatura del Pavone. –"Gerione non è affatto un mostro, né un vinto! Egli è il miglior comandante, assieme ad Alcione, che questa Legione possa vantare! Ed il nome che porta non è affatto il suo vero nome, ma quello che egli stesso scelse dopo aver messo la propria vita al servizio di Ercole, in omaggio al Dio dell’Onestà!"

"Ridicole parole le tue, l’ultimo fremito di un moscerino prima di essere schiacciato! Se proprio avesse voluto cambiar nome, avrebbe potuto scegliere un nome regale, non il nome di un mostro!" –Sorrise l’uomo, prima di sollevare nuovamente il braccio e volgere il palmo verso Nesso.

Tutti gli Heroes tremarono improvvisamente, preoccupati per la sorte dell’Hero del Pesce Soldato, immaginando che sarebbe stato travolto in un batter di ciglia dalla furia del guerriero di Era. Ma l’attenzione del sicario fu attratta da un’esplosione di energia proveniente dall’interno della montagna, cui fece seguito un boato che fece franare parte del millenario monte, liberando Gerione dalla temporanea prigionia.

"Mi davi già per vinto, uccellaccio del malaugurio?" –Esclamò Gerione, liberandosi dalle ultime rocce. –"Il nome che ho scelto non vuole indicare un mostro, ma una sofferenza! Poiché a Gerione, come a me, è stato strappato qualcosa di molto caro! Al Gigante a tre teste furono portati via i suoi armenti, a me è stato rubato un mondo intero! Il mio mondo! La mia terra!!!" –Gridò l’Hero del Calamaro, lanciandosi avanti, completamente avvolto dal proprio cosmo dal color verde scuro.

Le fruste del Calamaro saettarono nell’aria, generando violente scintille di energia, stridendo sul terreno roccioso e sollevando polvere, prima di dirigersi verso il braccio teso del sicario di Era. Ma questi rimase impassibile per tutti i brevi secondi dell’assalto di Gerione, aspettando che le fruste giungessero di fronte al suo palmo aperto. Là si fermarono di colpo, irrigidendosi all’istante, di fronte agli occhi sgranati di Gerione e dei suoi compagni.

"Torna!" –Sibilò l’uomo rivestito dall’Armatura del Pavone. E le fruste si rianimarono improvvisamente, saettando indietro, scivolando nell’aria verso Gerione, attorcigliandosi attorno al suo corpo fino a stringersi intorno al collo dell’Hero, come un tagliente cappio.

"Per Ercole! Gerione!!!" –Gridò Proteus della Razza, alla vista del compagno soffocato dalle sue stesse armi. Il volto di Gerione sbiancò improvvisamente e, nonostante l’enorme sforzo che stesse conducendo, non riuscì ad allentare la presa sulle fruste.

"Ma tu, chi diavolo sei?!" –Domandò infine Nesso, con voce tremante.

Kyros del Pavone il mio nome celeste, umile servitore della Dea del Matrimonio!" –Rispose questi, fissando per la prima volta i dieci guerrieri di Ercole negli occhi, con uno sguardo deciso e pieno di disprezzo, verso quel volgo così lontano dalla perfezione celeste degli Dei. Di Era prima di ogni altro.

"Bene, caro il mio pavoncello, non credere che ti permetterò di disporre di noi a tuo piacimento!" –Esclamò Proteus della Razza. –"Combatterò a fianco del mio capitano!"

"Morirai a fianco del tuo capitano, avresti dovuto dire!" –Commentò schivo Kyros, prima di dirigere una devastante onda di luce contro Proteus. Ma la poderosa energia del Pavone si schiantò contro una barriera invisibile, disposta tutta intorno ai dieci guerrieri di Ercole, facendola vibrare con forza, distruggendo la roccia tutta attorno e sollevando nubi di polvere, senza però raggiungere né Proteus né Gerione, il quale, privo del controllo psichico di Kyros, si accasciò a terra esanime.

"Uh?!" –Kyros inarcò il sopracciglio destro, voltandosi leggermente verso il gruppo di guerrieri, per capire quale stupefacente potere avesse potuto fermare il proprio attacco, distraendolo al punto da lasciar cadere la sua meditazione di controllo sulle fruste di Gerione. Quando la polvere si diradò, e i dieci guerrieri poterono muoversi con maggiore scioltezza, Kyros osservò una donna ergersi di fronte a lui, con il viso ricoperto da una maschera color avorio ed un’Armatura scura dai riflessi violacei. Pasifae del Cancro era il suo nome, Sacerdotessa di Ercole.

"Detesto combattere!" –Esordì Pasifae, con voce leggera e apparentemente timida. –"Ma devo farlo, per proteggere i miei compagni! Poiché i tuoi attacchi sono di natura psichica, credo di essere la persona più adatta per fronteggiarli!" –Spiegò la donna, avvolta nel suo mantello marrone, che il vento faceva scivolare sulle sue forme sinuose. Leggere e molto delicate.

"Uno stelo in un prato investito da una tempesta! Ecco cosa sei! Fragile come un filo d’erba!" –Esclamò Kyros, disprezzando la ragazza. –"Quanto credi che ci vorrà per piegarti? Di quanto tempo ritieni avrò bisogno per estirparti?" –E nel dir questo sollevò nuovamente il braccio destro, con noncuranza, dirigendo un’immensa onda di energia contro Pasifae, la quale rimase immobile, concentrata su se stessa e sui propri sensi, tesi al massimo.

Un attimo prima che l’onda di energia la travolgesse, una frazione impercettibile di secondo prima di essere investita, Pasifae eresse una barriera di energia cosmica davanti a sé, estesa lungo i lati fino a coprire i propri compagni, proteggendoli da quella furia devastatrice. Era una barriera irregolare, in parte ondeggiante, simile ad un mantello scosso dal vento, ma resistente quanto basta per neutralizzare l’effetto dell’assalto di Kyros, il quale, stavolta, non riuscì a nascondere un moto di sdegno.

"Un’antica leggenda cinese racconta che, durante una tempesta, un filo d’erba, essendo più piccolo e più ancorato al terreno, abbia più possibilità di resistere di una grande quercia, la quale è sì potente, ma è anche facilmente sollevabile in un brusco temporale!" –Commentò pacatamente Pasifae, unendo i palmi delle mani e concentrando all’interno il proprio cosmo in un’abbagliante sfera di energia. Kyros, indispettito dalla imperturbabile tranquillità della ragazza, la prima, dopo secoli, che osava tenergli testa, sollevò una nuova onda di energia, potente come quella che aveva investito i dieci Heroes la prima volta, dirigendola verso la Sacerdotessa.

"Pasifae!!!" –Gridò Gerione, cercando di rimettersi in piedi, per quanto le ferite al collo gli rendessero difficoltosa la respirazione.

Immobile, ancorata al terreno dalle proprie convinzioni e dalla fiducia nelle proprie capacità, Pasifae non parlò, liberando la devastante energia che aveva iniziato a raccogliere tra le mani. Cerchi concentrici di luce dorata sorsero dalla sfera cosmica, in numero progressivamente maggiore, frenando la corsa dell’onda di energia di Kyros, annientandosi a vicenda e generando una violenta esplosione che scaraventò entrambi i contenenti indietro di parecchi metri. Kyros piroettò in aria, roteando su se stesso, fino ad atterrare compostamente sulle gambe, affiancato dalla donna con l’Armatura della Vacca, rimasta fino a quel momento immobile e silenziosa. Come Emissario di Era, al pari dello stesso Kyros, la Vacca sapeva che egli avrebbe voluto combattere da solo. Per orgoglio e per certezza di vittoria. Ed anch’ella, come lui, si sarebbe sentita umiliata dall’intervento di un suo parigrado.

Pasifae venne spinta indietro dall’onda d’urto, schiantandosi contro Gerione, che cercò di afferrarla, venendo spinti entrambi contro la roccia franata alle loro spalle. Proteus della Razza e Arsinoe dello Scoiattolo corsero verso i due compagni, per aiutarli a rimettersi in piedi, e percepirono chiaramente la debolezza del cosmo di Pasifae. Per quanto fosse potente, la Sacerdotessa aveva contenuto per ben due volte l’attacco di Kyros del Pavone, la cui potenza cosmica era superiore a quella di qualsiasi Hero di Ercole.

"E lo ha fatto per noi!" –Commentò Arsinoe, aiutando Pasifae a rimanere in piedi.

"Credo sia il momento di restituirle il favore!" –Esclamò Gerione, adirato, incontrando lo sguardo annuente di Proteus e di altri Heroes. Senz’altro aggiungere, il secondo ufficiale della Terza Legione scattò avanti, liberando le proprie fruste cariche di energia cosmica, subito seguito da Proteus della Razza, da Nesso del Pesce Soldato, da Scilla di Cariddi, da Ettore della Gonostoma, unitisi in un unico grande attacco.

"Pazzi suicidi! Vi gettate in un pozzo di lava incandescente, con la speranza di uscirne vivi? È senza fine la follia dell’uomo!" –Sogghignò Kyros del Pavone, muovendo il braccio destro con un gesto brusco, quasi a fendere l’aria, creando un’onda di energia, sulla quale si infransero i vari attacchi degli Heroes, disintegrandosi completamente dopo poco. Ad un secondo cenno della mano di Kyros, l’onda sfrecciò nell’aria rarefatta travolgendo gli Heroes e scaraventandoli lontano, con le Armature danneggiate. –"È tipico delle bestie, degli animali senza raziocinio alcuno, non comprendere l’ineluttabilità del proprio destino! E voi, pietosa feccia umana, dal volto rigato di sangue bastardo e di sporca terra, fate parte della stessa cerchia!" –Sentenziò Kyros, strusciandosi le mani, quasi come volesse pulirle per averle sporcate in quella battaglia. Quindi si voltò verso la sua compagna, rimasta muta al suo fianco. –"Adesso dobbiamo soltanto trovare la Lama degli Spiriti e la nostra missione sarà conclusa!"

"Conclusa, dici?! Ci sottovaluti, Pavone Divino!" –Una sprezzante voce distrasse nuovamente Kyros, obbligandolo a voltarsi verso lo spiazzo dove aveva abbattuto gli Heroes e a trovarsi di fronte lo sguardo determinato e vivido di Gerione del Calamaro, che si stava rimettendo in piedi. Nesso del Pesce Soldato era al suo fianco, con l’armatura ammaccata e pieno di lividi, ma ancora vivo e deciso a non arrendersi. Anche Arsinoe dello Scoiattolo e Proteus della Razza si sollevarono, scuotendosi la polvere di dosso. E altrettanto fecero Scilla di Cariddi, Ettore della Gonostoma, Eretteo della Foca, Miseno del Pesce Rombo e Termero del Pesce Picasso.

"Che cosa? Ma voi... siete… vivi?!" –Kyros sgranò gli occhi stupefatto. Aveva immaginato che gli Heroes di Ercole, per quanto uomini mortali, non sarebbero stati avversari arrendevoli, ma mai avrebbe creduto che sarebbero riusciti a resistere ad un’onda energetica di così vasta potenza come quella che aveva scagliato loro contro.

"Lo dobbiamo soltanto a lei!" –Commentò Nesso, sollevando il corpo stanco della Sacerdotessa del Cancro dalle rocce frenate attorno a loro. –"Pasifae ci ha difeso tutti quanti, ricoprendo i nostri corpi di un sottile mantello di luce, che ci ha permesso di attutire l’impeto devastante dei tuoi colpi!"


Gerione e gli altri Heroes sospirarono per un momento, osservando l’indebolita e generosa Sacerdotessa del Cancro e ringraziandola per averli difesi, per aver usato il cosmo, che lei non è mai riuscita a tramutare in potenza offensiva, per proteggere i suoi compagni, anche coloro che, troppo indolenti, non avevano tentato di reagire all’attacco di Kyros. Lo sforzo sostenuto le aveva fatto perdere i sensi, ma Nesso ritenne che la Sacerdotessa avrebbe potuto comunque riprendersi.

"Dobbiamo vincere anche per Pasifae!" –Esclamò l’Hero del Pesce Soldato, poggiando delicatamente il grazioso corpo della Sacerdotessa a terra.

"E lo faremo!" –Gli andò dietro Arsinoe dello Scoiattolo, per la prima volta risoluta e decisa a combattere. Espanse il proprio cosmo, presto seguita da Gerione e da tutti gli altri, e si lanciò avanti, concentrando l’energia in piccole bombe incandescenti dalla forma di ghiande. –"Ghiande esplosive!" –Gridò, scagliando contro Kyros una raffica di ghiande di energia cosmica. Dietro di lei, Nesso, Gerione, Proteus e gli altri Heroes univano i cosmi coordinandoli in un unico attacco.

Kyros, per niente intimorito, ricreò nuovamente la propria onda di energia, sulla quale si schiantarono gli assalti di Arsinoe e di tutti gli altri, prima di liberarla e travolgerli per l’ennesima volta. Ma inaspettatamente i nove Heroes unirono i loro cosmi, creando una cupola di energia su cui si infranse l’assalto di Kyros, rinviandolo al mittente. Prima che potesse rendersi conto dell’accaduto, il guerriero del Pavone venne afferrato per un braccio da una frusta di Gerione e strattonato con forza, fino a perdere la presa e a rotolare avanti, dove le robuste mani di Ettore della Gonostoma lo attendevano per avvinghiarsi intorno al suo collo e stringerlo con forza.

"Lo tengo!" –Esclamò Ettore della Gonostoma, soffocando il respiro di Kyros con le sue potenti mani, con le quali, in gioventù, si era allenato a frantumare gli scogli delle coste greche.

"Non mollarlo!" –Gridò Proteus della Razza, osservando il cosmo di Ettore incendiarsi attorno a lui e stritolare Kyros in una morsa che apparentemente non lasciava scampo. L’aura intorno all’Hero della Gonostoma si accese ulteriormente, diventando una vivida fiamma di energia che spinse indietro gli altri Heroes, quasi stupiti che il loro compagno possedesse una simile potenza, finora tenuta celata. Quando compresero l’errore, era ormai troppo tardi.

"No!!!" –Gridò Gerione, il primo ad accorgersi dell’orrore. –"Non è il cosmo di Ettore che sta bruciando! È il suo corpo! È il cosmo di Kyros che lo sta incendiando!" –E liberò una frusta, facendola saettare nell’aria, fino ad afferrare un braccio di Ettore, nel tentativo di trascinarlo via. Ma non appena la frusta si avvinghiò attorno all’arto dell’Hero, una violenta esplosione di luce scaraventò indietro i Cavalieri di Ercole, abbagliati da una così accesa manifestazione di cosmo.

Kyros del Pavone aveva sormontato il cosmo di Ettore, incendiandolo con il proprio, le cui origine divine gli permettevano di aver facilmente ragione di quello di un mortale. Aveva afferrato le braccia dell’Hero, infondendo dentro il suo corpo una fiamma che nessun gelo avrebbe potuto spegnere: la fiamma della morte, che aveva divorato l’uomo dall’interno, fino ad annientarlo completamente. In un secondo, la frusta di Gerione andò in frantumi, disintegrandosi come polvere al vento, e stessa sorte toccò al corpo di Ettore della Gonostoma, di cui rimasero soltanto le ossa. Con un brusco strattone, Kyros scaraventò via anche i suoi resti, ergendosi solitario a pochi passi dagli Heroes, con uno sguardo iracondo, quasi satanico, negli occhi.

"Farete la fine del vostro compagno! Pagherete per aver osato sporcarmi con le vostre luride mani!" –Tuonò Kyros, espandendo il proprio cosmo, al punto da avvolgere l’intera pianura. Le ali dell’armatura del Pavone, affisse allo schienale della corazza, si aprirono improvvisamente, in un ventaglio di meravigliosi colori di primavera. Migliaia di occhi, disposti sulle piume dell’Armatura, fissarono gli Heroes, e a loro parve che in quegli sguardi vi fosse tutto il disprezzo del mondo. –"Occhi del Pavone!" –Sentenziò Kyros, sollevando una mano al cielo.

Gli occhi sulle sue piume si illuminarono, liberando migliaia di migliaia di raggi di luce, in ogni traiettoria, che si abbatterono sui nove Heroes rimasti, colpendoli in pieno, trapassandoli da parte a parte, distruggendo le loro corazze, ferendo i loro organi.

"Ci sta massacrando!!!" –Gridò Nesso del Pesce Soldato, cercando di sfrecciare in mezzo all’acuminata pioggia di raggi di energia, venendo comunque colpito più volte, poiché la velocità di esecuzione di quell’attacco superava quella della luce, di cui egli ancora non era padrone. Proteus della Razza si erse per proteggere Arsinoe dello Scoiattolo, venendo trapassato al basso ventre e costretto ad accasciarsi, mentre la Sacerdotessa si lanciava avanti, dirigendo una tempesta di Ghiande Esplosive contro Kyros, il quale non ebbe alcun problema a distruggerle tutte con i suoi raggi di energia.

"Eccolo, infine, il gran carro della morte giunge per condurvi all’Inferno!" –Tuonò Kyros, incrementando la velocità di esecuzione dei colpi. –"Salutate l’auriga nera e morite!" – A quel punto, deciso a tentare il tutto per tutto, l’aitante Gerione del Calamaro si lanciò in una folle corsa contro l’Emissario di Era, sfrecciando nella fitta pioggia di fasci energetici, incurante delle ferite, incurante nel sangue che stava perdendo, incurante delle fiamme che sembravano divorarlo ad ogni passo di più, mentre l’Armatura del Calamaro veniva sempre più danneggiata. –"Per Era! Quest’uomo ha un demonio nel sangue!" –Commentò Kyros, serenamente stordito, di fronte a tanta determinazione.

Gerione lanciò la Frusta che gli era rimasta, che scintillò nell’aria, liberando scariche di energia, serpeggiando tra i raggi distruttori, fino a superarli tutti e a conficcarsi nella ruota scintillante del Pavone, distruggendo un gruppo di piume e interrompendo l’intero attacco.

"Com’è possibile?!" –Gridò Kyros istericamente, stupefatto da un simile prodigio. La sua compagna, dal simbolo della Grande Vacca, sorrise tra sé, maliziosamente contenta nell’osservare la sorpresa sul volto di Kyros. –"Com’è possibileee?!" –Tuonò, incendiando il proprio cosmo e scaraventando Gerione indietro di qualche metro, assieme alla sua frusta, che si attorcigliò nuovamente nella sua mano destra.

"L’eccessiva fiducia in te stesso ti ha tradito, caro il mio pavoncello! Eri troppo intento a dirigere i tuoi raggi distruttori su di noi che non hai provveduto ad alcuna difesa, certo che nessuno avrebbe mai superato la tua fitta pioggia di energia!" –Commentò Gerione. –"Il tuo cosmo, che ti ha finora permesso di creare quella barriera energetica su cui tutti i nostri assalti si sono vanamente scontrati, da difensivo è diventato offensivo, e la barriera è caduta, permettendomi di raggiungerti!"

"Un’abile stratega, non c’è che dire!" –Commentò Kyros, osservando alcuni frammenti della sua Armatura Divina sparsi sul terreno roccioso. –"Abile e potente! Perché solo un uomo dotato, come minimo, del settimo senso avrebbe potuto scalfire le mie vestigia, la mia Armatura Divina, seconda soltanto alle Vesti degli Dei!"

"L’Armatura Divina?!" –Ripeté Gerione, magnificamente attratto dalle splendide vestigia del Pavone.

"Esatto! Gli Dei Olimpici, di cui la nostra Signora è Madre e Regina, indossano le Vesti Divine, da Efesto forgiate nelle fornaci del sacro Monte Etna, e noi, Emissari preposti alla sua difesa, essendo nati come uomini mortali, indossiamo le Armature Divine, per quanto in seguito ci sia stato fatto dono dell’immortalità!" –Spiegò Kyros.

"Parli come se tu provassi disprezzo per gli uomini! Non sei forse tu uno di loro? Perché odiare i tuoi pari?" –Domandò Gerione, con biasimo.

"Taci, rozzo soldato! Nessun uomo può dirsi pari a noi, le creature predilette dagli Dei, al punto che Era, impressionata dalle nostre capacità e dai nostri poteri, unici tra i comuni mortali, ci ha elevato, facendoci dono dell’immortalità!" –Spiegò Kyros. –"Perciò non confondermi con il branco di pecore che ti porti dietro, uomo, perché di fronte a te, adesso, c’è un Dio! Un essere immortale! Che il tempo non può scalfire, che la vecchiaia non può intimorire! Che può trovare la morte soltanto in battaglia, cadendo sconfitto da un avversario dotato di un cosmo superiore! Eventualità impossibile al momento, poiché, come l’andamento di questo scontro ha finora testimoniato, il mio cosmo supera in vastità la somma dei vostri ridicoli poteri!"

"Sai cosa vedo io?" –Ironizzò Gerione, senza provare alcun timore per le parole dell’Emissario. –"Un debole! Un uomo disadattato, incapace di provare amore per i suoi simili, e per questo incapace di godersi pienamente la vita! Intimorito dalla vecchiaia e dalla fragilità dell’essere umano, hai venduto l’anima ad una Divinità qualunque, solo per il guadagno che avresti potuto ottenere, solo per saperti elevato al di sopra della massa! Per sentirti superiore! Per sentirti diverso! Senza necessariamente esserlo!"

"Come osi criticarmi, tu che servi un Dio che ha abiurato alla propria fede?!" –Tuonò Kyros, mentre il suo cosmo, dai colori verde e giallo oro, sfolgorava attorno a sé.

"L’odio che nutri per Ercole è ingiustificato, ed è frutto soltanto della tua invidia, delle tue sconfinate ambizioni! Ercole era un uomo che, per le sue virtù e le imprese che ha compiuto nel mito, assurse al pantheon degli Dei, diventando egli stesso un Dio, e come tale immortale, per quanto non l’avesse richiesto e per quanto desiderasse rimanere un uomo, fedele a se stesso, come è rimasto per tutti questi secoli. Vivendo tra gli uomini, di cui comprende le gioie e i dolori, i piaceri e i tormenti meglio di qualunque altro Signore Olimpico, avendoli provati lui stesso in prima persona, e provandoli tutt’ora, Ercole è cresciuto, ed ha fatto crescere gli uomini, che in lui vedono un amico ed un compagno, una spalla su cui piangere nelle difficoltà! In lui gli uomini vedono il fattore vicino, che non esita ad arare il tuo campo quando la tua gamba è dolorante, senza chiederti alcun compenso, perché, e questo Ercole lo sa bene, non esiste compenso migliore del portare la felicità agli altri, soprattutto a chi ne è privo! Tu che hai rinunciato a tutto questo, all’amore degli uomini, tuoi pari e fratelli, per avere un posto al banchetto Olimpico non potrai mai comprendere il mio Signore né la sua natura, originariamente non diversa dalla tua!" –Concluse Gerione, di fronte agli sguardi ammirati dei suoi compagni, che avevano potuto rimettersi in piedi nel tempo della loro conversazione. –"Perciò, Kyros del Pavone, io ti combatterò e ti mostrerò quanto sia fasullo il mondo in cui credi adesso, quanto non abbia niente di divino né di immortale! Perché nella guerra, stanne certo, non vi è niente di divino, soltanto eterno dolore!" –E nel dir questo, sollevò la frusta sopra di sé, lasciandola roteare attorno al suo corpo maschile, in tanti cerchi concentrici, ad una velocità sempre maggiore, mentre l’Emissario puntava il palmo della mano destra verso di lui, liberando una rabbiosa onda di energia.

"Gerioneee!!" –Gridò Nesso, alla vista di quel devastante potere diretto contro il suo capitano. Ma Gerione non si mosse, aumentando la rotazione della frusta, raggiungendo la velocità della luce, di cui era padrone, e impedendo all’onda energetica di raggiungerlo, protetto da una difesa circolare impenetrabile.

"Tu sia dannato, uomo!" –Ghignò Kyros, abbassando la propria mano destra.

"No! Tu sei il dannato, Kyros!" –Tuonò Gerione, lanciando avanti la Frusta, carica di folgori incandescenti. –"Tu che sei uomo ed hai condannato la tua stessa stirpe alla morte! Sentirai sulla tua pelle quanto sei mortale e quanto non sei divino! Frusta del Tuono!" –Esclamò Gerione, mentre migliaia di folgori incandescenti, dal colore verde smeraldo, circondavano la frusta saettante verso il braccio di Kyros.

L’Emissario di Era ricreò la propria barriera di energia, su cui si infransero le saette incandescenti dell’Hero del Calamaro, facendola vibrare vistosamente, di fronte allo sguardo preoccupato di Kyros. Pochi secondi dopo, la barriera cedette, schiantandosi come cristallo, e l’Emissario venne raggiunto da una manciata di fulmini scintillanti, che stridettero sulla sua Armatura, graffiandola in più punti e obbligandolo a balzare indietro per non essere travolto. Atterrò su una sporgenza rocciosa poco distante, osservando il campo di battaglia dall’alto, come era solito fare quando volgeva lo sguardo verso il mondo degli uomini, un mondo da cui, per quanto tentasse continuamente di dimenticarlo, egli era stato partorito. Rabbioso, Kyros sentì del sangue colare lungo il suo viso, da un taglio che la Frusta del Tuono gli aveva provocato, strusciandogli una guancia e strappandogli via l’elmo piumato della sua corazza.

"Sangue?!" –Gridò istericamente, osservando le dita con cui si era toccato la guancia destra, sporche di liquido rossastro. –"Mai prima d’ora avevo provato un’umiliazione simile! Gli Occhi del Pavone sarebbero una punizione troppo lenta per te! Ti farò morire! Subito!" –Tuonò, puntando l’indice destro contro Gerione. Una bomba di luce esplose improvvisamente, travolgendo l’Hero del Calamaro e scagliandolo in alto di qualche metro, mentre parte della sua Armatura andò in frantumi.

Gerione ricadde a terra, ma anche in quell’occasione Kyros non riuscì a strappargli alcun grido di dolore. L’Hero pareva soffrire stoicamente in silenzio. Irato, Kyros puntò nuovamente l’indice destro verso Gerione, caricandolo di una nuova bomba di energia, mentre l’Hero tentennava a rialzarsi, sputando sangue a terra. Kyros attaccò di nuovo, ma l’attacco non raggiunse il capitano del Calamaro. Eretteo della Foca infatti balzò rapidamente di fronte a Gerione, per proteggerlo, venendo travolto in un attimo. La velocissima bomba di luce di Kyros implose dentro Eretteo, scagliandolo in alto tra i frammenti insanguinati dell’Armatura della Foca, prima di farlo schiantare a terra, in un pozzo di sangue.

"Eretteoo!!" –Gridò Gerione, chinandosi sull’amico per scuoterlo. Ma comprese subito che l’Hero era morto sul colpo. Con il sorriso sul volto, per aver protetto il proprio capitano.

"Prima Galena, poi Ettore ed Eretteo!" –Commentò Proteus della Razza. –"Quanti altri dovranno morire prima che noi addormentati Heroes ci risvegliamo alla battaglia?" –Si derise da solo, rimettendosi in piedi, seguito da Arsinoe dello Scoiattolo.

"Per troppo tempo siamo stati abituati a lottare di nascosto, a compiere incursioni notturne, celando i nostri poteri, fidandoci più dei nostri muscoli sviluppati o delle nostre strategie ben pianificate!" –Spiegò Arsinoe. –"Ma questa non è Creta! Questa non è la guerra contro l’Impero Ottomano, è una Guerra Sacra, tra uomini e Dei, e abbiamo il dovere morale di accantonare ogni titubanza e combattere! Sì, noi Heroes della Legione del Mare combatteremo!"