CAPITOLO SETTIMO: LA LEGIONE FURIOSA.

La Sesta Legione avanzava a passo veloce nelle pianure boscose a sud di Tirinto, proseguendo nella stessa direzione da cui arrivavano le grida stridule dei Kouroi e il pesante risuonare dei loro grevi passi sul terreno. Erano tredici guerrieri, tutti maschi, molto ben addestrati alla battaglia, al punto che, tra le sei Legioni di Heroes, la Sesta era quella caratterizzata dalla maggior esperienza e potenza bellica e veniva chiamata anche la Legione Furiosa, poiché mai i suoi guerrieri avrebbero rifiutato un combattimento, lanciandosi ogni volta con furore contro i loro avversari.

La guidava Chirone del Centauro, un uomo affascinante quanto arrogante e solitario. Aveva un fisico ben piazzato, frutto di un duro addestramento iniziato fin dall’infanzia, ed era anche molto agile in battaglia, oltre che un esperto stratega e un ottimo Comandante. Era un uomo, come lo definivano i suoi guerrieri, che sapeva farsi rispettare, anche soltanto con un ordine dettato dall’imperioso tono della sua voce. I più giovani ne avevano paura, poiché temevano di errare ed incontrare un rimprovero o una punizione, che la voce di Chirone spesso faceva sembrare una condanna a morte. Era arrogante e vanaglorioso, amava prendersi il merito per i risultati che otteneva, spingendo sempre per essere in prima fila e per mostrare il suo potenziale, ed in questo era molto simile agli altri membri della Sesta Legione, un po’ rozzi e brutali, poco inclini al dialogo e al compromesso. Uomini che preferivano la battaglia e l’esercizio fisico all’arte e alla religione. Uomini pratici, e un po’ strafottenti, piuttosto che uomini di preghiera o di riflessione.

Ma Chirone era un Comandante onesto e soprattutto un uomo sincero e fedele ad Ercole. Per lui un ordine diretto del Dio dell’Onestà valeva più di mille parole e mai si sarebbe opposto o avrebbe contestato apertamente una sua decisione, anche se questa non incontrava il suo assenso. E aveva tentato di trasmettere questa tendenza al rispetto delle gerarchie e al culto del capo anche ai membri della sua Legione, cercando di massimizzare i loro risultati, potenziando le singole capacità di ognuno. Così la Sesta Legione era quella maggiormente organizzata in caso di guerra, disponendo di esploratori marini, arcieri, musici d’assalto, tattici e persino di fabbri, avendo Druso di Anteus nelle sue fila, il fabbro più abile dell’intera Grecia.

Quel giorno, Druso era rimasto a Tirinto, per terminare la produzione di armi e la manutenzione di armature per la guerra, e assieme a lui era rimasto anche Tiresia dell’Altare, l’unico tra i guerrieri della Sesta Legione a non provare interesse per la guerra né per i combattimenti fisici, preferendo trascorrere le giornate in meditazione, venendo per questo etichettato come "diverso", e spesso schernito dai suoi rozzi compagni. Ma Chirone, che non era uno stupido, ma un uomo molto intelligente e dall’acume profondo, non osava mai criticare l’operato di Tiresia, lasciandolo libero di agire come meglio riteneva, purché non in contrasto con i comandamenti di Ercole e di Chirone stesso.

"Quanto credi che manchi?!" –Esclamò una decisa voce maschile, rivolgendosi al Comandante della Legione Furiosa.

Chirone si voltò verso l’uomo che marciava al suo fianco, Mistagogo di Tifone, l’unico a cui permetteva di rivolgersi a lui con un tono così informale. L’armatura che indossava, lo sguardo maschile e deciso, i modi rudi e sprezzanti, rendevano Mistagogo un’entità al livello dello stesso Chirone, capace di zittire i dissensi anche solo con uno sguardo e di incutere paura e rispetto al tempo stesso. Erano in pochi a saperlo, ma Mistagogo era legato a Chirone non soltanto da un rapporto di dipendenza gerarchica, essendo il suo secondo ufficiale, ma anche da un legame di parentela, essendo suo fratello maggiore.

"Fermiamoci!" –Esclamò Chirone del Centauro, quando la Legione giunse in una radura erbosa, circondata da un fitto bosco di alberi e da alti cespugli.

Il suono dei passi dei Kouroi si faceva sempre più pesante e pareva che la terra rispondesse con un fremito all’avanzata dei Giganti di Pietra. Alcuni guerrieri della Sesta Legione sentirono un brivido correre lungo la loro schiena all’udire quei suoni così violenti, che pareva provenissero dall’Inferno. Chirone ordinò ai suoi soldati di armarsi e prepararsi per la battaglia.

"Sarà dura! Lo sento! Ma noi non arretreremo! Nessuno di noi lo farà!" –Esclamò Chirone, incalzando i suoi soldati.

"Come conti di affrontare questi Giganti?! Rimanendo qua ad attendere il loro arrivo?!" –Lo criticò apertamente una decisa voce.

"Ificle della Clava! Non mi risulta di averti mai concesso la possibilità di usare un simile tono nei miei confronti!" –Sentenziò Chirone, espandendo il suo cosmo e schiacciando con esso a terra il barbaro guerriero della Clava, che ruggì nervosamente, battendo le sue enorme mazze sul suolo.

"Comandante!" –Lo chiamò un altro guerriero, Dinaste di Antinous, dall’aria altera e superba. –"Come dobbiamo disporci?!" –E non si trattenne dal sorridere maliziosamente, alla vista del corpulento e spaccone Ificle della Clava inginocchiarsi forzatamente di fronte al Comandante che tanto disprezzava, considerandolo più debole di lui.

"Prepariamoci per un attacco frontale!" –Ordinò Chirone, disponendo i vari Heroes nella radura. –"Non ci sarà vittoria rimanendo in difesa, ad attendere che il nemico invada la nostra terra! Soltanto l’onta della sconfitta, che a noi non appartiene! Perciò, avanzate Heroes, e non fermatevi, neppure quando il sangue sgorgherà copioso dalle vostre ferite, neppure quando le forze per sollevare la spada non vi basteranno più! Continuate ad avanzare! Sempre e comunque! Ci sarà tempo per riposare, nei beati campi del Paradiso degli Eroi! Ma non oggi!" –Gridò Chirone, infiammando lo spirito degli Heroes, che sollevarono congiuntamente le armi e le braccia al cielo, gridando in preda ad un delirio profondo che li scuoteva ogni volta che dovevano prepararsi ad una battaglia.

Un ruggito possente anticipò l’arrivo dei Kouroi, alti Giganti di Pietra, che marciavano verso di loro, distruggendo gli alberi e le poche costruzioni sparse che sorgevano nel bosco, ed esso fu il segnale per sferrare il primo attacco. La Sesta Legione ruppe le righe e si lanciò avanti, con i cosmi carichi di fiammeggiante energia. Chirone sfrecciava in testa al gruppo, con il pugno pronto a caricare, mentre Mistagogo di Tifone, alla sua destra, aveva già evocato il suo possente turbine di energia, scagliandolo per primo contro i tre Kouroi, con l’intento di spazzarli via.

Dietro di loro, Diomede della Balestra, abile arciere, sollevava il braccio destro, su cui era posizionata la sua balestra, scagliando un centinaio di penetranti frecce energetiche contro i Giganti di Pietra, mentre Ificle della Clava impugnava le sue armi, lanciando violenti assalti, seguiti dagli altri Heroes loro compagni. Ma tutti ebbero un’amara sorpresa, poiché per quanto possenti e ben coordinati fossero i loro attacchi non sortirono alcun effetto se non far imbestialire ulteriormente i Kouroi, che iniziarono a battere i loro robusti piedi sul terreno, cercando di calpestare quei ridicoli insetti che osavano opporsi al loro cammino.

"Maledizione!" –Esclamò Diomede, caricando nuovamente il suo braccio destro e osservando sconcertato le frecce di energia che sbalzavano via, senza danneggiare in minimo modo la superficie dei Giganti di Pietra. –"I nostri colpi non hanno efficacia! Non riusciamo a raggiungerli!"

Dinaste di Antinous, il più dotato psichicamente dei guerrieri presenti, concentrò i propri sensi, fissando i Kouroi che avanzavano verso di loro, e percepì un potente strato di energia cosmica ricoprire la loro superficie, al punto da renderli pressoché invulnerabili. Un’energia cosmica da loro non superabile, poiché di matrice divina.

"Mi rifiuto di crederci!" –Commentò spavaldo Chirone del Centauro. –"Non esiste niente in natura che duri in eterno! Neppure un cumulo di sassi e di ghiaia!" –Ringhiò, lanciandosi nuovamente all’assalto, avvolto dal suo cosmo rossastro che lo rendeva simile ad un’infuocata palla di energia, che nuovamente si schiantò contro un fianco di un Gigante, venendo respinto senza provocargli alcun danno.

"Spero che ne sarete convinto, adesso, Comandante!" –Ironizzò Dinaste di Antinous, avvicinandosi a Chirone, che si stava rimettendo in piedi.

"Questo complica decisamente le cose!" –Si limitò a commentare Chirone, osservando il possente turbine energetico di Tifone scontrarsi contro l’invisibile protezione dei Kouroi e ritornare indietro, mentre il possente Mistagogo precipitava proprio ai suoi piedi. –"Rialzati, forza! Dobbiamo cambiare strategia!"

"Se non possiamo sconfiggerli, cosa facciamo? Ci uniamo a loro?!" –Esclamò Dinaste, con tono beffardo e chiaramente canzonatorio verso il suo Comandante.

"Ti sei venduto ad Era, Dinaste?" –Ringhiò Chirone, mentre il resto degli Heroes si radunava attorno a loro.

"E se anche fosse?!" –Esclamò spavaldo Dinaste, fiero di tener testa al Comandante.

"Non vivresti abbastanza per vedere il tramonto del sole quest’oggi!" –Sentenziò Chirone, prima di proporre la sua nuova idea. –"Se non possiamo sconfiggerli con la forza bruta, useremo l’astuzia! Aureliano, siamo nelle tue mani!" –Aggiunse Chirone, rivolgendosi al pittore ufficiale di Tirinto, le cui creazioni erano intrise della sua energia cosmica, potendo all’occasione trasformarsi in ottime armi da utilizzare in combattimento. –"Devi creare un dipinto alto e vasto, dalle dimensioni di questa radura, capace di contenere i tre Kouroi!"

"Che cosa?!" –Aureliano del Pittore sgranò gli occhi sconcertato dalla richiesta del suo Comandante, ma dopo che vi ebbe riflettuto un momento comprese l’astuto piano che Chirone aveva messo in atto, e iniziò subito il suo lavoro. –"Se non possiamo sconfiggerli, possiamo sempre metterli in condizione di non nuocere, no?!"

"Una tela immensa!" –Rifletté Lino di Orfeo, il musico da battaglia della Sesta Legione, le cui melodie erano celebri per gli incubi che generavano nella mente dei suoi avversari, piuttosto che per l’armoniosa composizione delle sue note. –"Ove attireremo i Kouroi, per rinchiuderveli per l’eternità!"

"L’eternità è un periodo piuttosto lungo anche per loro!" –Commentò Aureliano, continuando a lavorare sulla tela. –"Questo dipinto è progettato in modo da ridurre progressivamente lo spazio interno, fino a diventare un contenitore troppo piccolo per l’enorme massa ed energia rappresentate dai Kouroi! Per cui, ad un certo momento, esploderà, disintegrando tutto ciò che vi è stato imprigionato!"

"Questo piano è una grandissima bufala!!" –Ringhiò Ificle della Clava, agitando le sue armi in aria come un forsennato. –"Dovremmo credere che un dipinto possa contenere quei Giganti? Ma li avete visti come sono? Esseri immensi, creature demoniache risvegliate dal cosmo di Era!! E ritenete che il dipinto di un uomo possa fermarli?!"

"Hai qualche idea migliore, Ificle?!" –Esclamò Chirone, posizionandosi a braccia conserte di fronte al muscoloso guerriero.

"Un attacco diretto! È l’unica cosa che possiamo fare! Continuare a provarci finché non sfonderemo le loro protezioni! Non possono essere indistruttibili!" –Ringhiò Ificle, ma Chirone scosse la testa, non intendendo sprecare tempo ed energie preziose in un’azione suicida.

"Ma se vuoi accomodarti… fai pure!" –Ironizzò, incitando Aureliano a terminare in fretta la tela.

I Kouroi, dopo aver calpestato il suolo attorno alla radura, si mossero a passi grevi, dirigendosi verso Tirinto, tra grida infernali e frastuono assordante. Chirone diede ordine ai suoi guerrieri di sorpassarli e di fermare la loro avanzata, attirandoli verso il dipinto che Aureliano aveva appena terminato di realizzare, grazie ai suoi pennelli in grado di riprodurre all’istante tutto ciò che gli occhi del pittore visualizzavano, sì da snellire il suo lavoro. Un’enorme tela, lunga parecchie decine di metri e alta una dozzina, venne srotolata ai margini della radura, sorretta dalle possenti braccia di Efestione di Erakles e di Mistagogo di Tifone, mentre gli Heroes della Sesta Legione si disposero di fronte ad essa, per attirare il primo dei tre Kouroi al suo interno.

Chirone scagliò un attacco energetico contro il suo volto, infastidendo il Gigante di Pietra, che deviò dal suo percorso, dirigendosi verso il gruppo di uomini ai suoi piedi. All’ordine di Chirone del Centauro, un gruppetto di Heroes si lanciò contro la tela dipinta da Aureliano, che riproduceva alla perfezione il paesaggio circostante, rendendo impossibile ad occhio umano distinguerne la differenza. Come per magia, Chirone e gli altri si ritrovarono all’interno della tela, in una radura identica a quella che si erano lasciati alle spalle, con gli stessi alberi circostanti e una collina con una cascata in lontananza. Quello era il massimo di profondità raggiunto dalla tela, uno spazio infimo, dove i tre Kouroi avrebbero dovuto rimanere imprigionati.

Il Gigante di Pietra entrò all’interno della tela, probabilmente senza rendersene conto, pochi attimi dopo, continuando a correre avanti a sé, fino a percepire qualcosa di diverso, qualcosa che sembrava non appartenere più alla sua dimensione. Come se fiutasse il pericolo, il Kouros si fermò, guardandosi intorno con rabbioso sospetto, prima di notare il gruppo di Heroes ai suoi piedi, e ringhiare loro contro con violenza.

"Comandante! Con tutto il rispetto, credo sia l’ora di andarcene da questa tela e chiudere il portale alle nostre spalle!" –Esclamò Diomede della Balestra, caricando nuovamente il suo braccio di frecce energetiche. Pur sapendo che non lo avrebbe ferito, Diomede scagliò un nugolo di dardi contro il volto del Gigante, che stava correndo disperatamente verso di loro, senza scalfirlo, prima che le robuste mani di Chirone del Centauro lo trascinassero via, portandolo fuori dalla carica del Kouros, che continuò a girare in tondo, a guardarsi in giro, quasi potesse percepire l’uscita da quella strana gabbia che sembrava così reale.

Chirone fece un cenno ad Aureliano e assieme a Diomede si diressero verso l’uscita, un portale tra due dimensioni rimasto aperto fino a quel momento grazie alla presenza di Lamia dell’Amazzone, uno degli Heroes della Sesta Legione, a cavallo tra i due mondi, in modo da mantenerlo aperto e visibile. Ma quando Chirone, Aureliano e Diomede fecero per avvicinarsi al portale, Lamia scomparve, rientrando nella radura e richiudendo il passaggio dietro di sé.

"Ma?! Lamiaaaa!!!" –Gridò Chirone furibondo, continuando ad avanzare, rendendosi conto di aver perso ogni traccia del passaggio dimensionale.

"Non può essere!" –Esclamò Aureliano, sconcertato, mentre Diomede perlustrava ogni centimetro attorno a loro, alla ricerca di un segno. –"Comandante! Non affannatevi a cercare! Se anche trovassimo il luogo esatto del passaggio, non saremmo comunque in grado di aprirlo! La tela che ho dipinto è una gabbia perfetta, apribile soltanto dall’esterno!"

"Siamo in trappola!" –Si limitò a commentare Diomede, fissando i suoi compagni con aria sgomenta.

All’esterno della tela, Lamia dell’Amazzone ne era uscito con un sorriso perverso sul volto e a Mistagogo, che reggeva il dipinto dall’altro lato, sembrò di cogliere un segno di intesa verso Efestione di Erakles.

"Che significa? Dove sono Chirone e gli altri?!" –Tuonò immediatamente l’Hero del Tifone.

"Ti mancano? Lascia che ti aiuti a raggiungerli!" –Ringhiò Ificle della Clava, apparendo improvvisamente alle spalle di Mistagogo e sollevando la sua possente arma, per calarla sul suo cranio. Ma l’Hero del Tifone fu abile a non lasciarsi prendere di sorpresa, lasciando la presa del dipinto, la cui tela iniziò ad arrotolarsi lentamente, e afferrando con entrambe le mani la clava del corpulento avversario. –"Stolto!" –Sogghignò Ificle, liberando una violenta scarica di energia, usando la clava proprio come catalizzatore. Mistagogo ritirò le mani, che sembravano ardere come braci, ma determinato a non arrendersi si lanciò contro Ificle, per colpirlo con una poderosa spallata.

"Fermo!" –Esclamò infine Dinaste di Antinous, fermando i movimenti dell’Hero di Tifone, grazie ai suoi poteri psichici. Ificle non diede tempo al secondo ufficiale di concentrare le forze e lo colpì in pieno viso con un secco colpo della sua clava, sbattendolo a terra e fracassando l’elmo della sua corazza. Con una violenta onda di energia mentale, Dinaste scaraventò Mistagogo all’interno della tela, tra le grida dell’Hero di Tifone, proprio mentre sopraggiungevano per portargli aiuto i giovani guerrieri della Sesta Legione: Lino di Orfeo, Lisitea del Vampiro, Mentore della Stella Marina, Perseo della Testa di Medusa e Tespio dello Scudo.

"Che state facendo?!" –Urlò Perseo della Testa di Medusa, osservando Dinaste scaraventare in malo modo Mistagogo all’interno della tela. –"Dov’è il Comandante Chirone?!"

"Il Comandante ha abdicato!" –Esclamò Ificile della Clava, facendosi incontro ai cinque giovani, battendo con forza una Clava sul palmo aperto dell’altra mano. –"E adesso è a me che dovrete obbedire!!"

"Puoi scordartelo, rozzo bestione!" –Affermò deciso Tespio dello Scudo. –"Questo è ammutinamento, Ificle, ed è punibile con la morte! La tua invidia nei confronti di Chirone, il tuo senso di inferiorità, il tuo sentirsi più bestia che uomo ti hanno infine spinto ad assassinare il Comandante che tanto hai disprezzato, non trovando altre opportunità per dimostrare il tuo valore?! O forse, molto semplicemente, il tuo valore non è mai esistito?!"

"Hai la lingua lunga, ragazzo! Ma te la taglierò!" –Sibilò Ificle, concentrando il suo cosmo sulla Clava e muovendola dal basso verso l’alto, come per colpire il giovane che era parecchi metri avanti a lui. Lo spostamento dell’arma generò una violenta onda d’urto che si infranse con fragore contro lo scudo dell’Armatura di Tespio, dietro al quale il ragazzo si rifugiò per proteggersi, stringendo i denti per la violenza dell’assalto.

"Tespio!!!" –Intervennero gli altri quattro Heroes, lanciandosi avanti, avvolti nelle loro scintillanti aure cosmiche. Ma Dinaste di Antinous si portò immediatamente tra loro e Ificle, generando un muro di energia psichica che fermò l’avanzata dei giovani, prima di respingerli con una violenta onda energetica, scaraventandoli parecchi metri addietro. Immediatamente Lamia dell’Amazzone e Efestione di Erakles scattarono avanti, travolgendo i quattro ragazzi e ferendoli con colpi decisi.

Lamia dell’Amazzone liberò le proprie catene d’argento scuro, dirigendole con forza contro il corpo di Lisitea del Pesce Vampiro, trafiggendo la sua corazza in più punti, prima di stringerlo in una stretta morsa, facendo frammenti delle sue difese, mentre Efestione di Erakles concentrava tutta la sua forza in un poderoso pugno di energia cosmica con il quale spaccò il petto di Perseo della Testa di Medusa, trapassandolo da parte a parte. Non contento, il corpulento guerriero colpì il ragazzo, piegato in due a vomitare sangue, al collo con gli spuntoni sporgenti del bracciale destro della sua corazza, con una violenza tale da troncargli l’osso del collo e da trinciargli la testa, di fronte agli occhi sgomenti dei suoi compagni Heroes.

Lino di Orfeo, indietreggiando di qualche passo a tale orrida visione, rimase completamente scioccato, incapace di comprendere cosa stesse accedendo, incapace di dare una giustificazione logica a così tanto odio, a così tanta violenza. Chirone aveva addestrato i suoi guerrieri ad essere freddi e risoluti in battaglia, a non lasciarsi dominare dai sentimenti ma soltanto dalla propria missione, ma non aveva mai tollerato, né istigato, simili riti barbarici. Cercando di reagire, il musico di Tirinto bruciò il proprio cosmo, sfiorando la cetra che portava con sé. Immediatamente una mesta musica risuonò nella radura, una canzone triste che narrava di gesta meschine.

"È dunque questa la follia?!" –Mormorò Lino, pizzicando le corde della sua cetra, mentre la musica scivolava nel vento, giungendo alle orecchie di Dinaste, Efestione, Lamia e Ificle, i quattro Heroes che avevano tradito Ercole e massacrato i loro compagni e che, per tale abominio, meritavano una condanna peggiore della morte: la pazzia. –"Ascoltate il canto che intono per voi, la musica che vi farà da guida nell’ultimo viaggio della vostra vita, quello che vi condurrà verso l’ultima isola, verso la follia! Uccidervi sarebbe troppo poco, non ripagherebbe Ercole né noi, suoi fedeli guerrieri, del male che avete arrecato quest’oggi a molti! Al Comandante Chirone e ai nostri compagni, e al Dio a cui avete giurato fedeltà! Per questo vi punirò io, Lino, di corte musico, di stragi e battaglie cantore, di uomini in preda alla follia aedo, e della vostra ingloriosa fine testimone!"

Le note della cetra di Orfeo piegarono in ginocchio Efestione, Lamia e Ificle, mentre i tre guerrieri si portavano le mani alla testa, per coprirsi le orecchie, per sfuggire a quel diabolico suono che gli ronzava nella mente, facendo cenere di ogni altro pensiero, diventando l’unica luce che i loro occhi avrebbero potuto vedere. Non c’era fuga, non ve ne era possibilità alcuna. Ascoltare la musica, cedere alla stanchezza, e quindi impazzire, o togliersi la vita, con le loro stesse mani, e morire. Efestione crollò a terra, battendo violentemente il braccio destro contro il suolo, cercando di spegnere quel fischio che gli stava spaccando il cervello. Il suo bel viso curato sembrava adesso deformato, stravolto nei lineamenti da un impeto di folla a cui non sapeva opporre alcun controllo, alcun discernimento. Iniziò a battere il braccio destro contro il proprio petto, per sentire le acuminate punte degli spuntoni ferirgli il corpo, sperando di trovare la forza per porre fine a quel martirio.

Ificle, dal canto suo, era la vittima che maggiormente risentiva della musica delirante di Orfeo, l’uomo maggiormente sprovvisto di barriere psichiche in grado di proteggerlo da attacchi di quel genere. Vagò per qualche minuto avanti e indietro nella radura, percuotendosi il cranio con le sue stesse clave, fino a spaccare le corna dell’elmo, e poi l’elmo stesso, mentre file di sangue scendevano sul suo cranio deforme, dandogli un aspetto ancora più infernale. Lamia stava impazzendo, rannicchiato a terra, strappandosi i capelli, avvolgendosi nelle sue stesse catene, stritolando il suo collo, fino a sentire le ossa schiantarsi all’interno, mentre grida disperate non riuscivano a sovrastare il suono della cetra, che avvertiva chiaramente dentro il suo cervello.

Quando Lino convenne di essere riuscito ad imprimere nella loro mente la continua ripetizione della melodia della follia, allontanò le dita dalla cetra, smettendo di suonare ed osservando con disprezzo, e anche con tristezza, gli Heroes traditori rantolare al suolo, contorcendosi dalla pazzia. Mentore fece per urlargli qualcosa, ma il suono della sua voce venne anticipato dal violento assalto alla velocità della luce che Dinaste di Antinous condusse contro Lino, travolgendolo con una poderosa onda di energia. Il musico di Tirinto venne scaraventato indietro, schiantandosi contro un albero e ricadendo a terra, perdendo la presa della sua cetra che si scheggiò, rimanendo con due corde, e quando riuscì a rimettersi in piedi, con le ossa doloranti, osservò l’imponente sagoma di Dinaste sovrastarlo a pochi metri di distanza.

"Bella musica la tua! Ma avresti dovuto impiegare il tempo a scrivere un canto di morte, poiché adesso il tuo trapasso non sarà scandito da alcuna nota!" –Esclamò.

"Di.. Dinaste!! Come puoi non aver risentito delle note della mia cetra? Il mio Requiem di Follia non ha dunque avuto effetto?!" –Affermo Lino, sconvolto, recuperando la propria arma.

"Mi sottovaluti, musico! Non dimenticare i miei poteri mentali! Sono così estesi da suscitare l’ammirazione persino di Pasifae del Cancro e di Tiresia dell’Altare, gli Heroes più psicodotati di Tirinto!" –Spiegò Dinaste, sollevando un braccio e volgendo il palmo a Lino. –"Perciò non mi è stato affatto difficile prendere il controllo della tua musica e ordinarle di non disturbarmi più! Il tuo Requiem di Follia non mi ha mai raggiunto!" –Aggiunge, prima di paralizzare il corpo di Lino di Orfeo, bloccandolo a mezz’aria, mentre la cetra gli scivolava di mano, schiantandosi sul terreno.

Dinaste di Antinous si mosse per avvicinarsi, ma Tespio dello Scudo, Mentore della Stella Marina e Lisitea del Pesce Vampiro, seppur feriti, si lanciarono contro di lui per proteggere il compagno, venendo però respinti da una barriera invisibile, quasi trasparante, di energia, che proteggeva l’Hero traditore. Gli bastò un altro cenno della mano per travolgere Lino con un nuovo frangente di energia e distruggere la sua corazza e la sua cetra. Al terzo, Lino era schiantato contro un albero, boccheggiando a fatica, incapace di rimettersi in piedi.

"Hai le gambe spezzate! L’onda d’urto che ti ha investito ha massacrato le tue ossa!" –Spiegò Dinaste, prima di avvolgerei suoi tre compagni con il suo cosmo, placando la follia che albergava nella loro mente e riportandoli alla ragione. –"Ificle! Efestione! Lamia!" –Li chiamò l’Hero di Antinous, osservando i suoi compagni accasciarsi a terra e ansimare, liberi finalmente da quella melodia che gli ronzava in testa, liberi dalla pazzia che stava per sopraffarli.

"Cosa.. è accaduto?!" –Domandò Efestione, osservando il pettorale della sua corazza crepato in più punti, dove gli spuntoni del bracciale si erano conficcati, senza scendere in profondità.

"Puoi chiederlo tu stesso al musico di corte!" –Sogghignò Dinaste, facendosi da parte. Ormai considerava concluso il suo intervento e non aveva intenzione di sporcarsi le mani con quei ragazzini. Sarebbero bastati due colpi di clava ben assestati per eliminarli tutti. Ma, passando loro accanto, Dinaste non si lasciò mancare un sorriso malizioso nei confronti di Ificle, ricordandogli chi fosse in fondo il vero capo tra loro.

Efestione, appresa la verità, si incamminò a passo deciso verso l’albero ove giaceva Lino di Orfeo, inerme e impossibilitato a sfuggirgli, e lo sollevò con il braccio sinistro, sputandogli sul viso il suo disprezzo, mentre gli spuntoni sul bracciale destro si allungavano ed egli li affondava nella faccia del musico, sfigurandolo. Nello stesso tempo, Lamia dell’Amazzone liberò le proprie catene, travolgendo Lisitea del Pesce Vampiro, che correva per salvare Orfeo, e trapassandolo da parte a parte.

Mentore della Stella Marina, approfittando di quella sua distrazione, incrociò le braccia davanti a sé, caricandole del proprio cosmo e dirigendo una croce di energia contro l’Hero traditore, che fu abile a richiamare istintivamente le proprie catene, disponendole intorno a sé per proteggersi. Quindi lanciò una catena avanti, che si moltiplicò in infinite copie, intrappolando le braccia di Mentore in una stretta morsa, prima di scagliargli contro anche la seconda catena, afferrandogli la testa e piegandogliela di lato, fino a spezzargli il collo.

"Sei rimasto solo!" –Commentò Ificle della Clava, avanzando, con entrambe le armi in mano, verso il coraggioso Tespio dello Scudo, il quale, pur in preda allo sgomento per l’atroce sorte dei suoi compagni, aveva ancora abbastanza lucidità e carattere per non indietreggiare, fronteggiando lo sguardo assassino di Ificle e caricando il suo scudo di tutto il suo cosmo argentato. –"Clava distruttrice!" –Gridò Ificle, sollevando un’arma con la mano destra e spostandola di lato, generando un’onda di energia che si abbatté su Tespio, che dovette mettere tutto se stesso per non essere travolto. –"Crolla!!!" –Sentenziò Ificle, calando la Clava con un colpo secco sullo scudo di Tespio, che, per quanto resistente, andò in frantumi, spaccando persino il braccio del ragazzo. Un secondo colpo raggiunse Tespio ad un fianco, facendolo barcollare, ed un terzo lo colpì ad una spalla, distruggendogliela e piantandolo a terra, incapace di reagire. Capace solo di attendere il quarto colpo di clava, con cui Ificle gli spaccò il cranio, gettando via il corpo sanguinante con un moto di disprezzo.

"E con questo abbiamo compiuto il nostro lavoro!" –Commentò Ificle, piantando la Clava nel terreno, quasi fosse una bandiera, in segno di vittoria. –"Chirone, Diomede, Mistagogo e Aureliano sono rinchiusi nel dipinto, e gli altri cinque ragazzi sono stati massacrati! Soltanto Druso e Tiresia rimangono in vita, degli Heroes della Sesta Legione!"

"E tu sai chi ringraziare per questo!" –Ironizzò Dinaste, incrociando le braccia al petto, mentre Ificle lo fulminava con uno sguardo irato e demoniaco.

"Guardate il dipinto!" –Esclamò Lamia, per distogliere l’attenzione tra i due rivali. –"Si è già notevolmente rimpicciolito!"

"E nelle prossime ore l’immensa tela diverrà sempre più piccola, sempre più soffocante, e in quell’angusto spazio, qualora non siate massacrati prima da quel folle del Kouros, voi perirete, Comandante! Ah ah ah!" –Rise sguaiatamente Ificle della Clava, prima di recuperare le sue armi e incitare i compagni a seguirlo verso Tirinto.

L’uomo che per anni aveva maledetto il suo Comandante, superbo ed altero, ritenendo di essere migliore di lui, di essere più forte e più dotato, l’unico degno di guidare la Legione Furiosa, era stato anche colui che l’aveva condannata a morte, decretando la sua estinzione. Aveva ricevuto un’offerta che molto l’aveva allettato, spingendolo a radunare un gruppo di vecchi compagni, insofferenti come lui all’idealismo di Ercole e di Chirone, e a ribellarsi ai suoi stessi compagni, abbandonando la luce per l’ombra. Da quel momento erano nati gli Shadow Heroes, gli Eroi dell’Ombra, ed avevano prosperato in silenzio nelle sei Legioni di Ercole.