Capitolo 16: Vendette

I sette guerrieri entrarono nel castello e videro dinanzi a loro un’ampia stanza che andava però chiudendosi in un lungo corridoio.

I cavalieri percorsero il corridoio, ricco di disegni, rappresentanti delle guerre famose, sulle mura.

Alla fine del corridoio, i guerrieri trovarono una scalinata, circa venti scalini salivano verso un piano superiore, piuttosto scarno, senza alcun dipinto, ma con solo due statue, che ne delimitavano la lunghezza, mentre una porta delimitava la profondità della stanza.

"Avanziamo?", chiese Maximo, interrompendo il silenzio, "Si, miei vecchi amici, fatevi avanti", disse una voce, nascosta dietro una delle statue.

I sette alzarono il capo verso la statua e videro Navas, il loro vecchio compagno, con l’armatura di Pan ed i lunghi capelli grigi, i suoi occhi sembravano iniettati di sangue.

"Navas", disse l’ebro dell’Otre con una voce piena di odio, "Maximo", ribatté l’ebro traditore con soddisfazione, "Lasciatelo a me", aggiunse poi Maximo, rivolgendosi ai suoi compagni e prima di salire di corsa la scalinata.

"Preparati ad inchinarti ai miei piedi, mio vecchio compagno", minacciò Navas, appena ebbe davanti il suo vecchio compagno, "Gemro Ken", urlò poi, lanciando il temibile "fantasma diabolico", che però Maximo evitò con maestria.

"Navas, non lo sai che questo colpo già lo conosco?", chiese seriamente Maximo, prima di caricare il suo cosmo, "Wine vortex", urlò poi l’ebro dell’Otre, scatenando il suo vortice infuocato contro l’ebro di Pan, che però lo evitò con un movimento veloce.

"Maximo, mi sottovaluti?", chiese Navas, "Non dovresti, sai perfettamente che conosco questa tecnica e dovresti aver compreso che sono molto più furbo di te", lo schernì l’ebro, "In fondo ho ingannato te, Ageia e gli altri adoratori di quell’ubriacone di un dio per ben 10 anni", aggiunse scoppiando a ridere, "Non osare, traditore", lo minacciò Maximo, "Wine vortex", urlò nuovamente, ma stavolta Navas non evitò nemmeno l’attacco, ma lo bloccò con la mano destra, buttando a terra il gigantesco ebro con un veloce movimento della gamba sinistra.

Navas aprì le braccia dinanzi a se, "Io oso, ebro, oso deriderti ed eliminarti, lasciandoti sparire in quel luogo in cui rimasi imprigionato per ben due anni", urlò l’ebro di Pan, caricando il suo cosmo dorato, "Dispersione bacchica", urlò l’ebro, mentre il suo cosmo sembrava prendere forma del volto di Dioniso, che spalancava la bocca, per inghiottire nell’altra dimensione chiunque si trovasse dinanzi.

Maximo spiccò un salto all’indietro, poi con una capriola si ritrovò sulla statua che delimitava la sinistra del piano, quindi, facendo perno sulla statua, si lanciò in aria, al di sopra del varco dimensionale e dello stesso Navas, per poi ricadere alle spalle dell’avversario.

L’altra dimensione aveva inghiottita in se solo una statua, Maximo dell’Otre era sopravvissuto all’attacco e si preparava a vendicarsi di Navas di Pan, il traditore.

"Preparati, Navas, perché adesso ti eliminerò", minacciò Maximo, "Sei proprio stupido, sai?", ribatté il gemello di Saga e Kanon, "Ho sempre creduto che fossero i sacrifici a Dioniso a renderti così cieco su me e su Ageia, ma invece no, tu sei un’idiota", lo schernì Navas, "Pesa le parole, assassino", tuonò l’ebro dell’Otre, "Le ho pesate per tanto tempo, in questi dieci anni ho controllato tutto ciò che dicevo e pensavo, guardandomi intorno e chiedendomi quando avrei dovuto uccidere te, che ti credevi così forte e sempre pronto alla lotta, ed Ageia, che ha cercato di dimostrare il suo valore ai suoi due compagni, per guadagnarne il rispetto, cosa che io non le ho mai concesso", affermò ancora l’ebro di Pan, "Ora attaccami se vuoi, ma qualsiasi tuo colpo non potrà niente su di me, perché le nostre armature si ricostituiscono velocemente e tu non riuscirai a colpirmi due volte di seguito in un breve lasso di tempo", spiegò prima di alzare il braccio destro verso il suo nemico.

"Ora subirai il colpo massimo della mia famiglia", minacciò Navas, facendo esplodere il suo cosmo doppio, la cicatrice sul suo volto sembrava quasi brillare di una luce malvagia, "Esplosione galattica", urlò infine l’ebro.

Maximo scattò verso il suo avversario e fu investito dal colpo energetico ad una distanza tale da colpire anche Navas.

I due ebri volarono verso le due pareti, le loro vestigia andarono distrutte per la maggior parte ed i due andarono a sbattere contro le pareti, Maximo però riuscì a rialzarsi con uno scatto, ponendosi nella stessa posizione dell’Esecuzione d’Aurora di Camus, il suo cosmo era infuocato ed ampissimo, "La sacra Otre calerà su di te, Navas, senza risparmiarti", sentenziò, mentre alle sue spalle sembrava apparire Dioniso con un otre fra le mani, "Per la Sacra Otre", tuonò ancora l’ebro, scatenando una potentissima corrente infuocata verso il nemico dall’armatura distrutta.

Navas non riuscì ad evitare il colpo e fu mortalmente investito da questo, cadendo a terra, morto.

"Povero Navas", disse Maximo, avvicinandosi al corpo senza vita e deturpato dalle fiamme, "tu stesso mi hai indicato la via per ucciderti, tanta era la tua sicurezza", lo schernì, prima di cadere in ginocchio vicino al cadavere dell’avversario.

Maximo sanguinava, ma il suo sangue si mescolava con l’essenza delle sue sacre vestigia, "Maximo", urlarono gli altri correndo verso di lui, "Lasciate che lo curi io", propose Quiggon, che già aveva ridato forza a Draka.

Gli altri accettarono, "Noi, intanto, proseguiamo", suggerì Wein, aprendo la porta, Quiggon chinò il capo in segno di approvazione.

I cinque cavalieri rimasti avanzarono nella nuova sala, che sembrava anche questa un lungo corridoio, all’improvviso, però, si trovarono dinanzi ad una grande stanza, al cui centro vi era come un ring, "Bene, siete riusciti ad arrivare fin qui", disse una voce metallica.

I cavalieri delle diverse divinità videro arrivare dinanzi a loro un berseker, nascosto nell’ombra, il cui passo precedeva un forte rumore di metallo, "E’ un piacere rivedervi, cavalieri, quando vi ho incontrato la prima volta non vi avrei dato cinque ore di vita, invece siete riusciti a sopravvivere due giorni, bravi", li schernì Warril, custode dell’Ascia di Ares.

Warril saltò sul ring, "Chi è il primo a morire per mia mano?", chiese il berseker, "Lasciatelo a me", tuonò Tuhon, salendo sul ring.

"Il fratello del fabbro che ho ucciso con l’aiuto di Navas, dimmi hai già avuto parte della tua vendetta contro l’ebro?", chiese freddamente Warril, "No, l’ebro è stato ucciso da chi aveva più diritto di me", rispose il fabbro di Efesto, impugnando le sue catene, "io voglio solo te, degli altri bersekers non mi interessa niente", confessò in preda all’ira Tuhon, "Attento, cavaliere, l’ira ti rende debole", sentenziò Warril, alzando la sua Arma.

"Sarò io il primo ad attaccare", urlò Tuhon, "Catene di Titanio", invocò il fabbro, lanciando le sue catene verso il braccio destro dell’avversario, quello con cui impugnava la sua Ascia.

Warril si trovò il braccio sollevato e bloccato, senza la possibilità di muoverlo, quindi impugnò la sua Arma con l’altro braccio, il sinistro, "Forza fatti avanti, ti darò anche il vantaggio di combattere con un braccio solo", incalzò Warril.

Tuhon prese due oggetti da dietro la schiena: un martello ed un bastone con una sfera chiodata, "Ecco, berseker, le armi dei miei fratelli ti batteranno, il martello di Hyth e la mazza di Taliss", sentenziò il fabbro, scagliandosi contro il nemico, "Ascia della Guerra", urlò Warril, distruggendo con il taglio della lama il martello, danneggiando la mano destra del fabbro.

Tuhon saltò indietro di qualche passo ed iniziò ad agitare la mazza con la mano sinistra, i due guerrieri combattevano ambedue con la mano sinistra, le due armi si incontrarono a mezz’aria, l’Ascia di Ares distrusse la catena che legava insieme il bastone e la palla chiodata, ma la sfera cadde sul braccio del berseker, danneggiando le sue vestigia.

Warril urlò dal dolore e lasciò cadere l’Ascia divina, mentre Tuhon saltò indietro, con una ferita alla spalla destra.

"Bene, ora vedremo come combatterai senza la tua Ascia", disse Tuhon, facendo esplodere il suo cosmo simile alla lava, "Preparati, berseker, ben presto raggiungerai mio fratello", urlò il fabbro, caricando il suo cosmo, "Corrente lavica", urlò e scatenò il corpo con il suo nemico.

L’energia della corrente lavica distrusse il bracciale destro dell’armatura di Bronte, ma raggiunse ugualmente il braccio sinistro dell’avversario, non riuscendo però a danneggiare le vestigia simili a quelle di un samurai.

"Adesso basta giocare, fabbro", urlò Warril, alzando il braccio sinistro verso il destro, "Mi è spiaciuto uccidere tuo fratello con l’aiuto di Navas, ma il guerriero traditore ha deciso di intervenire autonomamente, scatenando il suo colpo segreto sulle spalle di Hyth e gettandolo contro la mia Ascia, se avessi potuto avrei voluto batterlo lealmente", spiegò il berseker, togliendosi il bracciale sinistro, "adesso con te avrò questa possibilità, poiché ho distrutto le tue armi e mi rifiuto di riprendere l’Ascia divina del mio signore", continuava a parlare il berseker, mentre si toglieva anche i gambali, la cinta ed il pettorale delle sue vestigia, sono le spalliere, il bracciale destro e l’elmo lo coprivano ancora.

Warril si tolse con un gesto veloce le due spalliere, gettandole contro gli altri quattro cavalieri, a cui si stavano per riunire anche Quiggon e Maximo. Le spalliere, cadendo al suolo, produssero un gran boato e delle buche profonde, "Incredibile, quanto sono pesanti", notò Draka.

Warril avvicinò la mano sinistra alle catene e le spezzò con un gesto veloce e secco, "Ora ti mostrerò il mio cosmo, la mia <aura di battaglia>", esordì il guerriero di Ares, togliendosi l’elmo, che gettò contro la porta alle sue spalle, frantumandola.

Warril mostrava finalmente il suo volto: era chiaramente nipponico, gli occhi erano color del mare, mentre i capelli verdi come le sue vestigia e corti.

"Preparati, la vera lotta inizia adesso", minacciò il berseker, Tuhon non attese oltre e scatenò la sua "corrente lavica" verso Warril, che fece esplodere al massimo il suo cosmo, che apparve gigantesco, tanto da riempire l’intera sala e assorbire in se il colpo del fabbro, per poi rilanciarlo contro Tuhon stesso.

Il fabbro si difese con il braccio sinistro, lasciando però che si sciogliesse anche il secondo bracciale, quello sinistro, insieme alla spalliera sinistra.

"Questo è stato solo un anticipo di ciò che ti potrò fare, preparati a vedere realmente di cosa sono capace", esordì Warril alzando le braccia, mentre la sua aura sembrava prendere la forma di un gigantesco volatile, "Avvoltoio energetico", urlò il guerriero di Ares.

Il cosmo del berseker sembrò aprirsi in due, una parte, grande quanto la stanza stessa rimase intorno al suo corpo, ed un’altra, egualmente grande si staccò da lui, per scagliarsi contro Tuhon.

Il fabbro rimase stupito e vide arrivare su di sé il colpo energetico, che lo investì in pieno, distruggendo le sue vestigia come fossero fatte di carta.

"Come hai potuto? Le vestigia dei fabbri sono sempre state fra le più resistenti", chiese Tuhon, "Probabilmente, ma il mio spirito battagliero emana un cosmo maggiore di quello comune", rispose Warril, "Spirito battagliero?", chiese ancora il fabbro, "Si, spirito battagliero", ripeté il berseker, "ognuno di noi quattro ha una spinta diversa per la battaglia: Belbia che avete appena ucciso era spinta dal desiderio di vincere, io da quello di combattere, mentre i miei due comandanti sono guidati da desideri diversi, quali l’obbedienza per Sesar e la sete di sangue per Rakis", spiegò Warril, avanzando verso il nemico.

Il cosmo del berseker esplose nuovamente nell’attacco, ma stavolta ciò che rimase intorno a Warril era pari alla metà del cosmo precedentemente mostrato, "Avvoltoio energetico", urlò nuovamente, scagliando ancora una volta l’attacco verso Tuhon, che cercò di evitarlo, venendo però colpito alla gamba sinistra, così da rimanere a terra, incapace di muoversi.

Warril osservò il suo nemico, "Sembrerebbe che tu sia incapace di difenderti, fabbro, almeno adesso avremo entrambi ciò che vogliamo", disse, preparandosi ad attaccare di nuovo, "Tu rivedrai tuo fratello ed io avrò una vittoria leale", concluse Warril.

Tuhon fece scoppiare il suo cosmo, tutto il suo corpo era circondato dalla lava, poi il suo cosmo sembrò concentrarsi nel pugno sinistro, dove si manifestò come una sfera infuocata, "Nucleo magmatico", urlò il fabbro, scagliando un pugno nel terreno, "Mi dispiace, abile berseker, ma tu potrai semplicemente dire di essere morto in un combattimento alla pari", affermò il guerriero di Bronte.

Il silenzio invase la sala, all’improvviso poi vi fu un sussulto, quindi un altro, poi un terzo, dei forti rumori provenivano dal piano sottostante, "Un terremoto?", chiese preoccupato Warril, "No, mio ultimo avversario, qualcosa di diverso, qualcosa di mortale per me, ma anche per te, che con quei due colpi hai fortemente indebolito la tua possente aura", rispose con voce triste Tuhon.

Una colonna di magma incandescente trapassò il ring, vicino a Warril, che si allontanò con uno scatto veloce, poi una seconda ed una terza colonna apparvero dinanzi al berseker, che con un salto all’indietro le evitò, per finire, però, su una quarta colonna ed ustionarsi una spalla.

Le colonne continuavano ad aumentare, all’improvviso i due guerrieri si trovarono circondati dalle colonne, una di queste investì in pieno Warril, che fu poi preso dentro la fitta rete di magma, così da morire polverizzato, ma anche Tuhon fu investito da una delle colonne, così da finire anche lui in cenere.

I cavalieri assistettero allo scontro senza poter intervenire, videro il loro compagno morire insieme al suo avversario e piansero per lui, ma non poterono fare di più.

Wein fece un respiro profondo, "Continuiamo?", chiese poi ai suoi compagni, passando vicino a ciò che restava del ring, "Lo so che mi dimostro freddo verso il nostro compagno, ma non possiamo stare qui ad attendere che Ares torni in piedi", disse freddamente.

I sei cavalieri rimasti seguirono il messaggero dello Stivale Alato oltre la porta, aspettando di trovarsi dinanzi gli ultimi due bersekers.