Capitolo 6: Laiga contro Navas

"Ora tocca a noi", esordì Hyth, rivolgendosi a Navas.

I due si portarono al centro della stanza, il fabbro gettò via lo scudo con cui aveva difeso il fratello, l’armatura sembrava brillare sotto la luce della lava, "Sono pronto", esclamò. L’elmo di Pan si chiuse sul volto, coprendo completamente sia la faccia sia i capelli dell’ebro di Dioniso, "Anche io sono pronto adesso", ribatté il gemello di Saga e Kanon.

Hyth si avvicinò al nemico, tirandogli un pugno, ma il guerriero di Dioniso lo evitò con un movimento agile e svelto; il fabbro, però, continuò a tirare i suoi pugni, non riuscendo a prendere l’avversario, che indietreggiava costantemente.

"Sei lento, fabbro", lo schernì Navas, "No, ebro, sei tu che non osservi", ribatté Hyth, quando ormai il suo nemico era appoggiato ad una parete rocciosa: l’ebro si ritrovò bloccato ed il suo nemico tentò di colpirlo con una testa.

Navas si mosse alla velocità della luce ed evitò la lama sull’elmo del nemico, che distrusse invece la parete, "Colpo del Re demone", tuonò allora il guerriero, colpendo il fabbro con un fascio d’energia dorata.

L’elmo di Hyth si divise a metà, mostrando il volto del guerriero: gli occhi neri come il carbone ed i capelli corti ed altrettanto neri, risaltavano sulla pelle bianca del soldato, che al contrario del fratello non aveva barba, ma un naso stranamente rotto.

"Che razza di colpo era?", chiese Hyth stupito, "Il Gemro Ken", rispose l’ebro, "una tecnica psichica che può distruggere qualsiasi anima, ma stranamente tu sei ancora in piedi", concluse Navas, "L’elmo lo ha salvato", si introdusse Tuhon, "ha retto all’energia del tuo attacco, ma è stato distrutto dall’impatto", concluse, indicando le due parti della testa del ciclope, "Allora inizierò a giocare pesante anche io", esordì il fratello minore affondando la mano nella cinta della corazza, per poi estrarne un martello gigantesco e del medesimo metallo della cloth.

"Questo è il maglio di Titanio, preparati a finire a terra, Navas!", esordì il fabbro di Sterope, prima di tentare un attacco; l’ebro di Pan evitò il colpo, che però distrusse parte del pavimento, un secondo attacco mancato distrusse una parete rocciosa, un terzo il tavolo dove lavoravano i metalli, quindi un quarto attacco frantumò un’altra parete rocciosa.

Navas era ormai stanco, Hyth invece ridacchiava, "Vuoi tentare ancora la fortuna contro il mio maglio?", chiese il fabbro, "oppure preferisci un attacco diverso?", continuò, mostrando finalmente la sua aura, che apparve con delle scosse al terreno, "Che cosa preferisci?", continuò, "il <Martello di Titanio> o la <Pioggia di lapilli>?", tuonò prima di alzare il braccio destro, in cui impugnava la sua arma.

Navas fece esplodere il suo cosmo, che al pari di quello dei fratelli, era dorato e doppio, "Scelgo io per te", esordì quindi l’avversario, "Pioggia di lapilli", tuonò, alzando il braccio sinistro e ponendolo dinanzi al guerriero di Dioniso.

Diversi frammenti delle pareti rocciose si alzarono in aria, seguendo i movimenti di Hyth, poi, appena il fabbro puntò Navas con la mano sinistra, i frammenti si schiantarono contro il guerriero di Dioniso, che con un salto però li evitò, arrampicandosi su pendio superiore.

"Preparati, fabbro", esordì alzando il braccio destro e concentrandovi il suo cosmo, "ora riceverai il mio attacco più potente", esclamò, quindi scatenò la tecnica che già era dei suoi fratelli "Esplosione galattica", urlò, mentre l’energia di un’intera galassia si dirigeva sul fabbro, rimasto stupito.

Un boato tremendo ed una luce accecante impedì a tutti di cogliere cosa avvenisse.

Dopo il caos, Navas osservò dinanzi a se, il suo nemico era a terra, tossiva, quindi era ancora vivo, ma non vide nessuno degli altri, "Ho ucciso qualcuno?", chiese, guardandosi intorno, "Non direi", rispose l’altro fabbro, che si era difeso con lo scudo, che già prima l’aveva salvato.

Navas cercò con lo sguardo i suoi compagni, "Sono qui", disse una voce alle sue spalle, l’ebro si voltò e vide Wein, "Il tuo colpo è veloce", spiegò il messaggero di Ermes, "ma sono riuscito ad evitarlo ed ad arrivare alle tue spalle, l’unico posto sicuro, oltre che sopra la tua testa, dove si è riparata Draka", spiegò, indicando con l’indice sopra il capo nascosto del guerriero di Dioniso, che vide la guardiana dell’Anello lievitare a mezz’aria tranquillamente.

"Tutti salvi quindi", affermò l’ebro, togliendosi l’elmo, dopo aver spento il suo cosmo, "e voi", continuò verso i fabbri, "siete sconfitti", li schernì, vedendo anche il secondo a terra.

"Si", confermò Hyth rialzandosi e recuperando i pezzi del suo elmo, mentre il fratello indossava nuovamente la sua corazza, "Andremo con loro, fratello?", chiese il fabbro minore, "Non lo so", ribatté Tuhon.

"Come non lo sai?", tuonò Draka, "hai dato tu le regole e noi le abbiamo seguite, quindi devi seguirle anche tu", concluse, senza scomporsi, "A che vi serviamo?", ribatté Tuhon, "Dobbiamo combattere Ares", disse in maniera fredda e secca Wein, "e dobbiamo riparare le sacre vestigia dei guardiani di Era e dei messaggeri di Ermes", continuò Navas, "E se ci rifiutassimo di seguirvi?", chiese il fabbro di Bronte avvicinandosi alla guardiana.

"Scusate mio fratello", esordì Hyth, "quando Taliss di Arge, nostro fratello e suo maestro, è morto a causa di un male preso nel viaggio dalla nostra prima postazione a questa, lui ha deciso di non spostarsi più", spiegò, "sono 5 anni che viviamo qui", concluse.

"Fratello", continuò rivolgendosi a Tuhon, "siamo i fabbri di Efesto, non possiamo opporci al nostro destino. Credi che io vorrei vivere sapendoti morto?", chiese avvicinandosi a lui, "gli dei mi sono testimoni, sarei pronto a dare la morte, se sapessi che questo ci riunirebbe", gli rispose Hyth.

Tuhon alzò il braccio sinistro ed accarezzò il capo del fratello minore, "Così piccolo e così saggio, sei un portento", disse, "Non sono poi così piccolo, ho solo 3 anni meno di te", ribatté il minore dei due, "Accettiamo di seguirvi", sentenziò il fabbro di Bronte, "ma avete una fucina nel luogo in cui ci state conducendo?", chiese poi, "Si, non potente come questa, ma vi è una fucina nel castello della mia regina Didone", rispose Draka, "Perfetto", ribatté Tuhon, "ci dovremo portare solo gli attrezzi ed i metalli, che abbiamo nell’altra nostra fucina", spiegò il fabbro.

I due presero le custodie delle loro armature ed una gigantesca bara di metallo, "Che dovete farci con quella?", chiese Navas, "Questa è la teca che contiene nostro fratello Taliss, dobbiamo portarlo nella nostra prima fucina, dove si trova la sua vera bara, insieme alle nostre, e lì potremo recuperare i nostri attrezzi e lasciare le vestigia di Arge", spiegò Hyth.

I cinque si trasportarono in Sicilia, sulle pendici dell’Etna, "Seguiteci", disse Tuhon, che li condusse in un atro, dove vi erano tre teche d’acciaio dalle bellissime decorazioni, "Aspettateci qui", chiese Hyth, mentre si addentravano nell’interno della grotta con la teca che custodiva il loro fratello, una vuota ed una custodia per armatura.

I due fratelli tornarono pochi minuti dopo con semplicemente un cesto d’acciaio contenente martelli, tenaglie e leghe metalliche, "Ora possiamo andare", concluse Tuhon, prima di seguire i tre, insieme al fratello, fino al castello nel deserto.