Capitolo 3

Forza e Speranza

Forza vitale

«Che rottura! Questo posto non mi piace nemmeno un po’! Speranza, dovevi proprio coinvolgerci? La missione era stata affidata a te!» L’uomo dall’armatura di fuoco si rivolse alla sorella con evidente malumore, mentre percorreva con i fratelli la scalinata in direzione del tempio del Toro.

«Vi ho coinvolti perché pensavo che potesse essere un’esperienza interessante. Poi nessuno ti ha costretto a venire.»

«Tsck! E perdermi le risse? Mai! Ti perdono solo se il prossimo cavaliere é di mia competenza! Ho bisogno di sfogarmi con qualcuno»

«E no! Il toro lo affronto io! Voglio testarne la sua forza!» intervenne l’uomo vestito di foglie e steli.

«Smettetela di comportarvi in modo così infantile! Non sono svaghi, ma esseri viventi!» li riprese l’uomo d’acqua «Piuttosto, Speranza, se Atena si rifiutasse, sarebbe un bel problema.»

«Si, dovremmo sostituire prima lei e poi gli altri dei, ma in assenza di una nuova progenie olimpica, con cui effettuare lo scambio, saremo costretti ad eliminarli personalmente. Ma ...» intervenne la donna in nero.

«In quel caso gli sconvolgimenti sarebbero tali da portare ad una nuova creazione.» concluse l’uomo d’acqua.

«Veramente con l’approvazione del Fato ho pensato ad un’altra strada» disse Speranza.

Gli altri quattro si fermarono sulle scalinate stupiti:

«E cosa avresti in mente?» gli chiesero in coro.

«Togliere i poteri agli Olimpici e cederli a degli umani trasformandoli in divinità. Pensavate che vi abbia fatti comparire davanti alle scalinate e non davanti ad Atena solo per dilettarci con queste creature?»

«Quindi speri di trovare gli eventuali candidati tra i dodici Gold Saint? Giusto?» chiese l’uomo rivestito d’acqua.

«Sagace come al solito fratello»

«Secondo me è una follia. Vorrei ricordarti, che è proprio perché le nostre emanazioni si sono avvicinate troppo agli umani, che siamo in questa situazione, ma d’altronde se l’ha approvato il Fato...» disse la donna in nero.

«...potrebbe funzionare, ma mi auguro che non succeda e che Atena accetti.» concluse l’uomo rivestito d’acqua.

Nel frattempo l’uomo con l’armatura di foglie aveva ripreso a correre lungo le scalinate, raggiungendo la casa del Toro. Prima di entrare nell’androne però si fermò e, inginocchiandosi, posò le mani bianche a terra, facendole risplendere di un bagliore verdastro.

Urla ed imprecazioni risuonarono nel tempio del cavaliere del Toro, mentre gli altri quattro raggiunsero il fratello.

«Ma che hai combinato?» chiese l’uomo dall’armatura fiammeggiante inferocito.

«Ops! Devo aver catturato involontariamente il padrone di casa! E come si dice tra gli umani, la preda e di chi la cattura! O qualcosa del genere. Mi dispiace fratello» rispose l’uomo con un sorriso ironico stampato sul volto efebico.

Intanto, nella casa, Aldebaran si era trovato imprigionato in un intrico di rovi spuntati dal nulla.

«Ma da dove diamine sono saltati fuori...sembra una delle tecniche di Afrodite, ma non è tipo da fare scherzi così idioti, soprattutto con i nemici alle porte!» Il saint cercò di divincolarsi da quel groviglio arboreo, ma appena riusciva a liberarsi da una parte si trovava incastrato dall’atra, come se le piante si movessero di loro iniziativa. «Accidenti...ei voi dove credete di andare!»

Quattro ombre sfrecciarono velocissime davanti al cavaliere sbigottito, che nonostante il settimo senso, riuscì a malapena a distinguerle.

Aldebaran, con un urlo poderoso, e bruciando il suo cosmo, sradicò le piante per darsi all’inseguimento degli intrusi, ma venne fermato dalla percezione di una quinta presenza, che si trovava ancora all’interno della casa.

CLAP!CLAP!

«Ottimo! La tua forza è veramente considerevole amico! Fammi vedere fino a che punto puoi spingerti!»

Aldebaran alzò lo sguardo e vide, appollaiato su una delle travi del soffitto, quello che a lui sembrò l’incrocio tra una fata ed un elfo.

«Di pazzi nella mia vita ne ho visti, ma non ho mai combattuto con un avversario conciato in un modo così ridicolo...a parte gli spectre di Ades»

«Eppure mi risulta che uno di quegli spectre ti abbia fatto secco! Quindi non criticarmi prima del dovuto, Aldebaran...giusto? E poi ho solo preso le sembianze di un essere fantastico creato dalla vostra immaginazione.»

«Mmm...a quanto pare mi conosci, anche se io non ti ho mai visto prima»

L’uomo saltò giù con molta agilità dall’architrave posandosi a terra lieve come una foglia.

«E che siete famosi anche nella dimensione delle Alte Sfere da cui provengo, mi chiamo Forza, se ti fa piacere saperlo»

«Sinceramente no, visto che non te l’ho chiesto e che tra poco ornerai una delle mie pareti» e detto così si mise a braccia conserte scrutando Forza dall’alto in basso.

«E come pensi di fare stando in quella posizione?»

«Adesso vedrai: Great Horn

L’onda d’urto sprigionata da Aldebaran scaraventò Forza fuori dal tempio e giù dalla prima rampa di scale. L’essere si rialzò a fatica asciugandosi un rivolo di sangue verde dalla bocca. Dopo di che rimase per qualche istante ad osservare il liquido sulla sua mano.

«Sei ancora in tempo ad andartene prima che ti sferri il colpo di grazia, ma che...» il cavaliere rimase inorridito nel vedere che quell’essere, con le sue stesse mani, si era tagliato i polsi ed, estasiato, guardava il suo sangue uscire copioso dalle ferite. Forza alzò gli occhi verso il saint e disse:

«Quindi è questo il dolore che provano gli esseri viventi quando il corpo fisico subisce dei danni? È la prima volta che provo una sensazione così intensa e sgradevole! E dimmi, voi guerrieri la provate spesso?»

Il cavaliere era sbigottito«Ma che razza di domanda è? Certo! Durate uno scontro è normale provare dolore!!»

«Allora perché combatti per Atena, se provi tanto dolore?»

«Io combatto per ringraziare e sostenere la dea che per proteggere l’umanità ha sempre dato tutta se stessa, senza paura di dover versare il proprio sangue!. Tu piuttosto, sei completamente pazzo, e non ha senso uccidere uno che è venuto a sfidarci, solo per vedere se la nostra fama è meritata. Tornatene a casa!»

«Aldebaran, io sono qui per conoscervi e capire. Per capire cosa significa vivere per le creature sottoposte alle leggi che governo! E ora so che per vivere ci vuole una grande forza, la tua. La forza di continuare a lottare nonostante il dolore perché la vita possa continuare!»

Dalle membra del corpo di Forza si irradiò una tenue e rassicurante luce verde, e le ferite si rimarginarono da sole. Dopo di che, si avvicinò al cavaliere e gli pose una mano sul petto. Adebaran sentì una forte energia, calda e palpitante come la vita, che lo avvolgeva e penetrava nell’armatura facendola vibrare:

«Ho ridato linfa vitale al tuo cloth, ed ora è come prima»

«Quindi sapevi che le mie difese erano inesistenti!?»

«Si, per questo non ho attaccato, la nostra lotta sarebbe stata impari. Ma nonostante tu fossi a conoscenza di questo hai deciso di affrontarmi ugualmente. Una scelta incosciente, ma l’ho apprezzata»

«Che cosa sei di preciso?»

«Io sono l’entità che nelle Alte Sfere controlla le leggi della Terra, che si manifestano nel vostro mondo nella forza vitale che da origine alla vita e alla procreazione. Amministro di conseguenza la sfera dello spirito legata all’amore, inteso nella parte meno aulica del termine. Ora che so cosa si prova, ti assicuro che ad Atena non verrà fatto alcun male fisico.» e così dicendo oltrepassò anche lui la casa del Toro per raggiungere i suoi fratelli.

Sensi di colpa

Saga era nervoso ed inquieto. Aveva percepito la presenza degli invasori e, per ritardare la loro corsa, aveva già attivato il Labirinto all’interno della casa di Gemini. Sapeva però che non sarebbe bastato, ne quello, ne le sue altre tecniche. Aveva la sensazione di essere già stato in balia di uno di loro, e i ricordi che gli erano rimasti non erano piacevoli.

Nel frattempo i quattro erano arrivati al tempio dei Gemelli e lo attraversarono senza problemi, o almeno, quasi tutti:

«Com’è possibile che Speranza sia rimasta imprigionata da questo ingenuo stratagemma?» Chiese l’uomo con le vestigia fiammeggianti.

«So che la mia gemella aveva un conto in sospeso con questo umano» rispose la donna in nero.

«Allora lasciamoli soli e proseguiamo. Più rimaniamo in questa dimensione più mettiamo a rischio l’intera creazione» concluse l’uomo d’acqua.

«Già, ma con tutti i vostri discorsoni, sono rimasto nuovamente a bocca asciutta! Mi fate sempre passare per fesso!» brontolò l’uomo vestito di fuoco, tra le risatine dei fratelli.

Le luci e le ombre continuavano ad alternarsi veloci nella casa di Gemini, e Saga era confuso e sperso. Come era finito li, vittima della sua stessa illusione?

Una luce molto forte, simile al sole, iniziò a brillare e sì ingrandì piano piano andando a sostituire l’illusione del labirinto. E lui la riconobbe. Quell’energia, quella presenza così intensa ed avvolgente la conosceva, avrebbe voluto scappare, ma proprio come allora il suo corpo non si mosse, mentre il suo spirito si perdeva in quella misteriosa essenza.

«Ti prego, no, non di novo, no io, non voglio peccare ancora» riuscì a mormorare, prima di perdere i sensi per risvegliarsi, non più uomo, ma ragazzo, tra le vie dei sobborghi del Santuario.

Era un giorno di alcuni anni addietro e Saga era da poco stato investito cavaliere di Gemini. Non conosceva nessuno e non aveva ancora ben chiaro come funzionasse la vita in quel posto, così diverso dalla realtà che scorreva al di fuori di esso. Aveva quindi deciso di andare all’esplorazione di quel nuovo mondo e, per non dar troppo nell’occhio, si era vestito in borghese. Girovagando un po’ qua e un po’ là, senza una meta precisa, arrivò in un piccolo campetto dove dei bambini stavano giocando a fere i cavalieri:

«Io faccio il cavaliere d’oro dell’acquario!Così vi ghiaccio tutti!» disse un bambino biondo, mettendosi in testa un secchio e un vecchio lenzuolo sulle spalle.

«Va bene Hyoga, allora io faccio, faccio...» il bimbo più piccolo si guardò in giro e i suoi occhi si posarono su un roseto «Trovato, faccio il cavaliere dei Pesci!»

«Shun, tu fare un cavaliere d’oro? E già tanto se ti lasciamo fare il cavaliere d’argento! Io invece sarò il Leone! Roarrr!» e il bambino dai capelli castani iniziò a rincorrere l’amico facendo il verso del leone.

«Seiya, lascia stare Shun! E poi, più che un leone, sembri un gatto con la raucedine!»

«Ikki, stavo solo scherzando! Per punizione, farai Ades!»

«Ma perché a me tocca sempre fare il cattivo?» brontolò Ikki

«Perchè sei il più vecchio! Piuttosto, Shiryu, tu chi vuoi essere?» chiese Seiya.

«Fate voi, per me è uguale!»

«Allora farai Libra! Siamo a posto, i cavalieri ci sono, il cattivo pure, manca solo la dea da salvare! Hei, ma dov’è mia sorella?»

Il cavaliere si era fermato a vedere i preparativi dell’imminente guerra sacra e sorrise alla scena di quei buffi bambini che scimmiottavano i colpi dei loro paladini.

SBAM! «Haio!»

Il Gold Saint, fu ridestato dai suoi pensieri da una bambina che gli era andata a sbattere contro:

«Mi..mi scusi, non volevo...ero di corsa e non l’ho vista...»

«Non preoccuparti, capita. Se mi dai la mano ti aiuto ad alzarti»

Per un attimo gli occhi castani di lei si incrociarono con quelli azzurri di lui:

«Il grande sacerdote?!» sussurrò la bambina stringendosi le mani al petto ed indietreggiò tremante.

«Io!? No ti sbagli...»ma la ragazzina era già scappata verso i suoi compagni, lasciando Saga molto turbato da una strana visione.

«Saori, dove ti eri cacciata! Dai che ci manca Atena!» disse il fratello, che prendendola sottobraccio l’accompagnò dagli altri bambini.

«Atena...» sussurrò il saint.«ATENAAAA!!!!!!!!»

Saga si risvegliò nella suo letto frastornato e sconvolto. Prima aveva ucciso Sion, poi dopo aveva cercato di uccidere la dea in fasce ed infine aveva fatto uccidere Aiolos.

«Cosa ho visto?» Saga si guardò le mani, che ancora sentiva coperte del sangue del Grande Sacerdote «Non era un sogno, ma nemmeno la realtà....quello che ho visto era la mia vita precedente! O Atena, cosa ho fatto, nulla servirà a lavare questa mia colpa per l’eternità!»

«Così è da quel giorno che la disperazione è diventata la tua unica compagna ed i sensi di colpa i tuoi unici amici. Cosa hai fatto tu? No Saga, cosa ho fatto io!»

Il cavaliere venne ridestato da una voce femminile e si ritrovò tra le braccia di una giovane fanciulla dorata all’ingrasso del tempio dei Gemelli.

«TU! No, non mi userai ancora per i tuoi scopi! Non commetterò altri atti così impuri!» il Saint si alzò di scatto allontanandosi il più possibile dalla giovane.

«Calmati, non sono qui per manipolare nuovamente la tua psiche»

«Allora per cosa? Tu mi hai manovrato come fossi un burattino per farmi uccidere Atena, la mia dea!»

«Lo so ed è per questo che voglio chiederti scusa. No pensavo che le mie scelte ti avrebbero fatto soffrire così tanto. Normalmente quando un essere umano rinasce a nuova vita non ricorda nulla del suo passato. Questo per evitare che i traumi influiscano sul presente e fare quindi in modo che possiate riscrivere tutto da capo. Purtroppo, quando ti scelsi, come mio strumento, non avevo previsto tutti questi sconvolgimenti»

«Perché lo hai fatto?»

«Per mettere alla prova le capacità della custode della giustizia. Gli dei governano la vostra dimensione per istruire e proteggere le creature di questo mondo, in nostra vece. O almeno è quello che dovrebbero fare. Quindi è normale che ogni tanto li mettiamo alla prova per esaminare il loro operato e competenza.»

«Si, ma perché proprio me?»

«Perché è più facile combattere contro un nemico sconosciuto, che contro uno dei propri uomini. Inoltre il tuo spirito era forte ed infatti non è stato facile per me e mia sorella controllarti. Ed uno spirito battagliero e puro come il tuo, era proprio quello che ci occorreva. Se fossimo entrate in contato con un anima debole l’avremmo distrutta. Saga tu non sei malvagio. In te non risiede il male e non sentirti in colpa per quello che hai fatto. Sono io che ho sbagliato ad usarti in quel modo senza metterti al corrente del disegno più grande di cui facevi parte. Potrai mai perdonarmi?» e così dicendo si alzò dal pavimento facendo risplendere la sua energia luminosa; in modo da entrare in contatto con il cosmo di Saga. Il cavaliere rimase in silenzio ad ascoltare quell’energia benefica, che dissipava le ombre e i timori della sua mente.

«Questa energia che infonde speranza e che consola, non è quella che sentii quel giorno! Cosa sei, male o bene?»

«Saga anche io sono uno strumento, e a volte sono bene e a volte sono male, perché il confine tra bene e male è molto labile. Io amministro solamente le leggi della Luce, che nel vostro mondo si manifestano nei fenomeni luminosi ed elettrici. Amministro inoltre i sogni e le illusioni ed infondo speranza.»

«E Atena? Cosa volete farle?»

«Chiederle di essere quello che è nata per essere: una dea Guerriera! Oppure assecondare il suo profondo desiderio, con le conseguenze ad esso connesso» e così dicendo anche lei lasciò la casa di Gemini e il suo guardiano, liberato definitivamente dagli spettri del suo passato.