Capitolo 1: Incontri

Passò un giorno, poi finalmente il judge di Wyburn riuscì ad alzarsi. "Signor Rhadamantis", esordirono Shilthead e Gordon, entrambi seduti accanto a lui.

Il comandante delle armate di Hades osservò i suoi due spectres: Shilthead aveva qualche ferita lieve, ma Gordon aveva un braccio fasciato su cui si vede chiaramente la forma di una netta recisione, portata da un’arma affilata.

Quelle ferite riportarono alla mente dello spectre di Wyburn i ricordi riguardanti Himalia, la terribile "Arma".

"Rhadamantis", urlarono due voci alle sue spalle. Il judge si voltò e vide i suoi due parigrado, entrambi feriti, ma vivi. "Aiace, Minosse", esordì stupito.

I cinque spectres camminarono lungo i corridoi di pietra del nascondiglio, Myui li raggiunse dopo, poiché gli erano state curate le ultime ferite.

"Chi ci ha portato qui?", domandò Rhadamantis dopo alcuni passi, "Un santo d’oro, Tok’ra di Virgo", gli rispose una voce non interpellata.

Il judge di Wyburn si voltò e vide un giovane con vesti greche, che suonava delicatamente un’arpa, "Salve, guerrieri di Hades, sono Real della Lira, discendente d’Orfeo", si presentò con uno sguardo pieno d’odio, "ma qui non dobbiamo badare ai rancori personali, poiché un nemico comune ci minaccia tutti", concluse, rilassando i propri lineamenti.

"Questo luogo è la caverna più profonda che i fabbri posseggano", esordì il santo d’argento, facendo da Cicerone ai sei spectres, "qui si sono rifugiati tutti i guerrieri sopravvissuti delle divinità olimpiche, oltre ai cinque protettori del sacro Regno di Asgard. In totale siamo 54", spiegò.

"Alcuni dei feriti sono così gravi che tuttora Obbuan del Caduceo ed Odeon di Leo si occupano di curarli, mentre per la riparazione delle diverse armature vi sono i molti allievi del grande Fabbro, quasi tutti sopravvissuti, eccetto taluni, come il nobile Kiki di Aries", raccontò il Silver saint.

Rhadamantis guardò la sala in cui era: dieci guerrieri erano seduti in cerchio, intorno ad un uomo dai capelli verdi e lunghi che restava con gli occhi chiusi, "Quello è Tok’ra di Virgo, si allena con altri guerrieri per potenziare il proprio cosmo", spiegò Real, indicando il gruppo di giovani, "In questi cinque giorni in cui lei, Rhadamantis, è rimasto svenuto, noi tutti ci siamo allenati ed ancora lo faremo finché non ci sarà un piano che distruggere tutti i titani", concluse, cambiando stanza.

Gli spectres furono investiti da una possente folata di energie cosmiche, che fece barcollare i più deboli fra loro.

"Quali possenti guerrieri?", balbettò stupito Rhadamantis, sentendo molti cosmi, ognuno pari a quelli dei suoi migliori e più fedeli seguaci.

"Quelli che vedi, Rhadamantis", esordì il giovane santo della Lira, "sono guerrieri che cinque giorni fa sono usciti sconfitti da scontri per loro vitali, senza però essere uccisi", spiegò Real, "ora cercano una seconda possibilità: la possibilità di vincere", concluse.

Rhadamantis studiò i diversi guerrieri: vi erano ragazzi muscoli, altri più esili e ragazze, molte di incredibile bellezza, specialmente una, con insegne sacre alla dea Artemide e lunghi capelli neri. Nessuno di loro indossava vestigia sacre.

"Ora scusatemi", affermò Real, interrompendo i pensieri del judge di Wyburn, "ma vi devo salutare, gli allenamenti con l’arpa mi attendono. Voi, comunque, avanzate lungo questo corridoio, nell’ultima stanza, di fronte a voi, troverete chi mi ha mandato a chiamarvi".

Con queste parole, il cavaliere d’argento della Lira si ritirò in un’altra stanza sulla destra, dove due fanciulle lo attendevano per iniziare degli allenamenti. Aiace notò che una delle tre utilizzava un flauto a più siringhe, mentre l’altra un’arpa sacra al dio Apollo.

"Shilthead, Myui, Gordon, voi restate qui, andremo solo noi tre in quella stanza", ordinò Rhadamantis, diffidente verso i santi di Atena, che più volte lo avevano sconfitto.

"Si, signore, non avevamo intenzione di seguirvi, sapevamo che ci sarebbe stato vietato, volevamo solo raggiungere Lune", esordì lo spectre del Basilisco, "Lune?", ripeté Rhadamantis.

Minosse indicò al suo parigrado una stanza poco lontana sulla sinistra e per la prima volta Rhadamantis vide tristezza su quel volto spietato.

Un’aria caldissima circondò i sei appena entrarono nella gigantesca fucina, "Sembra di essere nella prigione degli eretici", balbettò Gordon, "No, spectre di Minotaurus, questo luogo è più caldo ancora di quell’inferno di fuoco", ribatté Aiace.

I fumi ed il calore si diradarono lentamente dinanzi agli spectres che poterono notare lo scenario proprio della fucina di un fabbro.

Sulla destra, accanto alla porta, Rhadamantis e compagni videro una zona con tre armature bianche, ricche di gemme preziose; queste armature, seppur mancanti di alcuni pezzi, rappresentavano chiaramente tre volatili: il Pellicano, il Falco ed il Pavone.

Cinque armature composte da scaglie d’oro, rappresentanti cinque animali marini si trovavano nella cavità adiacente, "Queste devono essere le nuove armature dei generali di Nettuno, l’ultima volta che le vidi erano ancora alla mia terza presenza su questa terra", rifletté Myui alla destra di Aiace e Rhadamantis.

"Le nostre surplici", esordì allora Gordon, indicando con il suo unico braccio le sette armature nere, danneggiate e piene di crepe, seppur più integre di quando avevano lasciato l’Ade, "Sembra che le stiano riparando piuttosto bene", rifletté Minosse, osservando il nero Grifone che si innalzava al cielo.

Rhadamantis guardò alle sue spalle e solo allora si accorse che alla sinistra della porta di quella stanza si aprivano altre cavità, contenenti altrettante armature.

Il judge vide che nei tre vani paralleli a quelli già osservati, vi erano solo sei armature: due sacre al dio Dioniso, rappresentanti un Otre ed una foglia di Vite; due care al dio Ermes, poiché rappresentavano il suo Flauto a più siringhe ed il Caduceo a lui consacrato.

"Tutte quelle che vedete sono armature riparate, o da riparare", esordì una voce, riportando il judge di Wyburn alla realtà.

Solo in quel momento i sei si accorsero dei fabbri che riparavano diverse vestigia: vi era un giovane dalle vesti nordiche e dai lunghi capelli biondi, che insieme ad un uomo dal possente corpo e con un martello al posto della mano sinistra stava riparando un’armatura di colore cinereo.

Poco distanti, tre giganteschi individui dal fisico muscoloso, riparavano un’armatura d’oro di quelle sacre alla dea Athena.

"Mi state ascoltando?", tuonò una voce femminile con fare autoritario, "No", la schernì Aiace.

La donna prese un martello e lo avvicinò con un gesto veloce e fermo al capo del judge della Garuda, "Ho detto di chiamarmi Zadra dello Scultore, sacerdotessa guerriero sacra ad Athena e vedi di non farmi spazientire", tuonò la Malefica scultrice.

"Comandante Aiace, signor Rhadamantis, signor Minosse", esordì una voce alle spalle della guerriera dai lunghi capelli rossi.

Lune apparve dinanzi agli spectres, inchinandosi per rispetto ai tre comandanti dell’esercito di Hades.

"Sacerdotessa guerriero, ora scusaci", tagliò corto lo spectre di Barlog, "Sia pure, tanto Neleo ha controllato la tua nuova protesi", affermò infastidita Zadra, allontanandosi dai guerrieri dell’Ade.

"Lune, il tuo braccio?", balbettò Rhadamantis, osservando la frusta, il cui manico era un tutt’uno con l’arto sinistro dello spectre di Barlog.

"Ho dato il mio braccio sinistro al mio signore, Minosse di Grifon, a cui è stato amputato a causa di Portia", spiegò il giudice della Prima Prigione.

"Un grande gesto", affermò una voce alle spalle di Lune. I sei spectres videro il monco con un martello d’oro giungere verso di loro, "Sono Neleo di Hammerfish, comandante dei generali dei Mari di Nettuno", si presentò, "Benvenuti a tutti voi, spectres, ed in particolare a te, judge di Wyburn".

"Salve, generale di Hammerfish", ricambiò Rhadamantis.

"Siete già stati nella sala finale?", domandò Neleo, "No, ci stavamo dirigendo alla fine del corridoio", rispose Aiace, "Bene, allora se permette, anche io e Nifer, ci uniremo a voi", propose il generale dei mari.

"Nifer?", domandò Minosse, "Si, Nifer di Arge è il mio nome, primo fabbro di Efesto il mio attuale titolo", si presentò il maggiore dei tre fratelli consacrati al fabbro divino.

"Osol, Sial, Fasolt, Zadra", urlò il fabbro, "posso lasciarvi lavorare da soli, vero?", domandò perplesso, "Fratello, non preoccuparti, ripareremo le ultime vestigia prima del tuo ritorno", lo rassicurò il guerriero con le vestigia di Breonte.

"Bene, tanto non è rimasto molto lavoro", rifletté fra se Nifer, quindi si guardò intorno, "Le corazze dei tre Goshasei di Era sono riparate quasi del tutto, per le tre scales dei Mariners, te ne sei occupato tu, Neleo", aggiunse, rivolgendosi al monco, "per quel che riguarda le armature di due ebri non vi sono problemi, le clothes degli Anghelloi sono state riparate", continuò, osservando le vestigia sulla sinistra.

"Ricordatevi, appena finito con le ultime armature dei god warriors e con le vestigia del Cervo sacro ad Artemide, che si devono fare le ultime riparazioni a freddo sulle surplici e sui clothes sacri ad Atena, oltre che risistemare le due armature degli Astri di Apollo, i cui pezzi, noto sono ancora sparsi sui tavoli", tuonò infine Nifer, prima di lasciare la stanza con gli spectres e Neleo.

"Comandanti", esordì dopo alcuni passi Lune, "scusateci, ma noi ci fermiamo qui", affermò, chinando il capo in segno di rispetto.

"Si, sapevamo che non ci avreste seguito", spiegò Minosse, mentre i quattro guerrieri dell’esercito di Hades lasciavano i loro comandanti per dirigersi in una sala sulla destra, l’ultima prima di quella finale.

"Che luogo è quello?", chiese Rhadamantis avanzando, "Quella è la stanza della commemorazione", rispose Nifer, calando il tono della voce, in segno di rispetto per l’argomento trattato, "lì abbiamo inciso i nomi dei tanti guerrieri morti per mano dei titani", spiegò il fabbro, "Fra cui 101 spectres e 72 mariners", aggiunse Neleo.

I cinque entrarono in una grande sala, dove ad attenderli vi erano una decina di persone.

Il baccano, che fino ad alcuni secondi prima invadeva la sala, si quietò, "Rhadamantis, Minosse, Aiace", esordì un uomo dalla folta barba bionda, con un occhio coperto da una benda rappresentante un cigno.

Nessuno dei tre sapeva bene chi fosse quell’uomo, ma tutti credevano di averlo già visto, "Hyoga di Cygnus", tuonò disgustato Minosse, nel vedere il suo ultimo avversario di vent’anni prima.

"Non avanzare come un nemico, verso il reggente di Asgard, spectre", lo minacciò un giovane dalle vesti nordiche con lunghi capelli marroni, "Tu chi saresti per impartirmi ordini, ragazzino?", ribatté innervosito il judge di Grifon, "Il mio nome è Freiyr di Dubhe, futuro re di Asgard e custode della spada Balmung", si presentò il figlio di Hilde e Siegfried.

"Quello che stavo dicendo pochi secondi fa, si ripete, purtroppo", esordì cupo un guerriero con insegne sacre ad Ares, "non ci fidiamo gli uni degli altri", tuonò, "Sagge parole le tue, Adtula, berseker del Leone", incalzò un guerriero dalle vesti orientali, che si rivelò essere Obbuan del Caduceo.

"Quietatevi, cavalieri, poiché la vera riunione avverrà domani", esordì una voce femminile nella folla, che fece prostrare l’anghellos del Caduceo.

"Comandanti dell’esercito di Hades, permettetemi di presentarvi coloro qui riuniti", esordì la bellissima donna dai capelli rossi.

"Conoscete già Neleo, Nifer e Hyoga, inoltre si è presentato a voi Freiyr di Dubhe", iniziò, indicando coloro già noti, "Poi avete sentito parlare Adtula, berseker di Ares e custode della Spada, ed Obbuan del Caduceo, sacro ad Ermes", continuò, indicando i due guerrieri seduti sul lato destro del tavolo, "mentre i due alla mia sinistra sono Noa dell’Otre e Shuren della Corona, rispettivamente comandanti degli eserciti di Dioniso e di Apollo", aggiunse, indicando altri due convitati.

"La donna con la maschera d’argento è Merope del Cervo, una delle tre amazzoni sopravvissute, mentre il giovane dai capelli azzurri è il principe Rume, Goshasei del Pellicano ed erede al trono del regno di Cartagine", concluse, indicando gli ultimi due superstiti delle battaglie di cinque giorni prima.

"Tu e quel tizio dagli occhi verde smeraldo chi siete?", domandò incuriosito Aiace.

La magnifica donna era sul punto di rialzarsi, così da poter presentare se stessa e l’uomo dagli occhi simili a smeraldi, ma quest’ultimo fu più veloce di lei e con gentilezza la fermò, prendendole la mano destra.

"Mi chiamo Tige", esordì il misterioso individuo, "fui Guardian Goshasei del Pavone durante la Grande Alleanza di vent’anni fa, ora ho lasciato quel titolo a mio figlio Joen", si presentò il nobile eroe di un tempo passato, "lei, invece, è l’oracolo di Ermes, Dafne, un tempo anghellos del Flauto e mia sposa", aggiunse.

"Di che cosa volevate parlarci?", domandò spazientito Rhadamantis, "Per oggi di niente, ma aspettavamo che anche l’ultimo dei tre judge si riprendesse", esordì Hyoga del Cigno, "Domani uno di voi, a vostra scelta, parteciperà come rappresentante di Hades all’Assemblea che faremo", spiegò il santo divino.

"Gli altri invece?", incalzò Aiace, "Potranno ascoltare la storia del nostro nemico Urano e forse conoscere il metodo per sconfiggerlo", lo zittì Dafne.

I tre judges si ritirarono.