Capitolo 21: Sacrifici d’onore

Knuhun di Heket si alzò in piedi, "Quel mariner era una furia", si disse, notando d’essere solo, nel fiume che l’incontro delle loro forze aveva creato.

"No, sei tu ad essere un inetto", ribatté una voce femminile alle sue spalle, "Chi siete voi?", urlò il Pharaon voltandosi, "I tuoi carnefici se non ti toglierai di torno", sentenziò la voce avversa.

Knuhum saltò addosso alla voce nemica, "Frog Torpedo", urlò, ma un’ondata d’energia lo gettò a terra morto.

"Se sono tutti così, faremo in fretta", ribatté una voce maschile.

"Che cosa succede? Un cosmo potentissimo ha eliminato Knuhum", balbettò Ihi, alzandosi in piedi, "Non muoverti da qui", ordinò un’entità cosmica. Il guerriero di Khepri si voltò e riconobbe Osiride ed Iside, i due divini sposi egiziani. "Miei signori", li salutò il Pharaon, inginocchiandosi, "Non raggiungerci, combatteremo noi questi veloci e possenti avversari", ordinarono i due dei, "Ma, miei signori?", cercò di ribattere il giovane, "Tu, sei puro, sincero e generoso, unico fra i Pharaon ad avere queste doti e nessun difetto, ti prego di restare qui", lo supplicò con gentilezza Iside.

Il giovane guerriero chinò il capo, rattristato, ma convinto dagli ordini divini.

L’ondata d’energia che uccise Knuhum, risvegliò Jenghis e Sed, ambedue svenuti, non morti, "Knuhum è morto?", balbettò il guerriero con la maschera di Sciacallo, rialzandosi in piedi, "Si, cavaliere, ed a giudicare dal cosmo che lo ha ucciso, è stato un titano", gli rispose il berseker dell’Avvoltoio, indossando nuovamente l’armatura.

"Titani? Sono entrati nella Piramide?", urlò Sed, "Devo muovermi e correre da Ra", urlò il Pharaon, barcollando in avanti "Ed io verrò con te, la necessità ci renderà alleati", affermò Jenghis, "Sia, cavaliere, solo per ora", concordò il guerriero mascherato.

Il gruppo di cavalieri olimpici arrivati dinanzi a Ra ed i suoi servitori erano fermi. Gli dei non li avevano nemmeno calcolati, Iside ed Osiride erano scomparsi poco dopo il loro arrivo,

Anubi, Api e Thot si erano rivolti a Ra, mentre Horus aspettava silenzioso.

All’improvviso gli dei si sedettero ed il loro signore si rivolse ai cavalieri: "Miei tre fedeli guerrieri, compreso Anhur che è ancora svenuto, sono lieto di vedervi qui ed un po’ meno di vedere anche questi invasori olimpici, che amano definirsi alleati", esordì il dio.

"Nobile Ra", iniziò Lorgash, avanzando, "Silenzio!", urlò il dio, mentre il suo cosmo luminoso faceva indietreggiare il santo d’oro.

"Voi siete giunti qui, malgrado il vostro vile signore, Zeus, abbia osato offendermi secoli fa", li criticò il dio, "Ora, però, lodando la vostra temerarietà, se riuscirete a sconfiggere i due figli di Urano che stanno arrivando, vi racconterò il segreto del Simbolo del Comando", propose Ra.

I cavalieri si guardarono perplessi, capivano che Ra li voleva sfruttare, ma non poterono fare altro che accettare la proposta, "Perfetto", concordò il dio egizio, "Knosus, allontana Bes ed Anhur e non intervenite nello scontro", ordinò infine il dio.

"Tu!", urlò all’improvviso Noa, guardando alle porte della piccola sala.

I cavalieri si voltarono di scatto e videro due titani, "Costei è l’assassina di Remor", osservò Lorgash, riconoscendo Miranda, la titana che aveva attaccato Corinto, "ma l’altro non so chi sia".

I due titani avanzarono verso il gruppo di cavalieri olimpici, "Io sono Thebe, l’assassino di Hilde di Polaris", si presentò il guerriero dalle bianche vestigia. Lo scontro stava per iniziare.

"Chiariamo una cosa, cavalieri, Miranda è la mia avversaria", sentenziò Noa, preparandosi all’attacco, "Ti aiuterò nello scontro, mio comandante", affermò Awyn, "Ed io vi sarò di supporto, ebri", concluse Argo di Calamary.

"Cavalieri, noi tre ci occuperemo di quel Thebe, poiché Myokas è ancora svenuto", affermò dopo Lorgash di Capricon.

Miranda puntò il braccio sinistro contro i nemici, "Cavalieri, non siete voi i miei bersagli, vi ho già risparmiato una volta, non vorrei ripetermi", minacciò la titana, "Preparati piuttosto a morire, titana", minacciò Noa, sollevando le mani sopra il capo.

"Bene, lo hai voluto tu", concluse la guerriera nemica, "Spirito di fuoco", urlò, "Scorri, Sacra Otre", gli rispose l’ebro. I due vortici di fuoco si incontrarono a mezz’aria, producendo fiammate e scintille.

"Ora, Argo", urlò Awyn, scattando al lato della nemica, "NO!", ribatté Noa, "Non interrompeteci", ordinò, concentrando ancora di più il suo cosmo.

Le ferite sul corpo dell’ebro iniziarono a sanguinare copiosamente, mentre la nemica non sembrava particolarmente stanca.

"No, non ascoltatelo, il suo odio e rammarico aumentano l’orgoglio e diminuisco la furbizia", affermò Knosus, avvicinandosi ai combattenti, lasciando Ra e Thot incredibilmente sorpresi, nel vederlo interessato al nemico. "Deve essere un guerriero molto nobile, questo ebro padrone del fuoco, perché il mio allievo gli dimostri tanto interesse", rifletté sottovoce il dio con il volto di Ibis.

Noa fu sconfitto dall’attacco di Miranda e lo gettò a terra, "Calamary whips", urlò Argo all’improvviso, "Ivy chains", aggiunse Awyn dal lato opposto. "Stupidi", li criticò semplicemente la titana, saltando in aria, così da far intrappolare fra loro le fruste dei due guerrieri.

La guerriera era sopra le loro teste, "Mano scarlatta", urlò, colpendo contemporaneamente i due e gettandoli a terra.

"Desert wolves attack", affermò all’improvviso Knosus, colpendo la titana, che stava tornando a terra e gettandola indietro, "Mi scusi, mio signore, ma sono nobili guerrieri, anche Ihi e Knuhum sono sicuro che lo abbiano pensato", disse semplicemente il Pharaon di Uptat.

La titana, però, si rialzò di scatto, pronta a riattaccare il guerriero egiziano, "Siamo noi i tuoi avversari, Miranda", la minacciò però Noa, pronto nuovamente alla lotta, insieme ad Awyn ed Argo.

"Jumping bite", urlò Thebe, scagliandosi contro Lorgash, "Golden cross", ribatté il santo d’oro. I due nemici si incontrarono a mezz’aria, gettandosi vicendevolmente a terra con le vestigia danneggiate. "Hai colpito la mia armatura di titanio", balbettò il titano infuriato, "devi pagare".

"Catene di titanio", urlò all’improvviso Osol, bloccando le braccia del nemico, "Sei debole, fabbro, non ti pare un’azione stupida?", domandò il titano, "No, se permetterà a lui di colpirti", rispose il guerriero di Breonte, indicando Rabat, alle spalle del nemico.
"Ryutsuisen", urlò il santo d’argento, sollevando l’arma, "Che cosa?", balbettò appena Thebe, mentre l’attacco nemico pietrificava la sua spalla sinistra.

Il titano cadde a terra, "Non sono così facile da sconfiggere", li minacciò, "Fauci celesti", urlò, scatenando l’attacco che aveva ucciso Hilde.

Rabat sollevò lo scudo danneggiato, ma una delle due fauci lo investì in pieno, distruggendo lo scudo e gettando il cavaliere a terra, ferito alla gola. "Il secondo colpo", urlò Osol, cercando di tirare a se il titano, "No, cavaliere", urlò Bes, gettandosi sul santo d’argento.

La fauce energetica frantumò la parte pietrificata del corpo di Bes, lasciandolo a terra moribondo, "Si è sacrificato per il santo di Atena", balbettò stupito Horus, mentre il giovane guerriero di Anukis si spegneva.

"Non ti preoccupare, dio falco, non sarà l’unico a morire", esordì Thebe, sollevando le braccia, "Ciclone di fauci", urlò il titano, roteando su di se, così da attirare le catene di Osol. Il fabbro non fece in tempo a salvarsi ed anche suo corpo fu dilaniato dalle temibili zanne di Thebe, il comandante di 2° grado.

"Questa battaglia sarà nostra", urlò il titano, le cui bianche vestigia erano sporche di sangue, "Non ci contare", esordì una voce sulla porta. Tutti si voltarono.

Kano, Sekhmet, Jenghis e Sed erano arrivati sul campo di battaglia.

"Cavalieri, occupatevi della titana, lui è mio", ordinò Lorgash, rialzatosi.

Sekhmet e Sed si avvicinarono a Knosus, l’unico loro compagno ancora in piedi, "Non sembrate in ottima forza", affermò il guerriero di Uptat, "Taci, giudice", tagliò corto la guerriera di Bastet, anche Kano e Jenghis si unirono ai due ebri ed ad Argo.

"Siete tanti da affrontare, dovrò usufruire della mia ultima tecnica", si disse la titana. L’ideogramma al centro della bianca armatura brillò, "Allontanatevi, cavalieri", urlò Awyn, ma tutti notarono che Anhur e Myokas erano il vero bersaglio, "Vi chiedo scusa per questo metodo, ma o vi elimino, o elimino i vostri compagni, vediamo quanto siete fedeli fra voi", urlò Miranda.

"Fuoco celeste", urlò la titana.

I primi a scattare furono i tre Pharaons, ma i cavalieri olimpici si posero dinanzi a loro.

"Rolling defense", urlarono Awyn ed Argo, sollevando le loro fruste e catene. "Holy fire", tuonò Noa, creando un muro di fuoco, congiunto con le forze psichiche di Knosus e Sed. Jenghis sganciò la sua armatura, "Aura di battaglia", invocò il berseker, espandendo il suo cosmo difensivo.

Sekhmet sollevò le braccia cercando di difendersi dalla fiammata energetica con le mani, ma quando stava per sentirsi sconfitta, le mani di Kano arrivarono ad aiutarla, "Ora non siamo più nemici", sentenziò semplicemente il santo d’argento, sorridendo all’egiziana.

I cosmi dei diversi cavalieri combinati riuscirono nell’incredibile: rimandare indietro l’attacco di Miranda, che colpì la titana stessa, gettandola a terra.

Lorgash era da solo in piedi dinanzi a Thebe, "Sei pronto, titano?", domandò il cavaliere d’oro, "Sempre ad uccidere un patetico nemico", ribatté il comandante di 2° grado.

I due avversari scattarono, "Ciclone di fauci", urlò all’improvviso il nemico, roteando verso il gold saint, ma il santo d’oro evitò l’attacco, "Un colpo già visto non ha più effetto", bisbigliò il cavaliere del Capricorno, prima di scatenarsi in un attacco, "Kuzuryusen", urlò.

I nove colpi lanciati contemporaneamente investirono in pieno l’assassino di Hilde, le cui vestigia si frantumarono quasi del tutto, riempiendo il corpo del maligno servitore di Urano con moltissime profonde ferite.

Lorgash si allontanò dal nemico, "Se fossi stato più abile", si disse rammaricato. "Fauci celesti", sentì urlare alle sue spalle. Con un agile salto il santo d’oro evitò l’attacco nemico e vide Thebe, in ginocchio con le vestigia danneggiate e senza più forza nel corpo.

"Sei un vile, attacchi anche quando le tue forze sono ormai esaurite e per di più alle spalle", urlò infuriato il cavaliere di Capricorn, sollevando il braccio sinistro, ma qualcuno, alle spalle del titano, lo fermò.

"Lascialo a me, cavaliere d’oro", disse Osol, ripresosi, ma ferito, "sono certo di non sopravvivere ad oggi e voglio morire con un nemico", chiese il fabbro, prima di bloccare il titano con il braccio destro, "Allontanatevi tutti", urlò il guerriero di Breonte, "e tu, santo d’oro, di ai miei fratelli che gli ho voluto bene", concluse con le lacrime agli occhi.

"Nucleo magmatico", urlò infine, morendo come Tuhon, il suo predecessore, fra colonne di lava, che incenerirono lui ed il suo nemico.

"Osol", bisbigliò Rabat, vivo, ma ferito, "ti ricorderò come mio salvatore, a te ed a Bes", sussurrò il santo d’argento.

Un altro titano era morto a caro prezzo.

Miranda si alzò a stento, il suo stesso colpo la aveva atterrata, "Costoro formano un muro invalicabile, il loro desiderio di sacrificarsi è talmente potente da respingere i miei colpi", balbettò la titana, "Vi devo lodare, avversari", esordì, rivolgendosi ai suoi nemici, "siete davvero potenti, per questo se un giorno sarà la vostra morte il mio obiettivo sarò lieta di affrontarvi di nuovo, ma ora ho un altro bersaglio", spiegò la Padrona del Fuoco, prima che l’ideogramma sull’elmo brillasse.

"No, scomparirà", urlò Noa, scattando verso la nemica, che però scomparve, per riapparire alle spalle dei cinque dei egizi rimasti. "Mano scarlatta", urlò la titana e con un solo colpo riuscì a sorprenderli ed uccise Api, il dio dalla testa di Toro, gli altri dei si allontanarono dalla nemica.

"Spirito di Fuoco", urlò Miranda, scatenando un secondo attacco, ma stavolta Horus si pose dinanzi ai suoi compagni ed al suo sire, così da parare l’attacco nemico, "Sono un dio e non sono distratto, come vorresti battermi?", domandò la divinità per metà falco, prima di gettare a terra la nemica con la sua potenza cosmica.

In quel momento, Thebe morì. Miranda rimase sola, perplessa e preoccupata, "Non posso far altro che fuggire", pensò la titana, prima che l’ideogramma sull’elmo iniziasse a brillare.

"Non stavolta", esordì una voce alle sue spalle e dei cerchi di fuoco circondarono Miranda e Noa, intrappolati insieme nella "Holy fire" dell’ebro.

"Ora, dio Horus, uccidila", ordinò il guerriero di Dioniso, "Ma anche tu moriresti", ribatté la divinità, "Presto, la mia vita è ben poco dinanzi alla morte di costei. Solo così potrò guardare in faccia i miei amici di Corinto, la prego, sommo dio egiziano", supplicò il ragazzo, "Awyn, vivi una vita felice e non farti vedere nel paradiso degli dei prima di diventare vecchia", furono le ultime parole dell’ebro dell’Otre.

Horus calò il capo, "Horus flap", urlò, scatenando una potentissima corrente d’aria, che lasciò solo polvere dell’ebro e della sua nemica.

La battaglia in Egitto era finita, ora toccava a Ra, rispettare la parola data.

"Cavalieri olimpici, vi posso solo ringraziare e assicurarvi che tre statue verranno fatte in onore dei vostri compagni qui caduti", esordì il dio, mentre Anhur e Myokas si riprendevano.

Horus si avvicinò al suo signore e bisbigliò alcune parole ignote ai mortali lì presenti su cui però tutti gli dei si trovarono d’accordo, anche Ra chinò il capo, concordando con i suoi servitori.

"Cavalieri, ho deciso di concedervi due cose: notizie e soccorsi", esordì il dio.

"Millenni fa, quando Urano era il terrore dell’intera terra, io mi alleai con quello stupido di Zeus e compii l’antico rituale insieme a lui ed agli altri dei. Raggiunsi per l’Oltretomba con Thot ed Anubi. Il dio dall’aspetto di Ibis dipinse antichi e potenti simboli sulla terra nera del regno dei morti, mentre Anubi aprì il valico per le dimensioni oscure, allora io lessi ciò che Thot aveva scritto.

L’energia del mio Verbo aprì un valico a cui si unirono la potenza del Tempo Immobile, controllato da Zeus e quelle di Odino e Shiva", raccontò il dio.

"Ora i miei doni, cavalieri", esordì dopo una lieve pausa, quindi batté le mani ed i cinque Pharaons nella stanza si inginocchiarono.

"Thot vi offrirà il papiro dove sono stati segnati il luogo ed i simboli per l’antico rituale", iniziò, mentre il dio con aspetto di Ibis avanzava con un plico in mano, "mentre tre dei miei guerrieri personali vi condurranno nel regno dell’Oltretomba e compieranno il rituale, poiché suppongo che nessuno di voi sappia leggere l’egiziano antico", concluse Ra, con tono beffardo, lasciando tutti stupiti.

Anubi camminò fra i cinque guerrieri, quindi appoggiò la mano sulla spalla di Sed, "Mio fedele allievo, per me e per il nostro signore Ra, aiuterai i cavalieri olimpici in questa battaglia", ordinò il dio,porgendo un bracciale, "Con questo oggetto potrai trasportare fino a dieci persone nell’Oltretomba con i loro corpi e le armature", concluse la divinità.

"Anche voi, Anhur e Sekhmet, aiuterete questi guerrieri", aggiunse Horus, avvicinandosi ai due guerrieri più potenti dell’armata egizia.

"Sommo Ra, grazie per l’aiuto che ci concedi, ma così le tue terre saranno disarmate", esordì Lorgash, inchinandosi dinanzi al dio, "No, cavaliere, saranno Knosus ed Ihi a guidare le mummie nere nella difesa della mia Piramide, a voi la parte più difficile e quindi i soldati più forti", rispose determinato il dio.

Il gruppo di cavalieri prese congedo dalle divinità, ma, prima di uscire, Myokas si rivolse agli dei, "Mi scusi, divino Ra, perché è nato disprezzo fra lei ed il padre Zeus?", domandò il santo d’oro ferito, "Per il Mediterraneo", rispose la divinità egizia, "Nettuno mi criticò il possesso della foce del Nilo e Zeus mi diede del <Padrone di sabbie e bestie >", tagliò corto la divinità, "Ora andate".

Un’altra impresa dei cavalieri olimpici si era conclusa, seppur con grandi perdite, ma con altrettanto validi acquisti.