Capitolo 3: La fine dell’Assemblea

Tutti ascoltavano come rapiti le parole di Dafne, l’oracolo di Ermes.

Lei aveva trovato il libro d’oro scritto da Pisces e sembrava sapere quale fosse la via per salvare il mondo da Urano, il maligno dio arcano.

"Almeno una dea è sopravvissuta fra le divinità olimpiche; alcune divinità dell’estremo Oriente vicine a Brama sono ancora su questo piano; dal Ragnarok alcuni sono resuscitati ed in Egitto gli dei sono al sicuro, lontano da tutti, come dice lo stesso libro", disse l’oracolo, continuando il suo discorso e la lettura.

"Vi fu poi un litigio tra gli dei dell’Olimpo e quelli delle terre coperte dalla Grande Sabbia. Ra avanzava pretese sul Mediterraneo, il che lo portò in contrasto con Zeus e con Nettuno, fratello del padre degli dei e signore dei Mari, a causa di ciò, il signore del Grande Occhio (come è chiamato Ra nelle sue terre), tagliò ogni contatto con le altre divinità, regnando isolatamente su un unico territorio e sulle divinità sue seguaci.

I contatti con gli dei dell’Estremo Oriente si chiusero involontariamente, per ciò che so, poiché la distanza impediva il dialogo fra gli alleati di un tempo.

Gli anni passarono, divennero secoli, e così iniziò l’Era del mito più recente, dove Nettuno costituì un suo esercito di 77 Mariners e diede inizio alle guerre degli dei a cui prendevano parte anche gli uomini".

"Dobbiamo trovare le divinità sopravvissute, sono le uniche che sanno quale sia questo antico rituale dei Simboli del comando", esordì Myokas, "Esatto, cavaliere del Sagittario, ma non sarà così facile, poiché due tipi di nemici vi troverete dinanzi", ribatté Tige, finora silenzioso.

"Quali, mio antico difensore?", domandò incuriosito Rume, rivolgendosi al guerriero della sua sacra Città, "Da una parte vi sono i titani, che probabilmente cercheranno anche gli altri traditori, che, come molti di voi ci hanno raccontato nei giorni di passata degenza, è un loro bersaglio. Oltre ai titani vi sono anche i guerrieri posti a difesa delle diverse divinità sopravvissute", spiegò colui che era stato un Guardian Goshasei.

"Chi sono questi cavalieri?", domandò Adtula, "e quali sono le loro doti?".

"Posso dirvi per certo che nessuno difende le terre del Nord, purtroppo, poiché solo noi God warriors abbiamo questo diritto e dovere", spiegò Freiyr.

"In questo libro c’è un’appendice che tratta di quali guerrieri difendano le diverse divinità, olimpiche e non", affermò Dafne, sfogliando l’antico manoscritto fino alle sue pagine conclusive.

"Venus pretorians: I pretoriani, le due guardie personali di Venere, dea della Bellezza. Sono scelti dalla dea stessa come diretti successori dei due mortali a lei più cari, Adone e Narciso, indossano le armature che furono dei loro predecessori e ne ricevono i poteri. Farebbero qualsiasi cosa per la loro dea, poiché per essa vivono e muoiono.

Egyptinas Pharaons: Sette guerrieri dalle armature nere, non come delle surplici, ma di colore più simile al marrone. Le corazze resistenti non sono però la loro unica dote, difatti sono addestrati dalle divinità egizie. Sette dei addestrano sette mortali, così che questi possano difenderli con le armature nere, rappresentanti altri sette divinità minori.

Per ciò che riguarda l’Asia, la grande quantità di dei non permetteva la nascita di organizzate armate di guerrieri, quindi fu deciso che nascessero tre ordini che non seguissero una divinità precisa, ma che si muovessero per il bene dell’intero Oriente.

Indù army: 4 armate composte ognuna da 1000 soldati, che spontaneamente donano la loro vita alla guerra ed alla difesa dell’Oriente.

Beast Keepers: I 4 guardiani dell’Oriente, ognuno di loro possiede un’armatura ed un’arma mitologica, sono scelti da un concilio di dei ed abbandonano le loro identità per diventare semplicemente le quattro venerabili bestie che custodiscono i cieli d’Oriente.

Greengold Runouni: 12 cavalieri vagabondi dalle armature d’oro verde. Costoro sono scelti tra i più potenti e sapienti guerrieri del mondo per indossare le dodici armature di un particolare oro dai verdi riflessi".

Vi sono poi elencati altri guerrieri, sacri ad altre divinità, ma è improbabile che qualcuno di loro partecipi a questa guerra.

"Non si può sapere qualcosa di più su questi guerrieri?", domandò preoccupato Noa dell’Otre, "Vi posso dire ciò che so sulle loro armature", esordì Nifer di Arge, "Davvero, fabbro di Efesto?", chiese Shuren della Corona, "Certo mio vecchio compagno, non ricordi il libro del nostro maestro, il grande Fabbro, dove erano descritte tutte le armature esistenti? Ebbene ho potuto studiarlo, come i miei fratelli e vi posso dire molto", rispose il fabbro.

"Non indugiare, allora, parla", esordì Rhadamantis.

"I due pretoriani hanno armature quasi simili a quelli degli Anghelloi: robuste, ma leggere, però, al contrario dei messaggeri di Ermes, le loro vestigia non gli permettono di muoversi ad altissima velocità, seppur hanno una grande funzione difensiva.

Le sette corazze egizie non sono nere come ipotizzava questo cavaliere dei Pesci, ma di granito", affermò il fabbro, indicando il libro d’oro.

"Granito?", domandò perplesso Myokas, "Si, cavaliere d’oro, granito lavorato da dei, un materiale resistentissimo, che però rende pesanti i loro movimenti alla lunga. Possono resistere in una battaglia sedentaria per ore, ma se costretti ad un inseguimento, la loro forza fisica potrebbe non reggere il peso della corazza", spiegò Nifer.

"Dei guerrieri asiatici che sai dire?", domandò Obbuan, "So per certo che le armate indù indossano delle vestigia d’acciaio, resistenti, ma non potentissime, basterebbero pochi titani per eliminarli tutti. Per quel che riguarda i quattro Keepers è diverso, molto diverso", affermò il fabbro, mentre il suo sguardo si faceva cupo.

Il silenzio calò sulla stanza, poiché Nifer non trovava le parole per spiegarsi e nessuno sapeva che dire.

"Sono armature mitologiche le loro, costituite con i resti delle bestie che rappresentano", esordì alla fine il fabbro, "Che intendi?", balbettò Neleo.

"Genbu, la grande Tartaruga, ha dato una scheggia del suo guscio perché nascesse l’armatura del Cielo del Nord; Byakko, la feroce tigre, ha concesso un suo canino per il medesimo fine, affinché fosse forgiata l’armatura del Cielo Occidentale; Seiryu ha concesso una squame per l’armatura del Celeste Drago del Cielo Oriente; infine Suzaku, la saggia Fenice, ha dato un suo artiglio perché nascessero le vestigia del Cielo Meridionale", spiegò il fabbro, lasciando tutti sbalorditi, dalla fusione tra mito e realtà.

"I 12 cavalieri d’oro verde?", chiese Myokas, "Per quelli non dovete preoccuparvi, le loro vestigia sono simili a quelle di voi gold saints, eccetto che per il colore tendente al verde, anziché al giallo. Credo, però, che per doti vi siano superiori", affermò Nifer. "Questo è tutto ciò che so", concluse.

"Non ci resta altro che dividerci", esordì Hyoga, appena il fabbro concluse.

"Quattro piccole armate, composte da 10 soldati delle diverse divinità qui riunite, consultatevi e decidete chi fra i diversi eserciti partirà e per dove", ordinò il santo divino.

I vari cavalieri si riunirono in piccole assemblee. Passò quasi un’ora prima che si decidessero ed un’altra affinché i gruppi fossero composti.

"Bene, cavalieri, ora che siamo tutti pronti, dovremo dividerci i compiti", affermò Hyoga di Cignus notando i gruppi composti e pronti a partire.

"Obbuan del Caduceo, Adtula del Leone, Yakros di Tritone, Neleo di Hammerfish, Eric del Corvo, Real della Lira, Ryo di Libra, Tok’ra di Virgo, Lune di Barlog e Myui di Papillon, voi vi dirigerete nel lontano Oriente, nelle lontane terre dell’India centrale, dove si trovano Visnù e Shiva, i due fratelli Brama", ordinò Jabu dell’Unicorno, rivolgendosi al primo gruppo di cavalieri.

"Minosse di Grifon, Abel di Gemini, Kain di Shark, Daidaros di Cepheus, Gallio di Scorpio, Joen del Pavone, Connor del Falco, Elettra del Cavallo, Maya della Sagitta d’argento ed Edoné del Flauto, voi vi dirigerete a Cipro, presso il tempio della bellissima Venere", sentenziò Tige, osservando il figlio, insieme a tanti altri guerrieri.

"Myokas del Sagittario, Lorgash del Capricorno, Kano di Pavone, Rabat di Perseo, Argo di Calamary, Jenghis dell’Avvoltoio, Osol di Breonte, Shilthead di Basiliscus, Awyn della Vite e Noa dell’Otre, voi visiterete il regno d’Egitto, alla ricerca di Ra e dei suoi seguaci", suggerì Dafne, che teneva ancora in mano il libro d’oro.

"Aiace della Garuda, Reptile dell’Anaconda, Xael della Corona Boreale, Helyss del Pittore, Golia del Toro, Camus dell’Acquario, Gutrun di Mizar, Bifrost di Megrez, Skinir di Alioth e Freiyr di Dubhe, voi dovrete oltrepassare il ponte dell’arcobaleno e raggiungere il celeste regno di Asgard, la casa degli dei", ordinò Hyoga all’ultima armata costituita.

"Ricordate cavalieri, i titani sono rimasti in 24, secondi i vostri calcoli, ma Urano ha anche altre armate al suo servizio e più diventa potente più seguaci può richiamare a se", concluse Dafne, prima che i guerrieri partissero.

"Noi restiamo qua perché feriti, giusto?", chiese Rhadamantis, indispettito, "Temo, judge di Wyburn, che malgrado tutto anche noi dovremo combattere in questo luogo, i soldati di Urano sono molti e furbi", ribatté Hyoga, prima di chiudere del tutto il consiglio.