Capitolo 9: In memoria di comandanti caduti

Un’armata di cavalieri raggiunse le calde coste di Cipro, la bellissima isola sacra a Venere, la dea della Bellezza.

"Questa è dunque l’isola in cui troveremo la dea dell’Amore e della Bellezza? In effetti non sembra un territorio per guerrieri", esordì Minosse, osservando le bellissime e levigate spiagge dove i loro passi suonavano di una piacevole musica, quasi non schiacciassero granelli di sabbia, ma tasti di un pianoforte. Il sole era caldo, il cielo limpido, sembrava quasi di non essere nell’orribile mondo che Urano stava conquistando, ma in un paradiso.

"Si, spectre, questo è il luogo dove probabilmente combattere, contaminando queste splendide terre con il sangue e la violenza", concordò con un tono dispiaciuto Edoné del Flauto, anghellos di Ermes.

"Principi, voi sapete da che parte si trova il tempio di Venere?", domandò Joen del Pavone, dopo essersi consultato con il Connor del Falco, "No, goshasei del Pavone, non siamo sicuri di quale sia la giusta direzione", rispose Abel di Gemini, che insieme al suo gemello Kain di Tigershark guidava l’armata. Gallio di Scorpio e Daidaros di Cefeo erano i primi due a seguire i gemelli nella fila, subito dopo avanzavano i guardiani di Era, poi le due amazzoni e quindi lo spectre e l’allieva di Dafne del Flauto.

Il gruppo camminava compatto lungo la spiaggia, finché non sentirono un rumore ed una voce, che alle amazzoni apparve conosciuta: "Forza, guerrieri titani, sfondate le porte di questo tempio", tuonava la voce femminile.

Il gruppo di cavalieri corse in avanti e trovò dinanzi a se una ventina di guerrieri titani, comandati da due titane il cui cosmo sembrava essere pari a quelle di comandanti di 3° grado, di certo inferiore a Belinda ed ai suoi parigrado.

"Guarda chi si rivede, le amazzoni", beffeggiò una delle due comandanti, vedendo arrivare l’armata nemica, "Sai, Desdemona, le ho già sconfitte una volta", affermò rivolgendosi alla sua parigrado, "Davvero, Cordelia?", domandò divertita la titana sopravvissuta alla battaglia al Santuario, "Si, Signora dei Serpenti", rispose l’abile battagliera.

"Lasciate quelle due buffone a noi!", urlò Elettra gettandosi nella mischia con Maya.

"Loro vorranno la propria vendetta, ma di certo non resteremo a guardarle, vero?", domandò Minosse, correndo incontro all’esercito nemico.

"Cosmic Marionette", tuonò il judge di Griffon, uccidendo tre guerrieri titani con i fili d’energia che sapeva comandare.

"Nebula chain", urlò Daidaros, aiutando lo spectre nel suo atto di vendetta e giustizia, ed eliminando con estrema facilità altri due guerrieri titani.

"Galaxian explosion", tuonarono contemporaneamente i figli di Ikki, polverizzando tutti gli altri nemici di infimo livello. "Certo che voi due non andate per le leggere", li schernì Minosse, osservando i 14 corpi senza vita e quasi senza forma ai piedi di Abel e Kain.

I due giovani non risposero, ma alzarono lo sguardo verso il cielo, probabilmente solo Daidaros e Gallio capirono a chi erano rivolti i loro occhi.

Ora solo le due amazzoni erano ancora sul campo di battaglia, pronte ad uccidere le due titane che le erano dinanzi.

"Desdemona, me ne occupo io", esordì Cordelia avanzando ed impugnando i dischi sugli avambracci.

"Si, Cordelia, attaccaci, tanto già una volta siamo riusciti a farti indietreggiare ferita, ora finiremo ciò che abbiamo lasciato a metà", la sfidò Elettra con tono beffardo, "Si, se vi aiuteranno ancora dei cavalieri d’oro, perché solo essi possono fermarci adesso che Urano ci ha restituito potenza e vestigia integre", affermò beffarda l’abile battagliera.

Ambedue le amazzoni avevano effettivamente notano le bianche vestigia nuovamente integre, senza nemmeno un segno della passata battaglia in Germania.

"Dischi dentati", urlò all’improvviso la titana, senza rivolgere altre parole alle nemiche.

Le due lame rotanti volarono incontro alle guerriere di Artemide, che si gettarono contro la nemica, "Silver arrows", urlò Maya della Sagitta Argentea.

Le frecce d’argento cozzarono nuovamente contro uno dei due dischi letali, mentre l’altro si diresse contro la giovane amazzone, colpendola al braccio sinistro.
Maya roteò su se stessa per poi cadere a terra ferita al braccio, "Come può essere avevo già visto questa tecnica, inoltre mi sono molto allenata in questi giorni", si disse l’amazzone.

"Serpente del Cielo", urlò una voce alle spalle della giovane. Maya si voltò di scatto e vide Elettra contorta fra le spire di un serpente d’energia.

"Dobbiamo intervenire", urlò Gallio di Scorpio, "No, non possiamo, loro non vogliono il nostro aiuto", ribatté Minosse, fermando con un gesto il santo d’oro.

"Ha ragione purtroppo, Gallio", concordò Abel di Gemini, osservando lo scontro a sfavore delle amazzoni, "Si, ma non possiamo restare tutti con le mani in mano", ribatté Kain, iniziando ad avanzare verso il luogo dello scontro.

"Elettra!", urlò Maya, vedendo l’amica ferita, "Pensa per te, amazzone", la avvisò Cordelia, che le era quasi addosso con una delle sue terribili armi nelle mani.

"Sbarre tuonanti", urlò la titana.

Le due amazzoni sembravano spacciate agli occhi dei cavalieri, quando accadde qualcosa che in pochi si aspettavano: il colpo di Cordelia cozzò contro un’armatura bianca, adornata da smeraldi, mentre il serpente d’energia prodotto da Desdemona andò in pezzi per colpa di una lama di energia azzurra.

"Vi chiediamo scusa, amazzoni, ma l’orgoglio deve essere messo da parte in condizioni sfavorevoli, vi aiuteremo in questo scontro noi due, i Goshasei di Era", sentenziò Joen del Pavone, rimasto illeso dinanzi ai nunchaku di Cordelia.

"Concordo con te, amico mio", affermò Connor del Falco, che aveva appena liberato Elettra.

"Grazie, guardiani di Era, ma non possiamo accettare il vostro aiuto", ribatté Maya, pronta ad attaccare.

I due guerrieri sacri alla Regina degli dei si guardarono fra loro, poi si avvicinarono alle amazzoni, pronti anch’essi a combattere le titane, "Spiacenti, guerriere di Artemide, ma come voi, anche noi due dobbiamo vendicare chi ci comandava ed è caduto per mano dei titani", spiegò Connor, avvicinandosi ad Elettra, mentre Joen si accostava a Maya.

Le due guerriere dalle bianche vestigia di titanio saltarono l’una verso l’altra, così da scambiarsi gli avversari.

"Dischi dentati", urlò Cordelia verso Connor ed Elettra, "Tu pensa a quello a destra, io mi occuperò dell’altro", suggerì il guardiano del Falco all’amazzone.

"Siete pronti a soccombere?", domandò nel frattempo Desdemona a Joen e Maya.

Connor aprì le ali della sua possente armatura, sollevandosi in cielo e dirigendosi verso uno dei due dischi dentati, "Hawk flap", urlò il guardiano, colpendo con le sacre spade Taizan l’arma nemica, che cadde in pezzi a terra.

Elettra, invece, non si mosse, sembrava aspettare l’attacco nemico, "Che fai lì ferma?", tuonò Connor, atterrato nuovamente a terra. L’amazzone non ascoltò il guardiano, ma aprì le mani dinanzi a se, "Fire explosion", urlò poi, colpendo in pieno il disco di bianco titanio, che si incendiò all’istante; allora Elettra saltò, dirigendosi sull’arma, "Horse fire gallop", aggiunse, colpendo con centinaia di calci l’arma, che andò in fine in frantumi.

"Brava, bella combinazione di tecniche", si congratulò Connor, "Lo so, non serve che me lo dica tu", ribatté orgogliosamente Elettra.

"Avete distrutto i miei dischi!", tuonò Cordelia, mentre i due avversari dialogavano fra loro, "Si, e ben presto anche gli altri tuoi gingilli andranno in pezzi", la minacciò il guardiano del Falco, cambiando tono di voce, così da apparire minaccioso.

"Lascia attaccare me per prima", affermò Maya della Sagitta Argentea al guardiano di Era, il quale acconsentì con un elegante movimento della mani.

La mano destra dell’amazzone brillò di una luce argentea, che riempì l’intero suo braccio, "Silver water current", urlò Maya, lanciando il suo colpo contro Desdemona, che non riuscì ad evitarlo e cadde a terra, con le spalliere in frantumi.

"Come puoi avermi già danneggiato con un solo colpo", balbettò la titana, "Ormai le vostre armature non sono più invincibili, i fabbri di Efesto ci hanno raccontato tutto sui punti di congiunzione", avvisò Maya, "ora, guerriera di Urano, affrontami e muori con onore, te lo concedo", la minacciò infine.

Desdemona alzò le mani in segno di resa, "Ti prego, non uccidermi, ti racconterò tutti i piani del mio padre e signore", supplicò inginocchiandosi. Malgrado fosse impossibile vedere il volto dell’amazzone, fu facile intuire, dai suoi passi e dal movimento delle spalle, la sorpresa che tali parole di resa avevano prodotto in lei.

"Snakes dancing", urlò all’improvviso la Signora dei Serpenti, quando ormai Maya le era a pochi passi di distanza.

Joen scattò contro Maya non appena vide apparire i dieci piccoli serpenti d’energia, fuoriusciti dalle dita della nemica. Con una spallata, il guardiano gettò a terra l’amazzone e subì egli stesso il colpo della titana. "Bene, dei due proprio quello senza ferite ha subito il mio colpo", si complimentò con se stessa Desdemona.

"Colpo? Questi cosi?", domandò divertito il figlio di Tige, mentre le piccole sanguisughe si perdevano nel terreno, come rifiutati dal corpo del Goshasei del Pavone.

"L’invulnerabilità è il dono che la suprema regina degli dei ha fatto al suo guardiano del Pavone", sentenziò Joen, mentre Desdemona, strisciava alcuni passi indietro e Maya si rialzava.

"Avete distrutto una delle mie armi e per questo non posso perdonarvi, non giocherò più con voi, vi toglierò subito la vita con la mia scimitarra!", minacciò Cordelia.

"Scimitarra?", domandò Connor con una luce azzurra nei suoi occhi simili a zaffiri.

"Si, ha una gigantesca scimitarra con cui ha distrutto gran parte del bosco in cui abbiamo combattuto in Germania, un’arma temibile", gli spiegò Elettra, "Bene", ribatté il guardiano ponendosi dinanzi all’amazzone.

"Che fai? Vuoi attaccarla da solo?", domandò perplesso la guerriera dai lunghi e sinuosi capelli neri, "Elettra del Cavallo, sarai tu a dare il colpo di grazia a costei che ha ucciso la tua comandante, ma ti chiedo di non intrometterti finché userà questa fantomatica scimitarra, poi contro l’ultima arma combatterai da sola", spiegò Connor del Falco, senza nemmeno voltarsi, ma sollevando le mani dinanzi a se.

Cordelia sollevò la possente arma, "Ti avviso, guardiano, quest’arma può distruggere tutta la spiaggia, quindi ti ridurrà in polvere", affermò la titana, "Non credo", ribatté Connor, "perché le sacre spade Taizan ti disarmeranno prima", la schernì il guardiano, alzandosi in cielo.

"Scimitarra Celeste", tuonò Cordelia, "Per Medea dell’Anello e per la regina Didone, compite il vostro dovere, mie spade", invocò Connor, mentre il colpo gli volava incontro, "Ryutsuisen", urlò infine, calando le due braccia, come terribili fendenti.

"Siete di certo superiori a me", balbettò Desdemona, ancora in ginocchio dinanzi ai nemici, "Vi dirò tutto ciò che so, ma lasciatemi vivere", supplicò.

"Cosa sai di così interessante?", domandò Maya incuriosita, "Falle tutte le domande che vuoi, ma non avanzare verso di lei", propose Joen all’amazzone.

"Urano sa del vostro piano di recuperare il segreto dei quattro Simboli del Comando, quindi ha diviso i suoi titani in più squadre. Io e Cordelia ne formiamo una, oltre a noi, anche tre squadre sono dirette verso i due templi di Venere. Altre due squadre si dirigono in Egitto, presso il dio Ra ed altrettante ad Asgard per eliminare gli ultimi tre membri della stirpe degli Asi. Le ultime quattro squadre di titani sono invece dirette in Asia, per sconfiggere Shiva, Visnù e Kalì", spiegò la titana, ancora inginocchiata.

"Se dice il vero, sono notizie interessanti", rifletté Maya della Sagitta Argentea, avanzando di qualche passo, "Si, dico il vero, inoltre posso dirvi altro", continuò la vile titana.

"Cosa?", chiese Joen, senza muoversi d’un passo, "Il mio signore, assorbendo gli spiriti delle divinità olimpiche ha aumentato notevolmente i suoi poteri, così da poter richiamare altri suoi comandanti dal Tartaro", affermò Desdemona, inchinandosi ancora di più sulla splendida spiaggia.

"Altri comandanti titani?", domandò perplessa Maya, "No, i tre comandanti centimani, guerrieri di estrema potenza, pari a comandanti titani di 1° e 2° grado", ribatté la titana, "Come ha intenzione di usarli?", incalzò preoccupata l’amazzone, "Non vi interessa, tanto morirete ora!", tuonò all’improvviso la viscida nemica, sollevando la mano sinistra, "Poison snake", urlò.

I fendenti d’energia di Connor e Cordelia si incontrarono a mezz’aria, fermandosi vicendevolmente, "Era, dammi la forza!", supplicò il Goshasei del Falco, "Stupido, la tua dea è morta", lo derise la titana.

Accadde però l’inaspettato, furono proprio le parole di Cordelia a dare nuova forza al guardiano, che riuscì a sovrastare l’attacco nemico, frantumando la Scimitarra ed i copribraccia della titana.

"Non ho dovuto nemmeno utilizzare la mia tecnica più potente contro di te, Ananke era più potente", la schernì Connor, "o forse ero io più debole?", si domandò, prima di voltarsi verso Elettra, "Amazzone, ti lascio lo scontro", disse semplicemente, oltrepassandola.

"Dove pensi di andare?", tuonò Cordelia, impugnando i suoi due nunchaku, "Non lo hai sentito?", domandò Elettra, fermando l’avversario, "Ora è il nostro turno di combattere", disse l’amazzone.

"Ti ho già atterrato una volta", la minacciò la titana, "Oggi, però, sono spinta dal desiderio di giustizia per la mia dea, Artemide, e per le mie sorelle amazzoni. Non ho pietà per te che sei quasi disarmata, so da sempre di esserti superiore e te lo proverò", urlò la bellissima guerriera dalle vestigia color cinereo.

"Sbarre tuonanti", urlò Cordelia, "Horse fire gallop", ribatté Elettra, gettandosi contro la nemica. Il fuoco ed i tuoni si confusero in un caos di colpi e stoppate, finché le due avversari non si allontanarono l’una dall’altra.

"Potere del fuoco, che a me ti pieghi, segui il mio ordine, colpisci la guerriera a me avversa, così che Dranta, mia comandante e sorella, oltre a tutte coloro che erano care alla madre Artemide, siano vendicate", invocò Elettra, congiungendo le mani dinanzi al petto, "Fire spirit", tuonò alla fine l’amazzone.

"Sbarre tuonanti", urlò Cordelia, gettandosi contro l’avversaria.

L’esplosione di fuoco provocata da Elettra fu incredibile, se avesse avuto ancora la sua scimitarra, l’abile battagliera sarebbe di certo sopravvissuto, ma con i soli nunchaku non poté niente. Il corpo della titana andò in fiamme, partendo dai punti scoperti, per poi espandersi come un silenzioso incendio, dalle diverse crepe presenti sulla corazza di titanio.

"Sono la più forte", tuonò Elettra, prima di barcollare indietro, ma le sottili e taglienti braccia di Connor impedirono che cadesse, "Sarai anche molto forte, ma l’attacco di Desdemona ti aveva stancato, poi hai usato moltissime delle tue energie vitali in questo scontro, non sei esattamente al massimo delle tue prestazioni ora, giusto?", scherzò il guardiano del Falco.

"Nemmeno tu stai benissimo", disse Elettra, risollevandosi ed indicando una lieve ferita nel fianco del Goshasei, "Una ferita da niente, tanto solo Joen e la tua sorella amazzone devono combattere per ora", rispose Connor.

Il colpo velenoso di Desdemona volava contro Maya, stavolta Joen non sarebbe arrivato a difenderla con il suo corpo, ma gli occhi del guardiano si illuminarono di una luce verde molto intensa, "High green wall", urlò il Goshasei, mentre l’immane muro di energia si poneva fra l’amazzone ed il colpo della titana.

"I tuoi inganni non hanno possibilità contro di noi, ho sentito parlare di te nel resoconto che il santo di Virgo ha fatto a tutti noi alcuni giorni fa", spiegò il guardiano del Pavone.

"Vi prego, non uccidetemi", supplicò di nuovo Desdemona, inginocchiandosi ancora, "Puoi ingannarmi due volte, ma di certo non tre", urlò Joen, pronto a colpirla.

"No, ti prego, guardiano di Era, non merita di essere uccisa in battaglia, che sia Urano a punirla per la sua incapacità, che non riceva l’onore di una morte per tua o mia mano, né Dranta, né le mie sorelle riceverebbero onori dalla sua morte", chiese Maya, ponendosi fra il Goshasei e la titana.

Joen guardò l’amazzone ed i suoi occhi verdi smeraldo si rifletterono sulla bianca maschera della giovane dai capelli rossi.

"Si, probabilmente hai ragione, neppure la regina Didone e Medea ne sarebbero liete", affermò. I due si voltarono, dando le spalle alla nemica e stupendo tutti i cavalieri presenti.
"Perfetto", bisbigliò Desdemona, scattando in piedi, "Serpente del Cielo", urlò, scagliando la freccia simile ad un boa contro Maya, che sarebbe stata stretta fra le spire della serpe energetica, se Joen non le avesse fatto da scudo.

"Vile traditrice", urlò Maya, espandendo il suo cosmo argenteo, "Silver water current", urlò l’amazzone. "Lighting waves", aggiunse una voce alla destra della guerriera di Artemide.

Desdemona urlò dalla paura, mentre centinaia di frecce nascoste in una corrente d’argentea acqua e delle onde di luce verde la colpivano, dilaniando la sua armatura ed uccidendola.

Il corpo martoriato della Signora dei Serpenti cadde a terra, senza vita.

"Joen tutto bene?", domandò Maya, "Si, grazie", rispose seccamente il figlio di Tige, "Grazie a te, per avermi salvato per ben quattro volte da colpi nemici", ribatté l’amazzone.

"Complimenti, guardiani di Era ed anche a voi, amazzoni di Artemide", esordì una voce alle spalle dei vari cavalieri.

I primi a voltarsi furono Abel e Kain, che videro le porte del tempio di Venere aperte ed una figura splendente di bianco sulle porte, un guerriero.

"Ora, però, vi devo chiedere di lasciare l’isola di Cipro, poiché nessuno può disturbare la mia venerabile e magnifica dea, che io difendo a costo della vita", spiegò il nuovo arrivato, ponendosi dinanzi ai 10 cavalieri.