Capitolo 10: Onorare i cari

Fra le fiamme e la lava dei vulcani asgardiani, i god warriors ed i loro alleati osservavano il nemico, un guerriero con dei serpenti dentati sulle vestigia bianche ed una frusta in mano, "Chi sei?", tuonò Bifrost di Megrez, "Metis, Padrone delle fruste Yajan", si presentò il titano, "e carnefice di Ermes, Artemide ed Apollo", concluse il guerriero dall’armatura di titanio.

"Hai ucciso tu la divina Artemide?", urlò Merope del Cervo avanzando verso il nemico, "Si", rispose lui semplicemente, "Tu cosa sei? Un’amazzone?", incalzò poi, "Esattamente, assassino, Merope, la tua carnefice", rispose lei.

"Permettimi di aiutarti in questa battaglia, guerriera dei boschi", esordì Awyn, avanzando verso la compagna di battaglie, "Si, baccante, grazie", rispose semplicemente la robusta amazzone.

"Due donne contro di me, bene, vi ucciderò in onore di Adreasta".

"Adreaesta?", ripeté Awyn, "Non t’interessa chi ella sia stata", ringhiò il titano, movendo le braccia, "Spire della sacra frusta", urlò poi, lanciando il suo primo attacco.

Con uno scatto laterale le due guerrieri si allontanarono dall’arma in movimento, "Grapes boom", urlò l’ebra della Vite, "Lighting horns", aggiunse l’amazzone del Cervo.

I due colpi si scatenarono contro il titano, che mosse velocemente la propria frusta, deviando con la potenza delle proprie spire dentate i colpi delle nemiche, "Spiacente, signore", sussurrò il guerriero, ritirando l’arma ed impugnando, allo stesso tempo, una seconda frusta.

Metis mosse velocemente i polsi, "Yajan roteanti", urlò poi, scagliando le due armi, ormai sotto forma di lame rotanti.

"Amazzone, evita quei dischi, al resto penserò io", spiegò Awyn, movendosi lateralmente, così da schivare le fruste roteanti, Merope si mosse con gran velocità, malgrado la sua muscolatura.

"Ivy chains", urlò subito dopo l’ebra, bloccando le braccia del titano, "Ora, vedremo come potrai bloccare le tue armi senza l’ausilio delle braccia", sogghignò la guerriera di Dioniso.

Metis scoppiò a ridere, "Credi realmente che le mie fruste siano guidate solo dalle mani? Il cosmo che emano guida quelle magnifiche armi sacre", spiegò il titano, mentre le due lame roteanti colpirono alla schiena le due guerriere, per poi spezzare le catene dell’ebra e ritornare, infine, fra le mani del proprio padrone.

Le due guerriere erano a terra, ferite, "Siete pronte a salire al cielo dei cavalieri come agnelli sacrificali alla memoria d’Adreasta?", domandò il titano, scotendo le proprie armi, "Le sacre Yajan concluderanno il proprio lavoro dilaniandovi, ma vi prometto che proverete pochissimo dolore", le rassicurò Metis, scotendo nuovamente le spire dentate.

L’armatura della Vite era integra, ma quella del Cervo no, una profonda ferita aveva segnato la schiena della guerriera, da poco guarita dalle ferite della Screamer, "Baccante, lascia a me questa battaglia", supplicò Merope rialzandosi.

L’amazzone sollevò le mani dinanzi a se, "Preparati, titano, ora proverai la furia del Cervo", minacciò la guerriera, "Great Run", urlò subito dopo, scatenando la raffica di vento furioso.

Metis scosse le fruste, che si conficcarono nelle pareti di roccia, così da impedire al titano di essere trasportato dal vento nemico, "Spiacente, amazzone, ma non potrai il mio gesto in memoria d’Adreasta", ringhiò il titano.

"Spire della sacra frusta", sentenziò Metis, movendo la sacra Yajan che impugnava con la destra.

Il colpo investì in pieno stomaco l’amazzone, producendole un’altra ferita e lasciandola a terra ferita.

"Ora addio, amazzone", sentenziò infine il titano, scatenando nuovamente il medesimo colpo.

Questa volta le spire della frusta cozzarono contro una resistente armatura, "Spiacente, ma non ti permetterò di vincere così facilmente", esordì Sial di Sterope, ponendosi fra i due avversari, "Ebra, sei con me nella lotta?", domandò poi il fabbro, voltandosi verso Awyn, "Si", rispose quest’ultima.

"Attento, fratello", esordì seccamente Nifer, rimasto fra i guerrieri che osservavano la lotta.

"Una domanda prima di continuare, titano, chi era Adreasta?", domandò Awyn.

Metis calò il capo, "Vi basti sapere che lei era una titana, mia compagnia in battaglia lungo la corsa sull’Olimpo e secoli prima durante la rivolta contro Zeus in cui fummo sconfitti", spiegò il padrone delle fruste Yajan.

"Ti capisco, titano, più di quanto tu non creda, il legame che nasce in battaglia è profondo, anche io ero molto legata al mio comandante il grande Noa dell’Otre, morto alcuni giorni fa nel suo scontro con Miranda, tua parigrado", affermò cupamente Awyn, "ma proprio perché capisco le tue parole, so quanto siano sbagliate", concluse, prima di scagliare nuovamente il proprio "Ivy chains".

Le "Spire della sacra frusta" e l’"Ivy chains" si legarono fra loro, così da costringere i due guerrieri ad una prova di forza, per dimostrare chi avesse la maggiore forza fisica.

Metis, alla fine, vinse lo scontro fisico, tirando a se l’avversaria e colpendola con un diretto al volto. L’ebra cadde a terra con il volto ferito e probabilmente il naso rotto; il sangue della baccante sporcava il terreno intorno al suo corpo svenuto.

"Tu non puoi capirmi, il legame fra me ed Adreasta era più profondo di quello fra compagni d’arme. Noi eravamo legati da un affetto profondissimo. Un sentimento talmente grande che lo nascondevamo persino al nostro sommo signore, nostro padre, Urano. Quando cademmo nella passata guerra fummo uccisi insieme dalla dea Atena in persona, che ci colpì contemporaneamente con il suo bastone dorato, ma ora sono rimasto solo, non potete nemmeno immaginare quale profondo vuoto mi tortura!", urlò Metis, preparandosi a colpire l’ebra.

"Sei uno stupido", affermò semplicemente Sial, spingendo il nemico a spostarsi.

"Se credi che non potremo mai capire il tuo dolore sei davvero uno stupido", ripeté il fabbro, prima di scattare contro il nemico, "Martello di Titanio", affermò poi, scatenando il proprio attrezzo contro il nemico, "Spire della sacra frusta", ribatté Metis.

Le due arme di titanio cozzarono e si distrussero vicendevolmente. "Credi davvero che solo tu abbia perso una persona amata? O un parente? Io stesso ho perso uno dei miei due fratelli maggiori, ero incredibilmente legato a lui ed al fratello che mi è rimasto", spiegò Sial, ancora in piedi dinanzi al nemico.

"Non m’interessa il vostro dolore, Adreasta era un’abilissima guerriera ed una sorella, ma più di questo era l’unica persona che mi capiva e che condivideva i miei pensieri, quando ero con lei ero capace di uccidere anche una divinità", spiegò disperatamente Metis, più a se stesso che al nemico.

"L’amore che provavi per questa tua sorella, lo comprendo meglio di quanto immagini, anche io ero sopraffatta dalla grandezza che trasmetteva il mio comandante Noa, avrei sacrificato la vita per salvare la sua, ma non mi è stato concesso questo sacrificio, ho dovuto assistere alla scomparsa del grande ebro dell’Otre", affermò rigidamente Awyn, alzandosi nuovamente in piedi, seppur fortemente ferita.

"Anche io ho perso le mie sorelle, le amazzoni, fra loro vi era Dranta, l’unica persona che ho sempre ritenuto a me superiore, non per forza, ma per valore", spiegò Merope, alzandosi anche lei ferita.

Metis sorrise agli avversari, "Per quanti esempi possiate portarmi, il mio dolore per me è unico ed il desiderio di renderle gloria deve essere placato con le vostre morti", tagliò corto il titano, "Yajan roteanti", urlò poi, scatenando l’unica frusta rotante rimastagli.

I tre guerrieri si prepararono ad evitare l’attacco, Awyn saltò lateralmente sulla propria destra, Merope si gettò a terra e Sial si fece scudo con le vestigia resistentissime e nessuno dei tre cadde per il colpo nemico.

"Bravi, cavalieri, mi costringete ad utilizzare la mia ultima tecnica", affermò il titano, impugnando nuovamente la frusta con la mano sinistra.

"Suprema Yajan", urlò poi.

I tre erano disposti a cerchio intorno al nemico, "Non so che piano abbia tu in mente, titano, ma non ti daremo il tempo di portarlo a termine", sentenziò Sial, espandendo il cosmo intorno al braccio sinistro, "Pioggia di lapilli", affermò, scatenando il colpo che già era di Hyth, "Grapes boom", aggiunse Awyn, lanciando il proprio attacco.

Merope alzò le braccia, era proprio dinanzi al nemico, "Vi invoco, venti che soffiate, seguite il mio ordine, venite a me, spiriti dei venti", urlò l’amazzone, "Wind Spirits", affermò, scatenando una fortissima corrente dentro la caverna.

I tre colpi corsero verso Metis, mentre la grande frusta dentata Yajan si irrigidiva, diventando una spada affilata e dentata, che iniziò ad allungarsi sempre più, senza lasciarsi deviare dai venti o dagli altri attacchi.

Quando le quattro forze si combinarono e si scontrarono a pieno, l’esplosione di luce e d’energia fu gigantesca, le sacerdotesse d’argento ed i god warriors non riuscirono a distinguere cosa stesse avvenendo finché la scena non si schiarì.

Metis era in piedi, le vestigia danneggiate, ma era ancora vivo, seppur quasi indifeso, Awyn era a terra, il volto sporco di sangue, ma le indistruttibili vestigia di Dioniso le avevano salvato la vita, stessa cosa valeva per Sial di Sterope, in ginocchio in un angolo con una lieve ferita al volto, ma non era stata altrettanto fortunata Merope del Cervo.

L’amazzone era a terra, proprio dinanzi a Metis, con la frusta Yajan conficcata nel petto, l’arma, affilata e lunga più di una spada, aveva oltrepassato il suo corpo, sporcandosi di sangue ed uccidendo la servitrice di Artemide.

"Per te, amata Adreasta", disse semplicemente Metis, ritirando a se la frusta.

"Titano, il tuo dolore non credo sia sanato da questo omicidio, ma in compenso hai fatto qualcosa di diverso, hai aumentato il nostro dolore", spiegò Awyn, cercando di alzarsi, le lacrime si confondevano con il sangue sul suo volto.

"Mi dispiace per voi, guerriera, ma l’unico modo che ho per venerare la mia unica ragione di vivere è questo", affermò cupamente il padrone della Yajan.

"Metis, come puoi non capire? Non si combatte per i morti, loro non vogliono altri morti, essi non vogliono niente, se si combatte è per chi ancora è in vita, se tu combatti solo per onorare qualcuno che è morto, allora il tuo amore è scaduto nel più misero e vile egoismo e la tua ragione per vivere sei solo tu", lo rimproverò Freiyr, preparandosi ad entrare sul campo di battaglia.

"No, principe di Asgard, lasci combattere me", spiegò Sial, alzandosi in piedi e ponendosi proprio dinanzi al nemico.

"Ti sfido, Metis, io e te, la tua frusta ed il colpo del mio maestro, se avrai ragione di me, vuol dire che l’onorare Adreasta è realmente fattibile in questo modo", esordì il fabbro, preparandosi alla lotta.

"Suprema Yajan", urlò il titano in tutta risposta, "Che la tecnica del mio maestro, tanto cara a me ed ai miei abili e buoni fratelli mi aiuti, per Efesto e per Osol", ribatté il fabbro, "Volcano’s rock".

"Sial!", urlò Nifer, preoccupato per il fratello, ma grande fu lo stupore del guerriero di Arge quando vide la scena dinanzi a se.

La frusta Yajan era conficcata nella parte destra del petto di Sial, bloccata dal braccio e dalla mano destre del fabbro, ambedue perforate e ferite gravemente, ma Metis non aveva avuto altrettanta preparazione: era stato investito in pieno dalla pioggia di lava e lapilli, che aveva frantumato il suo stomaco, così da segnarne il destino.

"Forse, fabbro, avevi ragione, chissà se era questo il modo più adatto per onorare Adreasta, ora fortunatamente potrò chiederglielo", concluse il titano, prima di spegnersi.

"La tua sofferenza era grande, nemico, spero che possa trovare ora la dovuta pace con la persona a te più cara", sussurrò Awyn, alzandosi in piedi, grazie all’aiuto di Helyss.

Il gruppo riprese il proprio cammino, dopo aver adagiato in un angolo coperto il corpo defunto di Merope.

"Dunque i primi due muri difensivi non sono serviti a molto? Bene, spero che questo terzo sarà quello conclusivo", esordì una voce nell’ombra, quando ormai i cavalieri si trovavano all’altezza del terzo spiazzale della caverna.

Una piccola fiamma fu gettata dinanzi a loro dal nemico nascosto.