Capitolo 18: Essere umani

Presso le rive del Sanzu, l’ultimo scontro stava per avere inizio, i mariners, alleatisi con i Goshasei di Era, le amazzoni ed i due Beast Keepers, avevano sconfitto i tre avversari finora incontrati, ma adesso, colui che aveva osservato questo scontro era pronto ad entrare sul campo di battaglia, per affrontare i propri nemici.

"Bene, uomini, ora dunque dovrete combattere contro un dio, non temete ciò?", affermò divertito il titano, "Un dio?", ripeté stupito Koryo di Seiryu, "Si, io sono Ganimede, nuova divinità dei Mari, colui che ha ucciso Nettuno, di cui porto la corona", si presentò il titano glaciale, mostrando la corona di scales del defunto signore dei Mari.

"L’assassino del sire Nettuno?", esclamò infuriato Reptile, cercando di avanzare verso di lui, "Calmo, generale dell’Anaconda, saremo io e Kain ad occuparci di questo vile titano", tuonò Neleo di Hammerfish, "Si, comandante", concordò il figlio di Ikki.

"Due dei soldati di quell’inutile divinità? Mi sarà facile eliminarvi", affermò semplicemente il titano, "poiché io sono un dio, anzi, sono il dio", esclamò divertito Ganimede, alzando le mani dinanzi ai nemici.

"Tu sei solo un essere ignobile", urlò Neleo, scattando contro il titano, "Proverai su te stesso la potenza del Martello dei Mari", lo minacciò il generale, cercando di colpirlo.

Gli occhi di Ganimede brillarono ed un soffio di aria gelida gettò a terra l’allievo del Grande Fabbro, "Non solo i mari mi sono asserviti, ma anche le energie fredde", spiegò il titano glaciale, "I mari non ti sono asserviti, assassino di Nettuno", ribatté Neleo, rialzandosi, "Ben presto, insetti, v’inginocchierete ai miei piedi, allora capirete quanto i mari mi siano schiavi", concluse minaccioso il titano, sollevando le mani.

"God’s breath", invocò infuriato il generale di Hammerfish, scatenando i "Flutti degli Abissi", "Calici celesti", ribatté allora il titano glaciale.

Il vortice di vento scatenato dal mariner si scontro con due piccoli vortici di energia glaciale, che si congiunsero per poi inglobare in se stessi l’attacco di Neleo, annullandolo e colpendo in pieno il generale.

Il guerriero di Hammerfish si schiantò contro una parete, congelandogli le gambe e lasciandolo paralizzato in una posizione al quanto scomoda.

Neleo non riusciva a reggersi in piedi con facilità, i piedi, congelati fino alle caviglia, gli impedivano di spostarsi e di restare dritto dinanzi al nemico, "Ora, servitore, inginocchiati", ordinò Ganimede, avanzando verso il mariner.

"Kain, non intervenire", urlò allora Neleo, cercando di colpire il glaciale titano con il proprio Martello d’oro, "Forse, vile schiavo, non hai ancora capito che hai dinanzi a te il dio dei Mari", ribatté Ganimede, bloccando la protesi dorata, "Volendo potrei spezzare quest’arma e lasciarti completamente monco", tuonò il titano.

"Che c’è, generale? Non puoi usare i tuoi colpi in quella posizione, né l’amato martello ti sarà utile, allora inginocchiati e giurami eterna fedeltà", ordinò il seguace di Urano, "Tutti voi, miseri uomini, dovrete seguirmi", concluse urlando.

"Tu sei pazzo", balbettò Neleo, colpendo con un diretto destro Ganimede al volto, "Davvero?", esclamò divertito il titano, bloccando le mani del generale e congelandolo fino alla cinta attraverso il suo cosmo.

"Scusa, comandante", si sentì all’improvviso sussurrare alla destra dei due combattenti, "Titano, sarò io il tuo avversario", urlò allora Kain di Shark, cercando di colpire Ganimede con un calcio, ma riuscendo soltanto ad allontanarlo dal generale di Hammerfish.

"Ora, addio, assassino", affermò lo Squalo d’oro, sollevando la mano destra, "Golden Triangle", invocò, aprendo il varco d’oro del triangolo delle Bermuda e subito Ganimede fu inglobato nel vuoto dimensionale.

"Vi siamo riusciti, cavalieri, abbiamo sconfitto anche l’ultimo dei titani", esultò Elettra, l’amazzone del Cavallo, sostenuta da Connor del Falco, "Ora, Seiryu, innalza il simbolo del comando di Brama, presto", suggerì Argo di Calamary, ancora ferito, ma in piedi.

"No, cavalieri, è ancora presto", sussurrò cupamente Esmeria, mentre un gelido ed immenso cosmo circondava la scena.

"Sei abile e coraggioso, generale dello Squalo, se mi giurerai piena fedeltà diventerai il primo cavaliere dei Mari, il comandante dell’esercito del grande dio Ganimede", esordì il titano, riapparendo dal nulla.

"Sei pazzo, te lo ha già detto Neleo, noi non ti giureremo mai fedeltà, ma ti uccideremo", ringhiò Kain, "Galaxian explosion", urlò poi, scatenando l’attacco che già appartenne a Kanon e Saga.

Ganimede alzò le mani dinanzi a se per bloccare il potentissimo colpo, ma non vi riuscì e si schiantò contro la parete alle sue spalle.

Grande fu lo stupore sui volti di tutti nel notare che, quando il vapore si diradò, le vestigia del glaciale titano era ancora integre con qualche piccola crepa, ma niente di eccessivamente grave.

"Sei uno stupido, come speravi di danneggiare le vestigia di un comandante di 1° grado? Che oltre tutto è anche una divinità quasi completa", esclamò il titano, trattenendo il respiro, "Per te un’eterna prigione", minacciò Ganimede, "Gelido torpore", sussurrò, soffiando contro il figlio di Ikki.

Il respiro gelido del glaciale comandante dei titani investì in pieno Kain, congelando completamente il suo corpo e rinchiudendolo in una bara di ghiaccio, "Fratello!", urlò allora Esmeria, notando il proprio consanguineo intrappolato nel ghiaccio.

"La forza di un misero uomo non potrà mai bastare contro di me, contro un dio, io sono l’essere più potente mai esistito, da semplice mortale sono salito fino alle vette delle teologia", esordì il titano, prima di scoppiare a ridere.

"Ganimede, il coppiere degli dei", balbettò Reptile, cercando di rialzarsi.

"Esatto, miserabile, sono io, l’uomo che è riuscito a salire sulla vetta dell’Olimpo", sogghignò il titano, "E che poi ha tradito Zeus, sembrerebbe", aggiunse Koryo.

"No, io non ho tradito nessuno, ma come ogni essere superiore ho semplicemente scelto da solo il mio destino.

Zeus mi vide sulla terra secoli or sono, nella bella Corinto, e decise di amarmi, come amava qualsiasi essere mortale che lo attirasse, quel vile dio guidato solo dai suoi istinti più umili. Mi innalzai al titolo di semidivinità per potermi tenere per sempre alla sua destra, così già mi facevo beffa di una divinità, Era, la stupida moglie del sommo Zeus", iniziò a raccontare con tono beffardo il titano, "Non osare", ringhiò allora Joen, che sosteneva Maya della Sagitta Argentea.

"Silenzio, infedele, ed ascolta la storia di un dio, la mia", ribatté Ganimede, prima di continuare il racconto, "Dov’ero rimasto? Si, al mio innalzamento a semidio.

Vissi per secoli come semidivinità immortale e per sempre giovane, spesso dovevo sottostare alle richieste di quell’inetto di Zeus, o di quella stupida di Venere, ma a parte questo ho potuto osservare l’inutile vita di cui usufruivano quelli essere che voi tanto futilmente seguitate a lodare.

Poi, vent’anni fa incontrai il nostro comandante supremo, il braccio destro di Urano, il più fedele dei suoi figli, egli mi propose di unirmi a loro e di diventare un titano, rinunciando completamente alla mia natura di uomo e di semidio. Accettai senza alcun dubbio", continuò il comandante di 1° grado con voce soddisfatta.

"Hai rinunciato alla tua umanità per seguire Urano?", balbettò disgustata Esmeria, "No, misera donna, ho rinunciato all’umanità millenni fa, quando seguii Zeus ed iniziai la mia scalata verso il destino", rispose il glaciale titano.

"Prima, l’immortalità, poi la perdita delle umane debolezze per divenire un titano, quindi ho ucciso Nettuno, ricevendo il titolo di dio e ben presto sarò l’unico dio", esultò Ganimede.

"Cosa intendi dire?", esclamò spaventato Reptile, "I diversi gruppi del vostro esercito da bambini hanno attaccato i vari gruppi di titani e di certo i cavalieri d’oro uccideranno uno dei miei parigrado e probabilmente sconfiggerete tutti i titani di 2° grado, quindi dopo che il nostro supremo comandante ed Urano avranno spazzato via i vostri compagni, rimarremo solo io, un mio pari, alcuni giganti, Briareo ed il secondo in comando.

Ucciderò durante la battaglia finale il mio parigrado, colpendolo alle spalle, chiunque egli sia fra i due, poi, scatenerò quei pazzi di giganti ed il centimane contro il supremo comandante ed usufruendo del caos di quel momento eliminerò anche lui", esultò il glaciale titano.

"Dunque vuoi diventare il comandante supremo dell’esercito di Urano", balbettò Neleo, cercando di liberarsi, "No, misero infedele, non sarò un patetico burattino nelle mani di quel vecchio dio che succhia le anime", ringhiò il titano, "una volta sconfitto il suo esercito, ne creerò uno mio, organizzando i soldati delle divinità maggiori sparse per questo mondo, nemmeno immaginate quante armate siano nascoste nei meandri di questa terra mortale", spiegò il titano, "quindi con questo esercito eliminerò anche lui e creò un’organizzazione monoteistica a me fedele", concluse con grande soddisfazione e rabbia contemporaneamente.

"Ripeti dall’inizio di questo scontro che noi uomini siamo tutti stupidi e limitati nei tuoi confronti, anzi che persino gli dei più antichi, come Urano, sono degli idioti a tuo confronto, ma realmente credi a ciò che dici, titano?", domandò innervosita Esmeria di Suzaku, "Che intendi?", ringhiò Ganimede.

"Credi veramente che Urano, una delle divinità più antiche, insieme al fratello ed alla sorella, si faccia ingannare da te? Lui, che sconfisse il fratello del Mare, per congiungersi con la sorella della Terra e fu padre di ogni divinità nata dal giorno della sua vittoria? Lui dovrebbe temerti? Già una volta fu ingannato, dal figlio Crono, poi i nipoti lo sconfissero congiungendo i loro poteri, da allora non credo che sia diventato così fiducioso nei suoi seguaci e parenti", spiegò la figlia di Ikki con tono derisorio, "di certo conosce i tuoi sogni di potere, ma vuole sfruttare al massimo le doti che ti ha concesso, poi ti schiaccerà", concluse la Beast Keeper di Suzaku.

"Davvero pensi che mi schiaccerà? Voi cosa avete saputo fare? Dinanzi alle mie tecniche minori i potenti generali di quel cadavere di Nettuno sono caduti ed ora anche tu cadrai, per mano del mio colpo più potente", minacciò infuriato Ganimede, alzando le mani sopra il capo, "Preparati a subire le sacre acque dell’Aurora", esclamò il titano glaciale.

"Sbagli ancora, soldato di Urano, le tue tecniche non hanno fermato mio fratello ed il suo comandante", ribatté Esmeria, emanando il cosmo incendiario che la contraddistingueva.

"Che cosa?", balbettò stupito Ganimede, mentre un’esplosione di energia dorata circondava la zona, lasciando evaporare la bara di ghiaccio di Kain, che si appoggiò a terra, riprendendo fiato.

"Ho sentito la tua storia, specie di pazzo, ed ora sono pronto ad ucciderti, ma non senza averti mostrato qualcosa prima", sentenziò tossendo lo Squalo d’oro, prima di scattare contro il nemico.

"Preparati a ritornare nei ghiacci", minacciò Ganimede, "Gelido torpore", urlò allora il glaciale titano, ma nessun freddo respiro nacque dalle labbra del titano.

"Mi dispiace, idiota, ma sembra che Urano abbia scoperto il tuo piano e ti stia togliendo i poteri", sogghignò Kain di Shark, "Che vuoi dire?", ribatté Ganimede, "guardati su questa mia scaglia", lo derise il mariner.

Appena il comandante di 1° grado osservò la smagliante armatura dello Squalo sacro a Nettuno poté vedere la figura di un vecchio raggrinzito che barcollante si ergeva a mala pena in piedi, "Sono tornato un misero mortale", balbettò la vecchia figura, prima di cadere in ginocchio, piangente.

"Che ti succede, titano, la vecchia e la mortalità ti fanno così tanta paura?", domandò serenamente il figlio di Ikki, "Penso che il <Genmaken> dello Squalo sia stato utile in questo caso", lo schernì il mariner.

"Maledetto essere inferiore", balbettò Ganimede, sollevando nuovamente le mani sopra il capo.

Un cosmo gigantesco fermò i movimenti dell’assassino di Nettuno, "Che la grande anima di Nettuno, la saggezza di Kiki e tutto ciò che ho imparato in anni di addestramento mi aiutino in questo momento, che io possa mostrare a costui quale grandezza hanno gli uomini nascosto in loro stessi, così da fargli capire a quale pura e magnifica natura egli abbia rinunciato per stupidi desideri di gloria", pregò Neleo, sollevando il proprio braccio destro, "Volcano’s waves", urlò poi, scatenando il proprio attacco contro se stesso.

Una potentissima folata di vento e fuoco investì le gambe del mariner, scagliandone il corpo in aria, lasciandolo scomparire dalla vista di tutti guerrieri riunite sulle rive del Sanzu.

Poi, come una stella cadente, il comandante dei generali dei Mari ricadde a terra, in piedi, dinanzi all’assassino del suo dio.

"Voi due non siete uomini normali", balbettò stupito Ganimede, "No, al contrario, noi siamo pienamente umani, ma proprio questa nostra umanità ci aiuta a superare i nostri limiti", rispose Neleo di Hammerfish, "Gli stessi limiti che ci avrebbero impedito di sconfiggerti una settimana fa, ma che ora ci hanno permesso di superare i tuoi poteri di assassino vanitoso", aggiunse Kain di Shark.

"Basta, tacete, miseri mortali", urlò infuriato Ganimede, "Aurora execution", tuonò poi.

"Shark Bite", ribatté il figlio di Ikki, "Biggest tsunami", aggiunse il comandante dei mariners.

L’energia del cosmo doppio di Kain ed il potentissimo vento che Neleo produsse si combinarono, scagliandosi contro il vortice di gelide acque che Ganimede aveva creato.

L’esplosione congelò e distrusse tutto nel raggio di molti chilometri intorno ad i cavalieri, che si salvarono solo grazie alle armature rinate con il sangue di Hemdall, l’attacco di Ganimede fu disintegrato dai colpi combinati dei due mariners che lo presero in pieno, lanciando in aria.

Il corpo dilaniato e distrutto del titano ricadde a terra dopo alcuni minuti interminabili, le vestigia erano ormai cenere e le stesse membra del comandante di 1° grado erano ormai ferite mortalmente.

"Come avete fatto?", balbettò prima di morire il glaciale servitore di Urano.

"Il potere delle sacre acque è temibile se abilmente usato, ma malgrado le apparenze tu non eri a conoscenza dei segreti di questo colpo che solo il santo dell’Acquario conosce alla perfezione", spiegò cupamente Reptile, avanzando verso il cadavere, "Ora, Seiryu, innalza il primo simbolo", suggerì Neleo, reggendosi sul suo compagno di battaglia.

Il Beast Keeper sollevò la sciabola di Visnù, che fino ad allora aveva custodito alla cinta, quindi la conficcò nel terreno ed iniziò un’antica preghiera in lingua indiana, il cui significato era perso nello scorrere del tempo e del mito.