Capitolo 7: La battaglia sulla Terra

Per gli abitanti della terra ciò che stava accadendo era pari ad un incubo: centinaia d’esseri coperti da strane armature bianche distruggevano tutte le città sul loro cammino, uccidendo la popolazione e lasciando solo terra bruciata e morte dopo il loro passaggio.

Come ogni incubo, però, anche questo avrebbe trovato la sua fine: difatti i pochi coraggiosi che erano rimasti vivi nel tentativo di difendere le proprie case, poterono vedere scene di grandi battaglie che portarono alla sconfitta di questi temibili invasori.

Nelle fredde lande del nord Europa, il temibile esercito invasore fu fermato da due persone: un uomo dall’aspetto elegante e dal nobile portamento, che non attaccò nemmeno i suoi avversari, poiché se qualcuno di loro osava scagliare contro di lui qualche sua tecnica, spesso delle sfere d’energie, questa ritornava indietro, polverizzando il nemico dalle bianche vestigia e non l’uomo misterioso.

Insieme a quest’uomo vi era una fanciulla coperta da un’armatura scura, raffigurante una tigre, costei correva fra i suoi avversari urlando di continuo una frase, "Bianchi artigli della Tigre" e con questa tecnica li sterminava, uno dopo l’altro.

Di tanto intanto le coraggiosi genti del nord li sentirono chiamarsi, "Gutrun, presto, muoviamoci verso il prossimo luogo in cui vi sono questi guerrieri", ordinava l’uomo, "Si, sommo Balder", rispondeva semplicemente la fanciulla.

Nelle calde e desertiche terre d’Egitto, ed in tutta la restante Africa, invece, fu un gigantesco esercito di nere figure a sterminare le bianche armate d’invasori, erano in centinaia ed ogni volta che cadevano, si rialzavano, pronti ad attaccare con ancora più ferocia. Una figura coperta da vestigia di granito li guidava, impugnando un Menat, "E’ un dio egizio", affermò qualcuno degli spettatori, "Si, costui è il dio Uptat", ripeteva qualcun altro. Della gente, però, non vide Knosus di Uptat guidare in battaglia l’esercito di nere Mummie con il suo Menat, ma un giovane, che conduceva mummie e scarafaggi contro i guerrieri titani, questo giovane era Ihi di Khepri.

Nell’Asia orientale, invece, le armate di guerrieri titani ancora presenti, furono attaccate da centinaia di soldati anch’essi vestiti di bianche armature, alcuni armati di asce, altri alati ed armati di lance, altri ancora con spade ed a cavallo ed infine vi erano alcune donne che combattevano con delle fruste.

"Sono i difensori dei quattro punti cardinali", dicevano i più anziani, i conoscitori di leggende indiane, non sapendo quanto fossero vicini alla verità, poiché proprio dalla leggenda dei quattro popoli di custodi: i Vaisavrana, i Viridhaka, i Dhritastra e le Vimpaska.

Altri uomini videro invece una singola figura che con ruggiti e potenti colpi distruggeva interi eserciti da solo, "E’ il signore del Cielo Orientale", balbettò qualcuno, "E’ Byakko", ripeterono, nell’osservare il potente Kaor di Byakko, Beast Keeper ed allievo di Shaka di Virgo.

Molti altri guerrieri sacri a diverse divinità presero parte a questa guerra sulla terra: alcuni dissero di aver visto in Cina due figure vestite di verde, le quali con il solo sguardo polverizzavano interi eserciti di invasori dalle bianche vestigia.

In Scozia anche si parlò di strane figure apparse dal nulla che combatterono ed eliminarono con estrema abilità questi guerrieri nemici.

Stessa cosa accade nelle Americhe e nel resto delle terre emerse.

In Grecia e nell’intera zona mediterranea dell’Europa furono i cavalieri votati a divinità olimpiche a combattere contro questi invasori, che solo loro sapevano essere le pedine di Urano.

I Silver saints si distinsero sul campo di battaglia per le loro nuove abilità, sviluppatesi in una settimana di duri e difficili scontri.

Xael della Corona Boreale congelò con facilità decine di avversari, Daidaros ne eliminò altrettanti con le proprie catene, Kano li uccise con i grandi poteri spirituali che aveva imparato a sviluppare, Real li stordì e finì con la sua musica, diventata ancora più sinuosa ed ammaliante, Eric li massacrò con le sue piume nere del Corvo ed infine Rabat, grazie allo Scudo della Medusa, ne pietrificò molti.

Avevano perso di vista sia il possente Golia del Toro, che si era diretto in Spagna, ad eliminare i guerrieri lì diretti, sia la vestale, Kasché, che aveva condotto le sacerdotesse sue seguaci contro i guerrieri titani presenti in Francia; inoltre sapevano che i due Anghellos di Ermes si sarebbero occupati di difendere l’Italia.

Dopo estenuanti vittorie, i sei Silver saints si ritrovarono a Sparta, dove non vi era alcun guerriero titano, "Vi aspettavo", urlò loro una figura, apparendo dal nulla.

"Chi sei?", domandò Eric del Corvo, notando il nuovo nemico, "Mi chiamo Briareo del Leviatano, ultimo e più potente dei centimani", si presentò il comandante e fratello di Cotto e Gige.

"Cerco delle vittime per vendicare la morte dei miei fratellini", spiegò la possente figura.

I sei osservarono attentamente il loro avversario, era gigantesco ed il suo corpo era coperto da tante braccia, ognuna coperta da una specie di pinna, l’armatura ricordava quella di un mariner, probabilmente rappresentava un pesce, il temibile Leviatano, creatura biblica capace di alimentarsi di qualsiasi altro pesce senza alcun problema, superiore per potenza agli altri due mostri già noti alla cultura ebraica: lo Zin, signore dei Cieli, ed il Benimoth, temibile animale terrestre.

Gli occhi del titano sembravano fatti di fiamme, nessuno fra i Silver saints aveva il coraggio di incontrare il suo sguardo.

"Voi sarete le prime vittime della mia vendetta", esordì Briareo, " Movimento delle 100 pinne", urlò poi, scatenando una potentissima ondata d’energia con le braccia.

I cavalieri d’argento evitarono l’attacco, "Siete capaci di muovervi alla velocità della luce, quindi possedete il settimo senso, complimenti, ma ciò non vi basterà contro di me", li minacciò il mostro.

"Lasciate a me il primo attacco", esordì Rabat, saltando contro il nemico, "Occhi della Medusa", urlò scatenando le due sfere di energia verde.

Briareo non si curò dell’attacco nemico, ma sollevò le braccia "Movimento delle 100 pinne", urlò nuovamente, polverizzando l’attacco del santo di Perseo, fortunatamente, però, Rabat sollevò il suo scudo, così da salvare la propria vita e le vestigia, anche se fu gettato contro una parete rocciosa.

"Tutto bene, cavaliere di Perseo?", domandò Daidaros, "Si, santo di Cefeo", affermò l’allievo di Shiryu.

"Centimane, sarò io il tuo prossimo avversario", sentenziò Eric del Corvo, aprendo le braccia, "Crow’s wings", urlò poi il santo d’argento, scagliando un impetuoso attacco contro Briareo, che nuovamente non si curò del colpo nemico, anzi lo deviò con un singolo movimento di un braccio destro.

"Probabilmente battereste con facilità i comandanti di 3° grado e riuscireste con un po’ di impegno ad uccidere un comandante di 2° grado, ma contro di me, Briareo del Leviatano, non avete alcuna possibilità, insettini", si divertì a spiegare il centimane.

Le cento braccia di Briareo si sollevarono all’altezza del busto, "Rotazione delle cento pinne", urlò il centimane.

Il corpo del mostro iniziò a roteare su se stesso ed investì in pieno i sei santi d’argento, tutti contemporaneamente, sbalzandoli in diversi luoghi, con diverse ferite, ma senza danni alle armature.

I sei santi d’argento si guardarono vicendevolmente, poi si alzarono, "Sei potente, centimane", esordì Xael della Corona Boreale, "Forse molto più degli avversari che abbiamo incontrato lungo la strada del Grande Tempio", continuò Real della Lira, "Ma ormai non possiamo più fermarci, né permettere che tu ci batta facilmente", aggiunse Rabat di Perseo, "In questi giorni di lunghe battaglie abbiamo perso i nostri cari e gli amici più fidati", affermò Daidaros di Cefeo, "Siamo stati sconfitti, ma abbiamo poi dimostrato a noi stessi di essere capaci di grandi vittorie, oltre che di padroneggiare il senso ultimo", raccontò Kano del Pavone, "Quindi è proprio per questo che non ci arrenderemo di fronte a te, mostro", concluse Eric del Corvo.

I sei cosmi sormontarono l’area circostante Sparta, unendosi in cielo, così da rappresentare le diverse costellazioni cui erano consacrati.

"In nome di Atena, cavalieri, combiniamo i nostri cosmi", urlarono i sei, disponendosi a cerchio intorno a Briareo, stupefatto dalla determinazione dei suoi avversari.

"Diamond Dust", urlò Xael, scatenando la polvere di diamanti, "Scudo della Medusa", aggiunse Rabat, "Abbraccio dell’Oriente", sentenziò Kano, emanando la sfera d’energia cosmica, "Valzer di Piume", tuonò Eric, mentre le nere piume dei corvi roteavano intorno a lui, "Stringer fine", cantò in quel medesimo momento Real, "Nebula chain", concluse Daidaros, scatenando le proprie catene.

Il centimane sollevò le braccia e scatenò il "Movimento delle 100 pinne", ma questa volta il suo colpo non riuscì a trattenere l’energia dei sei santi combinata, i quali riuscirono a colpirlo e frantumarono quattro delle sue pinne, lasciandolo a terra, ferito.

"Ora mi piace questo scontro, siete più forti di quanto speravo, potrò scatenare la mia vera potenza", sogghignò Briareo, rialzandosi e sollevando tutte le braccia verso il cielo, "Onde del grande Leviatano", urlò il centimane.

Quasi cento ondate d’energia si scagliarono contro i cavalieri d’argento, distruggendo tutto intorno a loro e gettando i sei a terra, feriti e danneggiati, "La mia gamba", urlò Real, mentre i compagni osservavano la profonda ferita all’arto inferiore destro del santo della Lira.

I santi si alzarono, tutti quanti, Real iniziò a suonare l’arpa d’argento che portava, dinanzi a lui Daidaros, mentre gli altri quattro santi d’argento si mossero lungo i lati, verso il centimane.

"Cosa sperate di fare?", domandò divertito Briareo, "Roteazione delle cento pinne", urlò il mostro, cercando di colpire i sei, tutti i suoi colpi, però, andarono a vuoto.

"Come può essere?", balbettò il centimane, prima di notare che non era più in grado di muoversi.

"Semplice, mostro", gli rispose Real, "la mia <Deathtrip serenade> ti ha ingannato così da permettere ad i nostri compagni di fare da esche, mentre Daidaros si preparava ad attaccare", sentenziò il santo della Lira.

"Attaccare?", ripeté il centimane, osservando il santo di Cefeo.

Daidaros non aveva più l’elmo ed i suoi chiari e magnifici capelli si scuotevano agilmente, come presi da una corrente vorticosa, "Nebula Storm", urlò il figlio di Shun e la sua voce sembrò perdersi nel vorticare della Nebulosa che lui stesso aveva scatenato.

"Ora cavalieri", ordinò Real.

"Aurora Thunder Attack", invocò Xael, apparendo alla destra del santo di Cefeo, "Abbraccio dell’Oriente", aggiunse Kano, alla sinistra di Daidaros.

I tre colpi impetuosi si unirono, ma Briareo non si aspettava ciò che avvenne dopo, "Volo del Corvo", urlò allora Eric, apparendo con le sue ali in mezzo al vortice d’energia.

Briareo sollevò le braccia, ma l’energia che guidava il santo del Corvo lo superò, frantumando altri sei dei suoi arti e lasciando che Eric aprisse una profonda ferita sul suo corpo.

Il centimane sputò del sangue, "Adesso è il mio turno", urlò una voce alle spalle del mostro, "Spada di Perseo", sentenziò Rabat, impugnando la propria arma.

Briareo fu sufficientemente veloce da evitare l’attacco e colpire il santo di Perseo allo stomaco, ferendolo gravemente con una pinna.

"Ora vi ammazzo", minacciò il centimane.

"Roteazione delle cento pinne", urlò il mostro, "Abbiamo già visto questo colpo", sentenziarono Xael e Kano, saltando contro l’avversario, "Movimento delle 100 pinne", ribatté allora il nemico, scatenando in sequenza i due attacchi.

Ambedue i cavalieri d’argento furono colpiti, ma mentre il nuovo Maestro dei Ghiacci andò in pezzi proprio come una statua, Kano cadde solamente a terra.

"Ora sei nostro, centimane", esordì il santo del Pavone, mentre una luce intensissima si apriva sulla sua fronte.

Il mostro rimase stupito nel vedere un terzo occhio apparire nel mezzo della fronte del santo, ma maggiore fu lo stupore nel sentire un temibile freddo alle gambe, "Prima l’<Ice copy> ed ora il <Freeze lake>, queste due tecniche ti hanno fatto perdere molto tempo, mostro", sentenziò Xael della Corona Boreale, apparendo alla destra del compagno triclope.

Kano saltò contro il nemico, "Ruota del Pavone", invocò l’allievo di Kaor, prima di scatenare centinaia di pugni contro il centimane.

"Molto veloci e molto forti, ma altrettanto stupidi", affermò allora Briareo, colpendo con un pugno allo stomaco il santo del Pavone, che volò a terra, con una profonda ferita al ventre.

"Onde del Grande Leviatano", urlò poi il centimane, investendo in pieno Xael della Corona Boreale, il cui vero corpo fu polverizzato, morendo all’istante.

"Xael!", urlarono i cavalieri a terra, solo Rabat e Daidaros erano ancora pronti a combattere.

"Santo di Cefeo, pronto?", domandò il cavaliere di Perseo, "Si, Rabat", rispose il figlio di Shun.

Le catene di Cefeo corsero verso il centimane, il quale le evitò con facilità, "Non sono quelle le tue avversarie", ringhiò Rabat di Perseo, saltando contro il nemico, "Ryutsuisen", urlò poi il cavaliere d’argento, colpendo in pieno il nemico, il cui elmo andò in frantumi, producendo un profondo taglio sul volto del mostro.

Briareo non si scoraggiò, anzi prese le catene e tirò a se Daidaros, colpendolo con una gomitata al volto, anche questo santo d’argento cadde a terra.

"Ora morirete tutti", tagliò corto il centimane.

"No, al contrario, solo tu morirai", sentenziò una voce da un promontorio vicino.

Tre figure apparvero dal nulla, ma fu facile per Daidaros riconoscere Kasché, la vestale, Golia, il santo del Toro ed Endimon, pretoriano del Fagiano.