Epilogo

Era ormai passata una settimana dalla battaglia nella città di Sparta ed ora tutti i cavalieri dei diversi eserciti erano in pace.

I sette cavalieri d’oro di Atena rimasti si occupavano adesso di riparare i propri templi, mentre quelli incustoditi erano lasciati ai santi d’argento ed a Kain, che si era proposto di ricostruire il tempio dei Gemelli.

Odeon non aveva in dosso le vestigia del Leone, danneggiate dopo le varie battaglie, guardò il sole al di sopra di se, splendeva gioioso nella calda estate ateniese, salutò con un gesto della mano Botan di Cancer, anch’ella occupata a riparare il proprio tempio.

I due cavalieri d’oro s’incontrarono lungo la scalinata del grande Tempio, "Come va, cavaliere di Leo?", domandò la sacerdotessa del Cancro, "Molto bene, grazie, tu?", chiese Odeon, "Bene. Saputo delle due amazzoni e le loro nuove sorelle?", domandò poi Botan.

"No, sacerdotessa, cosa è successo?", incalzò incuriosito il cavaliere d’oro della Quinta Casa, "Hanno raggiunto alcuni giorni fa l’Isola di Andromeda, sembra che vogliano aiutare a ricostruire, completando l’opera di Shun", rispose la sacerdotessa d’oro.

"Di Jenghis dell’Avvoltoio si hanno notizie, invece?", domandò Odeon, "No, cavaliere, del berseker non si sa niente", rispose Botan, prima di salutare il compagno di battaglia e tornare al suo lavoro di restaurazione.

Alcune case più in alto, anche Lorgash e Myokas dialogavano durante un momento di riposo.

"Chissà com’è andata l’investitura di Gutrun al titolo di celebrante?", si chiese il santo del Capricorno, "Non credo vi siano stati dei problemi, il grande oracolo Shiana ha mandato come rappresentanti di Atena solo i cavalieri natii di quel luogo, se avesse temuto qualche pericolo avrebbe inviato anche altri santi d’oro, o d’argento", gli rispose il cavaliere del Sagittario.

"Atene è in pace ed anche Asgard e le altre parti del mondo sembrerebbero esserlo, cosa faremo adesso, cavaliere?", domandò con tono ironico Lorgash, "Ti posso assicurare che nell’immediato futuro dovremo riparare i nostri templi", gli rispose scherzosamente Myokas.

In quello stesso momento, altri due compagni di battaglia dialogavano alla Seconda Casa, Golia e Kain.

I due guerrieri collaboravano per riparare i templi del Toro e dei Gemelli, "Dimmi, generale, come va la ricostruzione di Cartagine?", domandò Golia, "Bene come quella del grande Tempio", rispose il figlio di Ikki, "Mia sorella ed i due guardiani s’impegnano al massimo per aiutare la gente di Cartagine e per ricostruire al meglio le mura della città, dilaniate da Leda ed i suoi titani", rispose Kain.

 

Mentre ad Atene i cavalieri lavoravano e dialogavano come grandi amici, sull’Olimpo gli dei godevano il momento di riposo, che sarebbe durato per quasi tutti loro fino alla prossima reincarnazione.

Due fratelli parlavano fra loro, "Dimmi, caro fratello, perché non hai detto loro di quell’altro Pericolo?", domandò divertito uno dei due, "Perché non è un nostro Pericolo, al massimo potrebbe esserlo per Nettuno, oltre che per gli uomini", gli rispose il secondo.

"Hai ragione, Egli era descritto da Nostra Madre come un sanguinario folle, ma nessuna divinità lo ha mai conosciuto. Nostro fratello Nettuno dice di aver percepito il suo cosmo nelle profondità del proprio regno, ma adesso che Urano non è più capace di liberarsi, Egli può tornare, vero, fratello Zeus?", domandò Hades, dopo aver riflettuto sul nuovo possibile nemico.

"Come ti ho già detto, Hades, Lui non è un problema per noi dei, non ha mai voluto il Cielo, lo ha solo combattuto", concluse Zeus, alzandosi in piedi e guardando dinanzi a se il bellissimo panorama, mentre il sole faceva spazio alla luna.

 

 

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