Capitolo 22: Il maligno sciamano

Una figura scivolava fra gli alberi, seguendo in maniera inversa lo scorrere di un piccolo fiume sull’Isola di Tir Na Nog, era Arawn, lo sciamano dagli occhi rossi.

"Quel dio olimpico cerca di ingannarmi, che vile, vuole tradire proprio me, che primo fra i traditori", pensò l’esoterico, pieno d’odio e divertimento per la sfida dinanzi cui lo aveva posto il suo alleato.

Quel dio che si spacciava per Mannanon aveva progettato un’ottima contromossa contro l’avidità del suo umano alleato: aveva posto Arawn dinanzi ad una scelta, rischiare la propria vita in battaglia, così da portarsi il segreto che li univa nella tomba, qualora fosse morto, o dimostrarsi meno fedele di quanto era stato fino a quel momento, accettando ogni ordine del dio che li guidava.

Lo sciamano era stato costretto a decidere per la prima scelta, seppur più che la paura nel dover affrontare sette nemici, lo spingeva alla lotta il desiderio di uccidere l’allievo di Ogma e la certezza di non trovare avversari degni.

Arawn fermò i propri passi quando vide, dietro una piccola coltre di alberi, i sette avversari, erano i guerrieri di Asgard, accompagnati da quattro santi di Atena, "Un numero al quanto esiguo di nemici", pensò rassicurato, ma la sua espressione cambiò quando notò che i due cavalieri dalle vestigia dorate erano intenti ad una discussione con qualcuno di molto lontano.

L’esoterico traditore si concentrò e riuscì a capire chi fosse a parlare e dove, un altro santo d’oro di Atena, nel luogo in cui era caduta pochi minuti prima Macha, la sua allieva.

"Che quella stupida abbia raccontato tutto prima di morire?", si domandò perplesso, "Dovrò ucciderli tutti, se sanno della mia alleanza con quel falso Mannanon, non posso rischiare che Gwyddyon, Nuada, Ceridwen, o Ogma scoprano il segreto, avvertirebbero Dagda e mi ritroverei a combattere da solo con cinque Tree Monks per nulla affaticati", rifletté lo sciamano, prima di prepararsi alla lotta.

Da pochi secondi Golia e Camus avevano smesso di ascoltare le parole di Tok’ra, trasmesse attraverso il cosmo del santo di Virgo, e subito avvisarono i loro alleati del pericolo, quello vero.

"Non è Mannanon ha guidarli, ma una divinità olimpica, alleatasi con un certo Arawn", aveva ripetuto più volte il cavaliere dell’Acquario, "Arawn", ripeté più volte Skinir di Alioth, l’unico che conosceva lo sciamano dagli occhi rossi, "come hai potuto?", si domandò alla fine.

"Ragazzino, un tempo mi davi del lei", esordì una voce, mentre un guerriero si rivelava al gruppo di eroi.

"Chi è costui?", domandò subito Freiyr di Dubhe al cavaliere della stella Epsilon, " Egli è Arawn del Carpino, il traditore", ringhiò il god warrior discendente di Fenrir.

Il volto di questo avversario era segnato da una ciocca bianca di capelli, che scendeva solitaria sulla fronte, fra i due occhi rosso sangue, mentre gli altri capelli, violacei, erano sinuosamente spostati dietro la schiena.

L’armatura era di un verde sporco, quasi blu, caratterizzata da grandi spalliere sferiche, da cui fuoriuscivano degli immensi artigli, gambali e bracciali coprivano interamente gli arti dello sciamano, nascondendo persino le mani, coperte da guanti artigliati.

La corazza era piuttosto semplice, un singolo pezzo, segnato da diverse runes e dalla testa di un gufo al centro, alla cinta alcuni aculei, che rendevano ancora più minacciosa quella figura, senza alcun elmo.

"Arawn del Carpino, esatto, noto che ti ricordi ancora di me", sogghignò lo sciamano.

"Si", rispose seccamente Skinir, i cui occhi erano pieni d’odio, "e proprio perché ricordo quanto il mio maestro le abbia sempre dato fiducia, adesso sono pronto ad ucciderla", lo minacciò il god warrior, "Ha portato alla morte Eric, Dilyve e Hirihody, gli altri allievi del grande Ogma ed ora cerca di distruggere tutto ciò in cui egli crede, come può essere così malvagio?", domandò disgustato, preparandosi alla lotta.

"Tutto quello in cui il tuo maestro crede è Dagda, ed io ho dimostrato che il suo amato comandante è un idiota", rispose soddisfatto lo sciamano dagli occhi rossi, "Io avrei dovuto allevare quel moccioso viziato e farne un conquistatore. Qualsiasi cosa il tuo maestro tocchi, si deteriora e poi va naturalmente in cancrena, questo nessuno lo ha mai voluto capire, nemmeno il nostro venerabile insegnante, il precedente grande sciamano", ringhiò Arawn, che sembrava innervosirsi ogni qualvolta parlava di Ogma.

"Ora tu morirai, Skinir, poi cadranno i tuoi amici, infine il tuo amato maestro, che sarà ucciso da me, solo dopo la dipartita del suo caro allievo Dagda, per mano dello stesso dio che li guidava", minacciò soddisfatto lo sciamano, sollevando la mano destra in segno di vittoria.

"Al contrario, occhietti rossi, non accadrà niente di tutto questo", esordì una voce alle spalle di Skinir, "perché non affronterai un god warrior in battaglia, ma un santo di Atena, difensore della Giustizia, che non aspettava altro se non incontrare un nemico abbastanza malvagio contro cui scagliarsi con tutta la propria furia", esclamò Golia del Toro, oltrepassando il guerriero di Asgard pronto alla lotta.

"No, cavaliere, questa è la mia battaglia", ribatté il guerriero della stella Alioth, avvicinandosi al proprio alleato, "Lo so, ma rifletti: se tu cadrai contro di lui il tuo maestro ne sarà lieto? Se questo traditore è il più malvagio fra i nemici che possiamo ancora trovare sulla nostra strada, egli è mio", spiegò con un sorriso bonario il cavaliere del Toro, preparandosi alla lotta.

Arawn osservava sorridente la disputa, "Fate con calma, perché morirete entrambi, l’ultimo allievo di Ogma che ho incontrato è morto per mia mano e lo stesso vale per l’ultimo santo di Atena che mi ha rivolto la parola", gli raccontò con tono sarcastico, "ma che stupido che sono", esclamò poi, "erano la stessa persona, Eric del Corvo", concluse, prima di scoppiare a ridere.

"Tu hai ucciso Eric?", urlò Helyss del Pittore, fino ad allora rimasta ad osservare, "Si, dopo che lui aveva sconfitto Hirihody, ho deciso di eliminarlo personalmente", rispose seccamente il Tree Monk del Carpino.

Il cosmo di Golia si espanse, allontanando tutti coloro che gli erano vicini, "Dopo questa tua confessione, avrò ancora meno pietà nei tuoi confronti", esclamò infuriato il cavaliere d’oro, i cui occhi sembravano sempre più simili a quelli di un toro furioso.

Arawn non rispose alla minaccia, ma allargò le braccia, preparandosi ad attaccare il proprio nemico, "Fatti sotto", lo invitò con un gesto irrisorio.

Golia espanse il proprio cosmo, "Great Horn", urlò poi, sollevando le mani dinanzi a se.

L’esplosione di luce del colpo sacro del Toro accecò tutti per alcuni secondi, durante i quali si poté sentire solo una sottile risata maligna, la stessa con cui Arawn si era già presentato a loro, e delle brevi parole che sembrarono poco chiare ai cavalieri: "Nightmare reclaim", quindi il silenzio.

Quando il bagliore si diradò, i god warrior, Camus e le due sacerdotesse d’argento poterono osservare l’elmo del Toro a terra, Arawn alle spalle del possente Golia ed il cavaliere d’oro in piedi, fermo nella sua posizione d’attacco, con degli strani simboli ritratti sul capo.

"Delle runes?", balbettò sorpresa Helyss del Pittore, "Si, sacerdotessa guerriero, ho notato durante il tuo scontro con Rylica che anche tu ne conosci il potere, seppur in maniera molto approssimativa", rispose soddisfatto lo sciamano del Carpino.

"Che cosa gli hai fatto?", tuonò Camus, preparandosi ad aiutare il proprio parigrado, "Cerca di distruggere la sua mente", rispose spaventato Skinir.

"Il mio maestro mi aveva parlato del potere delle runes, anche sulla mente degli uomini, e mi aveva accennato all’abilità del suo amico Arawn nell’usarle, ma non avevo mai visto prima quel colpo", raccontò terrorizzato il god warrior di Alioth, "Ma ne conosci la potenza, vero? Con questo colpo ho convinto ben tre titani ad uccidersi vicendevolmente, inoltre ho convinto Macha a seguirmi e servirmi per 16 anni, distruggendo la sua mente ed ora convincerò questo cavaliere d’oro ad uccidervi per me", ribatté l’esoterico traditore, "Ci vorrà poco perché anche la sua mente si pieghi a me, per quanto lui possa essere forte, io lo sono di più", concluse il malvagio nemico, prima di ricominciare a ridere.

"Maledetto", urlò Bifrost di Megres, impugnando la propria spada d’ametista, "Un guerriero ferito non dovrebbe tentare la fortuna", ribatté Arawn, spostandosi lateralmente e colpendo alle gambe il nemico, proprio nei punti in cui aveva riportato delle ferite durante lo scontro con Dilyve.

Quando il fratello di Alberich cadde al suolo con le gambe sanguinanti, Helyss e Zadra si gettarono contemporaneamente contro il nemico.

"Sigilli", urlò la minore delle sorelle, "Grande Scalpello", aggiunse la Malefica scultrice, scatenando i loro colpi contemporaneamente contro il comune avversario.

Quella combinazione, che tante volte in passato era riuscita, fallì miseramente contro il Tree Monk del Carpino, che con un salto atletico superò ambedue le nemiche, così da farle colpire fra loro.

La sacerdotessa del Pittore fu scaraventata a terra dal colpo della Silver saint dello Scultore, mentre Zadra fu paralizzata dai sigilli di sua sorella Helyss.

"Ora tu, cavaliere ferito da Belenos", aggiunse poi Arawn, atterrando alle spalle di Camus.

Lo sciamano appoggiò le mani sul dorso del santo dell’Acquario, "Furia maligna", tuonò, mentre le sue mani si illuminavano di un rosso accesso.

Un’esplosione d’energia simile alla "Galaxian explosion", si scatenò a contatto con le vestigia dorate dell’Acquario, gettando al suolo anche il figlio di Hyoga, che svenne per il dolore delle varie ferite.

"Siete rimasti in due, che intenzioni avete?", domandò poi lo sciamano dagli occhi rossi, rivolgendosi a Skinir e Freiyr, "Combattere", rispose il figlio di Siegfried, impugnando la sacra spada Balmung, e preparandosi alla battaglia.

Arawn fu piacevolmente sorpreso nel vedere la sacra spada di Odino, "Il protetto di Asgard, sire delle terre fredde del Nord, quale onore, penserò a te subito dopo aver eliminato l’allievo del cane Ogma", esclamò soddisfatto lo sciamano, "Intanto, schiavo, bloccalo", ordinò a qualcuno che si trovava alle spalle di Freiyr.

Il re di Asgard non ebbe il tempo di voltarsi che fu preso in una stretta dilaniante, due braccia possenti lo bloccavano al petto, impedendogli di muovere la Sacra Spada, ma maggiore fu lo stupore di Freiyr nello scoprire che era proprio Golia a bloccarlo, seppur sembrava egli stesso intrappolato, poiché i suoi occhi erano stranamente spenti.

"Cavaliere d’oro, ritorna in te", urlò allora Skinir, internamente combattuto fra il dovere di difendere il proprio Re ed il desiderio di affrontare ed uccidere Arawn.

"Non può sentirti, stupido, la sua mente è ottenebrata dai miei poteri", spiegò divertito lo sciamano.