Capitolo 24: Giovani guerriere

Mentre lo scontro con Arawn era ancora nel pieno del suo furore, i cavalieri d’oro avanzavano decisi verso il luogo in cui il falso dio celtico li attendeva, difeso dagli ignari Tree Monks.

La corsa dei santi d’oro, però, si fermò quando l’immensa radura intorno a loro divenne un piccolo corridoio fra una serie d’alberi di varia natura e forma.

"Cosa succede?", domandò allora Rabat di Perseo, "Forse voi non lo sentite, ma c’è qualcuno nascondo fra quelli alberi, un Tree Monk ci aspetta qui, per una nuova sfida", spiegò loro Odeon del Leone, che come i suoi parigrado aveva percepito un cosmo violento, ma sinuoso come un tornado nascondersi fra i rami degli alberi.

"Rivelati, guerriero", urlò all’improvviso Myokas di Sagitter, per nulla portato per l’attesa.

Un alito di vento scosse le foglie, "Presto spostiamoci", suggerì Ryo, saltando indietro con un balzo, così da evitare che il vento lo investisse in pieno, medesimo gesto fecero gli altri cavalieri consacrati ad Atena.

"Molto abili, davvero, cavalieri, incomincio ad intuire come siate arrivati fin qui", esordì una voce femminile, mentre una figura saltava giù da un albero.

Era una guerriera, le sue vestigia sembravano d’argento, i bracciali ricordavano le teste di due aquile, i gambali delle piume disposte ad arco, mentre alla cinta ed al petto aveva un singolo pezzo, adornato da due gemme al centro della vita, l’unico elemento che toglieva austerità e freddezza a quell’armatura. Sul capo una corona rappresentante un’aquila, i lunghi capelli castani scivolavano fino alle spalle, confondendosi con le spalliere simili a piume. Lo sguardo era freddo ed altero, gli occhi neri brillavano di sicurezza, "Forza, cavalieri, chi vuole essere il primo a cadere contro a Ceridwen dell’Olmo?", domandò la guerriera.

I santi d’oro si guardarono fra loro, "Lasciatela a me", esclamò all’improvviso Botan di Cancer, facendosi avanti contro la nuova avversaria.

Le due guerriere si posero l’una dinanzi all’altra, "Ti prego di ascoltarmi", esordì allora la sacerdotessa d’oro, "Già domandi pietà?", incalzò divertita la combattente celtica, "No, voglio solo spiegarti che colui che voi seguite, Dagda, è stato ingannato, non è Mannanon il dio che lo comanda, bensì una divinità olimpica", spiegò semplicemente l’allieva di Shaina.

"Bella scusa, guerriera, vorrei intimorirmi o demoralizzarmi? È inutile, so che le tue parole sono menzogne, perché il nostro sommo comandante ed i saggi sciamani che lo circondano non potrebbero essere ingannati da alcun dio", ribatté infastidita Ceridwen, preparandosi all’attacco.

La Tree Monk dell’Olmo sollevò il braccio destro ed aprì la mano, come per spostare una mosca fastidiosa, "Winds explosions", esclamò seccamente.

Botan saltò indietro con una serie di capriole agilissime, evitando delle esplosioni che le andavano incontro, come dirette da un cecchino abilissimo.

"Te ne prego, ascoltami, guerriera dell’Olmo, perché non avrai molte altre possibilità di sopravvivere se questo è il massimo che sai fare", propose ancora una volta la sacerdotessa del Cancro, il cui buon cuore era incapace ad ogni superbia e viltà e la coscienza di aver con estrema facilità evitato dei semplici proiettili di vento, la rendeva molto sicura delle sue possibilità.

"Davvero pensi che questo sia il meglio che so fare, piccola gradassa?", domandò divertita Ceridwen, "No, io sono come l’aquila, che trova la sua preda, la insegue e quando questa è stanca, le conficca i propri artigli nel cuore, e ben presto distruggerò il guscio dorato del Granchio con i miei artigli", spiegò con tono ironico la Tree Monk.

In quel momento, il cosmo di Arawn si spense, investito dalla potenza di Golia, il santo d’oro del Toro.

"Lo sciamano dagli occhi rossi è perito?", si domandò sorpresa la guerriera celtica, "Poco male, intanto costoro non avanzeranno di un altro passo verso il grande Dagda", rifletté l’esoterica, prima di scatenare nuovamente i suoi "Winds explosions".

Ad alcuni chilometri di distanza, una figura a cavallo, Rhiannon, si avvicinava al proprio parigrado ferito, "Taranis, svegliati", esclamò più volte la guerriera del Fico, scendendo dal proprio destriero per svegliare l’amico.

"Rhiannon, sono finito al cospetto degli dei?", fu la prima domanda che il Signore delle Guerre fece alla parigrado, "No", rispose sorpresa la guerriera del Fico, "Allora devo essere ancora vivo, perché non credo che alcun dio ti manderebbe negli Inferi", concluse il Tree Monk del Nocciolo, alzandosi in piedi a fatica.

"Per caso hai sbattuto la testa?", domandò irritata Rhiannon, "Quello è stato il minimo in questo scontro", affermò divertito Taranis, prima di scoppiare in una dolorosa risata.

L’improvvisa scomparsa del cosmo dello sciamano del Carpino spense le risate dei due esoterici, "Arawn è caduto", esclamò sorpreso il signore delle Guerre, "E Macha ha già fatto la stessa fine", gli raccontò il cavaliere donna.

"Che possano trovare riposo e che qualcuno riesca in ciò in cui tutti noi abbiamo fallito, fermare questi cavalieri", concluse Taranis, appoggiandosi al destriero di Rhiannon.

"Si, lo spero, anche se devo ammettere che il cavaliere con cui ho combattuto non era malvagio, né nel cuore, né nelle azioni, mi ha risparmiato e ha difeso il mio cavallo dal suo colpo", rifletté la Tree Monk del Fico, "Hai ragione, anche il mio nemico era degno di ogni onore, sembra quasi che siamo noi i cattivi", concordò il parigrado del Nocciolo, "Forse dovremmo raggiungere Dagda per un’altra via e parlarne con lui", propose la cavallerizza, salendo sul proprio destriero, "Si, credo sia la cosa più giusta, ma non proseguiamo lungo questa via, perché percepisco che Ceridwen è scesa in campo e quando s’infurierà saranno guai per i nostri avversari", concluse Taranis, impugnando lo scudo ed indossando nuovamente l’elmo.

"Che intendi dire?", domandò incuriosita la ragazza, "Semplicemente che Ceridwen ha un’unica ragione per combattere e non farà come noi, lei terrà duro fino all’ultimo, inoltre quando risveglierà la danza distruttiva di cui è padrona per quei cavalieri non ci saranno molte possibilità", rispose seccamente il robusto uomo, salendo sul destriero della parigrado.

In un altro luogo dell’Isola di Tir Na Nog, molto più vicino ai cavalieri, Dagda, comandante dei Tree Monks, percepì il cosmo di Arawn scomparire, "Un altro nobile difensore del credo celtico è caduto in questa battaglia", si disse con sommo rammarico la nobile guida.

"Si, mio signore, anche il mio compagno d’allenamenti ed amico dagli occhi rossi ci ha lasciato, ma non si preoccupi, la sua caduta non rimarrà invendicata", esordì Ogma lo sciamano, apparendo dinanzi al suo comandante.

"Ogma, amico mio, ti ho detto più volte che non servono questi convenevoli fra noi, tu per me sei un padre ed un maestro, oltre che un amico fidato ed un alleato", incalzò con cupa severità Dagda, "Se nemmeno io, che come tutti ti sono eternamente fedele, ti rivolgessi i dovuti convenevoli, che seguace sarei?", domandò retoricamente il maestro di Skinir ed Eric.

"Gwyddyon si è già mosso?", incalzò Dagda, "Si, comandante, si dirige implacabilmente verso gli assassini di Macha e Cernunnos, io, invece, andrò incontro ai guerrieri di Asgard, solo Nuada rimarrà qui. Ceridwen, come tu stesso percepisci, è già intenta nella sua battaglia in tuo onore", rispose lo sciamano.

"Ceridwen, feroce e superba in battaglia, capace di terribili distruzioni con la danza dei venti, ma allo stesso tempo padrona di una gran bontà", rifletté Dagda, alzando il capo verso il cielo, "Solo nei tuoi confronti", affermò con un sorriso benevolo Ogma, prima di allontanarsi.

"Ogma, amico mio", esclamò il comandante, prima che lo sciamano lasciasse la pianura intorno al lago, "non uccidere Skinir, so quale dolore ne proveresti", supplicò la nobile guida, "Purtroppo il mio allievo più dotato dopo di voi mi si è rivoltato contro, non potrò fare molto per impedire la sua caduta in battaglia", rispose con rammarico lo sciamano.

"Winds explosions", esclamò per la quinta volta Ceridwen dell’Olmo, senza colpire, nemmeno stavolta, la sua avversaria, che con agili movimenti evitò l’attacco della Tree Monk.

La sacerdotessa del Cancro iniziava solo adesso a capire quale fosse il vero scopo dell’avversaria, stancarla oltre ogni limite sopportabile, e vi riusciva: difatti Botan aveva il fiatone, mentre Ceridwen era pienamente rilassata.

"Cavalieri, preparatevi ad avanzare", propose la custode della Quarta Casa, prima di scomparire in un bagliore di luce.

Vi furono alcuni secondi di silenzio, poi, Ceridwen sollevò le braccia perpendicolarmente al corpo, mentre il suo viso si contorceva per il dolore, "Chele del Granchio", sentenziò allora la sacerdotessa d’oro, apparendo alle spalle della sua avversaria.

"Ora, amici, avanzate, non devono essere rimasti molti ostacoli prima che raggiungiate Dagda e quel dio olimpico che lo guida con delle menzogne", ordinò l’allieva di Shaina, "E tu che farai?", domandò perplesso Myokas di Sagitter, "Sconfiggerò costei e la costringerò alla resa, quindi vi raggiungerò grazie al teletrasporto", rispose seccamente la sacerdotessa d’oro.

"Si, avanzate pure", incalzò Ceridwen, parlando a fatica, "quando avrò finito la vostra amichetta vi raggiungerò ed allora vi troverete stretti fra due fuochi, me e Nuada dalla Mano d’Argento", spiegò con tono beffardo la Tree Monk dell’Olmo.

I cavalieri non si curarono delle parole dell’avversaria e corsero via, diretti verso Dagda ed il falso dio che lo guidava.

Quando le due avversarie rimasero sole, Botan lasciò la propria presa mentale sull’avversaria, "Te ne prego, guerriera celtica, credimi, non è Mannanon il dio che vi guida, bensì una divinità olimpica", supplicò la sacerdotessa d’oro, mentre la sua avversaria muoveva convulsamente le braccia per rianimarle.

"Poniamo che tu abbia ragione", propose la nemica celtica, "io che dovrei fare? Lasciarvi avanzare?", domandò divertita, "Sono Ceridwen dell’Olmo, detta la Regina Guerriera, la donna più forte di quest’armata e mai nessuno riuscirà a battermi", esclamò con estrema superbia la Tree Monk.

"Inoltre se ti lasciassi passare, di certo voi uccidereste Dagda, perché egli non si arrenderebbe mai, ha troppa fiducia nel suo credo e negli dei che ci guidano", concluse con il volto segnato dalla rabbia.

"Winds explosions", esclamò ancora una volta la Tree Monk, ma questa volta Botan non evitò l’attacco, bensì lo deviò, "Fin troppe volte hai usato questa tecnica con il semplice intento di stancarmi, te ne prego arrenditi, quest’intento è fallito", propose con semplicità la sacerdotessa d’oro.

"Sembri poco intenta all’ira, ragazzina, dovrò romperti quella maschera d’oro per farti infuriare o ti decidi a combattere con me seriamente? Non posso usare i miei colpi migliori contro una piagnucolosa sacerdotessa d’Atene", ribatté con tono offensivo la guerriera dell’Olmo.

"Io non voglio combattere con te, tu, come tutti i cavalieri che sono caduti, o sono tuttora impegnati in questa battaglia, sei una vittima, l’unico mio nemico è il dio che ha diretto questa battaglia fin dall’inizio", spiegò con estrema gentilezza nella voce la sacerdotessa d’oro.

"Saremmo tutti vittime, dunque?", domandò beffarda la Tree Monk dell’Olmo, "Si, ognuno di voi, partendo dal messaggero che ha portato qui i cavalieri d’argento per intrappolarli e concludendo con Dagda, che ciecamente si fida di una vile divinità, siete tutti vittime del medesimo inganno, tessuto con estrema abilità da un diabolico nemico e da dei suoi alleati nelle vostre file", rispose semplicemente Botan, accennando per la prima volta a Macha ed Arawn.

Ceridwen scoppiò a ridere, "Dunque dopo l’offensiva affermazione che il mio comandante è stato ingannato, aggiungi che fra i suoi seguaci vi sono dei traditori e che egli è una vittima?", tuonò infuriata la Tree Monk, "Ebbene, credo sia finito il tempo dei giochi con te", ringhiò con gli occhi pieni d’odio.

Le braccia di Ceridwen si estesero lungo i fianchi e la guerriera stessa prese la posizione di un immenso rapace imbalsamato, "Non avresti dovuto osare tanto con le parole, ti strapperò la lingua prima di ucciderti", minacciò la Tree Monk, il cui elmo a forma d’aquila brillava di una luce verdastra, "Iolar Fly", urlò poi.

Una gigantesca aquila d’energia si materializzò sopra Ceridwen e si diresse verso Botan, con implacabile ferocia.

La sacerdotessa d’oro si spostò con agili movimenti, ma, al contrario dei proiettili di vento, questo colpo non sembra fermarsi dinanzi all’agilità avversaria, bensì l’aquila continuava nel suo inesorabile inseguimento.

Botan tentò allora con il teletrasporto, ma il rapace si alzò in cielo non appena la vide scomparire e quindi attese, roteando come tutti i predatori volanti fanno quando avvistano le loro prede.

Non appena la sacerdotessa d’oro riapparve ad alcuni passi di distanza, il feroce volatile d’energia le si lanciò addosso in picchiata, raggiungendo la velocità della luce, con la quale colpì in pieno l’avversaria, investendola al petto ed incrinando le dorate vestigia di cui era custode.

Botan cadde al suolo, mentre il volatile energetico conficcava i propri artigli nelle vestigia dorate, oltrepassandole come la luce passa attraverso un panno, senza però danneggiarle, ferendo comunque colei che le indossava all’addome.

La sacerdotessa d’oro tratteneva a stento le proprie urla, ma un fischio di Ceridwen bloccò la tortura.

L’aquila si rialzò in volo, per poi planare delicatamente ed appoggiarsi sul braccio della Tree Monk, "Questo è solo l’inizio, ben presto subirai la danza dei venti che tutto distrugge", minacciò con volto rigato di rabbia la guerriera celtica.