Capitolo 32: Maestro ed Allievo

Skinir ed Ogma si osservavano freddamente, "Avevi proprio ragione, allievo, non lo avrebbero ucciso", affermò divertito lo sciamano, percependo il cosmo di Nuada spegnersi.

"Le tue menzogne sono dimostrate dai fatti, preparati, ora pagherai ogni falsità con la vita", sentenziò Ogma del Frassino, indicando l’allievo con la mano.

Skinir era visibilmente rattristato da quelle parole, "Mi dispiace di dover continuare questo scontro, ma, come le ho già detto, maestro, difenderò fino alla fine il mio Re Freiyr di Asgard", ribatté semplicemente il god warrior.

I due avversari si posero uno dinanzi all’altro, prendendo la stessa posizione di lotta; le runes sulle braccia di Ogma brillavano, proprio come gli artigli lungo le mani di Skinir.

"Conosco ogni tua mossa", affermò semplicemente il maestro, "Darò la vita per il mio Re", ripeté nuovamente l’allievo.

Un ululato si espanse nell’aria, "Wolves cruelty claws", urlò il guerriero di Asgard, scatenando il proprio attacco base.

Ogma non si scompose, ma mosse velocemente il braccio destro, deviando con estrema facilità i colpi del giovane guerriero asgardiano, "Ti ho già dimostrato che questa tecnica è inutile contro di me, la conosco perfettamente", replicò lo sciamano, avvicinandosi all’allievo.

Le runes sulla mano destra del Tree Monk del Frassino brillarono di una luce violacea, "Magico Sigillo", invocò lo sciamano.

Un’esplosione di luce si produsse dalla mano di Ogma, correndo verso lo stomaco di Skinir, ma il giovane god warrior sorrise al colpo che lo stava per raggiungere, quindi, con un agilissimo salto raggiunse alle spalle il suo maestro, fermandosi con le scapole appoggiate contro le sue.

I due si voltarono di scatto, le loro braccia si toccarono producendo un rumore di metallo crepitante, "Mi dispiace, maestro, ma questa tecnica è ormai inutile, ho già avuto la possibilità di osservarla, fin dai tempi dell’addestramento, quando la vidi usarla per una volta, durante gli scontri con i suoi venerabili compagni sciamani", spiegò tristemente l’allievo.

"Non sei capace di offendere con i tuoi colpi e le tue parole sono quasi sempre menzogne, però noto che nei tuoi occhi e nelle difese vi è ancora quella determinazione e quello spirito che ti hanno reso cavaliere", si complimentò freddamente Ogma, "Foste voi a darmi quello spirito", replicò semplicemente Skinir, "Ti sbagli", disse semplicemente lo sciamano, allontanandosi con un balzo.

"Non fui io a risvegliare il tuo spirito guerriero, ti ho semplicemente insegnato in quale luogo dirigerti, hai fatto tutto da solo, con grandi risultati, per altro", ricordò semplicemente lo sciamano, espandendo il proprio cosmo, nuovamente sotto forma di un’intensa nebbia verde.

"Ancora quella nebbia", sussurrò Freiyr, postosi vicino ai cavalieri ancora paralizzati, pronto con la spada Balmung a difenderli.

"Mada Rui Eyes", esclamò lo sciamano, nascondendo l’intera zona alla vista di chiunque.

"Ricordo ancora quando tu ed Eric foste portati dinanzi a me per diventare miei allievi, proprio come Dilyve e Hirihody prima di voi. Tutti e quattro pieni di speranza e volontà di riuscire, ma ognuno con i propri difetti, oltre che con le proprie doti", affermò Ogma, mentre Skinir sembrava fermo in mezzo alla nebbia, "Tu, fra tutti, eri quello più devoto, non solo a me, ma a quello che ti era stato detto essere il tuo destino, un destino di sacrifici e protezioni rivolte al Re di Asgard. Proprio questa tua dote mi ricordava me stesso da giovane, quando il mio maestro mi mostrò le stelle che guidavano Dagda e che mi portarono a seguirlo", continuò lo sciamano.

"So già tutto questo, maestro, ricordo ancora quando lei, durante gli anni dell’addestramento, si preoccupava di osservare i miglioramenti di Dagda, che, malgrado fosse più un autodidatta, era sempre sotto la sua ala protettiva. Lei lo aiutava negli allenamenti e spesso combatteva con lui, per temprarne la forza. Un destino simile ha avuto il mio Re, che si è addestrato da solo, per essere degno del sacro titolo di signore di Asgard", affermò cupamente il god warrior di Alioth.

"Esatto, Skinir, il tuo Re ed il mio comandante, la tua devozione e la mia fede. Noti anche tu la buffa coincidenza fra i nostri due destini, vero?", domandò alla fine il maestro, mentre un lieve brusio accompagnava le parole dei due nella nebbia.

Uno scatto, dei passi velocissimi, due bagliori, uno dinanzi all’altro, quindi un singhiozzo, "Lupi nella Tormenta, attaccate colui che amo come un padre, per difendere colui che per me è più importante della vita", urlò disperato il god warrior di Alioth.

Il "Rozan Kundo Ken" volò diritto lungo la sua strada, dirigendosi verso l’altra fonte di luce.

Freiyr era ancora fermo, aveva seguito il discorso fra i due, rendendosi sempre più cosciente della triste lotta che ambedue vivevano prima di tutto interiormente, poiché malgrado entrambi stessero cercando di restare freddi e passivi, i loro cuori erano tormentati, in uno scontro fra il loro dovere e l’affetto che condividevano.

Quando la nebbia si diradò, il figlio di Siegfried vide Ogma al suolo con le vestigia lievemente danneggiate, mentre Skinir era in piedi, con una profonda ferita sul volto, causata dal colpo del Tree Monk.

"Proprio perché la somiglianza fra i nostri destini non vorrei doverla affrontare, solo uno di noi lascerà questo luogo vivo e se fosse lei, il mio Re morirebbe", spiegò con il volto rigato dalle lacrime Skinir, "Si, questo non lo nego, ucciderei in battaglia il tuo monarca, ma se fossi io a cadere, egli sconfiggerebbe il mio comandante. Le stelle lo hanno predetto", replicò Ogma rialzandosi.

"Maestro, perché non vuole capire? Non vogliamo uccidere Dagda, gli mostreremo semplicemente la realtà su quale sia il dio che vi guida, un’ancestrale divinità olimpica, un essere falso e meschino, che ha permesso la morte di tutti voi, uno dopo l’altro e la scomparsa di Eric, sfruttando la fiducia di voi Tree Monks e la viltà di Arawn", ribatté, con la voce distorta dalla rabbia e dal dolore. il god warrior.

"Anche se tu non stessi mentendo, una sola verità mi preoccupa: Dagda morirà dopo averlo incontrato", sentenziò semplicemente lo sciamano, indicando Freiyr, poco lontano da loro.

"Io non ucciderò Dagda", esordì allora il Re di Asgard, "Te lo posso assicurare, sciamano, non ho alcun interesse a compiere quest’omicidio, non desidero prendere la sua vita e se mai la mia parola non ti bastasse, te lo posso giurare sul trono che ricevetti in eredità da mia madre e su questa spada, che Odino mi ha concesso", tuonò il figlio di Siegfried, avanzando verso i due combattenti.

"Mi dispiace, Re di Asgard, ma non posso crederti, non perché non mi fidi di te, ma per ciò che lessi anni fa nelle stelle. Era molto chiaro il vaticinio riguardante la caduta di Dagda", sentenziò lo sciamano, osservando lo sguardo deciso del giovane god warrior di Dubhe.

"Che intendi dire?", balbettò Freiyr stupito, "La morte raggiungerà il comandante d’oro solo quando egli sarà sconfitto da un grande Re del Nord, un gran duello fra un signore delle Terre coperte da nevi sacre ed il comandante degli alberi celtici, questo vaticinavano le stelle sulla fine di Dagda, il comandante dalle vestigia dorate", rispose semplicemente Ogma.

"Allontanati, mio sire, dovremo concludere questo scontro. Ormai è chiaro", suggerì Skinir, osservando con tristezza il proprio re, prima, ed il maestro, poi.

"Sapevo che avresti capito. Non so se le vostre siano menzogne, se quel dio nascosto nelle acque sia realmente Mannanon o meno, ma ciò non m’interessa, poiché se l’unico modo per difendere Dagda è evitare il suo scontro con Freiyr, dovrò eliminarvi tutti", sentenziò cupamente lo sciamano, "Ora risveglia il tuo spirito animalesco, Skinir, che sia la furia e non la cupezza a guidarci in battaglia", ordinò subito dopo Ogma, appoggiando le mani al proprio petto.

"Berserganger", urlarono contemporaneamente i due.

Una gigantesca rune si dipinse sulle vestigia del Frassino, mentre un bagliore oscuro circondò il corpo di Skinir.

I corpi del maestro e dell’allievo s’iniziarono a gonfiare, diventando sempre più possenti, ma, allo stesso tempo, i loro sguardi divennero sempre più spenti e contemporaneamente feroci, come quelli di due animali che si osservavano, pronti ad uccidersi vicendevolmente.

La loro posizione variò, non si sostenevano più sulle sole gambe, adesso i due avevano anche le braccia appoggiate al suolo e camminavano l’uno verso l’altro, avanzando come bestie feroci.

Freiyr notò una sottile differenza nell’andamento e nell’agire dei due: Skinir sembrava un vero e proprio lupo, che osservava e fiutava la preda, o un altro predatore invasore, prima di attaccarlo, d’altra parte, anche Ogma era simile ad un animale, "Un orso", dedusse il figlio di Hilde.

Lo sciamano si alzò sulle gambe posteriori e cercò di colpire al collo il god warrior con una "zampata", ma il giovane guerriero di Asgard evitò l’attacco, bloccando le braccia del nemico con le proprie.

I due guerrieri, ormai fuori di se, si rotolavano al suolo con le braccia strette in una morsa rabbiosa.

Improvvisamente, però, Ogma si sollevò sulle braccia e colpì con le ginocchia Skinir all’altezza della vita.

Il god warrior emise un suono molto simile ad un ruggito di dolore, mentre lasciava la presa dal suo maestro per allontanarsi da lui.

Skinir si riebbe subito e con un singolo balzo caricò con una testata Ogma, facendolo barcollare indietro. Anche lo sciamano emise un urlo terrificante, poi sollevò con le braccia il suo avversario per gettarlo nuovamente al suolo con alcune ferite più visibili sul corpo.

Il god warrior di Alioth, però, non sembrò per nulla subire i colpi, anzi, con dei veloci movimenti sui suoi quattro arti, riuscì a portarsi alle spalle del maestro, per poi saltargli addosso e morderlo alla spalla destra, così da frantumargli le vestigia e produrgli delle profonde ferite.

Il Tree Monk del Frassino non urlò per il dolore, ma più semplicemente prese le braccia del giovane avversario e con un violento movimento lo gettò al suolo, dopo avergli frantumato le spalliere e parte della copertura per le braccia.

Freiyr fu stupito da tanta violenza: aveva già visto il suo fedele amico raggiungere lo stadio di possedimento animale, o "berserganger", come era più corretto definirlo, ma mai aveva visto una furia simile, né in Skinir, né nei loro avversari, cioè i diversi titani di Urano.

Il god warrior di Dubhe vide il fedele amico avanzare correndo verso l’avversario per saltare contro di lui, così da colpirlo al petto con le ginocchia e gettarlo a terra. Quando Ogma fu al suolo, il god warrior di Alioth vi si accanì addosso, colpendolo con i furiosi artigli al volto ed al petto.

Lo sciamano, però, non rimase fermo e colpì ai fianchi l’avversario, investendolo poi con una ginocchiata allo stomaco, così da lanciarlo per l’ennesima volta al suolo.

Ormai le vestigia dei due avversari erano in pezzi ed i loro corpi pieni di ferite, ma, lentamente, sembravano tornare coscienti.

Poco lontano, su un altro campo di battaglia, i cavalieri d’oro osservavano Nuada, ormai morto, mentre Odeon si occupava di curare Lorgash.

"Grazie, cavaliere di Leo", furono le parole che il santo del Capricorno disse, riprendendosi dalle ferite, "ora mi sento meglio", sussurrò, sollevandosi a sedere.

"Ne sono lieto", esordì allora Myokas di Sagitter, "Voi, cavalieri d’argento, come state?", domandò poi il santo d’oro, rivolgendosi a Daidaros e Rabat, "Bene, cavaliere del Sagittario", rispose semplicemente il figlio di Shun, dopo aver scambiato uno sguardo con il parigrado.

Il custode della Nona Casa si avvicinò al cavaliere di Capricorn e ne prese un braccio, lo stesso fece il santo del Leone ed insieme lo aiutarono ad alzarsi, "Ti daremo un passo fino da Dagda", affermò con tono rassicurante il cavaliere del Sagittario.

Il gruppo si spostò, avanzando nella barriera di alberi che li distanziava dal comandante dei Tree Monks.

Freiyr osservava Skinir ed Ogma che lentamente, ma definitivamente, erano tornati alla loro forma normale. I loro cosmi si erano notevolmente abbassati di potenza, mentre sul corpo vi erano diverse ferite e le vestigia dei due erano ormai in frantumi.

Lo sguardo dello sciamano sembrò diventare più cupo, quando egli percepì dei cosmi oltrepassare il muro di alberi, diretti verso il suo comandante Dagda, "Altri fastidiosi invasori, temo che non potrò restare oltre a combattere con te, mio nobile allievo", balbettò con la poca voce che gli era rimasta lo sciamano.

Un nuovo bagliore azzurro esplose fra le mani dello sciamano, creando una specie di cerchio di luce, "Perdonami, Skinir, ma se restassi a combatterti, non avrei più forze per affrontare il tuo sovrano", rifletté lo sciamano, mentre una rune si materializzava in quel cerchio di luce azzurra, "Magico Sigillo", invocò allora Ogma, scagliando il proprio attacco.

Il god warrior di Alioth era riuscito già una volta a superare quella tecnica offensiva, ma non aveva ancora subito tutte quelle ferite, proprio per questo motivo, il guerriero asgardiano non riuscì ad evitare l’attacco.

La rune si dipinse su ciò che restava delle vestigia di Alioth e solo in quel momento Freiyr notò l’analogia con il colpo subito dai loro alleati, ora anche Skinir era paralizzato.

"Adesso, Re di Asgard, combatteremo noi due", sentenziò lo sciamano, voltandosi verso il figlio di Siegfried e Hilde.

"No", rispose in quel momento una voce alle spalle di Ogma.

Grande fu lo stupore del Tree Monk nel vedere il suo allievo muoversi, "Resta fermo, Skinir, sai perfettamente cosa ti succederà se continuerai a sforzare i tuoi muscoli in questo modo", ordinò allora lo sciamano.

Il guerriero di Alioth, però, non sembrava ascoltare le sue parole, ma ogni suo movimento era seguito da uno schizzo di sangue, proveniente dalle sue braccia o dalle gambe.

"I miei sigilli sono indistruttibili, opporsi a loro vuol dire dilaniare il proprio corpo, te lo avevo spiegato anni fa, ma sembra che tu ora non voglia ricordarlo, oppure", balbettò dopo questa spiegazione Ogma, "non sei nemmeno in te? Solo il tuo spirito ti muove, Skinir?", domandò titubante lo sciamano.

La titubanza del Tree Monk del Frassino si tramutò lentamente in orrore, quando egli si accorse di indietreggiare lentamente dinanzi all’avanzata del suo allievo, "Cosa mi succede?", si chiese, "Non può essere che io, il maestro, abbia paura del mio stesso allievo. Ma se non è questa la causa dei miei passi, solo un’altra spiegazione può esserci", si disse lo sciamano, osservando Skinir avanzare, sempre più ferito.

Gli occhi del successore di Luxor ripresero vita, "Re, mi perdoni", sussurrò il god warrior, prima di saltare alle spalle del proprio maestro.

Ogma fu colto alla sprovvista e bloccato dalla presa del suo allievo, che, per impedirgli di liberarsi, si conficcò gli artigli del lupo nelle braccia, così da costringerlo, qualora si fosse voluto liberare, a tranciargli di netto gli arti.

"Cosa vuoi fare?", balbettò lo sciamano, "Espandere il mio cosmo, è l’unica via, mi perdoni maestro", sussurrò il giovane guerriero asgardiano con le lacrime agli occhi.

Ogma chinò il capo e con grande stupore di Freiyr, anch’egli iniziò a piangere, "Dunque questa è l’unica fine? Che il maestro non sia superato e l’allievo non conosca la sconfitta per mano del maestro? Ci perderemo insieme nella cenere? Le nostre fedi hanno deciso di porci uno contro l’altro, quindi dovevamo accettare fin dall’inizio questo destino, seppur mi sorprende che tu, fra noi due, sia stato il più determinato", affermò con le lacrime alle guance lo sciamano.

"Cosa volete dire?", tuonò il figlio di Siegfried, "Come i muscoli si feriscono nel muoversi quando vi è il mio sigillo, così fa il cosmo, che potrà rompere le runes solo superando i propri limiti. Ma questo, come tu certamente sai, giovane Re, porterà ad un’esplosione d’energia le cui proporzioni ci annulleranno entrambi in questo caso", spiegò semplicemente lo sciamano, mentre il cosmo di Skinir iniziava a scuotersi.

"Maestà si allontani", urlò con tutta la propria voce il guerriero di Alioth, prima che i muscoli delle spalle esplodessero per la trazione fatta dalle braccia.

Un bagliore, un’ondata di vento e poi l’esplosione: Freiyr volò al suolo, abbagliato dal cosmo del suo fedele amico e compagno di molte battaglie.

L’onda d’urto spedì indietro di diversi passi sia il Re di Asgard sia i suoi alleati, travolgendoli tutti.

Quando il god warrior di Dubhe si riprese, vide solo un gigantesco foro nel terreno e della cenere, non vi era traccia né di Skinir, né di Ogma, poco lontano dal buco, però, vi erano dei pezzi delle vestigia di Alioth ed altri di quelle del Frassino.

La battaglia era finita, portandosi via due nobili e fedeli guerrieri.