Capitolo 37: La storia di Pontos

Pontos, fratello di Urano e signore Ancestrale del Mare, si guardò intorno: i quattro mariners del suo antico nemico Nettuno erano alla destra dei cadaveri da lui uccisi dei Tree Monks, i santi di Atena, una decina di cavalieri dalle vestigia d’oro, o d’argento, erano dinanzi a lui, mentre alla sua sinistra, infine, si trovavano i due guerrieri provenienti dalle fredde lande di Asgard.

"Sembrate pieni di rabbia, cavalieri, quando in voi dovrebbe esserci solo devozione e paura dinanzi ad un dio", esordì il divino nemico, espandendo il proprio cosmo, "Troppo vigore vedo nei vostri occhi, dovrò quietarvi per l’eternità, come ho fatto con questi due esseri e come farò con l’intero genere umano", concluse divertito, prima di prepararsi all’attacco.

"Ne sei davvero sicuro, dio Ancestrale?", domandò una voce dinanzi a lui.

Tutti poterono osservare Daidaros di Cefeo, figlio del prode Shun di Andromeda farsi avanti verso il nemico, "Credi davvero di poter riuscire dovete tuo fratello, Urano, è stato sconfitto?", incalzò il giovane santo d’argento, prima di scattare in un attacco singolo contro il dio.

"Nebula chain", invocò il giovane figlio di Shun, scatenando le proprie catene d’argento, ma il dio si mosse più velocemente di lui, bloccò la sua arma e lo sollevò sopra il proprio capo, facendolo roteare diverse volte prima di buttarlo nuovamente al suolo, ferito e stordito.

"Insetto, rivolgiti con maggiore rispetto a me, Pontos", ringhiò il dio, "No, divinità maligna, tu dovevi essere più rispettoso verso un singolo avversario, ora proverai l’attacco combinato dei santi d’argento, che tante volte riuscì a superare le difese dei nostri nemici", ribatté Rabat di Perseo, facendosi avanti con i suoi quattro compagni d’arme.

"E voi, guerrieri dai cosmi superiori, lasciate attaccare questi bambini per primi?", domandò divertito il dio nemico, "Sono cavalieri come noi, degni di combatterti e soggetti al loro dovere, difendere la giustizia", rispose seccamente Tok’ra di Virgo, restando quieto.

Daidaros si rialzò, avvicinandosi a Rabat, i due erano dinanzi al divino nemico, alla loro destra, Kano e Real, mentre le due sorelle, Helyss e Zadra, si erano spostate alla loro sinistra. I sei erano pronti ad attaccare il comune nemico, difatti espansero i loro cosmi, dai variegati colori.

Subito il santo della Lira iniziò a suonare la sua magnifica arpa, mentre i cinque compagni si preparavano all’attacco.

"Ricevi lo sguardo della Medusa, divinità Ancestrale", urlò per primo Rabat, scatenando gli "Occhi della Medusa".

Pontos alzò le braccia, "Egida Pontou", esclamò il dio, mentre un muro d’acqua si sollevava dinanzi all’attacco avversario elidendolo.

"Ciò che volevamo", esclamarono due voci femminili ai lati del nemico, "Grande Scalpello", invocò Zadra dello Scultore, "Vi richiamo attraverso i miei simboli, spiriti che nella Natura aleggiate", pregò invece Helyss del Pittore, scatenando il potere dei propri "Simboli".

Pontos sorrise ai due attacchi laterali e sollevò nuovamente lo scudo d’acqua, analogo alla tecnica difensiva del fratello.

In quel momento, però, dinanzi al dio apparve, come un miraggio, un quarto cavaliere, dotato di un terzo occhio, "Ruota del Pavone", urlò colui che si rivelò essere Kano del Pavone, allievo di Kaor l’asceta. Il dio nemico, però, non ebbe difficoltà a parare i colpi dell’avversario, "Avvicinarsi a me vuol dire perdere la vita, mortale", esclamò colui che rappresenta il Mare, facendo esplodere semplicemente il proprio cosmo, così da rigettare indietro il nemico.

"E tu, musico, smettila di aiutare i tuoi compagni con questi inganni sonori, non sono efficaci su di me", ordinò la divinità, rivolgendosi a Real della Lira, "Purtroppo ho notato che il <Deathtrip serenade> non ha molto effetto su di te", concordò dispiaciuto il santo d’argento.

I sei avversari erano tutti dinanzi al dio, "Credo di avervi lasciato troppa possibilità di gioco, ora è il turno di eliminarvi, insetti", minacciò la divinità, ma i Silver saints in tutta risposta espansero i loro cosmi, preparandosi ad un nuovo attacco estremo, combinando tutti i loro colpi.

"Pronti, cavalieri?", chiese il santo della Lira, ricevendo una risposta affermativa da tutti i suoi parigrado.

"Nebula storm", esordì Daidaors di Cefeo, scatenando la furia della propria nebulosa, "Abbandono dell’Oriente", aggiunse Kano del Pavone, utilizzando la tecnica base tramandatagli dal proprio maestro, "Ryutsuisen", esclamò Rabat di Perseo, nell’utilizzare il colpo del suo maestro Shiryu, "Invoco la tecnica del Grande Fabbro di Efesto", iniziò a recitare allo stesso tempo Zadra dello Scultore, mentre Helyss del Pittore richiamava nuovamente gli spiriti della Natura attraverso i propri simboli. "Volcano’s rocks", urlò la sacerdotessa dai rossi capelli, "Stringer fine", cantò, infine, Real della Lira, scatenando il proprio attacco.

I sei attacchi volarono contro il dio Ancestrale, il quale alzò le proprie difese, "Se mai dei colpi simili hanno sconfitto Urano, Egli si è dimostrato un essere infimo, come lo avevo sempre definito", esclamò divertito il dio, nell’annullare l’attacco nemico, "Ora, lasciate colpire me", ringhiò, "Geas Pontos", urlò il dio antico, colpendo il suolo con un pugno.

Tutti sentirono delle scosse provenire dalla terra ai loro piedi, ma nessuno capì quale fosse la causa, finché, improvvisamente, le rocce dinanzi al dio nemico iniziarono a muoversi, come per un terremoto, ma allo stesso si alzarono da terra, simili ad onde di pietra.

Nello stupore generale accade proprio questo: delle onde di terra e pietre si alzarono dal suolo, investendo in pieno i sei cavalieri d’argento, che, troppo sorpresi e lenti rispetto al nemico, furono atterrati e feriti dall’attacco del dio Pontos.

Quando lo scontro si quietò, i mariners, i Gold saints ed i due god warriors poterono vedere il fratello del Cielo ancora sorridente.

"Sei spietato, ingannatore divino, ma fortuitamente per te non usi solo tecniche simili a quelle di tuo fratello Urano", lo derise Neleo di Hammerfish, "Perché, fortuitamente per me?", domandò infastidito il dio antico, "Perché avrai qualche possibilità in più, prima che il dono del dio Nettuno ti intrappoli", replicò il comandante supremo dei Mari, mostrando l’oggetto che aveva con se, ancora nascosto in una custodia.

"Nettuno, la divinità che più mi ostacolava dopo Urano", ribatté disgustato Pontos, osservando l’oggetto nella mano del generale del Pacifico settentrionale.

"Sarete voi, suoi servi, i miei prossimi nemici? O voi, cavalieri di Atena, mie prime prede? Oppure i due cani del Nord che non avevo alcuna intenzione di invitare a questo scontro?", incalzò incuriosito colui che si spacciava per Mannanon fino a pochi minuti prima.

"Noi, cavalieri d’oro di Atene, saremo i tuoi prossimi avversari", replicò Camus dell’Acquario, espandendo il proprio gelido cosmo, "Ma prima dicci, dio Ancestrale, quale motivazione ti ha portato a creare questo inganno? E soprattutto come sei fuggito dalla prigione dimensionale in cui il tuo stesso fratello ti aveva fatto affondare?", domandò Ryo di Libra, avvicinandosi al parigrado ed espandendo il proprio cosmo.

"Come fate voi, miseri mortali, a conoscere la mia prigionia?", ribatté infastidito Pontos, "Il passato oracolo di Ermes, Dafne del Flauto, durante lo scontro con tuo fratello Urano fece delle ricerche per trovare i quattro Sigilli del Comando con cui lui sarebbe stato intrappolato e scoprì allora che, prima dell’uomo, tre divinità vivevano in questo mondo, una rappresentava il Cielo, Urano, una, il Mare, tu, e la terza era la Terra, vostra sorella. Proprio per questa divinità femminile, tu e tuo fratello combatteste allora e quando fosti battuto, il nostro passato nemico, tuo fratello, il Cielo, ti imprigionò in quel medesimo abisso in cui Egli stesso è adesso prigioniero, il Tartaro, dove per millenni vi siete fatti compagnia", gli raccontò Tok’ra di Virgo, ricordando il dialogo dinanzi al Libro d’Oro nelle caverne dei fabbri avvenuto tempo addietro.

"Tutto ciò che hai detto, mortale, è vero, e proprio per questo vi accontenterò, vi racconterò di me e di come voglio eliminarvi tutti", ribatté Pontos sorridente.

"Fui sconfitto da mio fratello ed egli mi gettò nel Tartaro attraverso quell’antico rituale, poi, Zeus, Ra, Odino e Brama, intrappolarono mio fratello con quello stesso stratagemma. Ebbi la gioia di condividere con mio fratello la prigionia per millenni, finché voi, uomini miseri e vili, vi macchiaste dell’omicidio degli dei, o questi morirono in guerre divine. Quando Urano tornò sulla terra, sapevo che si sarebbe ripreso nostra Sorella ed avrebbe ripulito il mondo, troppi infimi uomini, fedeli alle divinità che lo avevano sconfitto, vivevano sui nostri possessi.

Ciò che non immaginavo, era che il mio possente fratello sarebbe stato sconfitto, insieme a tutti i suoi potentissimi titani", iniziò a raccontare con tono ironico Pontos, "per di più a richiudere il suo potere nel Tartaro non furono delle divinità, bensì degli uomini morti con cosmi semidivini, degli stupidi", concluse soddisfatto il dio Ancestrale.

"Quieta le parole, Pontos, poiché parli dei cinque santi divini di Atena che ad alcuni di noi sono padri, ad altri maestri, ad altri entrambe le cose ed in ogni caso sono modello e vanto di gloria", lo minacciò Myokas di Sagitter, espandendo il proprio cosmo, simile ad una serie di fulmini.

"Forse vi avranno salvato da Urano questi uomini con il loro sacrificio, ma, colmo dell’ironia, proprio quel sacrificio mi ha liberato", replicò sempre più divertito il dio nemico, "Che vuoi dire?", ribatté di scatto Kain di Shark, "Semplice, mariner, la natura del sigillo che Urano aveva fatto su di me era diversa da quella con cui lui stesso è stato imprigionato", rispose seccamente il dio.

"Vi vedo perplessi", li schernì poi, "ve lo spiego meglio: Urano ha unito la mia prigione alla sua vita, quindi finché lui era vivo io sarei rimasto vivo nella mia prigione, lo stesso fecero le quattro divinità che lo imprigionarono con l’aiuto dei loro simili millenni fa, ma quest’ultimo utilizzo dei Simboli del Comando è stato diverso.

La cella di Urano è stata sigillata nella Morte, dei mortali hanno abbandonato la Vita per rinchiudere Urano e lasciarlo sigillato per sempre, ma facendo così hanno unito il mio possente fratello alla Morte e quindi, anche la mia prigione è stata unita alla morte e quando muore chi ha posto il sigillo sapete che succede?", domandò incredibilmente compiaciuto il dio del Mare, "La divinità imprigionata ritorna alla vita", rispose con voce rassegnata Odeon di Leo, che aveva compreso come il sacrificio dei cinque cavalieri divini avesse involontariamente liberato questo malefico e vile nemico.

"Altre domande prima di morire, cavalieri?", continuò a schernirli il dio nemico, "Si, per quale motivo gli dei non sapevano del tuo ritorno?", domandò innervosito Argo di Calamary, "Al contrario, mariner, tutti lo sapevano, la prova è l’oggetto che vi portate dietro voi, seguaci del mio nemico Nettuno.

Zeus, Hades e tutti i loro simili non si interessano a me, poiché sanno che miei ultimi obiettivi sono riunirmi a mia Sorella e governare sul Mare. Proprio per questo miei unici nemici, fra le divinità olimpiche, sono Atena e Nettuno. La prima non vuole che io e colei che è la Terra ci uniamo, perché creature peggiori delle bestie dell’Idra ne fuoriuscirebbero, almeno per gli esseri umani sarebbero creature orrende, mentre Nettuno mi odia poiché ci contendiamo da millenni lo stesso Regno che mi spetta di diritto, come più volte ho cercato di dimostrargli durante la mia prigionia", spiegò seccamente il dio, "per questo ho sfruttato i Tree Monks, per eliminare i primi nemici, i santi di Atena, purtroppo, voi mariners e questi guerrieri del Nord vi siete intromessi, rovinando il piano che avevo progettato", concluse innervosito.

"Dunque per questo ci hai sfruttato facendoti passare per Mannanon, hai fatto morire tutti i nostri compagni ed ucciso la nostra grande guida, Dagda, oltre che il nobile e coraggioso Gwyddyon del Tiglio", tuonò una voce furiosa alle spalle dei cavalieri.


Tutti sentirono un nitrito, quindi due figure su un bellissimo destriero corsero verso il divino nemico, "Ora pagherai", urlò una voce femminile, "Knight running attack", aggiunse la voce femminile, "Rhiannon del Fico?", si chiese Myokas, osservando le figure avanzare.

"Cu fangs", aggiunse la voce furiosa, mentre saltava dal cavallo, scatenando il proprio attacco in volo, "Taranis del Nocciolo?", esclamò sorpreso Ryo di Libra, osservando il passato nemico.

Il fratello di Urano alzò le mani e parò i due attacchi, "Con voi, sconfitti animali celtici, non devo nemmeno sprecare i miei attacchi, mi basta muovere le mani per eliminarvi", affermò infastidito il dio, "e devo ammettere che mi state stancando, siete marionette in un gioco che non vi vuole più", urlò infine il dio, lasciando esplodere il proprio cosmo, che corse verso i due.

L’ondata di energia, però, si trovò dinanzi un cosmo quasi divino ed un muro di ametista, che la bloccarono, impedendole di travolgere gli ultimi due Tree Monks rimasti sull’Isola di Tir Na Nog.

"Non so chi voi siate, né da dove arrivate, ma noi guerrieri di Asgard impediremo che vi sia fatto del male, in onore di Dagda e dei vostri compagni caduti", esclamò Freiyr di Dubhe, sollevando la sacra spada Balmung, "Si, maestà", aggiunse Bifrost di Megres, abbassando il muro di violaceo smeraldo con cui aveva difeso il Signore delle Guerre.

"Taranis del Nocciolo e Rhiannon del Fico, sono i nostri nomi, il mio maestro Gwyddyon ci aveva impedito di aiutarlo nel soccorrere Dagda, ma dopo la sua morte, per mano di questa falsa divinità, ci è stato possibile muoverci e giungere fin qui a combattere una battaglia che è nostra quanto vostra, cavalieri qui riuniti", esclamò l’abile cavallerizza, scendendo dal proprio magnifico destriero.

"In un’altra occasione, potremmo affermare che è un piacere rivedervi, guerrieri celtici", esordì Myokas, "ma ora possiamo chiedervi soltanto di farvi indietro, poiché è giunto il momento che noi, cavalieri d’oro provenienti da Atene, scendiamo in battaglia contro questo nemico, che da cavalieri di Atena è stato involontariamente risvegliato", concluse il santo del Sagittario, facendosi avanti con i suoi sette parigrado.