Capitolo 5: Preparativi per la battaglia

Lungo le fredde lande di Asgard si sentiva risuonare una voce, possente e maestosa, ma allo stesso tempo umile, di un uomo in preghiera, che cercava nell’infinita saggezza del proprio credo delle risposte.

"Da quanto tempo il Re è lì?", domandò Bifrost di Megrez, affacciato ad una delle finestre del castello che fu di Hilde di Polaris.

"Quante ore fa è andato via il principe Camus?", incalzò un secondo individuo, appena entrato nelle stanze del cavaliere della stella Delta.

"Non so, Skinir, 3 ore, credo", gli rispose il fratello di Alberich, "Esatto, cavaliere, sono tre ore che il nostro Re Freiyr prega Odino, affinché dia nuova vita alle vestigia del Nord", concluse il guerriero di Alioth, appoggiandosi ad una sedia.

"E credo che ben presto riceverà una risposta", aggiunse una voce femminile, apparendo nella stanza.

I due god warriors si voltarono, era Gutrun, figlia di Cyd di Alcor e nuova celebrante di Odino, in nome di Balder.

"Ne sei sicura, Gutrun?", domandò Bifrost, incapace di trattare con la degna riverenza colei che fino a poco tempo prima era stata sua compagnia d’arme, ma non per questo capace di disprezzarla.

"Certo, Megrez, ne sono certa, Balder, o Odino stesso, parleranno al Re, così tutti e tre avrete la possibilità di partecipare alla battaglia, seppur per motivi diversi", rispose la giovane celebrante, lasciando stupiti ambedue i guerrieri del Nord.

"Non guardatemi con quelli sguardi sorpresi, ve ne prego", esordì lei, sorridente, "forse fino ad un mese fa, io e Cetrydine eravamo solo due ragazzette viziate che combattevano per i propri padri, più che per il proprio popolo, ma l’attacco dei titani in cui ho perso le due persone a me più care, la vendetta, per nulla appagante, su Thebe, il titano che si era macchiato di quei delitti, ed infine l’incontro con il dio Balder, mi hanno cambiato, adesso sono una sacerdotessa, la celebrante del dio del Nord, finché Re Freiyr non troverà una degna moglie con cui continuare la stirpe di Polaris", spiegò la giovane figlia di Alcor.

I due cavalieri la guardarono: adesso portava i capelli proprio come la passata celebrante Hilde, i suoi lineamenti non erano cambiati, eppure sembrava che in meno di due mesi fosse cresciuta di due anni, il suo spirito era maturato e con esso anche lo sguardo e le parole.

"Si, Gutrun, sei diventata una donna saggia e spero che tu abbia ragione", si congratulò Bifrost, alzandosi in piedi ed avvicinandosi alla celebrante, finché un cosmo divino esplose all’esterno del castello.

Freiyr era da solo, dinanzi alla statua di Odino, "Sommo signore degli Asi, te ne prego, ascolta la voce della stirpe di Polaris, a te consacrata da anni. Ti supplico dà nuova vita alle vestigia dei tuoi cavalieri, che possano correre in aiuto delle figlie del Sacro Regno", supplicò il Re di Asgard.

Un cosmo alla fine rispose al suo appello, "Freiyr", esordì la voce di Balder, "Mio Padre ha acconsentito ad aiutarti, ma ben poco possiamo fare per te ed i tuoi guerrieri, Re di Asgard, poiché le vestigia di Alioth e Megrez non possono essere riparate dal volere divino, bensì da mani di uomini. E tu di certo ricorderai quale fabbro si è dichiarato vostro alleato, dimostrando le proprie parole con gli atti e chiedendo scusa per l’antica offesa", esclamò il dio sopravvissuto al Ragnarock ed all’attacco di Urano.

"Il Generale dei Mari di Hammerfish", si disse Freiyr, "Esatto, giovane Re, vedo che la tua mente è sgombra ed acuta come l’ultima che ti vidi", si congratulò il cosmo del dio, "per te, invece, Odino stesso si è mosso, come vedrai tu stesso, quando impugnerai di nuovo la Sacra Spada", aggiunse Balder.

"Grazie, sommo signore del Nord, figlio di Odino, ancora una volta il popolo del Nord ed io che ne sono Re vi è infinitamente riconoscente", concluse Freiyr, inginocchiandosi.

"Aspetta", ribatté però Balder, "Ho percepito il cosmo di chi guida questi nuovi guerrieri celtici e ti posso assicurare che Egli non è chi dice di essere, quindi poni attenzione durante la battaglia a cui ti dirigi con i god warriors e ricorda: solo un grande comandante potrà sconfiggerne un altro", concluse il figlio di Odino, mentre il suo cosmo scompariva dalla statua del Padre.

"Re Freiyr", urlò all’improvviso Skinir, apparendo dinanzi al proprio sire insieme a Gutrun e Bifrost, "tutto bene, maestà?", chiese il fedele guerriero di Alioth, "Si, amico mio, ma una nuova missione vi attende prima di raggiungere i santi di Atena in battaglia", affermò il figlio di Siegfried, rialzandosi e dirigendosi verso la propria sacra Spada.

"Quale sire?", domandò Bifrost, inchinandosi al passaggio del suo Re.

Freiyr fece cenno ai suoi tre seguaci di seguirlo, raggiunse la sala del trono, dove conservava la sacra Balmung, quindi impugnò con la destra quella divina arma e la sollevò in aria.

Subito un cosmo esplose intorno al Re, Skinir, Bifrost e Gutrun si inginocchiarono, piegati dall’immane potere divino, "Odino è con lui, oggi e per sempre, ne ha fatto il suo prediletto", sussurrò la celebrante, chinando il capo.

Quando l’esplosione cosmica si quietò, i tre videro le vestigia di Odino, rinate e perfette, sul corpo del loro Re, il quale parlò: "Bifrost, Skinir, amici miei, se volete seguirmi in questa battaglia, dovrete prima chiedere al comandante dei mariners di riparare le vostre vestigia", spiegò.

"Andrò subito, mio sire", rispose prontamente il guerriero di Alioth, "Andremo subito", lo corresse il fratello di Alberich.

Anche Asgard si preparava alla battaglia.

Mentre nel Regno consacrato ad Odino due eroi partivano per prepararsi alla battaglia, nelle terre illuminate dal sole e sacre alla dea Atena, tre santi d’oro ritornavano da un viaggio che aveva portato più sapere di quanto si aspettassero tutti.

Golia, Botan ed Odeon raggiunsero la grande Sacerdotessa Shaina e gli altri cinque cavalieri d’oro nelle stanze del Gran Sacerdote, dove mostrarono loro quale grandioso lavoro avessero fatto le ancelle di Efesto, rendendo nuovamente vive e splendenti le vestigia delle classi superiori di Atena.

"Abbiamo anche ricevuto delle notizie interessanti su coloro che dovranno essere i nostri nemici", aggiunse poi la sacerdotessa del Cancro, prima che tutti i suoi parigrado indossassero nuovamente le loro armature d’oro.

"Parla dunque, allieva", esclamò allora Tisifone, seduta sul proprio trono.

Botan non fu prolissa con Bt1, raccontò alla propria guida ed insegnante ed ai suoi fratelli sul campo di battaglia quale fosse il segreto che permetteva di distinguere la forza dei nemici, che si scoprì erano ventuno, "20, se realmente Eric del Corvo ne ha ucciso uno prima di morire", ribatté Myokas di Sagitter, riflettendo sull’incubo fatto da Shaina.

Quando la sacerdotessa del Cancro concluse la sua spiegazione, fu Camus di Acquarius a prendere la parola, spiegando quale fosse, secondo Skinir, l’arena vista dalla somma Sacerdotessa e in che modo loro avrebbero potuto raggiungere quel luogo.

"Bene, cavalieri, indossate le vostre vestigia e prepariamoci a partire per la battaglia", ordinò poi Shaina, sorprendendo tutti i guerrieri presenti.

"Lei non può venire con noi, somma sacerdotessa di Atene", balbettò Tok’ra, inginocchiato dinanzi all’oracolo, "Lei è Atena in terra, non potremmo mai rischiare che la sua vita in battaglia, saremmo pronti anche ad immolarci per salvarla durante uno scontro", spiegò con una certa timidezza il santo di Virgo, incapace di trasmettere quale grande valore avesse per l’intera terra di Grecia la vita del Sommo Sacerdote, o Sacerdotessa in questo caso, di Atene.

"Intendi dire che vi sarei solo d’intralcio?", domandò allora Shaina, alzandosi in piedi, "No, sommo oracolo, nessuno di noi penserebbe questo, né Tok’ra, né nessun altro fra i santi suoi custodi, ma è proprio la nostra natura di custodi della Giustizia e della sua persona, come rappresentante di Atena in terra, che ci porterebbe prima di tutto a difenderla dal più piccolo pericolo, anche insulso, inoltre dovremo preoccuparci anche di salvare i santi d’argento, quindi…", balbettò Ryo, rendendosi conto che più parlava, più si ritrovava stretto in un vicolo cieco.

Shaina si sedette nuovamente sul proprio trono, "Rivedo in te la saggezza di tuo padre, cavaliere di Libra, seppur Shiryu non si sarebbe mai fermato durante un discorso, nemmeno se si fosse trovato dinanzi alla più cruda delle verità, cioè che dovete già salvare sei cavalieri d’argento, non serve che diventino sette", concluse con voce quieta e serena la grande guida di Atene.

"Dunque indossate le vostre vestigia e partite, miei cavalieri d’oro, vi seguirò da qui e pregherò la dea affinché vi aiuti durante la battaglia", concluse la donna.

I cinque scrigni d’oro si aprirono e subito una luce intensa ne fuoriuscì, le vestigia della Vergine, della Bilancia, del Sagittario, del Capricorno e dell’Acquario erano rinate a nuova vita e pronte a difendere ancora una volta i loro padroni dai nemici.

I cinque cavalieri d’oro espansero i loro cosmi e subito le vestigia, come un cane richiamato dalla voce del padrone, si disposero sui loro corpi, illuminandosi a contatto con i cosmi dei difensori di Atene.

"Andate, cavalieri, e riportate qui i difensori d’argento", li salutò Shaina, mentre partivano, portando con loro le vestigia dei sei cavalieri d’argento.

In una bellissima foresta, tre figure avanzavano, coperte da lunghi mantelli d’argento, fino a raggiungere un uomo che sedeva dinanzi ad un grande Frassino, intento in una preghiera, "Ditemi, grandi Guerrieri, cosa vi porta qui da me? L’attesa della battaglia un tempo vi avrebbe scatenato prolisse discussioni ed allenamenti estenuanti", rifletté l’uomo, aprendo gli occhi dinanzi ai tre individui appena giunti.

"Sommo Ogma, lei è saggio e paziente, e proprio per questo siamo venuti a chiedere a lei, anziché a Gwyddyon, o qualcun altro degli sciamani, il perché di questa strategia battagliera, che sembra disonorevole a noi tutti", esordì una donna fra i tre, "Ceridwen, sei forte, ma superba, non capisci che il piano del grande dio Mannanon, che ha prescelto Dagda come suo braccio destro, è un piano ideato per il nostro bene, poiché i cavalieri d’oro sono coloro che sconfissero Urano e la maggioranza dei suoi titani", spiegò il maestro di Eric e Skinir alla guerriera celtica.

"Sappiamo tutto ciò, grande Ogma, ma è proprio questa realtà che rende ancora più desiderabile una battaglia contro questi potenti campioni olimpici", esclamò con voce gioiosa il più robusto dei due uomini che accompagnavano Ceridwen.

Una risata scosse Ogma, "Se la Regina Guerriera è superba, tu, Signore delle Guerre, sei troppo facile all’uso del pugno, la tua brama di combattere è seconda solo alla fede che hai in Dagda, come tutti noi d’altronde", affermò divertito lo sciamano, "E tu, Mano d’Argento, non hai niente da dire?", incalzò poi l’esoterico seduto, rivolgendosi all’ultimo uomo con un mantello.

"No, sommo Ogma, tu sai bene quale sia il mio credo, il credo di Nuada, semplicemente seguire gli ordini del grande Dagda, anche se egli mi chiedesse la mia mano destra, sarei pronto a dargliela", rispose l’uomo, mostrando la mano destra e la protesi d’argento che sostituiva la mano sinistra.

"Una domanda, invece, la vorrei porre io al Maestro Sciamano", esordì una seconda voce femminile, mentre tutti sentirono un nitrito di cavallo e l’avvicinarsi di un destriero al galoppo.

Anche la guerriera celtica a cavallo arrivò, "Rhiannon", la salutò il robusto scozzese coperto da un mantello d’argento, "Salve, Taranis", le rispose la figura a cavallo, "e salve anche a voi, fratelli guerrieri ed a te, saggio Ogma", concluse.

"Dimmi, Primo Cavaliere, che domanda volevi porre alla mia millenaria conoscenza?", incalzò allora lo sciamano, "Una piuttosto semplice, perché tutti noi siamo stati chiamati qui? Questo piano sarebbe stato facilmente attuabile da alcuni sciamani e dal grande Dagda, che ha deciso di seguire il dio degli Abissi Mannanon, che so essere anche il dio degli Inganni. In fondo quella succube da sola può badare ai cancelli di quest’Isola dell’Eterna Giovinezza", affermò la guerriera a cavallo.

"Percepisco chiaramente nelle tue parole il disprezzo verso Macha, che al contrario di te ha scelto il disprezzo verso ciò che è vita e l’amore verso il proprio maestro. Ma so che malgrado questi dubbi sarai sempre pronta, come i tuoi compagni a seguire gli ordini del nostro comandante, di cui tutti noi ci fidiamo ciecamente, egli saprà cosa fare con il dio degli Abissi, se seguirlo, o no. Fidatevi", concluse il maestro di Eric e Skinir.

"A proposito", incalzò poi Ogma, "Il vostro parigrado? Il quinto Guerriero, Cernunnos?", domandò lo sciamano, "Suppongo sarà nella zona in cui si ritrovano tutti gli animali in questa magnifica isola", suppose Nuada, alzando lo sguardo verso l’orizzonte.

"Comunque non sono d’accordo a lasciare i primi divertimenti a soldati e messaggeri", concluse Taranis allontanandosi e producendo un sorriso in tutti i suoi compagni, non sapendo che proprio in quel momento i cavalieri d’oro avevano raggiunto la Scozia e la battaglia era prossima ad iniziare.