Capitolo 6: Il Leone nella grotta

I cavalieri d’oro arrivarono in Scozia movendosi alla velocità della luce, pochi secondi e furono catapultati nel medesimo mondo in cui i sette santi d’argento erano giunti il giorno prima.

La bellezza del tramonto rapì anche loro, ma non fu un Tree Monks a riportarli alla realtà, bensì le parole di Botan: "Cavalieri, è piacevole osservare i tramonti dinanzi a noi, ma i nostri amici e compagni hanno bisogno del nostro aiuto", spiegò la sacerdotessa d’oro, riportando i propri parigrado alla dura realtà.

Gli otto guerrieri dalle vestigia d’oro avanzarono fino alla grotta in cui Eric ed i suoi sei compagni avevano seguito Hirihody, per poi cadere nella sua trappola.

"Posto piuttosto angusto", ribatté Golia, entrando per ultimo, insieme a Lorgash, nella caverna.

Myokas ed Odeon aprivano l’armata avanzante, quindi Ryo, con in spalle le vestigia di Perseo, e Camus, che sosteneva l’armatura della Lira, quindi, terzi, Tok’ra, che custodiva l’armatura del Pavone, e Botan, che sosteneva lo scrigno del Pittore. A chiudere la fila erano Golia e Lorgash, i quali portavano rispettivamente l’armatura dello Scultore e di Cefeo.

Il gruppo si fermò all’improvviso, nessuno parlò, ma una vibrazione scosse la caverna.

Un sorriso apparve sul volto di Myokas ed Odeon, i quali si allontanarono l’uno dall’altro, come se qualcuno stesse per passare fra loro.

La vibrazione, nel frattempo, divenne un tuono, una luce brillò all’interno della caverna ed un fulmine si infranse fra i due cavalieri d’oro, perforando il terreno.

"Se sono tutti come questo tizio che è nascosto in questa grotta, abbiamo già vinto in partenza", sorrise Myokas del Sagittario, "Mostrati, celtico", ordinò il cavaliere della Nona Casa.

Una risata risuonò in quell’angusto luogo, dal nulla, al di sopra degli otto, brillarono due luci verdognole, due esili gambe si mostrarono ai santi di Atena, coperte da una corazza marrone.

Il proprietario di quelle gambe atterrò al suolo, appoggiandosi su gambe e braccia, "Salve, santi d’oro, benvenuti nella mia trappola", sogghignò la figura, "anche se per vostra fortuna siete sopravvissuti al mio primo attacco", concluse il nemico mostrandosi.

Era un ragazzo nemmeno diciottenne, il fisico era asciutto e le vestigia completamente marroni, i gambali ed i bracciali si estendevano lungo gli arti come delle spirali, simili a serpenti che roteano su una preda. Il pettorale era squadrato e segnato dalla figura stilizzata di un topo, che si prolungava fino alla cinta del misterioso Tree Monk. Il volto, invece, era appena nascosto da un elmo che arrivava a coprire la fronte e non mostrava i capelli del guerriero celtico, di cui però si notavano i verdognoli occhi e lo sguardo, simile anch’esso a quello di un topo.

"Costui deve essere un soldato", rifletté Golia del Toro, "Si, sono Nion dell’Abete, soldato dell’ordine dei Tree Monks", si presentò il nemico.

"Lasciatemi schiacciare questo topo", esordì Myokas avanzando, "No, amico fraterno, anche il più debole dei nemici ha un valore, specialmente se potrà esserci d’aiuto", ribatté Odeon, bloccando il compagno d’addestramenti con il braccio, "Fidati, permettimi di combattere con lui", propose il santo del Leone. "Sia, amico mio", concordò il cavaliere del Sagittario.

"Dunque sarai tu la mia prima vittima?", domandò lo scozzese di nome Nion, "Al contrario, sarai tu la seconda, se non la terza vittima, di Odeon del Leone", lo schernì Myokas.

"Amici, fatevi due passi indietro, così che il nostro scontro possa essere in uno spazio maggiore", chiese poi il santo d’oro, non interessandosi alla discussione fra il nemico ed il suo compagno d’addestramenti.

I cavalieri seguirono la richiesta di Odeon, indietreggiando di due passi.

I due nemici si prepararono allo scontro: il santo del Leone era in posizione d’attesa, con il braccio destro alzato all’altezza del petto ed il sinistro dinanzi a se, Nion, al contrario, aveva ben piantato le gambe nel terreno e piegato in avanti il busto, quasi in orizzontale rispetto alla vita.

"Hai ucciso solo due persone, santo d’oro?", domandò divertito lo scozzese dell’Abete, "In verità ho sconfitto ed ucciso un centimane e partecipato alla morte di una titana", rispose il cavaliere del Leone.

Un sorriso si dipinse sul volto dell’esile nemico, che aprì le mani dinanzi al volto.

Due scosse elettriche sembrarono passare per i suoi palmi, simili a delle tempeste che si preparavano a scatenarsi all’interno di nere nuvole.

"Thunder wip", urlò Nion, movendo le mani, come avrebbe fatto la defunta June per usare la propria frusta e scatenando da queste due fulmini, che sembravano effettivamente essere le estremità di due fruste.

Odeon dapprima sembrò stupito per l’attacco nemico, poi, movendosi alla velocità della luce riuscì ad evitare l’attacco con spostamenti laterali.

"Rinuncia, soldato, non riuscirai mai a colpire Odeon", esordì Myokas, "lasciaci passare ed avrai salva la vita", concluse il santo del Sagittario.

Il maggiore degli allievi di Seiya sapeva più di chiunque altro quale grande dolore fosse per Odeon uccidere, ma malgrado ciò, il suo amico e compagno d’addestramenti, aveva smesso di fermare il proprio pugno, tutti i suoi dubbi si erano spenti nella grotta dei fabbri, durante lo scontro con un centimane. Myokas spesso pensava che quel giorno, se non fosse partito per l’Egitto in cerca dell’aiuto di Ra, forse avrebbe difeso lui il ragazzo che considerava come un fratello minore, ma durante la battaglia contro Belinda, il cavaliere del Sagittario aveva capito quale grande forza quel Leone teneva nascosta dentro di se ed ora aveva piena fiducia nell’amico fraterno.

"Mi avete sottovaluto", esclamò all’improvviso Nion, senza smettere di muovere le sue fruste, "Sono Nion dell’Abete, il più furbo dei soldati", spiegò il nemico, saltando verso il tetto della caverna e scomparendo nuovamente fra le rocce.

Per alcuni secondi Odeon fermò il suo vorticoso muoversi, per capire cosa stesse facendo il suo avversario, finché non vide nuovamente scatenarsi i fulmini, che stavolta lo raggiunsero dall’alto, trovandolo disarmato al primo colpo, che riuscì a ferirlo al volto, seppur lievemente.

"Visto? Così non puoi scappare alle mie fruste, ora sei nelle mie mani", sogghignò dall’alto Nion, continuando a muovere le proprie fruste.

Il cosmo di Odeon brillò di un dorato intensissimo, illuminando l’intera caverna come se fossero in uno spazio aperto al sole cocente, "Non sottovalutarmi tu, adesso", ribatté il cavaliere d’oro del Leone, aprendo la mano destra verso il tetto della grotta, "Lighting claws", urlò poi, scatenando il colpo che prendeva spunto dal "Ryuseiken" del suo maestro Seiya.

Le diverse sfere di luce raggiunsero il tetto della grotta, frantumandolo in più punti e colpendo anche il nemico, che cadde al suolo, fra Odeon ed i suoi parigrado.

"Non ti preoccupare", esclamò Ryo, notando il nemico che osservava a tratti il santo del Leone a tratti i suoi compagni d’arme, "Nessuno di noi si intrometterà nello scontro", spiegò il cavaliere di Libra.

"Prima hai detto di essere il più furbo fra i soldati, dimostralo arrendendoti", propose Odeon al nemico, "Se agile e furbo, in pochi avrebbe utilizzato una tecnica simile in uno scontro corpo a corpo e di certo molti guerrieri che ho conosciuto in questi mesi di battaglie non avrebbero retto il confronto una tecnica così, se chi la usa fosse più forte", si congratulò il cavaliere del Leone.

"Voi non capite, se mai vi facessi passare Ioho, il soldato superiore, colui che è più vicino a diventare un Guerriero, non me lo perdonerebbe e con lui nessuna mia tecnica avrebbe successo. Al tuo posto avrebbe già distrutto la caverna per eliminarmi", spiegò con tono seccato Nion, "inoltre voi tutti non riuscirete nemmeno a raggiungere i cavalieri d’argento, perché i quattro soldati semplici sono stati disposti a loro difesa fino al portale tra le dimensioni", concluse rimettendosi in posizione da battaglia.

"Dunque lungo la nostra strada troveremo i tuoi quattro compagni?", domandò Odeon, riprendo la posizione antecedente l’attacco, "Non esattamente, comunque non è di vostro interesse tutto ciò", rispose seccamente il soldato dell’Abete, appoggiando anche le mani al suolo.

Il topo ritratto sulle vestigia di Nion brillò di una luce dorata ed una scossa sembrò trapassare il corpo del soldato scozzese, "Luch surprise", sussurrò il nemico.

Odeon inizialmente rimase fermo, dinanzi alla strana posa del nemico, poi sul suo viso apparve la sorpresa e la preoccupazione, quindi alzò le braccia dinanzi al volto, quando dal terreno, come topi dal sottosuolo, apparvero dei fulmini, che si diressero verso il cavaliere del Leone.

"La sorpresa del topo, il mio animale guida, è proprio questa attaccare dai piedi del nemico, un punto che nessuno immagina sia di difficile difesa, specialmente in una caverna piccola come questa", esultò Nion, mentre Odeon si spostava lateralmente, non riuscendo però a liberarsi dei fulmini che lo colpivano.

"Non tentare nemmeno di evitare i miei fulmini terreni, sono come dei topi che inseguono il loro avversario, cercando di mangiargli i piedi", lo avvisò divertito il soldato dell’Abete, senza alzarsi dalla sua posizione.

"Mi dispiace, ma non riuscirai mai a vincere contro di me, tu morirai qui, cavaliere d’oro", sogghignò il nemico.

Odeon, allora, scattò alla velocità della luce, portandosi alle spalle del nemico e colpendolo con un calcio, che lo allontanò diversi passi dalla sua posizione, dirigendolo verso l’uscita della caverna.

"Stupido, hai abbassato le difese per tirarmi un calcio", lo derise il soldato scozzese.

Proprio in quel momento il cavaliere del Leone fu preso in pieno da due fulmini, che lanciarono verso il tetto della caverna, per poi rigettarlo a terra.

"Ora sei in balia dei miei fulmini", esultò Nion, "non incontrerai mai i miei tre parigrado, né rivedrai i santi d’argento, nel passaggio temporale, dove due soldati ed i messaggeri sono disposti a loro custodia", spiegò l’esile nemico, "Anche quel Ioho?", domandò Odeon, cercando di rialzarsi, "No, lui è nella dimensione del Tir Na Nog, ad attendervi, come ultima difesa per gli esoterici, che non voglio sporcarsi le mani con nemici così deboli", rispose Nion.

"Grazie, soldato", esordì allora il santo del Leone, lasciando esplodere il proprio cosmo.

Il soldato dell’Abete rimase sbalordito dalla potenza di quel cosmo, tale da illuminare la caverna, accecandolo per alcuni secondi, sembrava quasi che quel cosmo volesse esplodere per polverizzare le pareti rocciose che lo incastravano. Subito i fulmini si placarono a contatto con quel cosmo, "Non hai accettato la resa, ma almeno ci hai dato grandi informazioni sui nemici che ci aspettano, preparati a cadere adesso", sentenziò il santo del Leone, i cui capelli sembrarono diventare rosso sangue.

Nion si accorse di tremare, "Incredibile, costui finora aveva trattenuto il proprio cosmo, ma perché si è fatto colpire?", rifletté il soldato, "Perché, cavaliere, dimmelo se hai rispetto per un nemico?", tuonò poi, "Perché eri dinanzi ai miei compagni e non potevo rischiare di colpire anche loro", rispose semplicemente Odeon.

"Hai un grande cuore, santo d’oro, solo una persona conosco che ti è pari per bontà, la bella Rhiannon, che odia ogni guerra, ma combatte fra gli esoterici", si congratulò Nion, "Sono pronto, affrontami per uccidermi, vedremo se vi riuscirai", concluse, probabilmente alimentato dal pensiero della guerriera a cavallo.

"Thunder wip", urlò lo scozzese, "Lighting Plasma", sentenziò seccamente il cavaliere greco.

I fulmini sulle mani del soldato dell’Abete non ebbero nemmeno il tempo di scatenarsi, il reticolo di luce scatenato dal cavaliere del Leone raggiunse il proprio bersaglio alla velocità della luce e ne frantumò completamente le vestigia, gettandone il corpo senza vita a terra, quasi all’uscita della caverna.

"Furbo e fedele al proprio ordine, eri tu Nion dell’Abete, onoro la tua memoria", sentenziò semplicemente Odeon chinando il capo.

Il silenzio di quei pochi secondi fu interrotto da un applauso proveniente dall’entrata della grotta, "Complimenti, cavalieri d’oro, temevamo che il periodo di pace avesse addormentato i vostri pugni, ma non è così, siete sempre potenti e forti e la determinazione non ti è difetto, Odeon del Leone", esordì una voce amica ai santi di Atena.

Il primo a girarsi fu Lorgash del Capricorno, "Generali dei Mari", esordì sorpreso, "Guerrieri di Asgard", concluse con tono felice, nel notare i sette alleati fedeli a Nettuno ed a Odino.