Capitolo 7: Il soldato ed il messaggero

"Cugino, non pensavo che vi sareste uniti a noi, soprattutto con delle armature così danneggiate", esordì Camus dell’Acquario, avvicinandosi a Freiyr, "Il sommo dio Odino ed il suo grande figlio Balder hanno ascoltato le mie preghiere, l’armatura divina è rinata e le vestigia del Nord sono state riparate da questi nostri amici ed alleati", spiegò il re di Asgard.

"In effetti non credevamo che nemmeno voi, generali dei Mari, sareste giunti in nostro aiuto", aggiunse allora Golia del Toro, rivolgendosi a Kain di Shark.

"In verità, cavalieri, è stato il grande Nettuno ad ordinarci di seguirvi in questa battaglia, poiché sembra che un dio nemico guidi gli scozzesi", spiegò Neleo, intromettendosi nel discorso, "Che intendi dire, generale?", domandò Myokas di Sagitter, "Purtroppo, cavaliere d’oro, non so per certo di quale nemico si tratti, ma quando si è rivelato a noi il sommo dio dei Mari ci ha donato quest’oggetto e mi ha ordinato di utilizzarlo solo quando il vero Nemico si sarà mostrato", rispose il generale di Hammerfish, mostrando una strana custodia dorata con un tridente ritratto alla sua sommità.

"Un dio nemico, in particolare di Nettuno, fra i celtici?", rifletté Tok’ra di Virgo, "Si, il god warrior ha già una teoria", affermò Argo di Calamary, indicando Skinir, "Si, l’unica divinità celtica nemica di Nettuno potrebbe essere Mannanon, dio degli Abissi", affermò il guerriero di Alioth.

"Dunque è costui che guida i Tree Monks?", domandò Lorgash di Capricorn, "Probabilmente si", rispose Skinir, "ma questa divinità ha dei grandi poteri, egli è il dio degli Inganni, non ché uno dei padroni del mondo dei morti per gli antichi celtici", spiegò il fedele servitore di Freiyr.

"Non ci resta che avanzare per scoprire chi guida questi scozzesi", esordì poi Botan del Cancro, "Si, dobbiamo salvare Helyss e gli altri cavalieri d’argento", concordò Bifrost di Megrez.

Il gruppo avanzò fuori della caverna, per ritrovarsi nella medesima arena il giorno prima Eric e Hirihody avevano perso la vita.

Ormai era notte, i cavalieri presenti si guardarono intorno, finché Botan non indicò qualcosa sulla scalinata dinanzi a loro, "Mi era venuto sonno, sapete?", domandò beffarda una figura, appena intravista nell’ombra, "Pensavo che Nion vi avesse uccisi tutti, ma a quanto vedo ci sono ancora tanti nemici", sogghignò l’uomo, che era sdraiato sulle scale.

L’avversario sbadigliò, quindi si mise seduto e sembrò osservare i cavalieri lì riuniti, "Uno, due, tre", iniziò a contare, "Che cosa ha combinato il soldatino dell’Abete? Vi ha moltiplicato anziché diminuire il vostro numero? Mi aspettavo 8 nemici al massimo", li schernì quello che sembrava essere un soldato, alzandosi in piedi.

"I santi di Atena hanno molti amici, guerriero scozzese", esordì Myokas, facendo un passo avanti, "Sia nel regno dei Mari, da cui noi quattro proveniamo", esclamò Reptile, avanzando verso il cavaliere del Sagittario, "Sia ad Asgard, il Regno del Possente Odino", concluse Freiyr, avanzando con la spada sacra in mano.

"Poco male, cavalieri, io, Ullifu dell’Ulivo, vi eliminerò tutti", li minacciò il nemico, presentandosi.

" Non penso che potrai eliminarli tutti", esordì una voce sulla sommità dell’arena, "Fai silenzio, messaggero, non servirà che tu difenda il cancello verso il piano di transito", spiegò Ullifu al suo interlocutore, "Lo spero per te, soldato", ribatté l’altro, rimanendo nascosto nell’ombra.

"Un messaggero? Nion aveva detto che avremmo trovato solo dei soldati dinanzi a noi", rifletté Odeon di Leo, "Si, ma Ioho, che ha avuto dai grandi Guerrieri alcuni permessi per meglio organizzarsi, ha deciso di spostare il migliore dei propri soldati, o almeno quello che reputa tale, al centro del Piano di transito", rispose Ullifu, portandosi dinanzi ai cavalieri e mostrandosi a loro.

Il guerriero aveva vestigia di colore marroni. Due tronchi ispidi si innalzavano dalle caviglie alle ginocchia e così anche lungo le braccia, il corpo era coperto quasi per intero da un grande pezzo che roteava a spirale, partendo dalla vita ed allungandosi verso la cinta ed il collo, per poi concludere in un elmo, simile alla testa di un’anguilla.

Aveva delle strane spalliere, lunghe fino ai gomiti, che si concludevano in due rami.

La sua faccia era nascosta dalla testa dell’anguilla.

"Fatevi avanti anche tutti insieme", disse, incrociando le mani, Myokas fu il primo a muoversi, ma le braccia di Ullifu si ritrassero di scatto, sganciando le spalliere dal resto dell’armatura, così da mostrare la loro vera utilità: erano armi, fruste a sei lingue.

Il santo del Sagittario si allontanò dal nemico con un salto, "Bel trucco", si congratulò, "Grazie, sono uno degli allievi di Taranis, il signore delle Guerre, maestro nell’uso di ogni arma", esclamò il soldato dell’Ulivo.

"Io invece sono l’allievo maggiore del grande Seiya", ribatté Myokas, preparandosi allo scontro, "E dovrai quietare il tuo pugno", esclamò alle sue spalle una voce, oltrepassandolo.

"Questo buttafuori è mio", sogghignò l’alleato, oltrepassando il custode della Nona Casa, "E tu chi saresti?", domandò Ullifu, "Argo di Calamary, allievo di Shun di Andromeda e mastro nell’uso delle fruste", si presentò il mariner, impugnando le due fruste che portava alla cinta.

"Tu, un maestro nell’uso delle fruste? Non farmi ridere", esclamò divertito Ullifu, "Non ti farò ridere, anzi, piangerai dal dolore e ti prometto che non userò nemmeno il colpo del mio predecessore", ribatté Argo, preparandosi alla lotta.

Le estremità delle fruste toccarono il suolo ed i due avversari iniziarono a muovere sinuosamente le braccia, così da iniziare una tetra ed accattivante danza, prima di scatenarsi in un furente attacco all’ultimo sangue, per dimostrare ognuno la propria superiorità nell’uso di quell’arma.

"Rami dell’Ulivo", esclamò all’improvviso Ullifu, interrompendo il momento di quiete e scatenando le sue due fruste in una danza letale incontro al generale dei Mari.

Argo sorrise e saltò in aria, "Calamary whips", esclamò, deviando le fruste del nemico con le proprie, e stirandogli le braccia, poiché atterrò alle sue spalle e con il proprio corpo lo gettò a terra.

Il generale del Pacifico del Sud ritirò le proprie fruste e sorrise al nemico, "Allora, buffone, ci lasci passare, o te le devo staccare di netto le braccia?", domandò divertito il mariner.

"Riprova a colpirmi e te ne pentirai", ringhiò il Tree Monk alzandosi in piedi, "Non hai capito, vero? Quello che hai visto finora era solo un allenamento, se avessi voluto disarmarti non ci avrei messo niente e niente ci metterò se riprovi a colpire", rispose quietamente Argo, ricominciando la danza delle due fruste.

Il soldato dell’Ulivo emise un urlo e scattò in avanti, "Rami dell’Ulivo", tuonò, scatenando il proprio colpo, "Tempest of whips", rispose stavolta il generale dei Mari, agitando tutte le fruste che costituivano la sua armatura.

Le braccia del nemico furono bloccate, le fruste caddero e le vestigia subirono un tale numero di colpi andare quasi completamente in frantumi. Quando la tempesta di frustate finì, Ullifu cadde a terra, ferito.

"Incredibile, sei riuscito ad atterrare un soldato possente come il Tree Monk dell’Ulivo, ma chissà che saprete fare contro di me, che sono un messaggero", esordì una voce, apparendo ai piedi della scalinata.

Era lo stesso uomo che poco prima aveva parlato dalla sommità dell’arena, ma adesso si trovava proprio dinanzi al gruppo di eroi congiunti, "Skinir, amico mio, da quanto tempo", affermò il nemico mostrandosi.

Le sue vestigia erano avane, proprio come quelle di Hirihody, aveva lunghi gambali che si congiungevano all’altezza della vita ed un pettorale che copriva a malapena fino alla cinta. Non aveva spalliere, ma i bracciali sembravano le due corna di un possente cervo, lo stesso animale che era ritratto sul pettorale. Sulla fronte portava una sottile corona dentellata, i capelli corti e biondi, gli occhi verdi come smeraldi su un viso triste.

"Dilyve, mio vecchio compagno d’addestramenti, sei anche tu un messaggero?", domandò sorpreso il guerriero di Alioth, riconoscendo nel nemico di adesso il quarto allievo di Ogma di allora.

"Si, amico mio, Dilyve dell’Acero è il mio nome di battaglia", rispose semplicemente l’altro.

"E per quanto rimpianga il dovervi affrontare, è stato il mio maestro ad ordinarmelo", esclamò il messaggero, "quindi, fatevi avanti, cavalieri", concluse.

"Occhi d’alga, il nostro scontro non è finito", esordì allora Ullifu, rialzandosi.

"Soldato, il coraggio e la determinazione non sono tuoi difetti, ma dovresti capire quando uno scontro è fattibile e quando no", ribatté Argo, rimanendo in posizione d’attesa.

"Chi combatterà con me?", domandò nel frattempo il messaggero chiamato Dilyve, "Vado io, eravamo compagni", esclamò Skinir, "Proprio per questo è meglio che tu resti qui, mio buon amico, lascia fare a me. In fondo ho una grande voglia di andare a salvare Helyss e questo tizio ci blocca", ribatté Bifrost di Megres, fermando con un sorriso il parigrado.

"Sarò io il tuo avversario, messaggero", concluse verso Dilyve il fratello di Alberich.

"Ho il massimo rispetto per la tua determinazione, anche io ho continuato a combattere Mimas, un temibile comandante titano, quando ero cosciente della mia inferiorità, ma ti consiglio, proprio per il rispetto che ti porto, di arrenderti, perché le tue fruste sono ormai perse", esordì Argo con la massima gentilezza di cui era capace, "Forse è vero, generale dei Mari, ma tu ricordi di non poter usare il colpo del tuo predecessore, che suppongo sia la tua tecnica più forte?", domandò allora Ullifu.

"Si, soldato dell’Ulivo, lo ricordo", rispose il generale di Calamary, "Non userò il <Big Tornado>", concluse.

"Bene", sogghignò il Tree Monk, mentre i suoi occhi si illuminavano.

"Mi chiamo Bifrost del casato dei Megres, guerriero della stella Delta e difensore del sacro Regno di Asgard", si presentò al nemico il fratello di Alberich, "Un guerriero del Nord che si intromette nella nostra guerriera ad Atena, c’è qualcosa in voi che non capisco", ribatté il messaggero dell’Acero, "Avete rapito delle figlie di Asgard, due degne sacerdotesse di Atena, a noi amiche e care più di sorelle", spiegò il conoscitore dell’Ametista.

"Capisco", affermò il nemico prima di scattare verso Bifrost. Il god warrior era pronto alla lotta, ma inizialmente non capì quale fosse il vero intento del nemico: Dilyve corse verso di lui, quindi con un salto acrobatico si appoggiò alla mano destra, "Roteazione mortale", esclamò il messaggero dell’Acero, iniziando a ruotare sulla mano con incredibile abilità.

"Teca viola d’ametista, poniti a difesa", urlò allora Bifrost, componendo un muro di ametista dinanzi al nemico.

Le gambe di Dilyve sembrano diventare centinaia e scatenarsi tutte contro il violaceo muro minerario, che presto andò in pezzi, procurando dei profondi tagli sul corpo del cavaliere del Nord.

"Di ben altra pasta sono io rispetto a Hirihody, non è la furbizia e la codardia a spingermi in battaglia, ma la fede e la determinazione, se non vi uccido non potrò più rivedere il mio maestro, non ne sarò degno", spiegò il messaggero, ritornando in forma eretta.

Argo era sorpreso, quelli che brillavano non erano gli occhi, ma parte dell’elmo simile alla testa di un’anguilla, "Eel shock", urlò allora Ullifu, scatenando il proprio animale guida.

L’elmo del Tree Monk si illuminò, sembrò quasi che una vera anguilla si trovasse sul capo del soldato quando questi urlò quelle due parole.

Dal copricapo fuoriuscì una luce gialla, che come un serpente corse verso Argo, imprigionandolo fra le proprie spire, "Mai abbassare la guardia, generale dei Mari", sogghignò il soldato, "E se sei uomo di parola non userai quel tuo fantomatico Tornado", concluse divertito.

Il generale di Calamary, intanto, cercava in tutti i modi di liberarsi da quella frusta energetica, ma ad ogni nuovo movimento subiva una temibile scossa elettrica.

"Lasciati cadere, come prima preda del possente Ullifu dell’Ulivo", ordinò il soldato.

Dilyve era in piedi, mentre Bifrost barcollava per delle profonde ferite sul corpo, "Le vestigia ricostruite dall’abile Martello dei Mari mi hanno salvato", pensò fra se il god warrior, prima di rivolgersi al nemico: "Sei abile, ti ho probabilmente sottovalutato troppo, ma adesso preparati al mio contrattacco, poiché non mi lascerò sconfiggere così, ho una persona da salvare", esclamò il guerriero di Megrez, mentre dei sottili strati di ametista si congiungevano nella sua mano, "Hororo Ken", urlò il guerriero, mentre la violacea spada si componeva nella mano.

"Fatti avanti, messaggero", lo sfidò il god warrior e subito Dilyve accettò.

Con un salto il messaggero dell’Acero ritentò l’attacco con la sua "Roteazione mortale", ma con altrettanta agilità, il guerriero di Megres lo evitò, scattando verso di lui, ma superandolo con una capriola, mentre scatenava un fendente.

Quando i due avversari furono di nuovo in piedi, una lieve cicatrice apparve sul volto di Bifrost, mentre Dilyve, con il sorriso sul volto, si ritrovò un taglio profondo sulle vestigia, che ne frantumarono il pettorale.

"Pari l’agilità, diversa l’abilità, ma mi superi per resistenza", si complimento il messaggero, "Non vorrei continuare questo scontro, lasciaci passare", propose Bifrost, "Si, Dilyve, amico mio, te ne prego", aggiunse Skinir.

Il messaggero li guardò entrambi.

Argo sembrava soffrire nelle spire dell’anguilla elettrica, "Dunque, soldato, hai volontariamente perso le fruste per attaccarmi poi in questo modo sleale?", domandò dolorante il generale dei Mari, "In verità, guerriero marino, inizialmente pensavo di batterti con le fruste, ma quel tuo strano colpo mi ha superato, quindi ho deciso di utilizzare questa tecnica, così che, rimanga io il più potente maestro con le fruste", rispose Ullifu.

"Per restare il migliore con le fruste in tutta la Scozia mi attacchi con una tecnica che non ha niente a che fare con le fruste?", ringhiò Argo, "Ebbene è giunto il momento che ti faccia vedere di cosa sono capace con queste magnifiche armi", concluse il generale.

"Rolling defence", tuonò il mariner, mentre le fruste iniziavano ad animarsi.

Le due armi sinuose superarono le spire elettriche dell’anguilla e liberarono il loro padrone dalla presa nemica.

"Come è possibile?", balbettò Ullifu, "La vera abilità con le fruste è saperle usare in qualsiasi situazione, vile armaiolo", spiegò Argo, scattando contro il nemico, "La mia pietà verso di te è finita", urlò poi, "Calamary whips", concluse, oltrepassando il soldato dell’Ulivo.

Due profondi tagli si aprirono sul corpo del Tree Monk dalle vestigia marroni, che cadde al suolo senza vita, mentre Argo si appoggiava alle scalinate per riposarsi durante lo scontro di Bifrost.

"Amico mio e tu, degno avversario, dovete comprendere il mio pensiero: tanto voi desiderate andare avanti per salvare i compagni delle passate battaglie, tanto io desidero rendere lieto di me il mio maestro. Per Ogma esiste solo la fedeltà a Dagda e tu, Skinir, dovresti saperlo meglio di me, essendo il prediletto del nostro maestro. Non potrò mai superare nel cuore del mio maestro il nostro comandante, o il defunto Eric, o Skinir, probabilmente per lui valgo più di Hirihody, ma non mi è sufficiente essere superiore ad un misero codardo", spiegò Dilyve, preparandosi ad un nuovo attacco.

"In nome del mio antico casato, invoco voi, anime della natura, fermate il passo di questo mio avversario, possibilmente senza ucciderlo", supplicò all’improvviso Bifrost, senza lasciare al nemico la possibilità di attaccare, "Neka Yuri Ken", invocò infine.

"Le anime della Natura? Ho sentito parlare di questo colpo, guerriero del Nord, ma purtroppo per te contro di noi, essoterici, ed ancor meno contro gli esoterici, sarà inutile, poiché per essere anche solo dei conoscitori dei segreti celtici bisogna saper controllare, o almeno quietare gli spiriti del Mondo circostante", spiegò Dilyve, concentrando il proprio cosmo ed annullando l’attacco di Bifrost.

"Incredibile, nessuna prima d’oggi aveva superato così facilmente il mio colpo", si congratulò il guerriero di Megres, "Ebbene dovrò colpirti con la mia tecnica migliore", affermò il god warrior.

"Te ne prego, guerriero asgardiano, fallo, anche io userò il mio colpo migliore", ribatté Dilyve, alzando le braccia.

Bifrost sollevò la spada d’Ametista sopra il capo, mentre le due braccia del messaggero dell’Acero si illuminarono di una luce biancastra.

I due si sorrisero, "Uno di noi non sopravvivrà all’attacco, quindi posso dirti che è stato un onore", esclamò Dilyve, "Anche per me", rispose il guerriero di Asgard.

"Sailetheach jumping", urlò il Tree Monk, "Ryutsuisen", rispose il god warrior, spiccando un salto.

Un gigantesco cervo di luce si compose dai pugni del messaggero, simile più ad un animale che tenta una carica, "Il cervo, guida verso l’oltretomba, ti colpirà, lanciando nel baratro del nulla", spiegò il messaggero dell’Acero, mentre il suo nemico si spostava in verticale.

Con un immenso salto, Bifrost evitò l’animale guida e colpì il nemico con un fendente di luce violacea.

Un profondo taglio si aprì sul petto di Dilyve, "In tuo onore, mio nobile nemico, una bara di brillante ametista", concluse Bifrost, mentre la spada si decomponeva dalla sua mano.

"Maestro Ogma, mi dispiace", furono le ultime parole del messaggero dell’Acero, mentre il violaceo minerale rinchiudeva il suo corpo morente.

Bifrost cadde in ginocchio, mentre delle tristi lacrime sgorgarono dal volto di Skinir.

Freiyr appoggiò una mano sulla spalla del guerriero di Alioth, per lui come un fratello e consigliere, quindi toccò con l’altra Bifrost, "Grande uomo era questo avversario, ma ora andiamo, dobbiamo salvare i santi d’argento", spiegò il Re di Asgard, ridando forza ai suoi due guerrieri.

Il gruppo si mosse verso la zona superiore dell’arena, per salvare i propri amici ed alleati.