Conclusione

Freiyr guardò il cielo sopra di se e ricordò: erano passati tre giorni dallo scontro con i Tree Monks, dopo la scomparsa di Pontos, i cavalieri erano stremati, quasi tutti caddero al suolo, privi di sensi, finché un’entità divina non si presentò dinanzi a loro con il proprio cosmo. Era simile a quello di Nettuno ed in parte assomigliava a quello di Pontos, "Mi dispiace", sembrò sussurrare quell’energia, mentre, improvvisamente, l’intera isola di Tir Na Nog, dove i cavalieri avevano affrontato furenti battaglie, s’illuminò e, pochi secondi dopo, scomparve.

I cavalieri non sapevano cosa sarebbe successo, ma, con loro grande gioia, si ritrovarono nuovamente in Scozia, dinanzi alla caverna in cui quello stesso giorno, molte ore prima, Odeon aveva sconfitto Nion dell’Abete.

Erano tutti lì, i mariners, i god warriors, i due Tree Monks restanti ed i santi di Atena, sia quelli d’oro sia quelli d’argento. Ad accoglierli, trovarono una loro conoscenza, Ilew del Salice, senza il suo corno e ferito.

Il gruppo si divise. Taranis e Rhiannon rimasero con il giovane musico, i santi di Atena tornarono al Grande Tempio per raccontare le aspre battaglie vissute in quel lungo giorno, Freiyr e Bifrost fecero ritorno ad Asgard ed i tre Generali dei Mari tornarono a custodire il sacro Regno di Nettuno.

Il giorno dopo la battaglia, ad Asgard vi furono le esegue di Skinir di Alioth, nobile eroe e guerriero fedele al proprio Re, poche ore dopo, poi, vi fu anche la celebrazione di Reptile, morto in battaglia per il proprio dio Nettuno. Anche per Eric vi furono le onoranze funebri, egli poté dormire vicino a tutti i compagni caduti durante la battaglia con Urano.

Infine, i cavalieri di Atena e tutti i loro alleati si ritrovarono nel luogo dov’era iniziata la lotta con i Tree Monks e qui trovarono i Cromleth.

Taranis con un braccio fasciato e Rhiannon erano dinanzi a quei lunghi pilastri di pietra, simboli onorifici messi a ricordo dei guerrieri celtici caduti.

"Per chi sono queste tombe?", domandò con un filo di voce Myokas, osservando un gruppo di cinque monoliti, di cui uno, al centro, troneggiava sugli altri.

"Ogma del Frassino ed i suoi cinque allievi. Malgrado Eric e Skinir fossero vostri guerrieri e voi li abbiate onorati con le usanze che vi sono proprie, abbiamo deciso che anche loro, oltre Hirihody e Dilyve, potessero riposare con lo spirito vicino all’amato maestro", rispose Rhiannon, le cui eleganti vesti celtiche avevano sostituito le argentee vestigia del Fico.

"Qual appartiene a Galien?", domandò Kain, osservando i diversi monoliti, "Quello", gli indicò Taranis, ferito e, stranamente, coperto da abiti non militari.

Lo Squalo d’Oro si abbassò verso il monolite che custodiva la memoria della vittima di Arawn e lì appoggiò un piccolo giglio, "Che tu possa riposare in pace", furono le uniche parole del figlio di Ikki.

Un piccolo fiore di ghiaccio fu il lascito di Camus dell’Acquarius a Belenos della Noce, suo avversario in battaglia, ma tanto simile nello spirito.

Dei fiori lasciò anche Botan dinanzi al monolite di Ceridwen, la prima persona di cui aveva spento la vita.

"Questa foglia proviene dai due alberi sotto cui morì Shaka", sussurrò Tok’ra, appoggiando una verde foglia dinanzi al cimelio di Gwyddyon.

I cavalieri d’argento diedero gesti del loro rispetto dinanzi ai Cromleth dei diversi soldati e messaggeri da loro sconfitti e medesimo gesto fecero Bifrost ed Odeon.

Tutti poi diedero l’estremo saluto ad Ogma ed ai suoi quattro allievi. Un saluto vi fu anche per Cernunnos, ma nessuno volle ricordare Arawn, il maligno uomo che aveva aiutato Pontos, colui che per primo era reputabile la causa della morte di Dagda.

Per il comandante dei Tree Monks non fu usato un semplice monolite, ma due, posti uno accanto all’altro, con un terzo che li sormontava, "Questo è Cromleth con cui sono onorati e comandanti ed i re", spiegò con voce cupa Taranis, "E Dagda era ambedue le cose", replicò Freiyr di Dubhe, inginocchiandosi dinanzi al cimelio del nemico, per onorarne la memoria.

Durante tutto questo tempo, Ilew suonò una cornamusa, trasmettendo dolore e sofferenza in tutti coloro che lo ascoltavano, "La rana ha imparato a vivere fuori dallo stagno", si congratulò Real della Lira, percependo il miglioramento nell’avversario di due giorni prima.


Al tramonto i cavalieri salutarono i tre Tree Monks rimasti, "Se mai avrete bisogno del nostro aiuto, nobili eroi del mondo ellenico, o lei, grande Re del Nord, non abbiate remore, chiamateci", li avvisò Taranis del Nocciolo, "No, Signore delle Guerre, non è nostra intenzione disturbare il vostro riposo, né è fra le nostre speranze quella di dover cominciare una nuova serie di battaglie", rispose Ryo di Libra, nel salutare l’avversario di un tempo.

I cavalieri tornarono ai loro mondi, sperando che le guerre dopo Urano e Pontos fossero finite, ignari della presenza di una terza entità, di cui già i primi due avevano parlato.

 

 

 

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