Capitolo 13: Un cuore vuoto di speranze

I due musicisti erano ancora fermi l’uno dinanzi all’altro, Koga della Scimmia aveva iniziato una nuova melodia, "Jungle music", esclamò il Runouni durante la sua sinfonia con la chitarra.

Real della Lira si ritrovò lentamente circondato da serpenti, volatili e tutti gli animali che potevano vivere in quell’angusta Isola vulcanica.

"Cosa vuol dire questo, cavaliere? Desideri che io uccida degli animali?", tuonò infastidito il santo d’argento, mentre lentamente si allontanava dalle fiere.

"No, Cavaliere d’argento, non è questo il mio obbiettivo, ma più semplicemente porti dinanzi ad una prova. In pochi fra i miei avversari sono riusciti a sopravvivere ai primi due colpi che tu hai subito, ma chi vi riusciva doveva dimostrarsi degno di affrontare il mio ultimo attacco, il più potente ed imbattibile. Vedremo se tu ne sarai degno", spiegò il Runouni della Scimmia.

Il Silver saint continuava ad indietreggiare dinanzi al gruppo di animali inferociti, finché non si fermò, alle sue spalle vi era solo un albero.

Non poteva far altro che attaccare, Real, ma un dubbio lo sfiorò: "Se usassi la <stringer fine> come potrei compromettere la mia vittoria finale? Per come ne parla Koga questa prova non è così ovvia da superare, inoltre, se investissi questi animali con il mio attacco, li ucciderei di certo", rifletté il cavaliere d’argento, rimanendo fermo, mentre le fiere lo studiavano.

Il Runouni della Scimmia continuava a suonare la sua musica, insieme triste e maestosa, controllando i diversi animali che erano stati attirati da quella dolorosa melodia.

"Dunque come molti nemici, cavaliere d’argento, non riesci a superare la prova? Oppure sarai travolto dalla tua decisione?", domandò con tono insoddisfatto il guerriero dalle verdi vestigia.

Real rimase colpito da quell’ultima frase, "Travolto dalla mia decisione?", si chiese, "Che intenderà dire?", continuò a domandarsi, ma proprio in quel momento ebbe coscienza che nessuno degli animali che lo minacciavano da diversi minuti si era ancora gettato contro di lui e questa realtà aprì lo spiraglio di una risposta nella sua mente.

Il discendente di Orfeo ispirò, quindi, espirò ed iniziò una nuova melodia.

Le tre guerriere che osservavano lo scontro furono sorprese da ciò che accadeva: la musica innalzata dall’arpa di Real non contraddistingueva alcun attacco particolare, ma era incredibilmente simile a quella della chitarra di Koga. Sembrava quasi che stessero suonando la stessa melodia, anzi, era proprio ciò che stavano facendo.

"Ho capito", esordì Clio, osservando i due, "Che cosa, Astro di Apollo?", domandò Botan di Cancer, "Il Runouni aveva richiamato a se gli animali attraverso la triste melodia, che mostrava quanto profondo e vuoto fosse il suo cuore, ma Real, ricambiando quella musica, ha preso il posto degli animali nel soccorrere l’avversario. Si può dire che ora il cavaliere d’argento stia aiutando il suo nemico e nel qual tempo sia l’uomo che meglio lo conosce", spiegò la guerriera delle Muse.

Lentamente gli animali si ritirarono dal campo di battaglia, lasciando i due musicisti soli, uno dinanzi all’altro a continuare la loro triste melodia, finché Koga stesso non la interruppe.

"Ti faccio i miei complimenti, cavaliere d’argento, in pochi sono riusciti a capire il vero modo per superare senza lesioni questa prova", esclamò il Runouni della Scimmia.

"Non è stato per nulla facile, Musicista della Speranza, ma alla fine ho compreso che ad attaccare gli animali avrei potuto solo ricevere ferite e stanchezza, però, non immaginavo quanto triste e vuoto fosse il tuo spirito. Perché continui a suonare la chitarra se ti produce tanta tristezza?", domandò alla fine il Silver saint della Lira, con gli occhi lacrimanti.

"Il mio cuore non è vuoto, semplicemente ha abbandonato le speranze", replicò Koga, espandendo il proprio cosmo, "Ora, però, mio nemico, preparati al colpo migliore del Musicista della Scimmia", minacciò il Runouni.

"Prima te ne prego, raccontami la tua storia, ho sentito quella tristezza così presente anche in me che vorrei sapere cosa la ha prodotta", lo pregò Real, preparandosi comunque allo scontro.

"Sia, cavaliere, poiché ora cadrai ti racconterò ciò che vuoi sapere", replicò Koga, dopo alcuni minuti di riflessione.

"Sono nato e cresciuto in Malesia, fin dalla più tenera età fui cresciuto nel culto dell’Induismo e con l’amore per la musica, che coltivai da autodidatta.

Dopo diversi anni di allenamento nella musica e nella lotta, decisi di propormi come membro delle Indu Army, un ordine di guerrieri consacrato alle divinità che venero. Quando però mi mostrai dinanzi ai quattro comandanti delle rispettive armate e mi fu chiesto quale fosse la mia abilità combattiva, risposi la Musica. Non ti esporrò la loro risposta, poiché come me allora anche tu ti sentiresti offeso dalle loro derisioni per il mio stile di lotta che è anche il tuo. Quei quattro comandanti mi posero dinanzi ad una scelta, o la musica, o il titolo di soldato delle armate Indù, e scelsi la prima possibilità, abbandonando quel mio sogno.

Vagai per diverso tempo senza alcun obbiettivo, finché non incontrai Shishio, il Dragone di Giada, che mi propose di indossare le vestigia della Scimmia Cinese. Mi disse che avrei potuto tranquillamente continuare a coltivare il mio amore per la musica e che anzi lo avrei dovuto utilizzare per sovrastare i miei nemici e gli altri musicisti, fino a diventare il migliore ed io accettai la sua proposta.

Questa proposta aveva però una controparte che conobbi troppo tardi: sconfiggere un avversario e nutrire la mia musica di vittorie mi rendeva sì più forte, ma mi allontanava dal mio desiderio di coltivare questa passione. Ho una grande invidia del tuo defunto maestro, cavaliere, poiché egli conosceva la potenza che deriva dal flauto e quella della lira, quindi era capace di suonare più di uno strumento, facendo scaturire comunque i suoi sentimenti e quelli dei propri allievi dallo stesso. Anche tu sei potente, mio degno avversario, hai letto la mancanza di speranza nel mio cuore con la tua arpa, combinando il suo suono con quello della mia chitarra", si complimentò infine Koga, "ma ora, dovrò finirti", concluse poi, espandendo il proprio cosmo.

La coda dell’armatura della Scimmia si animò, come se fosse comandata da quel cosmo ed allo stesso tempo il Runouni compì una capriola all’indietro, per poi appoggiarsi proprio sull’estremità della cloth.

Mentre si sosteneva sulla sola coda, Koga appoggiò sia la mano destra sia i piedi alle corde della chitarra, mentre con la sinistra componeva il Do maggiore sull’estremità superiore dello strumento.

"Preparati a subire il mio colpo migliore", minacciò il musicista.

"Four hands playing", esclamò poi il Runouni, iniziando a suonare una nuova melodia con tutti e quattro gli arti.

L’onda d’urto prodotta da quel colpo si dimostrò essere immane, le tre guerriere che osservavano lo scontro furono costrette ad indietreggiare per la potenza dell’attacco nemico, Real, invece, ne fu travolto, frantumando diversi alberi alle sue spalle e le stesse vestigia della Lira in più punti.

Quando l’assolo fu concluso, Koga osservò l’ambiente circostante: una vallata distrutta aveva preso il posto della folta boscaglia, le tre guerriere erano ancora dinanzi al Runouni, ma del cavaliere d’argento non sembrava esservi traccia.

"Forza, mie affascinanti nemiche, fatevi avanti, per prima, preferirei mi affrontasse proprio l’altra musicista", propose gentilmente il guerriero verde.

"Non è ancora il nostro turno di affrontarti, Musicista, poiché è ancora Real il tuo avversario", lo avvisò Clio delle Muse, proprio prima che il Runouni stesso notasse una fitto retaggio di sottili fili congiunti alle radici di due alberi dinanzi a se.

Dal nulla riapparve Real, sano e salvo, seppur chiaramente ferito.

"Come hai fatto?", domandò sorpreso Koga, "Mentre la tua musica mi travolgeva sono riuscito ad utilizzare la mia ultima tecnica per legarmi a qualcosa di saldo, come le radici di questi alberi", rispose semplicemente il cavaliere d’argento.

"Quale colpo?", domandò il Runouni, "Questo", replicò Real, iniziando a suonare la propria lira, "Stringer nocturne", iniziando una musica che intrappolò facilmente il nemico fra le spire delle sottile corde dell’arpa.

"Ora, guerriero della Scimmia, dichiarati sconfitto, o sarò costretto a stringere la presa, finché non perderai la vita", minacciò il cavaliere d’argento, "forse con queste corde non potrò frantumare la tua armatura di Giada, ma di certo potrò tagliare l’umano corpo di cui sei in possesso", concluse Real, suonando una nota, che strinse la presa sul Koga.

"Uccidimi, è l’unico modo per sconfiggermi, forza cavaliere, hai superato tutti i miei attacchi e conosci il vuoto che ho nel cuore, che aspetti a darmi il colpo di grazia?", domandò il Runouni, alzando la voce.

"Ho conosciuto fin troppo il tuo triste spirito per ucciderti così freddamente. Rifletti, Musicista, perché continui a sentirti obbligato verso Shishio ed il suo esercito? Egli ti usa, proprio come un soldato. Deride la tua passione e permette che tu la sotterri sotto decine di vittorie, ottenute tutte allontanandoti dalle tue speranze. Non sei un guerriero, o almeno non del tutto, il tuo cuore e la mente vorrebbero che andassi oltre questa singola possibilità. Continua a vivere, Koga, e cerca un nuovo strumento, poiché adesso la tua chitarra di Giada è rotta", concluse il discendente di Orfeo, spezzando le corde della Chitarra della Scimmia con le proprie.

Il Runouni cadde in ginocchio, era libero dalla presa, ma disarmato, "Ti ringrazio, cavaliere d’argento, mi hai sconfitto completamente, ma allo stesso tempo mi hai mostrato la via per far rifiorire la speranza nel mio cuore. Grazie per la cortesia", esclamò in lacrime Koga, mentre l’armatura della Scimmia abbandonava il suo corpo.

"Andrò subito via da questo posto, vi auguro buona fortuna in questa battaglia cavalieri olimpici e vi consiglio di aumentare il passo, poiché per un motivo a me ignoto i due comandati dei Runouni, Shishio e Raizen, volevano assolutamente che tutti gli invasori fossero fermati per almeno cinque ore. Temo che entro quel tempo accadrà qualcosa di terribile per voi", spiegò il giovane malese, allontanandosi.

"Koga", affermò Real senza voltarsi, "se ne hai la possibilità visita la Scozia, lì c’è un giovane musicista molto promettente di nome Ilew, forse riuscite l’uno a completare ciò che manca all’altro e poi, chissà, verrete a farmi visita in Grecia ed allora sarò io ad essere disarmato. Per ora, arrivederci, Musicista pieno di Speranze", lo salutò il cavaliere d’argento.

Mentre Koga si allontanava, le tre guerriere si avvicinarono al giovane discendente di Orfeo, "Tutto bene cavaliere?", domandò subito Botan, "Sono un po’ ferito, ma sopravvivrò, per ora pensiamo a muoverci", rispose gentilmente Real, avanzando insieme alle tre alleate.

L’armatura della Scimmia Cinese rimase ferma, iniziando a risuonare. Quel suono avanzò come un eco nell’aria, raggiungendo la sala in cui Raizen, Shishio e Sairon attendevano la fine dell’assalto nemico.

"Quel fallito di Koga ci ha tradito", esclamò infuriato il Dragone di Giada, aprendo la mano destra verso le undici candele ancora accese sul lato sinistro del candelabro. Il cosmo del Runouni ne sciolse una.

"Dunque fra voi guerrieri di Giada serpeggia il seme del tradimento?", domandò preoccupato l’Oscuro cavaliere di Libra, "No, alchimista, solo Koga se n’era nutrito, l’unico fra noi ad essere vuoto nello spirito e quindi facilmente corruttibile, tutti gli altri, compresa la defunta Nemes, piena di se stessa, hanno qualcosa per cui restare uniti al nostro ordine di guerrieri vagabondi", replicò Raizen, senza scomporsi.

Lungo un’altra delle sei strade, intanto, correva il gruppo di guerrieri asgardiani guidati da Freiyr e Camus.

Il passo del gruppo fu però fermato da Gutrun di Mizar, celebrante e guerriera, che, inspiegabilmente, sbatté contro qualcosa invisibile agli occhi dei cinque alleati.

"Che cosa fai?", le domandò sorpresa Helyss del Pittore, "Non lo so, ma qualcosa ha fermato i miei passi", replicò freddamente la god warrior.

Bifrost di Megres avvicinò per prima la mano all’orizzonte e sorprendentemente scoprì che dinanzi a lui vi era qualcosa di solido ed invisibile, "Sembra un muro, ma non riesco a distinguerlo", balbettò il god warrior.

In quel medesimo momento una risata sottile circondò l’aria, poi, improvvisante, la sacerdotessa del Pittore scomparve dallo sguardo di tutti.

"Helyss", urlò Bifrost, gettandosi verso il luogo in cui era l’alleata, ma un altro muro invisibile bloccò i suoi passi.

La sacerdotessa d’argento si ritrovò intrappolata fra quattro nere mura, "Ti piace il luogo che ho scelto per la tua dipartita, donna?", domandò all’improvviso una giovane voce derisoria.

La guerriera aguzzò la vista e notò dinanzi a se delinearsi la figura di un Gold Saint, ma, quando fu dinanzi a lui questi si rivelò essere una delle nere ombre dei cavalieri d’oro. Le sue vestigia erano quelle che appartennero a Kiki, Mur e Sion, il volto di questo giovane era segnato da due fulmini neri tatuati, che lo rendevano minaccioso.

"Piacere, sacerdotessa, io sono Mandrake dell’Ariete Oscuro ed ora finirò ciò che non ho fatto ad Asgard ieri, ti eliminerò, come ho fatto con tua sorella", la minacciò il guerriero nero.