Capitolo 18: Vecchi compagni

Zodd del Bufalo e Neleo di Hammerfish erano fermi, uno dinanzi all’altro, intorno a loro i tre alleati del comandante dei mariners.

"Compagno di sventura? Vecchio amico? Forse la tua mente è stata annebbiata dalla troppa fortuna? Tu non sei mai stato mio amico e soprattutto non sei mio compagno nella sventura, poiché è colpa tua se sono così", ringhiò all’improvviso il Runouni, sollevando il braccio destro, costituito da un maglio di verde metallo.

"Forse non siamo mai stati amici, questo è vero. Io ero più legato a Kiki e tu, d’altro canto, eri interessato solo alla nomina di fabbro, ma non per questo puoi considerarmi colpevole delle nostre disgrazie", esclamò rattristato Neleo, sollevando la mano sinistra e mostrando il martello d’oro.

"Chi è costui, generale?", domandò Lorgash di Capricorn, interrompendo il dialogo fra i due monchi.

"Zodd era uno degli allievi del Grande Fabbro di Efesto, come me, Kiki, Nifer, i suoi fratelli, Fasolt, Shuren e Zadra, tutti quanti seguivamo gli insegnamenti del nostro maestro fino al giorno dell’incidente che menomò entrambi", raccontò Neleo.

"E quel giorno segnò la mia vita. Fui costretto ad abbandonare gli addestramenti per la perdita del braccio destro, mentre tu, che avevi perso appena la mano sinistra continuasti ad allenarti. Solo grazie al Dragone di Giada ed agli altri Runouni ho potuto sperare in un’investitura", concluse Zodd.

I due combattenti segnati da delle menomazioni si osservavano con sguardi pieni di disprezzo, "Non è molto bello scavare nei ricordi, direi che è tempo di combattere, generale dei Mari", tuonò il Runouni, sollevando il maglio verde, scagliandosi contro il passato compagno.

"Maglio del Bufalo", urlò Zodd, calando il braccio furentemente, "Sea Hammer", replicò Neleo, bloccando l’arto nemico con il proprio martello.

I due innesti cozzarono producendo un rumore metallico, i loro padroni indietreggiarono, barcollando per l’impatto dei due colpi, potentissimi e pieni di rabbia.

"Le tue doti sono molto migliorate dall’ultima volta che abbiamo avuto modo di combattere, Neleo", esclamò sorpreso il Runouni, preparandosi ad un altro furente attacco con il proprio maglio di Giada.

"Non immagini nemmeno quanto io sia migliorato, Zodd, le mie esperienze sul campo di battaglia sono state centinaia, ho visto cadere e morire molti amici ed altri non ho potuto aiutare, ultimo su tutti, Argo di Calamary, generale dell’Oceano Pacifico Meridionale, ucciso da uno di voi guerrieri di Giada, secondo le sue ultime parole", replicò il mariner, preparandosi a parare il nuovo attacco.

"Si, la vittima che Raizen, uno dei miei due comandanti ha lasciato come segno del suo passaggio", esclamò divertito il guerriero di Giada.

"Raizen?", replicò infuriato Neleo, "Si", sussurrò Zodd in tutta risposta, prima di scattare verso l’avversario.

Il generale di Hammerifsh si preparò a parare il colpo lanciato dal maglio di Giada, ma, inaspettatamente, con un veloce movimento, Zodd deviò il proprio cammino, raggiungendo il nemico con la mano sinistra, che lo investì in pieno petto, "Bufalo lip", esclamò il Runouni con tono divertito.

"Come vedi, anche se ho perso il braccio destro, non ho lasciato appassire le doti del sinistro", sogghignò il Runouni, osservando il nemico al suolo.

"Nemmeno io", ringhiò in tutta risposta il generale dei Mari, espandendo il proprio cosmo, "Il vento era tuo servitore, lo ricordo", sussurrò Zodd, percependo una lieve brezza rigargli il viso, ma grande fu la sorpresa del guerriero del Bufalo quando la brezza divenne un furente vortice, "God’s breath", urlò allora il Mariner, gettando il proprio nemico contro la parete superiore della caverna.

"Vecchio compagno di battaglia, so che tu provi disprezzo verso di me e nemmeno io, ad essere sinceri, dopo ciò che ho saputo delle tue azioni nei confronti dei cavalieri di Atena, ho molto affetto verso di te, però ti devo chiedere due favori, in memoria degli anni dell’addestramento: lascia passare i miei compagni, d’altronde sono solo io il tuo bersaglio", propose Neleo, rialzandosi, "E cos’altro vorresti? Quale sarebbe l’altro favore?", incalzò Zodd, ponendosi dinanzi al nemico, "Sapere altre notizie su questo Raizen che ha ucciso un mio fratello nella difesa dei Mari di Nettuno", rispose seccamente il mariner.

Un sorriso si dipinse sul volto del gigante monco, "Raizen, la Tigre di Smeraldo, è il secondo in comando fra noi Runouni, legato più di chiunque altro a Shishio, è un guerriero dai poteri quasi divini, nessuno di voi potrà mai sperare di sconfiggerlo, né di vedere il colpo con cui sarà eliminato.

Solo due volte ho visto Raizen e Shishio in azione e devo dirti che allora ho finalmente compreso i miei limiti, dinanzi alla loro potenza", spiegò seccamente il gigantesco guerriero.

"Ma voi quattro non dovrete preoccuparvi di questo, perché cadrete tutti in questa caverna, poiché dopo aver soddisfatto il mio desiderio di vendetta verso di te, Neleo, mi occuperò anche dei tuoi tre compagni di viaggio verso la morte", concluse, preparandosi ad un nuovo attacco.

I due vecchi compagni si scagliarono uno contro l’altro, "Maglio del Bufalo", esclamò Zodd, "Seahammer", replicò Neleo, prima che i loro innesti cozzassero nuovamente uno contro l’altro, rigettandoli indietro per la loro potenza.

"Siamo ancora fermi al nostro ultimo scontro", esclamò all’improvviso Neleo, ridendo nel rialzarsi, "lo ricordi? Una bella taglia, finita con quello che il nostro maestro definì un pareggio", rammentò il mariner.

"Si, ricordo quella battaglia, un altro motivo di vendetta nei tuoi confronti, maledetto", ringhiò Zodd, gettandosi in avanti, "Bufalo lip", esclamò poi.

"Seahammer", replicò il mariner, sollevando il proprio martello d’oro, contro cui si bloccò la mano del nemico, stringendolo, "Non sperare di superarmi così", ringhiò ancora Zodd, "Maglio del Bufalo", esclamò poi, tirando a se il nemico, ma ancora una volta il comandante dei Mari rispose muovendo la mano ancora libera, così da bloccare il maglio di giada.

I tre alleati di Neleo osservarono la scena, i due combattenti erano stretti in una reciproca presa: il Runouni aveva bloccato all’altezza del petto il martello del nemico, mentre il mariner tratteneva sopra il proprio capo il maglio avverso.

"Proprio come molti anni fa, nessuno riesce a superare l’altro", rifletté con tono cupo il Mariner di Hammerfish, "Non pensare di battermi, hai bloccato le mie braccia, ma anche tu sei paralizzato in questa posizione", ringhiò il Runouni del Bufalo, "Su questo, amico mio, hai torto, perché, come dovresti ricordare, l’impronta energetica non ha obbligatoriamente bisogno di movimenti per esplodere", lo ammonì il generale dei Mari, mentre un forte vento scaturiva dal suo cosmo, "God’s breath", esclamò infine.

I due avversari furono costretti a distanziarsi, Zodd fu quasi travolto dalla potenza del soffio degli Abissi, ma, sollevando il braccio sinistro e facendo perno sulle gambe, riuscì a bloccare il respiro proveniente dall’Oceano Pacifico, così da rimanere in piedi, dinanzi al proprio nemico.

"Sembra giunto il tempo che anch’io usi la mia tecnica speciale, risvegliando la mia impronta energetica", rifletté il Runouni, espandendo il proprio cosmo, di un colore marrone chiaro.

"Proprio come allora", ripeté per la terza volta Neleo e queste parole fermarono il cosmo del suo nemico.

"Noto che ami rimembrare il giorno del nostro scontro, precedente a quello in cui persi, per causa tua, il braccio destro, non so perché tu lo faccia: se per irritarmi, o speri che sia una sottile tortura per me ricordare, ma ti avviso, se ci riproverai di nuovo, non avrò alcuna pietà di te", minacciò il Runouni, prima di far esplodere il proprio cosmo.

"Flying rocks", urlò poi il guerriero del Bufalo, mentre le rocce intorno a lui si sollevavano, iniziando a roteargli intorno, per poi, ad un segnale del suo maglio, gettarsi contro il mariner di Hammefish, che non poté fare altro che evitarli con il proprio martello, finché gli fu possibile. La velocità con cui le rocce si gettavano contro Neleo, infatti, rasentava l’incredibile ed altrettanto si poteva dire della propria potenza, con la quale frantumò una spalliera del guerriero dei Mari, per poi gettarlo a terra.

"Perché trovi così fastidioso ricordare cosa ci accadde in quei due giorni, Zodd? Perché tanta rabbia per il nostro incidente?", domandò Neleo, rialzandosi, "Taci!", urlò semplicemente il Runouni.

"Cosa vi è successo, generale?", chiese allora Odeon di Leo, interrompendo il dialogo tra i due, "Perché sembra che tutto il rancore di quest’uomo, nonché il motivo stesso che lo ha spinto a diventare un guerriero di Giada sia racchiuso in quelle poche ore che tu, per la prima volta dinanzi a me, rimembri", rifletté il santo d’oro.

"Non ti intromettere in questioni che non ti riguardano, moccioso", lo ammonì Zodd, "Attento, Runouni, il Leone d’oro ha da tempo abbandonato il suo spirito pacifico", replicò allora Lorgash di Capricorn, avvicinandosi al proprio parigrado.

"Non temo i cavalieri d’oro, ho tenuto testa ad uno di voi ad Atene e di certo ora non tremerò dinanzi a voi due, che siete appena metà di me", affermò divertito il gigantesco monco, facendosi avanti verso i santi dorati.

"Sono sempre io il tuo nemico, Zodd, quindi non alzare la mano contro costoro, che probabilmente ti sopraffarebbero con facilità. Ora, amici miei, vi racconterò del giorno del nostro scontro, poi, se il mio vecchio compagno, ora nemico, vorrà, vi farò partecipi anche dell’incidente che ci rese così ed a cui sia Kiki sia gli altri allievi del Grande Fabbro ora defunti, furono presenti", esclamò Neleo, oltrepassando l’avversario.

"E se ti attaccassi mentre mi volti le spalle?", domandò beffardo il Runouni, "So bene che non lo farai", rispose Neleo, "poiché sei cosciente che se mai io morissi in un modo così sleale, i miei tre compagni ti ucciderebbero tralasciando le regole della cavalleria che tu stesso avresti infranto. Ma soprattutto so quanto ti voglia strapparmi il braccio destro e la vita guardandomi dritto negli occhi", concluse il mariner, rivolgendo un sorriso maligno al nemico.

"Io e Zodd iniziammo gli addestramenti in due periodi diversi, ma, devo ammettere, che il Runouni qui presente era incredibilmente bravo ed in poco tempo riuscì a pareggiare il breve divario di anni fra noi, diventando pari a me, Kiki ed Osol per bravura.

Il nostro allenamento era molto rigido, il Grande Fabbro ci aveva diviso in tre gruppi, il primo composto da Nifer soltanto, le cui capacità erano paragonabili a quelle di nessun altro, data la sua eccellente conoscenza dei metalli; nel secondo gruppo vi eravamo io, Kiki, Zodd ed Osol, secondi per bravura al fabbro di Arge, ma molto simili fra noi. Infine, nel terzo gruppo, vi erano Zadra, Sial, Shuren e Fasolt.

Per gli scontri, però, non faceva queste distinzioni il nostro maestro, difatti molto spesso ci trovavamo ad allenarci tutti insieme. Fu proprio durante uno di questi allenamenti che io e Zodd ci scontrammo, più per gioco, almeno dal mio punto di vista, che per vera e propria voglia di sfidarci.

Fu una battaglia molto intensa, dapprima ci scambiammo dei pugni potentissimi e diretti verso diverse ossa del corpo, poi, stanchi di una rissa, decidemmo di utilizzare le nostre tecniche.

Ammetto di essere stato il primo ad usufruire del vento di cui sono padrone, per distanziarlo durante lo scontro, ma anche Zodd si vide costretto a ricorrere alle pietre, gettandomele contro, seppur non con la potenza che ha oggi.

E fu proprio per la nostra scarsa esperienza in battaglia che allora nessuno di noi due cadde a terra morto, malgrado non avessi ancora le armature.

Ma quella stessa inesperienza ci riportò ad utilizzare i pugni e fu proprio uno di questi a segnare per sempre il nostro destino: decidemmo infatti di tirare un gancio destro nello stesso momento ed i nostri pugni chiusi s’incontrarono con ferocia.

Quel giorno, per la prima volta, mi ruppi due dita della mano. Ho ancora la cicatrice sotto le vestigia.

Quest’incidente, però, non fermò il mio compagno d’addestramenti, che, malgrado l’ammonimento del nostro maestro, volle continuare lo scontro, finché, con una reciproca testata, non cademmo entrambi al suolo, esanimi.

Il giorno dopo, per punire la nostra tracotanza ed inesperienza, il Grande Fabbro ci fece lavorare insieme nelle fucine, cosa mai avvenuta prima, poiché io facevo coppia fissa con Kiki e lui con Osol nella lavorazione dei metalli", concluse con tono rammaricato Neleo.

"E fu proprio allora, per vendicarti della sconfitta che avresti potuto palesemente subire se il maestro non fosse intervenuto, che tu spingesti la mia mano destra nella lava, bruciandomi tutti i muscoli e rendendo inutilizzabile il mio braccio. Come magra consolazione riuscii a bruciare anche la tua mano sinistra, ma ora, finalmente, avrò il pagamento per le sofferenze che ho dovuto subire", ringhiò Zodd, mentre il mariner si voltava, sorpreso da quelle parole.

"Flying rocks", urlò il Runouni, "God’s breath", replicò con determinazione il generale dei Mari, fermando il colpo avverso.

"Non è questa la verità, Zodd, e se dovrò sconfiggerti per risvegliare nella tua mente i veri accadimenti, mi dispiace, ma mi vedo costretto a farlo", replicò infastidito Neleo.