Capitolo 24: Il guerriero di Kobotek

Sairon di Libra Oscuro si alzò in piedi nella stanza in cui lui, comandante dei Black saints ed i due Runouni erano seduti.

Il nero guerriero si avvicinò al candelabro a forma di croce e spense un’altra delle candele che si trovavano sul lato sinistro, la quarta, "Così, guerrieri di Giada, dopo il Musicista Verde, il Segugio ed il Fabbro, anche il Mietitore di Anime è caduto. Avete sentito anche voi il cosmo del suo contendente, un misero santo d’argento, tornare dal mondo dei morti senza la guida che lì lo aveva condotto? Dunque come la mettiamo? Vi sentite ancora così potenti e sicuri di voi?", domandò beffardo il nero custode della Bilancia.

"Sairon", esordì Shishio, avvicinandosi al nero guerriero, "anziché cercare di criticare le nostre azioni, pensa ai tuoi soldati, cavaliere, poiché voi Black saints siete stati già dimezzati, mentre noi, abbiamo perso solo un terzo della nostra forza combattiva", lo criticò con tono beffardo il Dragone di Giada.

Sairon fu come zittito da queste parole e tornò a sedersi, mentre Raizen e Shishio si scambiavano uno sguardo soddisfatto.

Nello stesso tempo, Daidaros, dopo aver ringraziato il padre per l’aiuto concessogli, era pronto a riprendere il suo cammino verso l’entrata del nero castello, quando sentì dei passi avvicinarsi.

Il santo di Cefeo si voltò, era ferito e scosso per il passaggio dal mondo dei vivi a quello dei morti, ma comunque pronto ad una nuova battaglia, impetuosa, probabilmente, come le precedenti, supponeva.

Gioia e sorpresa, invece, lo presero quando vide dinanzi a se tre alleati, tutti feriti, ma di certo reali.

"Cavaliere di Cefeo, sei tu?", domandò nel vederlo Endimon del Fagiano, pretoriano di Venere, "Daidaros", esclamò con altrettanta felicità Awyn della Vite, mentre con loro giungeva anche Koryo di Seiryu, il Beast Keeper del Cielo Orientale.

"Cavalieri come siete giunti qui, sul versante occidentale del castello?", domandò Daidaros, "Tu, Koryo, non avevi preso un altro percorso con Esmeria, Golia ed il Goshasei?", ma nessuno dei tre gli rispose, anzi, tutti barcollarono e solo allora il santo di Cefeo capì la gravità delle loro ferite.

Daidaros li accompagnò tutti fino al muro sinistro, dove poterono appoggiarsi, "Riposiamo alcuni minuti, cavalieri, fortuitamente siamo prossimi all’entrata e quindi non ci dovrebbero essere problemi per raggiungere i nostri compagni, intanto voi mi racconterete cosa vi è successo ed altrettanto farò anch’io, aggiornando su ciò che mi ha raccontato il mio anziano nemico", propose il Silver saint, avvicinandosi ai compagni.

Sul versante settentrionale del castello, proprio dinanzi all’entrata, un altro scontro stava per avere inizio.

I guerrieri provenienti da Asgard avevano percepito la presenza di un avversario, che si era manifestato a loro attraverso un’oscura neve cristallizzata, ma non immaginavano chi si sarebbe apparso dinanzi a loro.

I cinque corsero lungo la strada in salita fino a raggiungere il nuovo avversario, ma grande fu lo stupore sui loro occhi quando videro le vestigia del nemico, "Nobile Camus, guardi la sua armatura", esclamò sorpresa Gutrun di Mizar.

L’armatura del nemico era nera ed adornata da gemme violacee, ma non per queste differente nella forma dalla sua aurea controparte, la sacra cloth dell’Acquario.

L’unica particolarità che le distingueva, oltre il colore, erano le spalliere, che non avevano una forma somigliante a quella di un petalo, bensì a quella di un dardo, tant’erano acuminate.

Il custode di queste nere vestigia era un uomo dai lineamenti chiaramente nordici, occhi azzurri e capelli biondi molto corti, che scendevano a mala pena fino alle orecchie. Lo sguardo di quest’uomo era di ghiaccio, non sembrava nemmeno trasmettere odio, ma soltanto disprezzo.

"Nobile Camus", ripeté con un tono di voce disgustato questo guerriero, "Cavaliere dell’Acquario e figlio di Hyoga del Cigno, quell’ignobile essere", continuò, squadrando la sua controparte dorata.

"Tu chi sei, cavaliere, per osar dire queste parole su mio padre?", replicò con tono nervoso il santo d’oro, "Il mio nome non lo saprai adesso, ma in un punto di morte, le vestigia, però, ti dovrebbero essere note, sono quelle dell’Acquario Nero", rispose con tono di superiorità il cavaliere oscuro, "e sappi che sono nemico di Crystal il Cigno e di chiunque abbia avuto rapporti con lui, quindi sono sopratutto tuo nemico, figlio di Crystal", ringhiò minaccioso.

I due santi dell’Acquario si posero uno dinanzi all’altro, ma, prima che i gelidi cosmi dei contendenti si toccassero, qualcuno si pose fra loro, per allontanarli: era Bifrost di Megrez.

"Guerriero di Asgard, togliti dal campo di battaglia", esclamò Camus, "No, nobile principe, vostro padre Hyoga fu reggente del nostro Sacro Regno negli anni in cui Re Freiyr si temprava per diventare uomo, quindi ogni abitante di Asgard è in debito verso di lui e se quest’individuo è nemico di vostro padre, allora è nemico di Asgard. Quindi il mio compito, come god warrior di Megrez è di combatterlo", esordì Bifrost, "inoltre costui ha un forte accento russo, probabilmente conosceva vostro padre", concluse poi.

"Cavaliere, se vuoi morire per difendere il nome di quel traditore infame di Hyoga, fa pure, ma ti avviso che non avrò pietà verso di te. Inoltre Hyoga non era russo, ma giapponese, sua madre era russa, e nemmeno io lo sono, io sono siberiano, provengo dal villaggio di Kobotek", rettificò il Nero Acquario.

"Kobotek?", ripeté Camus, il cui nome gli sembrava noto.

Intanto lo scontro fra il nero guerriero ed il god warrior stava per prendere forma, i due combattenti avevano iniziato ad espandere i loro cosmi, l’uno oscuro e freddo, l’altro del colore dell’ametista.

"Ora ti spazzerò via, guerriero di Asgard", esclamò il nero Acquario, muovendo velocemente le braccia, "Black Blizzard!", urlò poi, scatenando una folata di nera neve, che investì in pieno Bifrost, il quale dovette indietreggiare di alcuni passi.

La folata di neve, però, si tramutò lentamente in una nera bufera, che circondò completamente il corpo di Bifrost, solidificandosi in una statua di ghiaccio.

"Dunque il primo fra voi è caduto, chi vuol essere il secondo? Tu, figlio di Hyoga?", domandò il nero nemico, avanzando verso Camus, "Dimmi il tuo nome, cavaliere", esclamò allora il santo dell’Acquario, "Solo quando sarai sul punto di morire", replicò l’avversario.

"Sei troppo spavaldo, guerriero russo, poiché già pensi al tuo secondo nemico, quando il primo non è ancora sconfitto", esclamò allora Helyss, "voltati ed osserva la forza di Bifrost, consacrata al dio Hemdall", propose la sacerdotessa d’argento.

L’Oscuro Acquario si voltò e vide una luce violacea prorompere dalla nera statua di ghiaccio, un bagliore, che poi divenne una crepa, quindi una spaccatura, per poi travolgere la statua, i cui pezzi caddero al suolo, non sciogliendosi, poiché erano diventati ametista.

"Ametista?", osservò stupito il nero guerriero, "Si, cavaliere oscuro, fra gli otto custodi di Asgard solo l’unico a saper modellare questo minerale, posso comandarlo a mio piacimento grazie alle conoscenze del mio casato e del mio maestro Shiryu di Dragon", spiegò Bifrost, avanzando verso il nemico, "e proprio nell’abbraccio dell’ametista ti farò riposare", sentenziò il god warrior.

"Ametist Shield", invocò il fratello di Alberich, mentre la furia del suo cosmo investiva il nemico, apparentemente disinteressato, rinchiudendolo in una teca d’ametista.

"La teca viola di Ametista ha compiuto il suo rito e preso la propria vittima", rifletté il god warrior, prima di voltarsi verso i suoi compagni.

"Non compiere lo stesso errore del tuo nemico, Bifrost, non sottovalutarlo", suggerì allora Freiyr, che fino a quel momento aveva osservato in silenzio lo scontro, "Pensi davvero che costui si possa fermare così? Credi che la sua forza, pari a quella di un santo d’oro si faccia imprigionare dalla tua teca?", continuò il Re di Asgard.

"Kobotek, ora ricordo!", esclamò in quel momento Camus, lasciando tutti sorpresi, "Quel guerriero proviene dal medesimo luogo in cui mio padre è stato allenato per divenire cavaliere. Una cittadina della Siberia Orientale vicina al luogo degli addestramenti", ricordò il santo d’oro.

"Ne sei sicuro, cugino? Allora può darsi che in qualche modo costui conoscesse tuo padre", rifletté Freiyr di Dubhe, "Si, probabilmente. Ricordo che una volta anch’io andai in quel paesino insieme a mio padre, lui era tornato lì, poco dopo la mia nascita, per cercare un suo amico, ma non lo trovò, né trovò qualcuno che gli potesse parlare di lui", ricordò il santo d’oro.

Proprio mentre Camus pronunciava quelle parole, il cosmo del nero guerriero dell’Acquario si fece di nuovo presente ai cavalieri, ma più furente e minaccioso, "Che succede?", esclamò Bifrost, mentre voltandosi vedeva che la propria teca, come la statua di ghiaccio poco prima, stava andando in frantumi, per la forza di colui che vi era rinchiuso dentro.

"Tuo padre sarebbe tornato a Kobotek? Tu menti, cavaliere", ringhiò il guerriero d’oro nero, senza curarsi minimamente di Bifrost, nuovamente pronto alla lotta, "Non ho mai sentito parlare del suo ritorno, né di una sua possibile ricerca di quello che definiva un amico, egli ci ha abbandonato, me e la mia gente", urlò furentemente il cavaliere.

"Non so chi ti abbia detto questo, ma è falso. Mio padre mi ha parlato più volte di voi abitanti di Kobotek, particolarmente di un suo giovane amico, che per lui era come un fratello", ricordò Camus.

"Silenzio, figlio di Hyoga, taci! Non mentirmi più, perché questo non ti salverà la vita, ora cadrai per mia mano, il tuo corpo sarò un pegno verso colui che mi trasmise la conoscenza delle energie fredde e mi mostrò la realtà su colui che credevo un amico, mentre la tua morte sarà la mia vendetta verso colui che ci abbandonò", minacciò l’Acquario Oscuro.

"Fermo, guerriero nero", urlò Bifrost, ponendosi nuovamente fra i due, "sono ancora io il tuo nemico", ricordò il god warrior, "Spiacente, guerriero di Asgard, ma prima di finire il nostro scontro devo risolvere una questione ben più importante, vendicare la gente di Kobotek, che Hyoga ha dimenticato ed in particolare, me stesso, quindi, quieta i tuoi passi, o soccombi dinanzi alle tecniche del Tramonto", minacciò il nero saint.

Un vortice di nera neve circondò il Black Gold Saint iniziando a roteare vorticosamente intorno al suo corpo, "Freezing Sunset", urlò il nero cavaliere, mentre la neve si gettava al suolo, creando un sottile, ma resistente, strato di ghiaccio, che bloccò i piedi Bifrost fin quasi alle ginocchia, impedendogli ogni movimento, "Aspettami lì, cavaliere, poi sarai tu la mia vittima", minacciò l’Oscuro Acquario.

"Che intendi dire con il voler vendicare Kobotek?", balbettò Bifrost, fermando il passo del nemico, "Si, cavaliere nero, se hai un minimo di onore, spiegalo, prima di alzare la mano contro Camus", incalzò Freiyr, ponendosi lui fra i due protetti dell’Acquario.

"Volete saperlo? Bene. Il mio villaggio, come molti altri, vent’anni fa fu attaccato dai titani di Urano, quel dio che voi tutti avete combattuto. Ma mentre voi eravate divisi per il mondo ad affrontarlo, noi fummo difesi da un singolo uomo, che riuscì a difendere la mia terra contro venti di quei soldati titani. Quest’uomo mi aveva scelto come suo allievo, ma per alcuni anni avevo rifiutato quella proposta, restando semplicemente suo amico e discutendo spesso con lui, lungo le lande desertiche della Siberia. Mi mancavano le discussioni che facevo con un vecchio amico, quindi questi lo aveva sostituito, nella speranza che quell’amico ritornasse, ma Hyoga non si fece mai più rivedere a Kobotek, né quando fu attaccata dai titani, né prima, durante i diversi anni in cui tutte le furie della natura si erano scatenate sulla mia terra natia, lui si era completamente dimenticato di me! Così decisi di seguire quell’uomo, era forte, determinato e non conosceva la pietà, difatti non mi nascose che colui che consideravo un amico aveva preferito la gelida Asgard alla desertica Siberia. Mi addestrai con costui e proprio lui mi propose di diventare seguace di Ate ed io accettai per vendicarmi in qualche modo di Hyoga, così divenni il saint di Black Acquarius, divenni Jacov dell’Acquario Oscuro", concluse il guerriero presentandosi.

"Jacov? Il giovane amico di mio padre? Non puoi essere tu, egli mi fu descritto come l’essenza stessa della purezza e della gentilezza, non può essere diventato un cavaliere nero", esclamò sbalordito Camus, "La purezza si può perdere, cavaliere, ed io la persi dopo aver perso la fiducia in tuo padre", replicò il guerriero oscuro, espandendo il proprio cosmo.

"Io non credo", esordì allora Bifrost, che con le sue parole fermò i passi del nemico, Jacov si voltò di nuovo verso di lui, con il volto rigato dalla rabbia, "Come hai detto?", ringhiò, ma stavolta il god warrior di Megrez non si curò di lui.

"Invoco l’antico casato dei Megres e voi, anime della natura, in nome di Asgard e della lealtà a cui io riportai il mio casato, risvegliatevi in forma anche in questo luogo impregnato di malignità, mostrate a questo cavaliere come il male non può rapprendersi in uno spirito puro, bensì intrappolarlo solo superficialmente", invocò il guerriero asgardiano, "Neka Yuri Ken", urlò poi.

Un possente terremoto scosse il suolo su cui si trovavano i sei contendenti, spaccando la coltre di ghiaccio che bloccava le gambe di Bifrost, poi, le lunghe liane ed i rami stessi si mossero, dirigendosi verso Jacov con fare deciso, "Stupido, la natura non mi può fermare così", esclamò quest’ultimo, lasciando esplodere il proprio cosmo, che raggelò l’aria circostante, mentre le sue braccia prendevano la forma tanto nota ai cavalieri dell’Acquario, congiungendosi a pugni chiusi sopra il suo capo.

"L’Esecuzione dell’Aurora?", balbettò Helyss, "No, sacerdotessa, non è il colpo sacro dell’Acquario, ma qualcosa di analogo", replicò Camus, mentre le anime della Natura si dirigevano contro il loro nemico.

"Sunset execution", urlò il guerriero nero, scatenando un colpo simile all’"Aurora execution", ma di natura oscura e maligna, che travolse le "Anime della Natura", dirigendosi contro chi le aveva create.

"Bifrost!", urlò allora Helyss, preoccupata dalla potenza dell’attacco nemico.

Quando la furiosa corrente nera dell’Esecuzione del Tramonto si quietò, la paura di Helyss fu sorprendentemente calmata da ciò che vide: il muro d’ametista era stato sollevato, i frammenti erano ancora sul corpo di Bifrost, che di certo aveva cercato di difendersi con quella tecnica, riuscendo comunque a rallentare la potenza dell’attacco nemico, così da salvarsi.

"Questa sarebbe la vera potenza di un cavaliere d’oro nero? Non credo proprio tu sia un maligno assassino, anzi, scommetterei che diminuisci volontariamente la potenza dei tuoi colpi, poiché non vuoi togliere la vita a nessuno", replicò il cavaliere di Megrez, alzandosi in piedi, "Dimentichi forse la sacerdotessa dello Scultore che ho attaccato proprio nel vostro castello di Asgard?", replicò titubante Jacov.

"Si, ricordo il tuo attacco, ma Zadra è sopravvissuta. Forse io ho avuto la possibilità di difendermi dinanzi a te, ma lei è stata colpita di sorpresa, quindi sembra illogico che dinanzi alla potenza di un santo d’oro, anche se nero, sia sopravvissuta senza difendersi. Sono proprio quest’indizio e la certezza che tutti i colpi che mi hai lanciato contro non fossero alla massima potenza a convincermi sempre più che tu, cavaliere nero, non sei per nulla malvagio, ma soltanto una pedina nelle mani di qualcun altro, qualcuno di veramente maligno, il tuo maestro probabilmente, che suppongo sia uno dei Runouni", concluse Bifrost, avanzando verso il nemico.

"Il mio maestro è fra i più potenti dei Runouni, padrone delle energie fredde più di Hyoga stesso, e di certo non è lui ha muovere i miei passi", replicò infastidito Jacov, "Ne sei sicuro? Chi ti ha convinto che Hyoga ti avesse dimenticato, allontanandoti ogni giorno dal villaggio, così da lasciarlo indifeso, o comunque senza nessuno che aspettasse Hyoga per te? Chi, se non lui?", domandò cupamente Bifrost, prima di allungare il braccio destro, "Hororo Ken", invocò poi e la spada d’ametista si formò nella sua mano.

"Ora, cavaliere dell’Acquario, mostrami che ho torto, si un assassino e prova ad uccidermi, oppure preparati a perdere contro la tecnica del mio maestro, il grande Shiryu di Dragon", lo avvisò il cavaliere di Megrez, sollevando la spada d’ametista sopra il capo, medesima cosa fece l’avversario con le braccia.

"Sunset execution", urlò Jacov, "Ryutsuisen", replicò Bifrost.

Le due ondate d’energia si scontrarono a mezz’aria travolgendo i rispetti nemici e producendo un gran caos dinanzi ai quattro spettatori, solo le urla dei due combattenti e la voce di Helyss, che urlava il nome dell’amico si potevano distinguere.