Capitolo 32: Oro e Giada

Il terremoto prodotto dai colpi di Jenghis e Dorton era stato sentito per tutto l’immane castello nero: i guerrieri di Asgard ed il loro sfidante, tutti intenti a percorrere diverse scale, furono costretti a fermarsi per le scosse che percuotevano la scalinata, i due mariners, insieme ad Odeon e Lorgash, persero per un attimo di vista il loro nemico per la potenza della scossa di terremoto, ma questi, sorpreso e sbilanciato come loro, non poté approfittare dell’attimo fortuito.

Anche i cavalieri che cercavano una seconda via per raggiungere i piani superiori del maniero dovettero fermarsi poiché l’entrata, già danneggiata dallo scontro fra Joen e Zoras stava quasi per cadergli addosso, sotterrandoli tutti.

Grande fu lo stupore anche nella stanza in cui Shishio e Raizen aspettavano l’esito degli scontri, "Impressionante la potenza scatenata da Dorton, per non parlare di quella del suo nemico", osservò stupito il Drago di Giada, "Hai ragione, fratello, deve essere stato un terribile impatto quello che hanno subito i due", concordò la Tigre di Smeraldo, prima di fermarsi.

"Hai sentito anche tu questi due cosmi?", chiese pochi secondi dopo Shishio, "Si, uno è quello della Mente Dorata, ma l’altro è di un nemico, che sia?", balbettò con tono soddisfatto Raizen, "Che sia un cavaliere d’oro? Finalmente sono scesi sul campo di battaglia anche loro", continuò il comandante dei Runouni con la medesima soddisfazione nella voce.

"Chi lo avrebbe mai detto che proprio quella coppia ci avrebbe permesso di studiare la forza dei Gold Saints in battaglia, così i migliori assassini del nostro esercito saranno preparati agli scontri e non si faranno sconfiggere facilmente, mentre perdere uno di quei due, o entrambi, non sarà un male irreparabile per il nostro esercito", rifletté gioioso il guerriero della Tigre, "Si, seppur preferirei che la tenera Mamiya sopravvivesse, così la consolerei io", sogghignò divertito il Drago Cinese, ritornando a sedersi.

Le due avversarie nel sottosuolo del nero castello erano ora l’una davanti all’altra, si guardavano dalle maschere che ne coprivano i volti e sembravano così simili, ma allo stesso tempo differenti.

Da un lato vi era Botan con le vestigia del Cancro d’oro di Atena ed i lunghi capelli verdi che scendevano lungo le spalle, mentre il volto era nascosto dalla maschera dorata.

Dall’altro c’era Mamiya, Runouni dalle vestigia di Giada del Topo. Era una guerriera snella ed alta, le vestigia si accomodavano leggiadre sul suo corpo, gambali e bracciali costituivano le gambe dell’animale rappresentato, la coda ed il corpo della bestiola, componevano la copertura per cinta e busto. La coda era congiunta a spirale con il corpo, nascondendo le gambe snelle e lo stomaco, il corpo del Topo copriva la schiena e parte del petto, il resto era difeso dalla testa dell’animale, che saliva fino al collo della fanciulla. Le spalliere, invece, erano costituite dalle orecchie del Topo, poste come due piatti capovolti sulle spalle. I baffi dell’animale, infine, costituivano una singolare corona simile, per forma, al volto stesso dell’animale, che risaltava del verde colore della giada fra i lunghi capelli biondi della guerriera, legati poi a coda dietro la schiena. Ma la cosa che più lasciava nascere un confronto fra le due guerriere, oltre alla loro contrapposizione fra verde ed oro nel vestire, era la presenza, per entrambe di una maschera sul volto, simbolo di un voto da guerriera per Botan, e di un altro genere di eterna promessa per la sua nemica.

"Sacerdotessa d’oro", esordì dopo attimi di interminabile silenzio la guerriera di Giada, "Sei dunque pronta per la lotta? Poiché è di certo questo il fine per cui ti sei posta dinanzi a me a difesa dei tuoi alleati e per cui cerchi, inutilmente, di leggere nei miei pensieri", osservò con tono quieto Mamiya.

"Nemmeno tu, Guerriera di Giada, sembri essere riuscita in un simile intento, giacché ho sentito l’energia della tua mente portarsi verso di me, come la mia cercava di entrare in contatto con te", replicò con tono sicuro Botan.

Senza alcun preavviso, però, il dialogo finì e le due scattarono l’una verso l’altra ad altissima velocità, per poi scomparire in due bagliori, l’uno dorato, l’altro smeraldo.

Diversi lampi furono intravisti dagli spettatori dello scontro in quella sala, finché, infine, le due contendenti non si fermarono: Botan era apparsa su una maceria poco distante dal punto in cui aveva iniziato il dialogo con la nemica, Mamiya, invece, era ritornata nel punto in cui aveva lasciato il corpo svenuto di Dorton e lì era il suo scudo.

Le due guerriere sollevarono le mani e queste brillarono della luce dei loro cosmi, "Psico Trap", urlò la Runouni del Topo, "Chele del Granchio", replicò la sacerdotessa di Cancer.

I due corpi delle avversarie sembrarono stretti in morse letali, come se qualcuno stesse cercando di spezzarli con una pressione incredibile, intorno a loro i sassi andavano in briciole per quella stessa pressione, ma nessuna delle due urlava, troppo impegnate in quel confronto mentale.

Passarono alcuni minuti di silenzio assoluto, fu solo la voce di Elettra a romperlo: "Che cosa succede fra quelle due, i loro cosmi e le loro menti sono così potenti? Ho già visto in azione Botan e non pensavo che qualcuno potesse renderle difficile una lotta", esclamò sorpresa l’amazzone.

"Al momento questa battaglia è pari", osservò seccamente Ryo di Libra, mentre con Real soccorreva Jenghis, "entrambe hanno grandi poteri psichici e nessuna delle due sembra poter battere l’altra, per quanto sia strano è quasi uno scontro tra due santi d’oro, potrebbe andare avanti per 100 giorni. Non avevo ancora visto la forza dei Runouni finora, è immensa", esclamò sorpreso il cavaliere della Settima Casa, "Eppure, Dorton e Koga le erano pari, perché li abbiamo sconfitti tanto facilmente?", chiese allora Real della Lira.

Questa domanda, però, non ricevette risposta, poiché tutti si ammutolirono dinanzi alle due combattenti che si lasciavano dalle rispettive morse, probabilmente coscienti di non potersi battere così.

"Vuoi sapere perché avete battuto Dorton e Koga, cavaliere d’argento? Per motivi molto semplici e tristi", esordì allora Mamiya, incurante della nemica, "Primo: il Runouni della Scimmia non aveva alcun desiderio di continuare a combattere, quindi è stato facile spezzarne le difese e lo stimolo guerriero.

Secondo: Dorton combatte con tristezza e per difendermi, malgrado non sappia quanto questo mi dispiace, sono un freno alla sua natura di guerriero", spiegò con tono rattristato la Runouni, "Terzo: tutti i guerrieri di Giada che finora sono stati sconfitti non hanno combattuto con i loro nemici naturali, cioè i santi d’oro, ma bensì contro altre classi di guerrieri", concluse Mamiya guardandosi intorno.

"Che intendi dire?", urlò allora Ryo, "Semplicemente che come i Black Saints sono le vostre controparti, noi Runouni siamo l’altra metà della Giustizia. Anche noi dodici siamo nati per difendere la Pace, ma in Cina e non contro Hades, o Ares, o altri dei, bensì contro gli Horsemen, un gruppo di semidei indiani che da millenni riposa per mezzo di un potente talismano. La potenza dei santi d’oro è pari alla nostra e solo con voi ci viene naturale mostrare al meglio i nostri colpi. Dodici Cavalieri di Giada per Dodici Santi d’Oro, malgrado l’ordine di classificazione del vostro zodiaco sia differente dal nostro, siamo due parti di una medaglia.

La mia controparte sarebbe l’Ariete, per il Toro c’è il Bufalo, per i Gemelli il Dragone, per il Cancro, il Coniglio; per il Leone la furente Tigre, per la Vergine il Cavallo, per la Bilancia, il Cinghiale; per lo Scorpione, il Serpente; per il Sagittario, il Cane; per il Capricorno il Gallo, per l’Acquario la Capra ed infine la Scimmia è per i Pesci. Ovviamente, però, quest’ordine non è stato qui seguito, data anche la caduta di alcuni di voi e l’incapacità di altri fra noi", spiegò con tono riflessivo Mamiya, "ma devo ammettere che questo scontro è il più adatto alle mie doti psichiche. Non per niente mi chiamavano la Mente Dorata", concluse, rivolgendosi di nuovo a Botan.

"Togli una curiosità, guerriera di Giada, dalle tue parole voi non siete nati per essere nostri nemici, bensì per difendere il Celeste Impero dell’Imperatore di Giada da questi Horsemen, eppure siete qui adesso, su quest’Isola oscurata dalla maligna Ate, perché vi siete alleati a lei? E come puoi, sapendo quale sia il tuo vero destino, continuare a seguire gli ordini che ti obbligano qui?", domandò con voce seria la sacerdotessa d’oro del Cancro.

"Non sono questioni di tuo interesse per quale motivo noi Runouni siamo qui, su quest’Isola, né perché serviamo, apparentemente Ate. Nemmeno io e Dorton ci poniamo queste domande, solo una cosa posso dirti per certa, guerriera dorata: non esiste il destino, non posso crederci, né ora, né in futuro", concluse con voce arrabbiata la guerriera del Topo, mentre il suo cosmo ricominciava a splendere.

La maschera di Giada brillò di una luce accecante, "Ora preparati, sacerdotessa d’oro, perché vedrai che queste domande saranno i minori fra i tuoi dubbi, dopo che scatenerò contro di te il più temibile degli attacchi psichici mai esistiti", avvisò con tono minaccioso la Runouni del Topo.

La luce accecante divenne un bagliore che rese impossibile la visione dello scontro a tutti per alcuni secondi, interminabili.

"Rat illusions", esclamò in quei secondi interminabili la voce di Mamiya.

Quando il bagliore si spense tutti videro le due nemiche, ferme l’una dinanzi all’altra, tremanti.

"Che cosa pensate sia successo?", domandò allora Real della Lira, perplesso dinanzi a quella scena, "Credo che il colpo usato dalla Runouni sia simile alla tecnica dei figli di Ikki, il <Genmaken>", osservò con voce titubante Ryo di Libra, "ma, in qualche modo l’effetto si è sviluppato su entrambe, perché non è solo il corpo di Botan a tremare, ma anche quello della sua nemica", osservò il santo d’oro, indicando le due contendenti.

Degli urli, però, ammutolirono i cavalieri che osservavano lo scontro, "Ceridwen, perdonami", balbettò la voce di Botan, "No, sorelle, vi prego", invocò spaventata quella di Mamiya, in tutta risposta: era vero, entrambe erano soggette ad un incubo del loro passato.

Passarono alcuni minuti in cui entrambe le guerriere continuarono a gridare frasi senza senso, l’una sulla pietà che non aveva dato a Ceridwen dell’Olmo, uccidendola, l’altra sulla pietà non ricevuta da alcune "sorelle" nel suo passato, minuti di turbamento sia per le combattente sia per chi le osservava.

Fu proprio in quel momento che Dorton del Cinghiale si riprese, rialzandosi a stento.
Alla vista del guerriero di Giada, Ryo di Libra fu pronto ad intervenire, ma grande fu la sua sorpresa nel vedere che il nemico ferito non si dirigeva verso la sacerdotessa d’oro, bensì verso la Runouni a lui pari, stringendole le mani.

"Mamiya, svegliati, è solo un incubo", sussurrò con un filo di voce il guerriero di Giada, ampliando più possibile il proprio cosmo.

Fu proprio quella luce a riportare le due combattenti alla realtà.

"Le ha risvegliate", balbettò sorpresa da quel gesto Elettra, "Si, amazzone, ci ha salvato dai nostri incubi passati", rispose Botan, "poiché nel difendermi dall’attacco nemico ho fatto sprofondare entrambe in un limbo di terrore da cui non ci saremmo riprese se non fosse intervenuto qualcuno dall’esterno", osservò con tono stentato la sacerdotessa d’oro.

"Esatto, quella tua difesa così veloce ed inaspettate ha fatto precipitare entrambe nei rispettivi incubi", concordò Mamiya, "così mentre tu ricordavi del tuo unico omicidio, anch’io affogavo in tristi ricordi", spiegò con un tono di voce rassegnato la Runouni, "Riguardo le tue consorelle Vestali, che per qualche motivo hai dovuto abbandonare", concluse Botan con voce dispiaciuta.

Sia Dorton sia Mamiya si voltarono di scatto verso la guerriera d’oro, "Come tu avevi libero accesso alla mia mente, seppur senza rendertene conto, anche per me questo valeva", affermò semplicemente Botan.

Una sottile risata si poté udire provenire dalla maschera di Giada, prima che si voltasse nuovamente verso il proprio parigrado, "Dorton, lasciami completare a modo mio questo scontro, te ne prego, abbi fiducia", esordì con estrema gentilezza Mamiya, "Bene, ma te ne prego, fai attenzione", replicò il Runouni del Cinghiale, indietreggiando verso le macerie su cui era stato appoggiato poco prima.

"Se dei semplici trucchi mentali non sono sufficienti per concludere il nostro scontro, sacerdotessa d’oro, dovremo fare uso di tecniche più violente e dai tuoi ricordi so che anche tu, come me, ne sei padrona, quindi preparati, perché ora dovremo usarle", proruppe la Runouni di Giada, espandendo il proprio cosmo e prendendo una nuova posizione da battaglia.

"Ne sono consapevole", rispose la Gold Saint, preparandosi alla nuova forma che avrebbe preso lo scontro.