Capitolo 4: Le Nere Vestigia Infernali

Lo scontro fra Golia del Toro e Zodd del Bufalo alla prima Casa dell’Ariete erano incredibilmente cruento, i due guerrieri si attaccavano con colpi di indicibile potenza.

"Bufalo’s lip", esclamò il Runouni, "Biggest Wall", rispose il Gold saint, annullando il colpo del nemico.

La loro battaglia era furente e non sembrava trovare esito, dall’altra parte, però, i due Silver saints, per quanto cercassero di superare il loro nemico, Dorton del Cinghiale, non erano ancora riusciti nemmeno a sfiorarlo, ricevendo come unico risultato dei loro attacchi diverse serie di pugni e colpi portati con le zanne della cloth verde.

"Siete davvero forti, guerrieri dalle verdi vestigia, ma ditemi, per quale divinità combattete? Chi vi ha spinto ad attaccare Atena ed i suoi fedeli guerrieri, difensori della Giustizia?", domandò Kano del Pavone, cercando di rialzarsi dal suolo.

"Ottima domanda la tua, amico mio", esclamò all’improvviso Golia, evitando l’attacco di Zodd, "poiché un anno fa avevo sentito dire che questi guerrieri, chiamati GreenGold Runouni, erano al servizio di Shiva, proprio come i Beast Keepers e le Indù Army", ricordò il santo d’oro.

"Mi dispiace, vi avevano informato male", esclamò allora il guerriero del Bufalo, prendendo una posizione che sorprese i tre guerrieri.

"Zodd, che vuoi fare?", domandò sorpreso il Runouni del Cinghiale, "Eliminarli definitivamente", tagliò corto il guerriero del Bufalo.

"Invoco la tecnica del mio antico maestro", iniziò a recitare il guerriero con un braccio solo, utilizzando un rito già noto ai tre guerrieri, che più volte avevano visto diversi loro alleati utilizzare tecniche simili a quella che sembrava padroneggiare quel nemico.

"Fermati Runouni", urlò all’improvviso una voce, una nuova figura nascosta nell’ombra di un mantello nero era giunta ad oscurare il giorno ateniese.

Alla dodicesima casa, i tre cavalieri d’oro erano ancora silenziosi dinanzi al loro nemico, che sembrava avere l’aspetto di Nachi del Lupo.

"Cavalieri, non posso credere che costui sia l’uomo che noi chiamavamo Black di Wolf, nei suoi occhi non c’è nessun sentimento, eccetto l’odio e le sue vestigia sono, sono", ripeté disgustato Ryo di Libra.

"Sono le Nere Vestigia del Lupo, potenziate fino a divenire Infernali", esclamò divertito l’oscuro nemico.

"Tu non puoi essere Nachi", urlò nuovamente Ryo, "Rozan Shoryuha", esclamò poi, ma il nemico aprì la mano e bloccò il "Drago Nascente" che Sirio aveva tramandato al figlio.

"Se questa è la potenza dei nuovi Gold Saints, mi offende il fatto di essere morto per difendervi contro i titani", ringhiò il nero nemico, gettando al suolo il santo dorato.

"Se tu sei realmente Nachi, un uomo che mio padre considerava un amico, dimmi: perché sei tornato fra noi come servitore del Male?", domandò sorpreso Camus dell’Acquario.

"Egli è Nachi e, come sempre, non è tornato da solo, bensì in compagnia", esclamò allora una seconda voce, proveniente dalle profondità della Dodicesima Casa, "Chi è là?", urlò allora Lorgash.

"Trovo offensivo il fatto che voi, mocciosi allievi dei nostri nemici, vi siate scordati di chi vi ha regalato un altro giorno di vita un anno fa", replicò una nuova voce alle spalle del saint di Capricorn.

Neri artigli bloccarono il volto di Lorgash, che, preso alle spalle, non riuscì a voltarsi verso il suo nemico, "Ichi!", sentì però urlare a Ryo, sbalordito nel vedere anche il cavaliere dell’Idra in piedi con delle nere e demoniache vestigia.

Una terza figura apparve alle spalle di Camus, bloccandolo per il collo e sollevandolo da terra, "Geki!", urlò sorpreso il cavaliere di Libra, osservando anche questo amico morto contro i titani.

"Cavalieri, perché siete tornati dall’Ade indossando queste nere e maligne vestigia? Cosa vi ha spinto ad abbandonare Atena?", domandò stupito Lorgash, cercando, in vano, di liberarsi dagli artigli di Ichi.

"Non è vostro interesse sapere perché noi siamo qui, se il Dragone Cinese recupererà il nostro bersaglio e voi non vi opporrete, chissà, forse sopravvivrete", li avvisò Nachi, digrignando i denti.

"Non preoccuparti, Lupo degli Inferi, anche il nostro comandante è andato con il Runouni, mentre il Quinto è rimasto ad aiutare quei due guerrieri nel Tempio dell’Ariete", affermò allora Geki, tenendo sospeso a mezz’aria il santo dell’Acquario.

Myokas aveva toccato il bianco pavimento della stanza della Somma Sacerdotessa, non era riuscito a raggiungere il volo il suo nemico, ambedue utilizzavano le ali più per planare che per librarsi con agilità, ma, malgrado ciò, l’avversario risultò essere più veloce di lui.

"Cavaliere d’oro, perché mi insegui ancora, hai tanta voglia di morire?", domandò il guerriero dalle vestigia rappresentanti un drago alato, "Sono Myokas di Sagitter, allievo del defunto Seiya di Pegasus e di certo non sarai tu a sconfiggermi", replicò il Gold Saint.

"Atomizer Thunder Volt", urlò il cavaliere d’oro, scatenando il proprio attacco base. Il guerriero dalle verdi vestigia sollevò le braccia, parando con velocissimi movimenti gli attacchi dell’avversario.

"Io, comandante supremo dei Runouni non posso essere certo fermato da questo misero colpo", lo avvisò il guerriero nemico, prima che le sue stesse parole fossero spezzate da un diretto, un singolo colpo, che aveva raggiunto il suo corpo all’addome.

"Dicevi?", domandò beffardo Myokas, "Semplicemente che tu, cavaliere d’oro, non devi sentirti tanto sicuro, perché dinanzi a te non c’è un nemico qualsiasi, bensì io, Shishio del Dragone", tuonò il Runouni, espandendo il proprio cosmo, che si manifestò come una serie di fiamme verdi.

Myokas indietreggiò dinanzi alle fiamme del nemico, sentì un brivido percuoterlo, simile al calore prodotto dal cosmo nemico e, con sua grande sorpresa, il cavaliere notò che una piccola lingua di fuoco aveva raggiunto il gambale destro, sciogliendolo in parte.

"Non è possibile, le vestigia d’oro sacre ad Atena non possono sciogliersi", esclamò sbalordito il custode della Nona Casa, "Nessun uomo può far ciò, è vero, nemmeno gli stessi titani al servizio di Urano ne furono capaci e come loro neppure i Tree Monks provenienti dall’antica Scozia, ma noi Runouni siamo diversi da tutti loro, a noi furono concessi poteri prossimi a quelli di una divinità, non siamo semidei, bensì uomini con il potere delle divinità maggiori, questo grazie al nostro rancore ed al volere di chi ci comanda", spiegò Shishio con tono ironico, "quindi, cavaliere, dinanzi a me non sei il coraggioso eroe che ha eliminato grandi guerrieri e titani, ma un semplice cavaliere, dall’umana natura", concluse il Runouni.

"Ne sei così sicuro?", domandò l’allievo di Seiya, sollevandosi in volo, "Sagitter’s fly", urlò il poi il cavaliere, gettandosi in picchiata contro il nemico.

Shishio, però, non si mosse, aprì soltanto le ali alle sue spalle, "Dragon Breath", urlò in tutta risposta il Runouni, espirando delle fiammate.

Il corpo di Myokas raggiunse l’avversario, gettandolo al suolo, ma quando il cavaliere d’oro riapparve dalle fiamme verdi che Shishio aveva prodotto, le sue vestigia erano danneggiate in più punti, l’oro che le caratterizzava era andato lentamente sciogliendosi, mostrando la pelle, ormai ustionata, del cavaliere.

"Bravo, cavaliere, in fondo ho sottovalutato le tue abilità, sei riuscito ad atterrarmi, ma delle tue vestigia ben poco è rimasto", si congratulò il Runouni del Drago, alzandosi nuovamente in piedi.

"Forse è rimasto poco delle mie vestigia, ma tu, guerriero dalla verde armatura, ora proverai la potenza della Freccia d’oro consacrata ad Atena", minacciò Myokas, puntando l’avversario con il dardo dorato.

Improvvisamente, però, un cosmo immenso, simile a quello di un dio, circondò il cavaliere del Sagittario, bloccando i suoi movimenti, "Shishio, comandante dei Runouni, sei ancora occupato con un santo d’oro? Vai a prendere ciò che noi vogliamo, muoviti. Ormai Myokas non è più un problema, il suo corpo è paralizzato", spiegò una figura nera, avvicinandosi al Gold Saint.

"Tu?", balbettò semplicemente l’allievo di Seiya, incredulo nel vedere chi fosse il nuovo nemico.

Golia, Kano e Real erano fermi dinanzi al trio di nemici, vicino a loro Daidaros, ancora svenuto e ferito.

"Non vi è stato detto di utilizzare colpi così potenti, non pensavo che per eliminare questi tre semplici seguaci di Atena vi fossero necessari tali colpi", criticò la figura nascosta nel nero mantello.

"Tali parole, dette da un defunto saint di Atena sono quasi comiche", sogghignò Zodd, "Monco, se vuoi vivere, pesa le parole ed inizia a comportarti come il tuo parigrado del Cinghiale", ordinò la nera figura, togliendosi il mantello.

I tre cavalieri di Atena sgranarono gli occhi dallo stupore, "Lo avevo visto solo una volta, ma credo proprio che costui sia il cavaliere del Leone Minore, ho ragione, Golia?", balbettò stupito Real della Lira, "Si, cavaliere d’argento", rispose il santo del Toro.

"Esatto, santi di Atena, sono io Ban del Leone degli Inferi Minori", sogghignò il guerriero morto le cui vestigia, al pari dei suoi amici, erano nere e deformate rispetto alla loro forma originale, coprivano interamente il corpo, con giganteschi artigli e zanne immense, proprio come quelle dei compagni. Sembrava, apparentemente, che come le divine vestigia di Seiya e dei suoi compagni fossero dorate ed adorne di ali gigantesche, così quelle dei loro passati amici fossero caratterizzate da artigli, zanne ed un colore oscuro.

Ban scattò verso i tre e con due veloci calci frantumò il pettorale della Lira, atterrando il cavaliere che lo indossava e poi con una serie di ginocchiate ruppe il naso di Kano, lasciandolo a terra svenuto.

Quando fu vicino a Golia, Ban con una capriola lo raggiunse al collo con le proprie gambe e con un agilissimo movimento lo gettò al suolo, frantumando, con l’impatto, la spalliera sinistra.

"Visto come si fa, Zodd? Non servono grandi colpi. E tu, Dorton, hai capito? Mai tergiversare troppo", esclamò il nero guerriero defunto.

"Sembrerebbe che il Runouni ed il nostro capo sono riusciti a raggiungere il nostro bersaglio", esordì Ichi alla Dodicesima Casa, "Direi che puoi rendere questi tizi inoffensivi, Nachi", aggiunse Geki.

Nuovamente il cosmo del defunto guerriero del Lupo si gonfiò, riempiendo l’aria intorno, quindi esplose, simile ad un ululato, "Howling Dead", esclamò nello stesso momento il cavaliere oscuro, travolgendo Camus e Lorgash, entrambi paralizzati dagli altri amici ormai avversi.

Ryo fu l’unico a salvarsi, grazie ai propri scudi dorati, ma subito dopo l’impatto sonoro, il cavaliere d’oro fu travolto da un altro colpo: un pugno di Geki, che riuscì a spezzare un lembo dell’arma difensiva, gettando al suolo il suo custode.

"Incredibilmente potente questo Gold Cloth di Libra, ha retto ai nostri colpi", si complimentò il cavaliere dell’Orsa, allontanandosi con i propri compagni, lasciando i tre nemici al suolo, privi di sensi.

Myokas era rimasto da solo, dinanzi alle porte che davano sulle stanze di Shaina, non riusciva a muoversi, il cosmo del nemico lo paralizzava, ma ancora di più lo fermava l’aspetto del nuovo nero avversario, questi era Jabu dell’Unicorno, malgrado le vestigia non fossero le stesse, il cavaliere d’oro ne era certo, era Asher.

"Che cosa aspetti, cavaliere del Dragone? Raggiungi la Sacerdotessa Shaina, è lei che la Nera Signora desidera per vendicarsi completamente della sua sorellastra Atena, muoviti", ordinò l’individuo che, secondo Myokas, somigliava soltanto a Jabu.

"Non serve che lui mi venga a prendere, io stessa sono qui per combattervi", esclamò all’improvviso una voce, prima che una luce rosa distruggesse le immani porte ed un cobra d’energia si gettasse contro i due guerrieri invasori.

Shishio parò con estrema facilità il colpo, prima di vedere Shaina, di nuovo vestita con le sacre vestigia dell’Ofiuco.

"Posso dire che è un piacere rivederti, sacerdotessa", sogghignò Jabu, aprendo la mano.

Un’onda psichica frantumò in un attimo le vestigia violacee dell’Ofiuco, paralizzando Tisifone, "Ora verrai con noi", tagliò corto il nero guerriero, "Jabu", balbettò semplicemente la guerriera, prima di perdere i sensi.

"Aspettate", ringhiò Myokas, osservando la scena e cercando in ogni modo di liberarsi dalla presa psichica.

"Non muoverti, cavaliere. Malgrado tu sia stato allievo di colui che odio, essendo stato anche io santo di Atena, preferirei lasciarti vivere, non costringermi ad ucciderti", minacciò Jabu.

"Guerriero dell’Unicorno Diabolico, forse dimentichi gli ordini della seconda delle due Signore: lasciare un messaggio di morte", esclamò allora Shishio, prima che dalla sua mano si scatenasse un vortice di fuoco verde, che travolse l’impotente Myokas, bruciando completamente le vestigia ed il corpo.

Solo la Freccia d’oro del Sagittario rimase in memoria del Nono Cavaliere, mentre i resti dell’armatura dell’Ofiuco con il messaggio iscritto nelle porte, testimoniavano il rapimento della somma Sacerdotessa d’Atene, ma gli invasori erano ormai lontani quando i cavalieri ancora abbastanza sani scoprirono queste due tragedie.