Capitolo 14: Speranza contro Furia

Elettra era ferma dinanzi alla sua nemica, Alletto, la Maggiore delle tre creature infernali, che ancora volava intorno a lei, aspettando il momento più opportuno per attaccarla ed eliminarla.

Lo scontro fra Megara e Real, invece, aveva tutt’altra forma, poiché il santo d’argento si preoccupava per ora di evitare gli scatti in picchiata della Furia, cercando di comprendere il punto debole dell’avversaria.

Infine, lo scontro fra Jacov e Tisifone non era ancora iniziato poiché i due, come animali feroci in uno scontro per il dominio, si osservavano in silenzio da alcuni minuti, aspettando l’uno le mosse dell’altro.

Intorno a questi tre duelli, Kano e Daidaros avevano allontanato i corpi storditi di Ihi ed Ilew, accompagnati da Zadra e Helyss, che per le ferite avevano dovuto abbandonare il campo di battaglia. Solo Koga della Scimmia era rimasto fermo nella sua posizione, continuando la sinfonia con la propria chitarra, che innalzava un lieto canto, tramortito, però, da un continuo calo di tono, segno della debolezza del guerriero di Giada, costretto ad utilizzare tutte le sue conoscenze musicali e la sua stessa forza vitale per surclassare il battito d’ali delle tre Furie.

"Scendi da la sopra, mostriciattolo volante", tuonò ad un tratto Elettra del Cavallo, lanciandosi in un attacco aereo con il "Horse Fire Gallop", ma Alletto non rispose alla provocazione, si accontentò di evitare l’attacco nemico, per poi lanciarsi contro l’avversaria con un singolo calcio, che la gettò al suolo.

"Per battermi, mortale, devi fare di meglio, molto meglio", ridacchiò la Furia, rimanendo a mezz’aria ad osservare l’amazzone che si rialzava.

Elettra si risollevò di scatto, osservando le proprie vestigia, ancora integre, ma segnate da dei graffi, "Questa nuova armatura di Atanaton non può essere battuta così facilmente e nemmeno io posso", si ripeté più volte la guerriera, riprendendo la posizione di guardia, "Non posso", urlò ad alta voce, scattando in avanti e correndo verso Alletto.

"Di nuovo una tecnica con salto? Devi essere molto stupida, mi sorprende che tu fra le amazzoni sia l’unica sopravvissuta", ridacchiò la Furia, preparandosi a ribattere al suolo la nemica.

Il salto, però, non ci fu, piuttosto Elettra fece una capriola al suolo, per poi, facendo pressione sulle braccia, alzarsi in aria, roteando sul proprio asse verticale, così da diventare, quasi, un vortice umano che si innalzava al cielo, "Horse Fire Gallop!", urlò con tutta la voce che aveva in corpo l’amazzone.

"Sempre una patetica serie di calci è, comunque tu voglia lanciarla", ridacchiò la Furia, preparandosi a difendersi. Con sua grande sorpresa, però, Alletto scoprì di essere nel torto, poiché la serie di calci, in roteazione, riuscì a creare un vortice di fuoco intorno all’amazzone, vortice che raggiunse la nemica prima della guerriera stessa, rallentandone i movimenti, per poi permettere ad Elettra di colpirla, di sorpresa, al volto e gettarla in questo modo al suolo, stordita e senza più elmo.

La Furia si rialzò stordita dal suolo, osservando la propria nemica e notando, con chiaro disaccordo, che l’elmo era stato distrutto, mostrando il suo vero volto.

Elettra stessa fu sorpresa da ciò che vide. Il volto di quella creatura infernale era un’unione caotica di bellezza ed orrore, sembrava quasi che un pittore avesse ritratto una dea sul volto di un mostro antico. I lineamenti erano dolci e sottili e la pelle candida come neve, ma gli occhi, affondati in profonde borse, erano neri ed iniettati di sangue, mentre fra i denti si poteva chiaramente distinguere una seconda serie di canini, che si aprivano dietro i primi, aumentando il numero di denti in quella bocca così delicata all’apparenza.

"Sorpresa dal mio aspetto? Non preoccuparti, sarà l’ultima cosa che vedrai", ringhiò infuriata Alletto, lanciandosi contro la nemica e cercando di colpirla con i propri artigli.

Elettra, però, si dimostrò più veloce, "Mi dispiace, Furia, ma contro di me un attacco così disordinato e caotico non ha effetto. Fin troppi scontri ho vissuto in prima persona da quando un gruppo di titani attaccò me e le mie sorelle fino alla battaglia privata con Judas dei Pesci Neri, in tutto questo tempo sono cresciuta, ora la foga delle battaglie non distrae più la mia mente, la vanità non è più di questo spirito, adesso, quando vedo una nemica dinanzi a me, cerco prima di tutto di mettere a pari le nostre possibilità, poi la sconfiggo", spiegò quietamente la giovane amazzone, evitando un’altra serie di colpi. "E come vorresti metterti a pari con me?", ridacchiò Alletto, "Lo sono già, ora che sei a terra, adesso, però, ti mostrerò di cosa sono veramente capace", concluse Elettra, concentrando il proprio cosmo infuocato, "Fire Explosion", urlò l’amazzone, scatenando l’attacco che più volte l’aveva portata alla vittoria.

La Furia non riuscì ad evitare quel colpo e ne fu travolta. Passato il fragore dell’esplosione e la polvere che questo aveva sollevato, Elettra poté scoprire che la sua tecnica migliore non l’aveva portata alla vittoria, bensì aveva semplicemente distrutto le oscure vestigia della creatura all’altezza delle spalle e della schiena, rovinandole le ali.

"Colpo molto potente, ma di certo non sufficiente per abbattermi", ridacchiò Alletto, lanciandosi in avanti, "Distorsione Fisica!", tuonò allora la Furia, conficcando i propri artigli nella gamba sinistra della nemica, che cadde in ginocchio, mentre il polpaccio esplodeva dall’interno, sporcando di rosso le candide vestigia e lasciandola a terra ferita.

"Hai visto il mio volto e danneggiato le mie ali, per questo ti farò morire lentamente", minacciò la Furia, preparando un nuovo attacco.

Il volto di Elettra, sotto la maschera d’argento, era una smorfia di dolore per la ferita appena subita, i capelli lunghi e neri erano scompigliati sulla schiena, mentre lei era al suolo, incapace a rialzarsi per il dolore.

"Non farti abbattere, amazzone, ricorda cosa ci disse l’oracolo sul loro punto debole", urlò Koga, con voce chiaramente dolorante.

"Belle parole le tue, musicista", ridacchiò Alletto, lanciandosi contro la nemica, "ma costei teme troppo il dolore", concluse, sollevandosi in aria per poi cadere in picchiata verso l’altra gamba della nemica.

"Temere il dolore, io?", domandò Elettra, rotolandosi alcuni passi più a destra, così da evitare l’attacco, "Forse, ma non posso permettermelo, come ultima amazzone, devo tenere conto della mia fedeltà verso la grande Artemide, devo vivere per le mie consorelle che caddero al posto mio", replicò la guerriera, evitando gli attacchi nemici.

"Forse vorresti difendere le tue sorelle, ma di certo una cosa del genere non si fa rotolando nella polvere come un cane ferito", tuonò innervosita Alletto.

In quel momento, Elettra si fermò e con la gamba illesa bloccò il braccio della Furia, stringendolo in una morsa molto potente e spezzandolo, "Sono Elettra del Cavallo, ultima guerriera di Artemide e nessuno può permettersi di chiamarmi cane ferito, anche perché tiro ancora calci come un abile destriero", replicò l’amazzone, prima di bloccare l’altro braccio della nemica con la propria gamba.

"Dranta, Merope e Maya era mie consorelle e tutte loro sono salite nel Paradiso dei Cavalieri prima di me in battaglie più o meno pari, ma io, che ancora sono qui nel mondo dei mortali, non posso permettermi che una creatura orrida come te mi batta, perciò, anche a costo di perdere ambo le gambe, ora ti mostrerò cosa sa fare l’ultima delle amazzoni di Artemide", tuonò la guerriera, spingendo a se la nemica.

"Potere del Fuoco, che a me ti pieghi, segui le mie parole e circonda il corpo della mia avversaria, oltre che il mio, chiudendola in fiamme dall’immane calore", invocò l’amazzone, "Spirit Fire", continuò poi, prima che in cerchio di fuoco si chiudesse su Alletto, stringendosi sul petto della creatura infernale.

"Ebbene?", tuonò la Furia, "Speri di battermi con queste fiamme?", ridacchiò, "No, con queste diminuisco la resistenza della tua armatura, sarà questo secondo colpo ad ucciderti", tuonò Elettra, caricando il proprio cosmo nelle mani, "Fire Explosion", invocò poi, combinando i due attacchi e colpendo in pieno petto la nemica.

L’esplosione fu fragorosa, tanto da lanciare l’amazzone indietro di alcuni passi e danneggiarle le sue stesse vestigia, ma, quando vapore e fiamme si dipanarono, tutti poterono vedere la Furia ferita, con le vestigia aperte all’altezza del petto ed un grande foro che la trapassava da parte a parte, proprio all’altezza del cuore.

Alletto non riuscì a dire niente, il suo corpo divenne lentamente polvere e cadde, lasciando le vestigia dilaniate senza alcuna creatura da coprire. La prima Furia era stata sconfitta.

"Sorella!", urlò in quel momento Megara, fermando il proprio attacco a Real. "Tisifone, dobbiamo uccidere quella ragazza, ha osato eliminare Alletto", tuonò la Furia, ma non ebbe risposta dall’unica sua simile rimasta.

"Sembra che tua sorella non voglia aiutarti", replicò freddamente Real, continuando la propria musica rivolta all’avversaria e preparandosi a scatenare la vera battaglia fra loro.

"Taci, maledetto", tuonò Megara, lanciandosi contro il nemico con ambo le braccia pronte in un attacco, "Deathtrip serenade", sussurrò allora il giovane cavaliere della Lira, "Stavolta no", ridacchiò allo stesso tempo la Furia, voltandosi di scatto e raggiungendo con un calcio il collo del nemico, che barcollò in avanti, subendo in pieno l’attacco a sorpresa.

"Fin troppo hai osato sottovalutare me, Megara, la Furia della Vendetta, ora sarai punito", concluse la creatura infernale, preparandosi all’attacco.

"Dunque il tempo della difesa è finito? Ora è giunto il momento di rispondere ai tuoi attacchi, anche perché dovrò tornare ad aiutare Koga nella sua sinfonia difensiva", rifletté con calma il santo d’argento, iniziando una nuova melodia, "Stringer Fine", cantò poi, scatenando un’onda sonora contro l’avversaria, che ne fu travolta con facilità.

"Troppo facile", ridacchiò Megara, fermando i propri passi con un battito d’ali e scagliandosi contro Real, "Nero Avvento", tuonò la Furia, in quello stesso momento, aprendo la mano sinistra verso il nemico.

"Sei troppo vicina per sperare di raggiungermi", esclamò in tutta risposta il santo d’argento, spostandosi sulla propria destra, così da evitare l’attacco e portarsi al lato della nemica, ma accadde qualcosa che sorprese persino il discendente di Orfeo: l’artigliata divenne un’espansione cosmica, che si aprì a ventaglio dinanzi a Megara, dirigendosi verso un nuovo bersaglio, Elettra.

L’amazzone, che stava per rialzarsi, sentì l’ondata cosmica correre verso di lei, ma prima che potesse fare qualcosa per fermarla, una figura si pose a sua difesa, quella di Koga, il Verde Musicista, che, continuando la propria sinfonia, aveva difeso con il proprio corpo l’alleata ferita.

"Koga!", urlò Real sorpreso ed insieme preoccupato per colui che ormai considerava un amico, "Non preoccuparti per me, cavaliere, le vestigia di Giada, seppur non rinate con l’Atanaton, sono sempre resistenti, questo colpo non è riuscito a raggiungermi, la mia forza vitale è ancora tutta integra e pronta a sacrificarsi in questa sinfonia di Speranza", lo avvisò il Runouni, prima di cadere in ginocchio, stordito.

"Dannazione, se quell’idiota non si fosse messo in mezzo, avrei avuto la mia vendetta", ringhiò Megara, "Idiota?", ripeté infuriato Real, il cui tono di voce era improvvisamente cambiato, "Tu non immagini quanto sia grande e nobile quel cavaliere, che per la musica aveva deciso di rinunciare a tutto, egli ha un cuore talmente nobile da non meritare nemmeno che tu lo guardi con i tuoi vili occhi da bestia infernale", ringhiò il santo d’argento, "ed ora te lo impedirò", concluse, espandendo il proprio cosmo, "Stringer Fine", tuonò poi, lanciando un colpo che si muoveva ormai alla velocità della luce e che facilmente travolse la Furia, gettandola al suolo.

Megara si ritrovò a terra, con le vestigia danneggiate all’altezza del pettorale, "Vedo che sai dove puntare i tuoi colpi, musicista, ma, purtroppo per te, anch’io lo so", ridacchiò la Furia, aprendo la mano e scatenando di nuovo il "Nero Avvento" a distanza.

"Glory song", cantò in quel preciso momento Real, sollevando una dolce melodia, che si pose a sua difesa, trattenendo l’avanzata degli artigli neri, "Speri davvero che una difesa così misera possa fermarmi? Io sono una Furia, il nostro potere si basa sulla conoscenza dei suoni ed una barriera sonora ha sempre un difetto, la frequenza di passaggio", esclamò Megara, mentre i sottili e taglienti fili del suo attacco rompevano quella barriera, investendo in pieno il santo d’argento, che volò al suolo con la corona a pezzi.

Il cavaliere della Lira, però, si rialzò prontamente e subito scatenò un nuovo attacco con la "Stringer Fine", ma una risata riecheggiò mentre scatenava il proprio attacco, "Dove colpisci, mortale? Per caso non ci vedi più?", domandò beffarda Megara, portatasi alle spalle del nemico, prima di colpirlo ripetutamente con calci e pugni all’altezza del collo e della spina dorsale.

Real cadde a terra sotto il peso dei colpi nemici, "Sei uno stupido se pensi di battermi, sai cosa ti ho fatto con quel singolo attacco? Ho iniziato una cancrena che porterà all’annullamento dei tuoi sensi. Per prima, la vista, tra poco, il tatto, poi il gusto, quindi l’olfatto ed infine, l’udito. Come mi attaccherai, tu che sei un musico, se ti eliminerò i sensi?", ridacchiò Megara.

In quel momento, il santo della Lira colpì con un calcio agli stinchi la nemica, gettandola al suolo, quindi si rialzò di scatto, mostrando le pupille ormai spente, "Si, è vero, Furia, che i miei occhi hanno perso la luce, ma questo non mi farà perdere la speranza, almeno finché la Sinfonia di Koga continuerà a risuonare intorno a me", spiegò il santo d’argento, "inoltre, ho ormai appreso il segreto ultimo per un musicista", concluse, preparandosi alla nuova battaglia.

"Perdonami se non ti credo", ridacchiò la Furia, lanciandosi contro il nemico, ma, con sua gran sorpresa, il santo d’argento la evitò con superba agilità, per poi imprigionarla in una rete di fili, "Stringer nocturne", cantò il cavaliere della Lira, mentre la presa si stringeva su Megara.

"Il primo segreto per un guerriero che si affida alla musica è di saper controllare qualsiasi suono, anche il più impercettibile, per renderlo servo della propria canzone. Questo abbiamo fatto con la sinfonia, questo fa tuttora Koga, da solo, rischiando la vita e questo hanno sempre fatto i maestri del suono, come il grande Sorrento di Syren, da cui ho imparato a combattere. Egli sapeva piegare i suoni, raggiungendo la mente ed oltrepassando l’udito, così, anch’io so oltrepassare il semplice udito, concentrandomi solo sui tuoi movimenti, Furia, potrò facilmente bloccarti, prima che tutti i miei sensi siano finiti", spiegò quietamente il santo d’argento, prima di muovere le proprie dita sull’arpa, che proruppe in un singolo colpo, capace di distruggere le nere vestigia, ma che non riuscì a fermare la Furia.

Megara, urlando per il dolore, si scosse, roteando su se stessa e lanciando in aria il nemico, che riuscì a non cadere al suolo, ma ad atterrare sui piedi.

"Ti vedo piuttosto disattento in ogni caso, cavaliere, non sei riuscito a colpirmi al cuore perché non lo hai visto, oppure le tue dita stanno perdendo di manualità?", ridacchiò la Furia, lanciandosi verso il nemico, "Stringer Fine", urlò semplicemente Real, quando la nemica era ormai a pochi passi da lui e la travolse con un singolo attacco, frantumandole il pettorale e perforandole il petto.

"Ho perso il tatto, ma avevo lasciato le dita sulle giuste corde, avevo bisogno di una certezza completa, poiché sarebbe stato il mio ultimo attacco", sussurrò il santo d’argento, mentre la sua nemica diventava cenere, come la sorella.

"Scusami, Koga, ma non potrò aiutarti nella sinfonia", sussurrò dispiaciuto il discendente di Orfeo, mentre la lira cadeva dalle sue mani.

"Non ti preoccupare, amico mio", replicò il Runouni, senza fermare la propria musica, "Cavalieri del Pavone e di Cefeo, soccorrete Real e l’amazzone, ve ne prego", esclamò poi, rivolgendosi ai due santi d’argento fermi vicino ai feriti, che subito si mossero, avvicinandosi ai compagni feriti.

"Non ti preoccupare, Real", esclamò Daidaros, "Helyss potrà fermare con le proprie runes l’effetto di quella cancrena, finché Odeon non ti curerà", spiegò il figlio di Shun, allontanandosi dal campo dell’ultima battaglia, quella fra Jacov e Tisifone.

"Siamo rimasti solo noi, Furia dell’Odio, questo era il tuo primo interesse, vero?", domandò freddamente il cavaliere della Croce del Sud, "Esatto, cavaliere, anche se speravo che le mie sorelle vincessero le loro battaglie, questo vorrà solo dire che dovrò uccidervi tutti da sola, in fondo, il disprezzo per la vostra razza è immenso", spiegò l’ultima rimasta delle assassine di Shaina, "ora vi ammazzerò, iniziando da lui", ringhiò, scomparendo da dinanzi a Jacov.

"Veleno Furente", urlò la Furia, colpendo alla schiena Koga. Tutti videro la scena, ma solo Jacov cercò di intervenire, "Diamond Dust", urlò il santo d’argento, colpendo la spalla sinistra della creatura, che però, non si fermò e raggiunse il nemico, gettandolo al suolo con dei piccoli fori sulla schiena.

"Non ti ho ucciso, per tua sfortuna", ringhiò la creatura maligna, preparandosi ad un nuovo attacco, "Ice Cross Fist", urlò allora Jacov, lanciando un nuovo colpo, che travolse in pieno la nemica, gettandola lontana dal proprio bersaglio, "Sono io il tuo nemico", esclamò il giovane amico di Hyoga.

"Bene, morirai per primo, allora", esclamò la Furia, scatenandosi in un attacco con velocissimi pugni, diretti verso l’avversario, che stranamente, non cercò nemmeno di difendersi, ma subì in pieno gli attacchi, ricevendo colpi allo stomaco ed al volto, "Veleno Furente", urlò ad un tratto la creatura infernale, preparandosi a colpire al volto, "Ice Cross Fist", tuonò, più rapidamente, il santo d’argento, investendo in pieno petto la nemica con il proprio attacco.

Tisifone fu lanciata lontano e su suo pettorale si aprì una croce di nero sangue, "Bravo, hai atteso il momento migliore per colpire, malgrado io mi lanciassi contro di te con tanti colpi, però, devo ammettere che mi hai un po’ deluso con questo contrattacco, speravi di uccidermi con un singolo fendente al petto? Folle. Io sono Tisifone, la Furia dell’Odio, superiore a Gelosia e Vendetta, tanto da essere chiamata l’Immortale", ringhiò la creatura infernale, richiudendo la ferita con il proprio cosmo, "Ora cadrai", esclamò minacciosa.

Jacov, vedendo la nemica gettarsi contro di lui, aprì le braccia e congiunse le gambe, prendendo la forma di una grande croce, "Di nuovo quell’attacco", pensò sorpreso Daidaros, osservando la battaglia del proprio alleato, "Great Cross", urlò in quel preciso momento il guerriero di Kobotek.

Una gigantesca energia glaciale proruppe dal cavaliere, investendo in pieno la Furia, che fu congelata completamente, ma che investì lo stesso il nemico, sotto forma di statua di ghiaccio, colpendolo in pieno stomaco e facendolo piegare dal dolore, una sofferenza tale da costringere il giovane amico di Hyoga ad inginocchiarsi e sputare sangue.

Una risata riecheggiò dalla statua di ghiaccio, che subito si ruppe, lasciando riapparire la nemica, che, alzatosi in piedi, sollevò la mano sul giovane cavaliere ferito e lo artigliò al volto, amputandogli un orecchio, "Ora, ti farò a pezzi", ringhiò Tisifone, lanciando una seconda artigliata, che fu però fermata da delle bianche catene.

"Chi osa?", tuonò la Furia, "Noi, cavalieri di Atena", esclamò Daidaros, facendosi avanti insieme a Kano, "E fate male", ridacchiò Tisifone, bloccando la catena con la mano libera e tirando a se il giovane figlio di Shun, che fu colpito da una ginocchiata in pieno stomaco e poi da una seconda alla carotide, cadendo al suolo, ansimante.

"Chi altri vuole mettersi in mezzo?", domandò la Furia, "Io", esclamò l’allievo di Kaor, lanciandosi contro la nemica, "Ruota del Pavone", scatenando la serie di pugni accelerata dal terzo occhio, "Patetico", ridacchiò Tisifone, evitando la serie di colpi ed affondando gli artigli nello stomaco dell’avversario, che cadde in ginocchio sanguinante, "Niente veleno per ora, solo una ferita sufficientemente profonda da dissanguarti", ridacchiò la Furia, allontanando il nemico con un calcio.

"Torniamo a te, cavaliere che delle energie fredde", esordì poi la Furia, voltandosi verso Jacov e lanciandosi contro di lui con i propri artigli affilati. Fu stavolta un braccio a fermarla, lasciando che l’attacco si conficcasse in lui, Koga, aveva impedito che Jacov fosse eliminato con quell’attacco, "Per me la vita è finita, Furia, ma non avrete una vittoria con tante vittime", spiegò il Runouni, "Taci, idiota", ringhiò Tisifone, muovendo la mano libera e distruggendo l’elmo nemico, così da aprire cinque profonde ferite sul volto del Musicista Verde, che barcollò indietro senza fermare la propria sinfonia. "La tua musica mi ha dato fin troppo fastidio", ringhiò la Furia dell’Odio, preparandosi ad attaccare nuovamente, "Diamond Dust", urlò però una voce alle sue spalle, fermandola e congelandole anche l’altra scapola.

"Di nuovo tu?", ringhiò Tisifone, voltandosi verso Jacov, che si era rialzato in piedi, "Esatto", sentenziò semplicemente il santo della Croce del Sud, "Sono ancora vivo, per dimostrarti che la Speranza ha sconfitto la Furia", spiegò il cavaliere d’argento, lanciandosi contro la nemica.

"Pazzo", ridacchiò la creatura infernale, evitandolo con un salto e spostandosi alle sue spalle, per affondare i propri artigli.

Un sorriso si dipinse sul volto di Jacov, mentre ruotava intorno alla propria nemica e la raggiungeva alle spalle, "Forse non potrò sconfiggerti con un semplice attacco, ma darò la mia vita per batterti, proprio come ha fatto Koga, che ormai continua a suonare fino alla morte", esordì il cavaliere, prima di scagliare la "Great Cross" ad una distanza tale da intrappolarsi con la nemica.

"Ora ci perderemo insieme nel cielo e lì, prima il ghiaccio, poi le vestigia, si bruceranno, quindi sarà il momento del corpo, ma, siccome l’Atanaton è più potente del metallo che tu possiedi per copertura, avrò tutto il tempo di perforarti il cuore in volo", sussurrò il cavaliere d’argento, "Stupido, io ho le ali", ringhiò la Furia, "Non più", fu la semplice risposta del santo, che con un semplice movimento delle mani, congiunte alle ali nemiche, le spezzò, ferendosi le braccia e congiungendole al petto di Tisifone.

"Addio, amici miei, è tempo per noi di dirci addio", esordì poi Jacov, osservando tutti i presenti, "Io per primo raggiungerò il cielo fra noi cavalieri d’argento, poiché è giusto che il peccatore sia il primo a redimersi dando la vita per qualcosa di più grande. Mi dispiace per il dolore che vi provocai come cavaliere nero e spero che quest’azione basti a farmi perdonare", sussurrò il giovane cavaliere, prima di lasciare esplodere il proprio cosmo, "Stelle della Croce del Sud, aspettatemi, ben presto sarò da voi", urlò infine, scomparendo nel cielo con la propria nemica.

Una serie di grida seguì quel sacrificio, mentre Daidaros piangeva il compagno morto e Kano scopriva, con suo grande dispiacere, che persino Koga si era spento: troppo grande era stato il sacrificio d’energia ed i colpi subiti senza difendersi, solo perché tutti loro potessero sopravvivere a quella battaglia e continuare a combattere.

"Addio, nobile Jacov, cavaliere del nord candido come la neve, che per farti perdonare di passati errori hai dato la vita per noi ed addio a te, Koga della Scimmia, che hai difeso le nostre vite ad aiutato i tuoi alleati a vincere queste Furie, vi ricorderemo per sempre e per voi vinceremo le future battaglie", sussurrò Zadra dello Scultore, avvicinatasi a soccorrere Daidaros e Kano.

Una battaglia era terminata, ma molte vite era costata.