Capitolo 45: Coraggiosi guerrieri

"Gli strati di Spirito non si sono rivelati efficaci contro questo Horseman, che la loro forza sia davvero così insuperabile? Sono riuscita soltanto a rubare l’anima di una vittima, colui che quest’essere aveva scelto come suo ospite", pensò fra se Botan di Cancer, rialzandosi in piedi nella Terza Casa dello Zodiaco, dove sta affrontando Silas, l’Horseman rappresentante la Bestia, insieme all’amazzone ed alla baccante sue alleate.

"Ora preparatevi alla morte, guerriere", ringhiò il figlio del Caos, il cui cosmo sembrava ampliarsi sempre di più, "No, è ancora presto per questo", sussurrò una voce alla sinistra del nemico, era Awyn della Vite, di nuovo in piedi, seppur ferita, "Concordo con te, amica mia", aggiunse pochi attimi dopo Elettra, rientrando dalle porte della Terza Casa.

"Guerriere, lasciatelo a me, è meglio per tutte", suggerì la sacerdotessa d’oro del Cancro, "No, Botan, non possiamo permettere che solo tu sacrifichi la vita, poiché questo vuoi fare, giusto?", incalzò allora Elettra, espandendo il cosmo infuocato.

"Quando un nemico sembra troppo forte, quando la potenza degli attacchi migliori sembra inutile, nel cuore dei guerrieri resta solo una possibilità, perdersi nell’infinità del proprio cosmo con i nemici, oppure, bruciare oltre i limiti quello stesso cosmo, ma sempre a rischio della propria vita, un rischio che già mi ha fatto perdere alcune sorelle amazzoni ed un’amica", rifletté Elettra del Cavallo.

"E per questo non ti abbandoneremo a combatterlo da solo, sacerdotessa d’oro, ma insieme lo vinceremo, spegnendo i nostri cosmi, se necessario, ma senza sentirci l’una in debito verso le altre", concluse l’amazzone, mentre l’aura fiammeggiante la circondava.

"Belle parole", ringhiò Silas, "ma saprai renderla vere?", domandò poi, lanciandosi contro l’amazzone, "Ivy chains", urlò allora la baccante della Vite, cercando di fermare i movimenti nemici, "Attacca ora, Elettra", suggerì poi.

"Fire explosion", invocò allora la guerriera sacra ad Artemide, lanciando la gigantesca esplosione di fuoco contro il nemico, ma Silas rispose prontamente all’attacco: bastò un ruggito, scatenando con tutta la forza del suo immane cosmo, per annullare l’esplosione infuocata e lanciare un’onda d’urto devastante contro l’avversaria.

Le vestigia del Cavallo sacro ad Artemide andarono in pezzi in più punti, l’amazzone stessa si ritrovò diversi tagli su tutto il corpo, sentì le sue ossa quasi spezzarsi sotto la pressione di quell’immenso ruggire, poi, quando stava per volare al suolo, vide i movimenti del suo nemico. Silas, infatti, aveva tirato a se Awyn, bloccando le sue catene, per poi lanciare la baccante contro l’amazzone, così da deviare la sua caduta contro una colonna del Terzo Tempio, che andò in pezzi, gettando la giovane Elettra contro il soffitto, dove si perse senza più ricadere.

"No", urlarono Awyn e Botan, "Death World Waves", invocò dopo la sacerdotessa d’oro, il cui cosmo vibrava di una nuova forza, "Non è sufficiente", urlò allora Silas, gettando il corpo di Awyn contro la Gold saint, che ritrasse il proprio attacco per non ferire l’alleata, venendo così da lei travolta e gettata al suolo.

Awyn stava per schiantarsi contro una delle colonne che ancora circondavano il nemico, ma, con prontezza di riflessi e coraggio, fece leva sulle proprie gambe, che sentì rompersi sotto la pressione della forza avversa, malgrado ciò, però, la baccante riuscì a rilanciarsi contro il nemico, "Ora proverai il mio attacco da vicino", ringhiò la guerriera, "Grapes..", qualcosa però fermò le sue parole.

L’ascia di Silas si era conficcata nel fianco sinistro della baccante, uno schizzo di sangue aveva bagnato la maschera dell’Horseman, "Noa, mio comandante", sussurrò Awyn prima che l’arma nemica uscisse dal suo fianco destro, dividendo in due il gentile corpo di lei.

"Due nemiche si sono spente per mia mano", ridacchiò fra se Silas, avanzando verso Botan ancora riversa al suolo, "Ora, donna dalle vestigia dorate, tocca a te, preparati a gustare la mia arma", minacciò l’Horseman, "Beast Axe", invocò infine.

Un bagliore, però, circondò Botan, facendola scomparire da dinanzi al nemico, "Dov’è finita?", urlò Silas, guardandosi intorno, quando una presenza potentissima alle sue spalle lo fece voltare, "Death World Waves", invocò allora la guerriera dorata, mentre dal suo indice sinistro prorompeva una spirale d’energia diversa dalla precedente e più potente di quanto lei, Deathmask, o molti altri cavalieri del Cancro non avrebbero mai potuto credere possibile.

"Tok’ra ripete spesso che la potenza dell’Ottavo Senso si apprende quando si conosce a pieno se stessi, ma come posso io conoscermi a pieno? Odio il carattere che il destino mi ha donato. Desiderosa di diventare guerriera in nome di Atena e della Giustizia, ho preso le vestigia del Cancro malgrado sappia quanto mi pesava custodire in me la forza della Nebulosa a Presepe", esordì Botan con voce triste, mentre il nemico cercava di liberarsi dalla presa che quell’energia compiva su di lui.

"Eppure, ora sono qui, a combattere contro uno dei Quattro Cavalieri che vogliono portare alla fine il mondo e, malgrado ciò, ancora vi sono in me dei dubbi. Ho visto spegnersi qui davanti a me due grandi guerriere, nobili ragazze che hanno offerto le loro vite ed i sentimenti alle divinità che seguivano, anch’io pensavo di averlo fatto indossando questa maschera d’oro, ma non riesco ancora a pieno a governare il mio braccio", continuò fra se Botan, quasi disinteressandosi al nemico dinanzi a lei.

"Perché non riesco a liberarmi?", tuonò infuriato Silas, il cui cosmo stava lentamente spegnendosi, "Perché questa forza è superiore a qualsiasi altra tu abbia già incontrato, è quella di una donna pronta a donare se stessa alla propria dea, spegnendosi nella pienezza dell’Ottavo Senso, una forza tale da permettermi di scacciare quell’anima impura che ti infesta, forse per sempre", urlò infine la sacerdotessa di Cancer, prima che con il proprio cosmo circondasse Silas.

"No, no", ripeté più volte l’Horseman, mentre la luce dorata lo affogava.

Un bagliore, poi il silenzio. Niente più sembrava essere vivo alla Terza Casa di Gemini, finché qualcosa non si mosse fra le macerie, un braccio coperto da un’armatura oscura, quindi l’intero corpo di Silas si alzò in piedi, mostrandosi in tutta la sua immensità, "Stavolta pensavo di non farcela", sussurrò divertito l’Horseman, "I miei fratelli saranno lieti di questa mia vittoria", esclamò poi, prima di notare che il corpo di Botan ancora si muoveva.

"Sei dunque viva, donna? Volevi che fosse la mia Ascia a spegnere la vita nel tuo corpo, vero?", domandò con tono derisorio il figlio del Caos, "Come puoi essere sopravvissuto? Quella potenza avrebbe diviso anche l’anima di un dio dal suo corpo", balbettò con le poche rimaste Botan.

Silas iniziò a girare intorno al corpo della nemica, "Proprio questo è stato il tuo errore, direbbe mio fratello Adam, quello di voler dividere l’anima dal corpo", spiegò l’Horseman, "Questa carne che sostiene l’armatura è solo il simulacro, la custodia di niente, la vera potenza degli Horsemen risiede nelle vestigia animate da Caos stesso, se avessi diviso la mia anima dalla corazza, forse avresti avuto successo, ma puntando al corpo, hai sbagliato il tuo bersaglio", concluse l’essere.

"Adesso addio, mortale", minacciò l’Horseman, sollevando l’ascia sopra il capo del nemico.

Un cosmo, però, fermò quel fendente, una voce seguì il bagliore, "Non osare", urlava minacciosa, precedente l’impatto dell’ascia contro un’altra arma, qualcosa che fermò del tutto la potenza del nemico.

Quando il bagliore verde si quietò, Botan vide il suo salvatore chiaramente, "Berseker dell’Avvoltoio", lo definì, riconoscendo la corazza di Jenghis, ultimo dei guerrieri sacri ad Ares che ancora viveva.

"E tu chi sei, moscerino?", domandò infuriato Silas, "Non un insetto qualsiasi, o preda che sia facile da eliminare", esclamò con determinazione il berseker, sollevando l’arma del nemico con la lama della propria e colpendo l’Horseman in pieno petto con una scarica elettrica che proruppe dalla mano sinistra, quella libera, così da far volare la Bestia fuori dal Terzo Tempio dello Zodiaco, giù, verso la Seconda Casa.

"Sacerdotessa di Cancer, tutto bene?", domandò preoccupato il berseker, "Sono viva, malconcia, ma viva, Awyn ed Elettra, invece, sono…", balbettò prima di fermare le proprie parole, "Ho visto il corpo dilaniato dell’Ebra della Vite, entrando", rispose con tono triste Jenghis, "ma sull’amazzone ti sbagli, è qui, sana e salva", spiegò il guerriero indicando un corpo appoggiato alla parete dietro Botan.

"Si è mosso così velocemente che non ho nemmeno percepito la sua presenza e neppure il figlio del Caos lo ha sentito arrivare, incredibile, eppure era stato ferito dal veleno del dio indiano", pensò fra se la sacerdotessa d’oro, prima di avvicinarsi carponi al corpo di Elettra.

L’amazzone aveva solo pochi lembi dell’armatura ancora addosso, ma respirava chiaramente, "Elettra è, è viva", esultò Botan, osservando l’armonico movimento del ventre dell’alleata, "Si, lo è, ma non per molto se resterà qui", concordò Jenghis.

"Hai ragione, berseker, dobbiamo andare, per ora che l’Horseman è caduto", propose la sacerdotessa d’oro, "purtroppo non sono stata capace di batterlo", ammise con rimpianto, "Non ti preoccupare di questo, guerriera d’oro, ho percepito il tuo cosmo esplodere con veemenza all’interno di questa Terza Casa dello Zodiaco, posso assicurarti che, se fosse stato un qualsiasi di dio avverso, lo avresti battuto, ma purtroppo la potenza di questi Quattro Esseri va oltre l’umano comprendere, solo grazie ai suggerimenti datici dai Runouni potremo batterli, con armi divine, come la mia Ascia, dono del potente dio Ares, la stessa con cui ora lo finirò", affermò con decisione Jenghis, osservando la propria arma.

"Che cosa?", esclamò sorpresa la sacerdotessa d’oro, "Vorresti batterlo ora?", domandò poi, "Sei ancora ferito, berseker, la tua forza, per quanto sorprendente per come hai saputo raggiungerlo e colpirlo, non sarà di certo sufficiente contro uno di loro, rischierai la vita nel compiere questa battaglia", lo avvisò la guerriera di Atena.

"Lo so bene", rispose semplicemente Jenghis, "ma Koryo è caduto per mano di uno di loro, Obbuan ha dato la vita in uno scontro spietato contro il Nero saint dei Gemelli, Adtula ha donato la propria vita per vendicare gli altri bersekers contro il titano Encedalus e Rasuin per primo si è spento sacrificando la vita per far fuggire me ed il nostro comune comandante. Tutti questi uomini, degni del massimo rispetto, erano da me chiamati amici e se voglio essere degno di dar ancora loro questo appellativo, devo tentare la via della Quiete contro la Bestia, devo saper controllare la furia che mi proviene dall’essere uno dei quattro Berseker maggiori di Ares ed usare a mio vantaggio la Sacra Ascia che il mio dio mi donò il giorno dell’investitura per mano del suo figlio primogenito Deimos.

Per tutte queste ragioni e per molte altre, devo restare qui a combattere quel nemico che ora sta risalendo le scalinate", concluse con voce quieta l’allievo di Shiryu.

"Ora, sacerdotessa d’oro, te lo chiedo per favore, spostati, con le ultime forze rimasteti, verso il luogo dove ci dovevamo incontrare tutti, porta con te l’amazzone e dì al tuo pari di Virgo di non venire subito a prendermi, bensì di aspettare almeno finché la Luna, che già ingorda aspetta il pieno tramonto del Sole, non sia splendente in cielo", domandò con gentilezza il berseker, sorridendo a Botan.

"Farò come vuoi, guerriero di Ares", esordì dopo pochi secondi la sacerdotessa d’oro, sentendo il proprio corpo provare immensi dolori e vedendo le ferite gravi su quello di Elettra, "ma ti prego, per quanto tu sia coraggioso come guerriero, vola via sulle ali dell’Avvoltoio qualora la lotta diventi fin troppo pericolosa", sussurrò con un filo di voce la guerriera di Cancer.

"Coraggioso io? Il vero coraggio è stato quello dimostrato da voi tre, ragazze che avete abbandonato la vostra natura femminile per combattere al pari degli uomini contro una tale mostruosità antica quale è questo Horseman", la corresse Jenghis.

"Grazie", replicò semplicemente Botan, "e buona fortuna, pregherò di rivederti quando la luna sarà brillante nel cielo", concluse la sacerdotessa d’oro, prima di aprire il varco dei morti sopra di se ed Elettra, "Questa via è la sola concessami dentro i templi sacri ad Atena, varcherò il mondo dei morti con l’amazzone, per poi uscirne in un luogo più sicuro, da cui si possa raggiungere in fretta gli altri cavalieri", concluse fra se Botan, scomparendo dalla sala insieme all’alleata.

"Bene, è tempo di combattere", si disse Jenghis, mentre Silas si avvicinava.