Capitolo 2

La città splendente

Appena oltrepassata la porta, Onerios si trovò di fronte a un mondo pieno luce.

Il luogo che gl'apparve dinanzi era del tutto simile ad una grande città, ricca e piena di vita.

Le vie che ne componevano la struttura erano larghe e contornate da pietre molto ben definite, le case realizzate in avorio risplendevano ad ogni raggio di sole; inoltre, un ampio fiume delimitava i vari distretti in cui il paese era suddiviso.

Serenità e pace, un mondo quasi perfetto gli si ergeva di fronte.

Leggermente scosso dalla differenza che percepiva rispetto ai comuni sogni, il giovane iniziò a percorrere la strada maestra con la speranza di trovare qualche informazione utile per proseguire il suo viaggio.

All'improvviso un uomo di mezza età, dai capelli corti e neri, pettinati all'indietro, gli si parò di fronte. I suoi vestiti erano curati e nobili, quasi come quelli di un re.

"Benvenuto viandante" esordì, "questa è Meleb, il paese dell'eterna serenità, il luogo in cui la bellezza regna sovrana e la sofferenza non è altro che un incubo infondato.

Se prosegui per questa via giungerai alla villa d'oro, ove ogni futuro cittadino viene accettato.

Le credenzialità richieste non sono molte, basta prendere coscienza che il benessere e la felicità non dipendono da noi stessi, ma sono da ricercare in chi ce li dona.

Inoltre, se accetterai questo, non dovrai preoccuparti del tuo corpo mortale, in quanto il potere del nostro signore è superiore ad una cosa effimera come la realtà".

Al termine di quelle parole, il fanciullo dai capelli celesti rispose semplicemente:

"Grazie di tutto. Ho sempre cercato persone che mi donassero quello che da solo non riuscivo a realizzare, pertanto, sarà un onore incontrare il vostro regnante.

Dirigo quindi i miei passi verso la sua reggia, ed inoltre, spero d'incontrarvi ancora, da concittadino fidato e soddisfatto delle vostre leggi".

L'uomo rimase stupito di fronte alla nobiltà dimostrata dal ragazzo, che senza perdere tempo si era già incamminato lungo la via che l'avrebbe portato di fronte al proprio destino.

Tra le strade splendenti, Oneiros continuava il suo cammino, cosciente che più delle parole sentite, l'importante era giungere alla meta, al fine di comprendere il sogno assoluto celato in quel mondo.

Passeggiando tra le vie, si poteva notare la tranquillità della vita, le persone beate e senza pensieri passeggiavano allegramente ridendo e scherzando; come se non avessero altro da fare.

Poca era la curiosità verso il nuovo arrivato, evidentemente non era così raro che un estraneo giungesse sin li.

Dopo circa una mezz'ora, il giovane si trovò alle porte di una reggia immensa ... le pareti ed il portone risplendevano di dorati bagliori, l'architettura gotica che ne componeva le fattezze donava un colpo d'occhio al quale era difficile rimanere indifferenti.

Senza troppe pretese non esitò a bussare, chiedendo di fatto il permesso per entrare.

La risposta fu immediata; l'imponente porta si aprì come per incanto, ed al ragazzo non restava che orientarsi per giungere alla sala ove risiedeva il governante.

Tutto l'interno della villa era ricoperto d'oro, dalle scale ai pavimenti, ma una strada in particolare attirò la sua attenzione.

Diamanti ne tappezzavano le estremità, e come a non volerne nascondere l'importanza, fiaccole accese illuminavano il cammino verso quella che era la meta finale.

Oneiros iniziò a percorrere la via indicata dalla luce, attorno a lui aleggiava un innaturale silenzio.

Imperterrito proseguii sino a giungere in un enorme sala, dove un immensa vetrata offriva un colpo d'occhio splendido sulle acque che bagnavano Meleb e sui suoi lussuosi edifici

In fondo ad essa, di spalle e seduto su una sedia, faceva capolinea la figura slanciata ed esile di un fanciullo. I lineamenti del corpo erano molto esili e i lunghi capelli rosa gli scendevano sino alle spalle.

"Benvenuto, ti stavo aspettando" esordì "Se sei giunto fin qui, immagino tu voglia chiedermi il permesso di essere riconosciuto come cittadino di questa splendida terra... non è vero?" chiese con voce pacata la misteriosa sagoma.

La risposta non si fece attendere a lungo.

"Esattamente. Sono qui per prendermi la felicità che così generosamente offri ai tuoi sudditi, pertanto dimmi ... basta davvero che accetto semplicemente di dipendere da un altro ... per usufruirne?"

"Hai incontrato Gayl a quanto vedo" ribattè Phantasos "Sì, le sue parole erano vere, nulla di più semplice ... non trovi?" concluse

"Bene, accetto" rispose con fermezza Oneiros.

"Ho una sola richiesta da farti" chiese però subito dopo "ti spiacerebbe girarti e mostrarmi il tuo viso?"

Senza nessuna incertezza il ragazzo si voltò, mostrando un volto angelico. La delicatezza dei suoi tratti era tale, che sembrava di fronte ad una splendida ragazza.

Un sorriso particolarmente malizioso, rendeva ancor più intrigante la sua figura.

"Soddisfatto?" replicò.

"Sì, nient'altro da chiedere" ribattè il futuro dio dei sogni.

Dopo quella frase, un fascio di luce violaceo dalla mano di Phantasos si andò a posare sul corpo del ragazzo, che rimase spiazzato per qualche istante.

"Puoi andare ora, sei un cittadino di questo paese ... felicità e benessere sono tuoi".

Consapevole della sua debolezza di essere umano, Oneiros aveva scelto di stare al gioco, con l'intento preciso di scoprire il segreto celato in quel reame.

Senza proferir verbo, si allontanò, sino a tornare all'esterno della villa.