Capitolo Secondo

I giorni ed i mesi passarono inesorabilmente in fretta, un anno per essere esatti, e l’allenamento da tempo era entrato nel vivo.

Ogni mattina ci trovavamo tutti sulla riga predefinita dal Sacerdote, che ripeteva sempre:

<Buongiorno e buon lavoro a tutti anche quest’oggi figlioli >.

Poi ci dirigevamo alla volta dell’arena scortati da Aiolos e Saga, lì iniziavamo dei lavori differenziati.

Gradualmente eravamo passati da 20 flessioni al giorno a 100, 200, 300, 400, 500…….e così via. Sollevavamo macigni pesantissimi, tiravamo carri pieni di cemento e arricchivamo, ogni giorno di più, le tecniche del karate e del kung fu con i due cavalieri d’oro in aiuto. La sera, quando ci sdraiavamo sul letto, crollavamo per la stanchezza e il dolore delle ferite createsi.

Guardandoci si poteva notare quanto noi fossimo diventati robusti, l’unico che non ne risentiva visibilmente era Aldebaran, concepibile nei suoi riguardi. Anche due dei tre ragazzi che ci avevano raggiunto al Santuario erano diventati più muscolosi rispetto a me, ma loro avevano già 2 o 3 anni in più. Sto parlando di Aphrodite e Shura, mentre io, Aiolia, Shaka, Milo e Camus potevamo benissimo eguagliarci.

Con noi si allenavano anche i giovani che avrebbero dovuto far parte dell’esercito, molte di quelle facce potevo rimembrarle dal giorno che le vidi appena arrivato allo spiazzale. Loro non avevano lo stesso genere di addestramento fisico che riservavano a noi, in combattimento già sarei riuscito a sconfiggerne uno o più insieme.

Un pomeriggio sentii uno di loro che mormorava ad un altro:

<Ehi…hai sentito cosa succede questa sera?>.

<No…non so niente…dimmi…>.

<Saga ed Aiolos daranno spettacolo al tramonto, nella nostra arena, con uno dei loro duelli di addestramento, ma non esultare, perché a noi non sarà possibile vederlo…è vietato…Me lo ha detto il…….>.

Le parole dette fin lì potevano bastare e corsi subito a riferirlo al gruppo che terminava, come me, l’allenamento non tanto distanti.

<Amici…questa sera al tramonto nell’arena, Aiolos e Saga daranno vita ad uno scontro di esercitazione >.

Ad Aiolia brillarono per un attimo gli occhi:

<Dobbiamo assolutamente vederlo!>.

<Non sarà facile…>. Esclamò Milo, che se ne stava seduto a gambe incrociate su di un muretto.

<Sapevo anche io di questo incontro…ma…a noi non è concesso vederlo, in più…>.

<L’orario di rientro nelle nostre stanze anticipa di un ora il tramonto >. Proseguì Shaka accanto a lui.

Aggiunsi:

<Però sarebbe una esperienza importante per tutti…>.

<E potremmo vedere con i nostri occhi la leggendaria forza dei gold saint >. Incrementò Aldebaran.

Ci fu un sostanziale silenzio che proseguì per uno o due minuti, avevamo appena terminato l’allenamento giornaliero ed era visibile la spossatezza sui nostri volti.

Aiolia rizzandosi in piedi veloce dalla posizione che aveva in terra disse:

<Mio fratello stasera combatterà…io sarò lì…devo esserci…voglio vedere…voglio imparare da lui, non da altri, da lui!>.

Gli risposi:

<Calmati Aiolia non farti prendere dalla rabbia, non vale la pena e non serve a nulla >.

Con tono sicuro intervenne Shura mentre ci raggiungeva con un asciugamano poggiato sul collo ed ancora con il sudore che gli scendeva lungo il corpo caldo.

<Noi stasera saremo lì…>.

<Non possiamo Shura è severamente vietato, rischiamo di…>.

<Di essere puniti addirittura con l’espulsione, vuoi questo?>.

Ribadì Milo tranciando le parole di Aphrodite.

<Abbiamo una speranza sola di uscire senza essere visti >.

Disse Camus:

<Ed io ho capito le intenzioni di Shura >.

<Esatto Camus, infatti i guardiani, prima di chiudere definitivamente il portone d’ingresso alle nostre stanze, controllano che le aperture, situate al secondo piano che danno sulla terrazza, siano sigillate alla perfezione…>.

<Io e Shura lo sappiamo bene perche abbiamo la stanza vicino al portone ed ogni volta è la stessa routine >.

Shaka, che era lì con noi, domandò:

<Io sono d’accordo…ma…amici miei, non staremo sfidando troppo la sorte?>.

<Bé in fondo non facciamo del male a nessuno, anzi, può soltanto esserci di aiuto per il futuro…forse qui hanno una mentalità ancora chiusa…non pensate?>.

Introdusse Aldebaran.

<Ciò non toglie che ad andarci di mezzo saremmo soltanto noi >. Concluse Milo.

Davo una occhiata a tutti quanti ma vedevo nei volti una spaventosa indecisione collettiva.

A quel punto decisi di prendere le redini della questione esclamando…:

<Nessuno di voi è costretto, io sono d’accordo con Shura di tentare gli altri possono scegliere liberamente >.

In verità non volevo andare contro gli ordini imposti, volevo solo capire a che cosa sarebbero serviti gli sforzi ed il sangue versato nell’allenamento.

Shura interruppe un altro silenzio:

<Io, Aiolia, Camus e Mu agiremo…chi sono gli altri che ci accompagneranno?>.

Aldebaran alzò l’enorme mano e diede il suo consenso guardandomi intensamente negli occhi, lui appoggiava sempre le mie scelte.

<Io non verrò…non è la paura di essere punito ma per rispetto delle leggi imposte dai superiori…è la mia religione che parla per me, non posso andarci contro. In più penso personalmente che sia deleterio per il cammino di fronte a noi tutti, in fondo se è vietato ci sarà pure un motivo valido…>.

Che senso del dovere che possedeva Shaka, in futuro verrà guidato proprio da esso.

<Anche io mi unirò a Shaka!>. Disse Milo.

<Perché amico!>. Ribatte Aiolia preoccupato.

<Non posso permettermi di essere cacciato, non solo perché ho abbandonato la mia povera famiglia alla ricerca di qualcosa che cambiasse il nostro triste destino, ma anche perché questo è il mio più grande sogno che sta per realizzarsi… Non manderò tutto all’aria, mi dispiace…senza rancore amici ve ne supplico >.

Guardammo Milo con sguardo sereno, ottime motivazioni lo spingevano per quella scelta, decidemmo di non infierire.

Aphrodite scosse solamente la testa in senso negativo e si sedette per terra spalle al muretto.

<AH AH AH AH……!!!…i bambini hanno il desiderio di imparare ora?…ah ah ah!!!…piangerò dalle risate nel vedere la vostre facce gonfie ed insanguinate dopo aver ricevuto la punizione…ah ah ah…!!!>.

Queste furono le parole di Deth Mask che aveva ascoltato la conversazione. Si trovava alle nostre spalle con una canottiera bianca molto aderente, continuava a fare flessioni su flessioni.

<Prova a ripeterlo!!!>. Gridò Aiolia con il pugno chiuso rivolto a lui.

Deth Mask cessò la preparazione ed alzandosi incrementò:

<OOOHH…come siamo nervosetti quest’oggi, ti sei alzato male Aiolia?…ah ah ah!!!>.Tramutando la sua risatina in serietà, minacciò:

<Vuoi che ti rimetta a posto tutte le rotelle perse?>.

Aiolia con uno scatto d’ira si precipitò nella direzione di Deth Mask, solo l’intervento mio e di Shaka evitò il peggio. Lo agganciai da dietro, premevo sul collo tenendo incrociate le dita mentre Shaka si appostò con il corpo tra noi e Deth Mask.

Gli occhi del mio amico si erano colorati di un rosso intenso e tirava come un carro buoi, non avrei potuto trattenerlo a lungo…gli gridai:

<Fermo Aiolia!!! fermo per l’amor del cielo, cosa intendi fare!?!>.

Per fortuna si calmò in pochi attimi riprendendo la coscienza delle proprie azioni, senza apportare altri problemi.

Deth Mask si allontanò da noi con le mani infilate nella tasca ridacchiando.

<Quel Death Mask…è una persona pericolosa >. Disse Aldebaran, braccia conserte ed occhi chiusi.

<Non sarà facile convivere assieme a lui…egli non ha questi atteggiamenti irritanti e scorbutici davanti ai superiori…>. Sbuffò Shaka.

<Non rivolge la parola a nessuno di noi, mi è stato riferito che è un abitante di terra Italiana, l’isola della Sicilia se non erro…beh queste sono solo nozioni prese qua e la dai giovani destinati all’esercito >.proseguì ancora Aldebaran.

Shura si avvicinò ad Aiolia dicendogli:

<Non preoccuparti, asciuga le lacrime, avrai sicuramente l’occasione di incontrarti con lui in combattimento…non credi?>.Gli poggiò una mano sulla spalla ed accennò un sorriso amichevole e dolce.

Aiolia chinò il capo positivamente, poi portò il palmo della mano alla guancia per togliere una lacrima che percolava giù.

Milo era rimasto immobile, conosceva il carattere dell’amico, aveva già assistito in passato ad altre vicende da lui effettuate.

Aphrodite e Camus avevano osservato la scena fidandosi, anche troppo, del nostro intervento repentino.