Death Mask risorge dal Cocito

 

Non ricordava più il suo nome.

Il gelo solamente occupava i suoi confusi pensieri, opprimeva i suoi centri nervosi; era un gelo potente e doloroso, pungente come una massa di rovi avvelenati, come le spine di una Rosa Nera…

Già, una Rosa Nera: era uno dei suoi ultimi ricordi. Doveva certamente appartenere al suo mondo, o al mondo di qualcuno a lui vicino.

Rinvenne per qualche secondo. Solo oscurità, di fronte a lui; poi ombre immobili; poi una sorta di flebile gemito corale.

Si sforzò di ricordare: la Rosa… quella Rosa…

Oblio, di nuovo. Una massa di sogni indistinti: uomini dalle corazze brunite, un cupo castello, templi… il Santuario.

Rinvenne nuovamente. Il Santuario, sì: il Santuario e l’ascesa… l’ascesa e poi il muro. Impenetrabile… di cristallo. L’uomo dell’Ariete…

L’uomo dell’Ariete!… Mu!

Un fiume di rimembranze invase repentino il suo cervello; ora ricordava tutto, sebbene tutto apparisse come in un sogno: la sua vita passata, le stragi vissute con inammissibile compiacimento, la Titanomachia, la fedeltà a Saga e ad Apollo… Shiryu, l’uomo che per primo aveva in lui instillato il dubbio. E poi… il Nero Signore, Lord Hades. Non voleva piegarsi a lui… non voleva piegarsi al Male, di nuovo. La tentazione era forte… ma Sion l’aveva salvato, gli aveva fornito una possibilità di riscatto.

Mentre ricordava, fu ad un passo dal ricadere nel sonno; chinò il capo, ma si riscosse: la prossima debolezza avrebbe potuto sancire la sua sconfitta eterna.

Con gli occhi che non riuscivano a focalizzare nulla, continuò a riflettere: la possibilità di riscatto, già… Anche quella era fallita. Schiantata contro il Crystal Wall di Mu, quel Mu del quale aveva avvertito l’odio inequivocabile… Oh, uomo dell’Ariete, se solo avessi saputo!

Il ringhio di Mu e la luce dell’Extinction avevano colto di sorpresa lui e… Aphrodite. Ecco l’uomo della Rosa Nera… il compagno d’armi e d’avventura, colui con il quale aveva condiviso gli ideali, colui che gli era stato vicino più di qualsiasi altro cavaliere.

Le lacrime rigarono il volto di Death Mask, prima di ghiacciarsi nel gelo assoluto di quel luogo. Già, Death Mask… quell’orribile soprannome che aveva portato con tanto orgoglio, e che lo aveva quasi reso dimentico del suo nome reale. Death Mask del Cancro…

Alzò gli occhi al cielo... o meglio alla volta scura che per lui costituiva il cielo stesso. Quel Radamantis… era lui il responsabile di quella sua nuova caduta. Eppure non sembrava un avversario invincibile per un Gold Saint… ma, di fronte al castello di Hades, a Death Mask erano mancate le forze, come se qualcosa bloccasse l’espandersi del suo cosmo. Anche Aphrodite, del resto, sembrava averne risentito…

Un improvviso lampo di luce, una quarantina di metri alla sua destra, attirò l’attenzione del cavaliere del Cancro: tre cosmi… tre cosmi dorati sembravano sorti dal nulla, causando un enorme scompiglio nella landa ghiacciata. Urla selvagge, un breve rumore di battaglia… poi più nulla.

Death Mask provò l’impulso di muoversi, di correre in quella direzione, ma non vi riuscì: sembrò rendersi conto solo in quell’istante di essere imprigionato nel ghiaccio… senza scampo.

Un gemito di sconforto uscì flebile dalle sue labbra; nuovamente gli occhi gli si offuscarono. Il capo ricadde.

Sogni confusi, di nuovo, si protrassero nella sua mente per diversi minuti. Stava per scivolare nel Nulla Eterno… Lo capì, e gli parve di vedere il proprio stesso viso sorridere beffardo.

Ma il viso sembrò improvvisamente mutarsi; assunse via via fattezze femminili, quelle di una splendida donna dai lunghi capelli… Pandora?… No, non era lei… i capelli erano più chiari, il volto emanava una dolcezza che invitava alla vita…

Death Mask comprese… comprese, e le lacrime che gli rigarono a fiumi il volto erano talmente ardenti che neppure il ghiaccio di Cocito potè frenarle.

L’Armatura del Cancro, che un tempo lo aveva abbandonato… la sua Armatura, lo chiamava, urlava il suo nome a gran voce… Era Atena stessa che lo chiamava!…

Una colonna di luce si levò dall’immenso lago ghiacciato, facendo volar via miriadi di schegge iridescenti; un cosmo d’oro scintillava come un faro, al centro della landa, e lì, in mezzo ai bagliori di quel cosmo, stava Death Mask, il Gold Saint del Cancro, stretto in ciò che rimaneva di una oscura Surplice. Un urlo disumano, di sfida, parve far tremare l’Inferno fin nelle sue fondamenta.

Decine di soldati semplici di Hades, accorsi in quel luogo avendo avuto sentore della precedente battaglia, guardavano atterriti l’uomo, il cavaliere, il semidio… colui che un tempo conduceva all’Ade.

Ma lo spettacolo durò poco; Death Mask aveva già sollevato il braccio, e con esso il dito indice.

Dopo pochi secondi, dei soldati erano rimaste solamente le spoglie. Il colpo che conduceva agli Inferi, usato negli Inferi stessi, aveva trasportato le loro anime in chissà quale oscura ed atroce dimensione.

Il Saint del Cancro respirò l’aria gelida del Cocito. Sentiva l’Armatura che lo chiamava sempre più intensamente.

Con un moto improvviso, si liberò della Surplice; i pezzi della corazza maledetta rotolarono via, fra le schegge di ghiaccio e le teste dei dannati.

Era il momento di andare.

All’improvviso, un lampo: una Rosa Nera si era conficcata nel ghiaccio, esattamente di fronte a lui.

Death Mask volse lentamente il capo alla sua sinistra: sorrise. Aphrodite era con lui, e sorrideva a sua volta.

Il Muro del Pianto sarebbe stata l’ultima meta dei Gold Saint redenti.

 

By Lukas di Cancer