Capitolo 29: La spada Balmung

Siegfried avanzò verso Dolvar, "Preparati, vile invasore, ben presto proverai l’ira del guerriero di Dubhe, l’ira di Orion", urlò il guerriero d’Asgard, "Al contrario, mio giovane e stupido avversario, ben presto proverò il piacere di diventare re di Asgard, poiché ucciso te, sarà facilissimo eliminare il tuo unico compagno vivo e pagare il mio tributo con la spada di Odino", ribatté l’invasore, "Non ci conterei", disse una voce alle spalle di Dolvar: Thor di Phecda era ancora vivo, superò il nemico e si avvicinò al primo guerriero di Asgard, a cui si mostrò visibilmente ferito e stanco, "Una finestra mi ha salvato", furono le sue parole; Orion gli sorrise e quindi gli consigliò di sedersi vicino a Bud, poiché "Questo è il mio scontro", affermò.

Thor si mise da parte, mentre i due si studiarono, Dolvar notò subito che lo zaffiro non era più incastonato nell’armatura, "Dove hai nascosto il tuo zaffiro, cavaliere?" chiese, "Non l’ha nascosto, l’ha solo consegnato a me, che lo custodisco insieme agli altri sei nella loro custodia", rispose Hilda.

"Perfetto", fu l’affermazione di Dolvar prima di scagliare il suo attacco, lo "Scudo di Odino", che investì in pieno il giovane guerriero, distruggendo parte della sua corazza, ma senza ferirlo minimamente.

"Come può essere?", affermò sorpreso l’invasore, "Non preoccuparti delle mie difese, ma delle tue," affermò Siegfried, "poiché ora sarò io ad attaccare", tuonò, prima di lanciare la "Spada di Odino".

Il colpo energetico investì Dolvar, polverizzando il suo mantello e danneggiando la sua armatura, che gli evitò delle ferite. L’invasore estrasse quindi la sua spada e con un veloce movimento distrusse l’elmo del drago a due teste, ma non ferì il guerriero di Dubhe, che lanciò nuovamente il suo attacco, ma stavolta Dolvar lo evitò, tentando un secondo attacco, che distrusse un gambale dell’armatura del Nord, senza però ferire il sacro guerriero.

"Finalmente ho capito", disse Dolvar saltando lontano da Orion, il quale aveva l’armatura quasi completamente distrutta per gli attacchi subiti, "Cosa hai capito?", chiese il guerriero di Dubhe, "Il tuo segreto, Siegfried di Dubhe, il segreto del mito del sangue di drago", rispose l’invasore, mentre Orion lanciava il suo attacco più potente, gli "Occhi del Drago", che investirono in pieno Dolvar, scagliandolo lontano, ma il guerriero si riprese subito e si lanciò sul custode di Asgard, distruggendogli completamente l’armatura e ponendogli la mano destra sul cuore, per poi urlare: "Scudo di Odino".

Solo un salto di Siegfried impedì che l’attacco lo prendesse in pieno nel suo punto debole, ma bastò a scagliarlo lontano, sulle scale che davano alla statua di Odino.

Bud era ancora svenuto, Siegfried era ora a terra, senza armatura, mentre Dolvar avanzava, quindi Thor decise di attaccare il nemico e si lanciò con il suo "Pugno di Titano", che Dolvar evitò, colpendo il nemico con il suo "Scudo di Odino", che lo atterrò.

"Toccherà anche a te di giungere nel Vahalla, gigante, non ti preoccupare, prima però il tuo comandante varcherà quella porta guidato dalle valkyrie", affermò Dolvar, rivolgendosi al guerriero del serpente mitologico, quindi alzò la spada verso Orion, ma una mano lo bloccò: Dolvar si voltò e vide Flare, la sorella della celebrante, che con uno sguardo triste le diceva: "Ti prego, cavaliere", ma l’invasore mosse il braccio e la gettò a terra, rispondendo: "Spiacente, nipotina, ma non sono un cavaliere", quindi vide che Siegfried si stava rialzando e decise di finirlo con il suo attacco energetico.

Hilda corse dinanzi al suo primo cavaliere e lo difese con il corpo, facendo volare in aria lo scrigno con gli zaffiri, che volò proprio sul bordo del baratro dinanzi alla statua di Odino, "Come hai potuto?", urlò Orion, mentre appoggiava la sua amata regina a terra, era semplicemente svenuta, fortunatamente; Dolvar non rispose, ma scagliò nuovamente il suo attacco, che lanciò Orion vicino agli zaffiri, sul baratro, "Scegli, cavaliere di Dubhe, vuoi morire per mia mano o ti getti di sotto?", chiese l’invasore prima di lanciare di nuovo il suo attacco, che scagliò Siegfried e gli zaffiri nel vuoto.

"Gli zaffiri sono persi", si disse Dolvar, mentre camminava fra i nemici svenuti, "poco male, il mio alleato se li recupererà da solo; intanto penserò ai miei avversari, eliminandoli a cominciare da lui, che ha ucciso il mio allievo Loki", sentenziò alzando la spada verso Bud.

All’improvviso un’esplosione di energia interruppe Dolvar, che fu stupito dall’energia divina proveniente dalla statua del dio Odino.

Un lampo e poi apparve un nuovo guerriero dinanzi a Dolvar, ma l’invasore si accorse subito che il suo nemico non era un nuovo guerriero, ma Siegfried che ora indossava l’armatura di Odino ed impugnava la sacra spada Valmur.

Siegfried lo guardò sorridendo, "Vedo stupore sui tuoi occhi, Dolvar", disse, "Muori", fu l’unica parola dell’invasore che scagliò il suo attacco energetico contro il guerriero di Asgard, che nemmeno lo evitò, la sfera di energia, che veniva chiamata "Scudo di Odino", si annullò sull’armatura del dio Odino.

Dolvar lanciò un urlo e si scagliò a spada sguainata sul suo avversario, che non cercò nemmeno di difendersi, mentre la spada colpiva ripetutamente la divina armatura, senza nemmeno scalfirla, quella spada che aveva distrutto la cloth del drago a due teste, ora non riusciva nemmeno a graffiare l’armatura del dio Odino, ad un tratto, però, Siegfried alzò la sacra spada del dio del Nord e con un singolo fendente spezzò la spada del suo avversario.

Dolvar saltò indietro, ormai era disarmato, "Preparati, invasore, ora pagherai per la morte di Fenrir e per aver osato ferire Hilda, la mia regina", sentenziò Orion prima di attaccare; il guerriero del Nord scattò verso il suo avversario, lasciando dietro di se una luce azzurra, con un solo fendente distrusse l’armatura dell’avversario e poi, con un secondo movimento della spada, lo uccise.

Morto l’avversario, Siegfried ripose la spada nell’armatura e si avvicinò alla sua regina.

La celebrante aprì gli occhi e vide una figura che a poco a poco diventò più chiara, mostrandogli Orion, il suo primo cavaliere, con l’armatura del dio Odino, "Siegfried, hai l’armatura del dio Odino?", chiese stupita, "Si, mia regina", rispose il cavaliere, "Ho sempre pensato che tu fossi un dio", disse lei con un sorriso sul volto, "No, mia regina", ribatté lui, "non potrei mai sperare di essere un dio, come Odino, che ha la fortuna di essere celebrato da te", disse lui avvicinandosi a lei.

Un sussulto di dolore ruppe il momento magico fra i due, Thor si stava riprendendo, il cavaliere vide l’armatura divina sul primo cavaliere di Asgard, "Orion, primo fra noi, mi congratulo con te, che custodisci ora la sacra spada del dio Odino", disse, quindi svegliò Bud e poi Flare ed ambedue dissero parole quasi simili al cavaliere di Dubhe, felici di avere l’armatura di Odino fra di loro a difenderli.