Capitolo 4: Fino al settimo senso

Il gruppo di titani si trovò dinanzi a cinque nuovi avversari.

"Benvenuti, titani, questo luogo sarà la vostra tomba. Io, Hamer di Cerbero ve lo giuro sulla memoria del mio maestro", esordì uno dei cinque guerrieri.

I titani furono scioccati dall’orribile figura che si trovarono dinanzi, il santo d’argento era gobbo, calvo ed orribile anche in viso. "Mostriciattolo, che vorresti fare?", chiese la voce di colei che aveva ucciso Ichi.

Il cosmo del cavaliere d’argento si ampliò fino ai limiti concessi, "Calmati, fratello mio", esordì una sacerdotessa guerriero con corti capelli neri, che impugnava dei dischi.

"Awtera ha ragione, Hamer, calmati", ordinò un’altra sacerdotessa guerriero dai lunghi capelli rossi.

"Io sono Marin dell’Aquila e lei è Awtera dell’Auriga", si presentò la sacerdotessa dai lunghi capelli rossi. "Io sono Rabat di Perseo", aggiunse il quarto guerriero, "Ed io Daidaros di Cefeo", disse l’ultimo cavaliere presente, armato di catene, proprio come Hamer.

"Questi guerrieri hanno dei cosmi maggiori rispetto a tutti i vermi che abbiamo ucciso finora, forse la morte di quel cavaliere divino ha risvegliato i loro istinti battaglieri?", chiese la voce femminile, "Posso affrontarli, o mia comandante?", aggiunse, "Si, ma insieme a te combatteranno 2 guerrieri titani", rispose la voce di Belinda.

Due guerrieri si fecero avanti.

Le loro armature ed i loro occhi erano simili a quelli degli altri titani di infimo livello, ma colei che li guidava aveva vestigia diverse, la coprivano interamente, proprio come quelle di Sinope, malgrado non avesse fiamme decorate sopra.

Vi erano però delle stelle disegnate, sulle mani e sui pettorali dell’armatura, queste stelle scendevano come a formare delle spirali fino alla cinta della guerriera, che si capiva chiaramente essere una donna, "Sono Rhea, signora della Luce", disse con tono divertito la titana.

 

All’ottava casa due santi osservavano fuori da una finestra del tempio, "Daidaros è sul punto di iniziare uno scontro", esordì il santo dello Scorpione, "Ne sei sicuro Gallio?", chiese Ryo, figlio di Shiryu, "Si, percepisco il suo cosmo vibrare, non è simile al padre, lui sarà pronto ad uccidere fin da subito", rifletté il santo dello Scorpione.

Ryo osservò Gallio, era visibilmente preoccupato, i suoi lunghi capelli rossi come il sangue scendevano fino alla cinta ed il volto era simile a quello del padre, Albione, il passato santo di Cefeo, "Sopravvivi, mio piccolo amico, sopravvivi, per tuo padre", pregò il custode dell’Ottava Casa.

 

"Voi due occupatevi di quei ragazzi, la donna dai capelli rossi è mia", ordinò Rhea, rivolgendosi ai guerrieri titani.

I due si gettarono contro i Silver saints più giovani, mentre Castalia si preparava ad affrontare Rhea.

"Nebula chain", urlò Daidaros, scagliando le sue catene contro uno dei guerrieri titani, che riuscì facilmente a parare l’attacco, movendosi lateralmente ed avvicinandosi così al santo d’argento per colpirlo. Fortunatamente il figlio di Shun si mosse con altrettanta velocità, così da evitare l’attacco energetico del nemico.

"Sei pronta alla lotta, sorella?", chiese Hamer alla fanciulla con la maschera, "Si, fratello mio", rispose Awtera, guardando attraverso la sua maschera il suo caro fratello maggiore, che nel suo piccolo era particolare, seppur fisicamente brutto.

La sacerdotessa guerriero corse incontro ad uno dei nemici pensando quanto fosse diversa dal fratello, lei che fin da piccola era stata dotata di grandi poteri psichici e di una discreta bellezza era legatissima ad un uomo gobbo, come il suo caro fratello. Un sorriso apparve sotto la maschera.

I due fratelli lottavano spalla a spalla, "Sfera chiodata", urlava lui, "Dischi rotanti", lei.

Il titano però riuscì ad evitare i loro attacchi.

"Occhi della Medusa", urlava nel frattempo Rabat, impegnato in uno scontro uno contro uno con l’altro guerriero titano, capace di evitare i suoi attacchi.

Marin osservò i quattro Silver saints, tutti determinati ed abilissimi, nessuno di loro aveva subito alcuna ferita, ma non erano nemmeno riusciti a ferire i loro avversari, purtroppo.

"Ehi, tu, guerriera dai capelli rossi, sei pronta a combattere?", chiese Rhea con tono di sfida, "Certamente, titana, sono pronta", ribatté Marin, prima di scatenare il suo potente attacco, "Ryuseiken" urlò la sacerdotessa guerriero.

Gli occhi gialli di Rhea sembrarono illuminarsi come le stelle, mentre movendo abilmente le mani parava i diversi fulmini, lanciati ad una velocità vicinissima a quella della luce.

"Bel colpo, peccato che fosse lento e debole", schernì la malvagia avversaria.

"Mi voglio divertire", aggiunse con tono soddisfatto, "ti permetterò di lanciare ancora tre colpi senza difendermi", propose Rhea con tono di sfida, quindi con le mani indicò le sue vestigia, "Su, dai, colpisci!", ordinò.

Castalia era stata spiazzata da quella proposta, "Come potrò attaccarla? Costei ha già visto il mio primo colpo, se le lanciassi subito il mio attacco migliore probabilmente, essendo calma e rilassata sia fisicamente sia spiritualmente, lo eviterebbe subito ed io avrei giocato tutte le mie tecniche", pensò la sacerdotessa guerriero fra sé, "Sarà meglio aspettare e vedere se è di parola", si disse.

"Ryuseiken", urlò nuovamente Marin, ma stavolta Rhea non utilizzò ambedue le mani per difendersi, ma soltanto la sinistra, accompagnando ogni movimento con una sonora e malvagia risata.

"Patetico, ti prego, non lanciare più questa tecnica, che forse potrebbe mettere in difficoltà uno dei guerrieri titani, ma di certo non me, che sono una comandante di terzo grado del grande esercito dei titani", la schernì ancora Rhea.

Marin si sentì offesa da quelle parole, "Cosa c’è? Sei dispiaciuta di non poter far niente contro di me? Non sai che voi, miseri mortali, non avete alcuna possibilità con noi semidei? Nemmeno quel combattente dalle vestigia divine ha potuto fare molto contro Sinope, è morto bruciato, mentre piangeva la sua donna. Voi umani siete così patetici con questi vostri legami", continuò Rhea con voce soddisfatta e derisoria.

Il cosmo dell’Aquila si espandeva sempre di più, "Non posso, non ti permetterò di continuare a dire ciò", urlò la sacerdotessa guerriero, "E’ l’amore ed i legami che tu tanto critichi, che fanno andare avanti il mondo. I santi d’Atena combattono per questi legami. Shun, Aioria, Micene, Seiya, Dauko, Saga, Mur, tutti i santi che in queste ere hanno sacrificato la vita per Atena e per il mondo, credevano in questo legame", urlò, raggiungendo il settimo senso.

"Incredibile, finalmente sono riuscita a scuoterti un po’", la derise Rhea.

Marin non rispose, ma saltò in cielo, "Eagle clutch, colpisci in nome d’Atena", urlò la sacerdotessa guerriero, mentre il suo potentissimo colpo investiva l’avversaria.

"Come può essere?", furono le uniche parole della titana, prima di essere travolta dal colpo.

"Ho vinto", furono le semplici parole di Marin, mentre alzava la testa al cielo.

"Non credo proprio", ribatté la maligna voce di Rhea, che si stava rialzando, "sei solo riuscita a frantumare parte delle mie vestigia", spiegò alzandosi e mostrando una piccola crepa all’altezza del petto, che lasciava intravedere la bianca pelle della guerriera semidivina, "però hai ancora un colpo da poter scagliare", concluse, pulendosi le vestigia dalla polvere.

Castalia fece nuovamente scoppiare il suo cosmo, che raggiunse ancora il settimo senso, "Utilizzerò nuovamente il ryuseiken, di certo non lo teme tanto quanto quest’attacco", disse fra se, prima di scagliare nuovamente il "Fulmine".

Rhea parò le sfere di energia azzurra dirette al suo ventre, ma si accorse troppo tardi che il vero fuoco dell’attacco, il bersaglio, era la sua testa, che non riuscì a difendere, venendo scagliata al suolo.

L’elmo bianco metallico rotolò a terra, "Brava, sei riuscita a far cadere il mio elmo", ammise la titana, "ma ora hai finito le tue possibilità di attacco", concluse rialzandosi sorridente.

I lineamenti di Rhea erano molto rigidi, il naso era piccolo, gli zigomi duri, la fronte stretta ed il mento tagliente. I suoi capelli, proprio come gli occhi, erano gialli come le stelle, un sorriso sadico le splendeva sul volto.

"Tu non muori mai?", chiese stupita Marin, "Effettivamente no", rispose Rhea, "come semidea, una volta uccise le mie spoglie mortali la mia anima ritornerà nel limbo, come l’ultima volta", spiegò la titana, "ma, in ogni caso, i tuoi colpi non possono danneggiare oltremodo le mie vestigia di titanio", concluse prima di scoppiare a ridere.

"Ryuseiken", fu l’unica risposta di Marin, che scagliò di nuovo il suo attacco, "Ho detto che non è più il tuo turno di attaccare", urlò Rhea di risposta, facendo esplodere un cosmo talmente luminoso da far credere che un secondo sole stesse sorgendo.

"Colonne del cielo", urlò la titana.

 

"Castalia", disse Seiya, vedendo brillare un’intensissima luce a qualche chilometro di distanza dal santuario, "prima ho percepito aumentare il tuo cosmo, sei riuscita a raggiungere a pieno il settimo senso, mia cara insegnante, ma chissà cosa sarà successo ora che la tua nemica ha sfoderato il suo potere. Stai attenta, mia cara maestra, ti prego", pregò fra se l’oracolo di Atena.