Capitolo 13: Il gigante ed il genio

Nove figure erano sedute sull’Altura delle Stelle, "Ti ringrazio, Eric, di essere sceso a prendere anche me", disse Real della Lira, uno dei pochi santi d’argento sopravvissuti al passaggio dei titani.

"Grazie anche a te, santo di Cefeo, di avermi portato qui con le tue catene", aggiunse Helyss del Pittore, rivolgendosi a Daidaros.

"Come stanno gli altri?", chiese Rabat, guardando Kano ed Eric, che si occupavano di curare Zadra e gli altri santi feriti.

"Nessuno è ferito gravemente", affermò il santo del Pavone, "almeno per quel che so della medicina", aggiunse infine, prima che una grande esplosione d’energia lo ammutolisse.

Tutti i santi, eccetto Jabu ancora svenuto, guardarono verso il cielo, "Zio", sussurrò Daidaros, "Che cosa? Quello è il santo della Fenice?", chiese stupito Eric.

"Si", rispose il santo di Cefeo, "quello era mio zio, si è sacrificato per noi tutti, proprio come mio padre", spiegò il figlio di Shun, chinandosi per terra piangente.

 

I titani giunsero dinanzi alla Seconda Casa, "Entriamo, guerrieri", ordinò la voce di Belinda, guidando i guerrieri dalle bianche vestigia dentro la casa del Toro.

Il gruppo di titani avanzò per alcuni secondi lungo un corridoio centrale, quando si trovarono dinanzi due figure dalle vestigia dorate: il primo era un uomo di quasi trent’anni, dai lunghi capelli rossi legati a coda di cavallo lungo la schiena, due nei sulla fronte ed uno sguardo sereno. Il corpo di costui era coperto da un’armatura d’oro, caratterizzata da corna ricurve sulle spalliere.

Il secondo guerriero era molto più alto del primo, oltre due metri, uno sguardo serio e pronto alla lotta, un sorriso soddisfatto ed insieme di sfida ed occhi neri che sembravano carbone.

Le sue vestigia erano caratterizzate da dei corni e l’elmo sembrava la testa di un gigantesco toro.

"Benvenuti, titani, io sono Golia del Toro", si presentò il gigante, "Ed io Kiki dell’Ariete", aggiunse il secondo dagli occhi violacei.

"Ben due cavalieri d’oro ad attenderci in questa casa", esordì stupefatta Belinda.

"Si, mia comandante, ci sono due cavalieri d’oro in ogni casa, la Seconda, la Quarta, la Sesta, l’Ottava, la Decima e la Dodicesima, inoltre l’oracolo e gli ultimi due santi divini ci attendono nelle stanze del Gran Sacerdote", affermò un’altra voce femminile nelle schiere dei titani.

"Sei sicura di questo, Ariel?", chiese la voce di Dione, "Si, ho letto chiaramente la mente del gigante", rispose la voce femminile.

"Lasciate a me questi due, posso trattenerli il tempo necessario perché voi passiate, ma dovete muovervi, l’altro santo sembra avere una grande forza psichica, potrebbe contrastarmi facilmente", affermò la titana chiamata Ariel.

"Sia", esordì Belinda, "dicci tu quando muoverci", ordinò all’altra titana.

Una luce intensissima apparve al centro della schiera di soldati.

"Che mi succede?", chiese Golia, spaventato, mentre le sue braccia e gambe si muovevano da sole, verso il suo parigrado, "Kiki, che mi succede?", urlò ancora, "Qualcuno fra loro ha dei poteri psichici capaci di muovere i tuoi muscoli, ma non ti preoccupare, lo fermerò", disse con tono sicuro il santo dell’Ariete, espandendo il suo cosmo in aiuto del compagno di battaglia.

"Andate ora", urlò la voce di Ariel, "Bene, lascerò qui tre guerrieri titano, affinché ti aiutino", affermò Belinda, prima di correre via insieme ai suoi compagni.

Rimasero solo quattro titani nella casa, insieme ai due gold saints, "Adesso basta giocare con lui", affermò Ariel, annullando i suoi influssi su Golia, che cadde a terra, spinto dal potere di Kiki.

"Scusa", fu l’unica parola detta dal santo dell’Ariete.

I due santi d’oro si ritrovarono dinanzi a quattro titani, tre di loro avevano bianche vestigia che coprivano solo parzialmente i loro corpi, la quarta, invece, era una ragazza.

Le vestigia di quest’ultima erano integrali, alcune sfere appiattite decoravano le braccia e le gambe dell’armatura bianca; la cosa più interessante, però, era l’elmo, perfettamente modellato sul capo della titana, i capelli erano chiaramente delineati, come la testa, di cui si poteva notare ogni particolare.

"Tu sei la donna dai grandi poteri psichici?", chiese Kiki, avanzando verso di lei, "Si, sono Ariel, la psico-cineta", affermò la guerriera dalle bianche vestigia.

"Golia, ti prego, lascia questa avversaria a me", pregò il santo dell’Ariete, "Si, cavaliere, io mi occuperò di quei tre moscerini, intanto", accettò il santo del Toro, osservando i tre semplici guerrieri titano.

I due guerrieri dai grandi poteri psichici si osservarono con rabbia, "Non riesco a leggere nella tua mente, sei bravo", si congratulò Ariel, "Anche tu sei molto abile", ricambiò il santo d’oro.

"Mi va di giocare con gli oggetti adesso", affermò dopo la titana, osservando la zona circostante.

Alcuni mattoni iniziarono a vibrare e si staccarono da uno dei muri laterali della Seconda Casa, "Ecco, cavaliere, vediamo che sai fare", affermò divertita la titana.

Il santo dell’Ariete sorrise all’avversaria, quindi alzò il dito indice della mano destra, così da fermare con il suo potere psichico i mattoni, poi con un veloce movimento discendente del dito, fece cadere tutti i mattoni.

Ariel scoppiò in una risata, che lasciò Kiki spiazzato. La titana osservò il santo dell’Ariete, quindi quello del Toro e poi i guerrieri titano. "Spostiamoci, ti va?", chiese divertita la guerriera dalle bianche vestigia a Kiki, poi scomparve.

Il santo dell’Ariete scomparve insieme a lei, lasciando Golia solo con i tre guerrieri.

Il santo del Toro fu sorpreso dalla loro velocità, "Come si sono mossi? Quella non era la velocità della luce", pensò Golia, prima di voltarsi verso i tre avversari.

Un sorriso si dipinse sul volto del santo d’oro, "Su, fatevi sotto", li sfidò.

I tre guerrieri titani corsero verso il cavaliere d’oro, "Great Horn", urlò il cavaliere del Toro, scatenando il suo attacco contro i tre, che furono sbalzati verso la parete destra della Seconda Casa, che andò in frantumi.

I tre si rialzarono, "I loro corpi non potrebbero reggere un attacco simile", rifletté il santo d’oro, poi osservò le loro vestigia, ancora integre dopo l’attacco, "Ecco dove si nasconde la loro salvezza, le vestigia, ne colpirò uno solo alla volta", si disse Golia, aumentando ancora il suo cosmo.

I tre guerrieri titani si scagliarono ancora contro di lui, "Great Horn", urlò nuovamente il santo, colpendo il guerriero che aveva davanti con il suo colpo alla massima potenza.

Il titano centrale volò via, fuori dalla casa del Toro d’oro con le vestigia in pezzi e senza vita.

"Un colpo di un cavaliere d’oro lanciato alla massima potenza contro uno di questi tizi può bastare", si disse soddisfatto il santo d’oro del Toro, indietreggiando verso l’interno della Casa da lui custodita.

I due guerrieri rimasti si guardarono, quindi concentrando la loro energia, lanciarono due sfere contro il santo d’oro, che parò i colpi con le mani, "Patetici come attacchi, non credete?", chiese Golia divertito, prima di distruggere le sfere.

"Great Horn", invocò ancora il santo, scagliandosi contro il nemico alla sua destra e distruggendo le sue vestigia ed il suo corpo.

Il santo del Toro rimase solo dinanzi all’ultimo avversario, aveva un volto soddisfatto.

Un movimento alla velocità della luce ed il guerriero titano si ritrovò a terra, per un pugno del santo d’oro. Golia prese per il capo il titano, "Ora, pulce, è giunto il momento di morire", affermò il santo del Toro, frantumando l’elmo e la testa del guerriero dalle bianche vestigia.

"Ora andiamo da Kiki", si disse, voltandosi verso la zona sinistra della Seconda Casa.

 

Kiki ed Ariel si erano teletrasportati nelle sale a sinistra del corridoio centrale.

"Bene, cavaliere dell’Ariete, attaccami, io ho già mostrato una delle mie tecniche, spostando il tuo compagno ed i mattoni", esordì la titana.

Kiki le sorrise e concentrò il suo cosmo, "Stardust revolution", urlò il santo dell’Ariete, scatenando il colpo che fu di Sion e di Mu.

La polvere di stelle cadde su Ariel, investendola con la sua forza esplosiva e facendola volare contro una parete del secondo tempio.

"Bella tecnica, cavaliere d’oro, peccato che le mie vestigia hanno perfettamente resistito a questo attacco", lo schernì la titana, alzandosi in piedi ed emanando una luce intensissima dall’elmo.

"Ora tocca a me attaccare", affermò Ariel, emanando la stessa luce intensissima anche dalla mano, "Psico blade", urlò la titana, mentre una lama di energia bianca si materializzava fra le sue dita.

La lama di energia si scagliò contro Kiki, il quale non si mosse per difendersi.

Ariel fu scalzata dalla sua stessa energia e volò lontano, verso una parete della Seconda Casa.

"Un muro di cristallo?", si chiese Ariel, notando un leggero riflesso dinanzi al suo avversario, "Si, abbiamo le medesime capacità psichiche e la medesima energia cosmica, ma anche le nostre difese sono quasi paragonabili", rispose Kiki.

"Quasi?", ripeté la titana, "Si, ora ho scoperto come superare la resistenza delle tue vestigia, con un colpo alla massima potenza, quale la tua spada di energia psichica", rispose il santo dell’Ariete, indicando la sua avversaria.

Ariel si guardò le vestigia e notò che la spalliera destra si era staccata dal resto dell’armatura per mano del suo stesso colpo, "Ora toccherebbe a me scoprire come superare le tue difese, giusto?", chiese divertita la titana.

"Si, Ariel", rispose Kiki, apparso alle sue spalle a mani aperte, "Prima, però, devi liberarti", affermò divertito il santo d’oro, "ora che ti ho catturato nella mia <crystal net>", concluse.

"Sei una vera sorpresa, cavaliere d’oro", esordì Ariel divertita, "ora ti mostrerò anche io una sorpresa, prepara le tue difese", lo avvisò la titana.

L’elmo della guerriera dalle bianche vestigia iniziò nuovamente a brillare di una luce intensissima, "Ecco, Kiki, per te, un pensierino", lo schernì la titana, "Psico fairies", urlò Ariel, mentre intorno a lei si materializzavano dei fasci di luce, che a poco a poco prendevano la forma di farfalle.

"Farfalle di energia?", affermò stupito il santo dell’Ariete, mentre alzava le sue difese.

Le farfalle erano centinaia, si appoggiarono sui diversi fili della ragnatela di cristallo e sul muro difensivo del santo d’oro, sbattendo di continuo le loro ali.

"Ed ora, cavaliere", affermò Ariel, ancora bloccata dalla "Crystal net", "ora ci sarà il boom", urlò con tono gioioso, mentre le farfalle iniziavano a brillare di una luce più intensa.

Kiki non capì di che stesse parlando la sua avversaria, finché le centinaia di farfalle non esplosero, tutte contemporaneamente.

"Kiki", urlò Golia, che stava giungendo sul posto.

L’esplosione riuscì a frantumare le due tecniche del santo dell’Ariete. Sia Kiki sia Ariel furono investiti dall’onda d’urto dell’esplosione.

Il primo a rialzarsi fu il cavaliere d’oro, aiutato dal suo parigrado, "Tutto bene, amico?", chiese il santo del Toro, "Si, grazie", rispose il fratello di Mur. Le vestigia di Kiki erano leggermente danneggiate, una spalliera e parte dei gambali e dei copribraccia era danneggiata, ma il cavaliere era vivo.

"E’ riuscita a superare le mie difese", osservò sorpreso il santo dell’Ariete, "Si, amico mio, sembrerebbe di si, era un’ottima avversaria, peccato che tu l’abbia sconfitto, avrei voluto affrontarla", rifletté il santo del Toro.

"Potresti ancora riuscirci, sai", esordì una voce dalle macerie, "Dopo che lo avrò sconfitto, magari ci affronteremo", concluse Ariel, uscendo da ciò che poco prima era una colonna del tempio del Grande Toro con le vestigia danneggiate.