Capitolo 15: Scontro alla Quarta Casa

L’armata di titani osservò i due gold saints: uno di loro aveva un’armatura che lo copriva completamente, portava lunghi capelli blu ed aveva lineamenti simili a quelli del santo divino della Fenice, seppur era molto più giovane, in mano teneva un elmo con raffigurate due facce, una sorridente e l’altra maligna.

L’altro gold saint era chiaramente una donna, la stessa che aveva portato via i due santi d’argento stremati poco prima.

"Helene, Juliet, Desdemona, una di voi si occupi di questi due", ordinò Belinda.

"No", ribatté una voce dal gruppo. Tutti videro muoversi Dione, che uscì dalla schiera di titani, "Costoro sono miei, riconosco il cosmo di colei che si è intromessa nel mio scontro e quello di colui che cercava di ingannarci alla Terza Casa", spiegò, dando le spalle agli altri titani.

I due cavalieri d’oro notarono subito che il loro avversario dai corti capelli era cieco, a causa di due ferite agli occhi, "Non badate alla mia cecità, poiché per voi non sarà di certo un vantaggio", spiegò il titano, scuotendo il capo.

"Preparati, titano, perché io Abel di Gemini, vendicherò mio padre Ikki", minacciò il santo dei Gemelli.

"Ah, l’uomo che è morto insieme a Sinope, chissà se sarai anche minimamente capace di eguagliare la sua potenza?", lo schernì il titano cieco, "e tu, che mi hai interrotto, chi sei?", aggiunse, rivolgendosi alla custode della Quarta Casa.

"Botan di Cancer", rispose lei freddamente.

"Bene, Dione, ti lascerò combattere tranquillamente, lascerò qui solo tre guerrieri, per ogni evenienza", esordì Belinda, "ora, miei titani, avanziamo", ordinò poi alla sua armata.

"Dove credete di andare?", chiese innervosito Abel, ponendosi dinanzi a loro.

"Cavaliere d’oro, forse non hai capito che sono io il tuo avversario; ma se non volete lasciarli passare con le buone, lo farete con le cattive", avvisò Dione, aprendo le mani sopra di se ed espandendo il suo cosmo.

"Occhio Nero", urlò il titano, mentre una gigantesca pupilla d’energia si apriva sopra di lui, prendendo la forma di un buco, dove i due santi d’oro furono assorbiti.

 

"Dove ci ritroviamo?", si chiese sorpresa Botan, "Sembra una specie di dimensione parallela", rispose il santo dei Gemelli, "Tu sai come uscirne, Botan?", chiese poi alla sua compagnia di battaglia, "Si, tu, ci puoi riuscire da solo o vuoi un aiuto?", incalzò lei, "Faccio da solo, grazie", fu la secca risposta del figlio di Ikki.

La sacerdotessa guerriero alzò la mano sopra il capo, "Strati di Spirito", urlò la guerriera d’oro, scomparendo dalla dimensione parallela.

"Come la fa difficile", si disse il santo d’oro, "Apre un varco per una terza dimensione parallela, quella dei morti, così da poter tornare nella nostra, si vede che non ne sa molto sui varchi dimensionali", pensò compiaciuto Abel, prima di aprire le mani dinanzi a se e creare un varco, che lo riportò alla Quarta Casa.

 

I due cavalieri d’oro si ritrovarono dinanzi a Dione, ma notarono che oltre a lui vi erano solo altri tre titani, dalle vestigia piuttosto scarse, tali da far comprendere il loro grado infimo.

"Non vi preoccupate di quei tre guerrieri titani, servono solo per non farvi scappare", li avvisò il semidio cieco. In effetti, due dei tre guerrieri erano dinanzi alla porta per la Quinta Casa, mentre il restante bloccava l’altra uscita.

"Ora a noi, cavalieri", li avvisò il titano.

"Ti regalo un viaggio in una dimensione migliore della tua!", lo minacciò il santo dei Gemelli, espandendo il suo cosmo, doppio rispetto al normale, "Another dimension", urlò il figlio di Ikki, aprendo il varco per la dimensione oscura, dove Dione fu risucchiato.

"Per te, padre", affermò il santo d’oro, appoggiando a terra l’elmo.

"Cosa hai fatto per tuo padre?", chiese divertita una voce.

Abel si voltò e vide nuovamente dinanzi a se il suo nemico, ancora in piedi ed al pieno delle forze.

"Credevi di ingannarmi con un colpo del genere? Io ho un corpo mortale ed un’anima semidivina e questo mi permette di ritornare da qualsiasi dimensione parallela, eccetto il Tartaro, dove fui rinchiuso, come gli altri titani, da un sigillo, che si è spezzato grazie ai santi di Atena", spiegò Dione, prima di scoppiare a ridere.

Il santo dei Gemelli esplose il suo cosmo, "Quietati, cavaliere", li consigliò il titano cieco, espandendo il proprio cosmo.

Una luce intensissima circondò Dione, per poi rendersi concreta nel suo colpo: "Turbulent eyes".

"Se non vuoi venire ucciso, semplice mortale, ti consiglio di non muoverti", lo avvisò il titano.

Abel non ascoltò l’avviso e si scagliò contro il nemico, venendo investito in pieno dagli occhi energetici, che lo scagliarono contro una parete della Quarta Casa, mandandola in frantumi.

"Ragazza, ora tocca a te venire punita", avvisò Dione, voltandosi verso Botan.

La sacerdotessa d’oro non si fece ripetere la provocazione, "Cancer light", disse, attaccando con un fascio di luce dorata molto simile al "Thunder Crow" della defunta Shaina.

Il titano cieco si mosse alla velocità della luce e fu soltanto sfiorato dall’attacco, che riuscì a danneggiargli un gamba, il primo danno sulle sue vestigia, escludendo la perdita dell’elmo.

"Hai osato danneggiare le mie vestigia? Tu, misera mortale, che dovresti adorarmi come una divinità?", chiese infuriato il titano, prima di espandere il suo cosmo.

Dione avvicinò la mano destra agli occhi e posizionò l’indice ed il medio sulle due ferite, dove un tempo vi erano i bulbi oculari, "Questa non è di certo la mia mossa più potente, ma è la più spettacolare, inoltre basterà per te", spiegò il titano.

Una luce intensissima sembrò nascere dalle sue dita, "Eyes explosion", urlò il guerriero dalle bianche vestigia, scatenando un’esplosione di energia che investì la sacerdotessa del Cancro, facendola volare contro una parete del tempio e distruggendole la corona.

"Uomini che osano attaccare degli dei, patetico", si disse compiaciuto Dione, "ora vi finirò, così da poter poi distruggere anche questa casa", continuò, "per ora lascerò stare quel guerriero rimasto alla Seconda Casa, è stanco e non ci ha arrecato un gran danno uccidendo Ariel, infondo lei desiderava essere una mortale", pensò il titano.

"Genmaken", urlò una voce alle spalle di Dione, mentre una sottile striscia di energia lo investiva, gettandolo a terra.

"Ora, prova cosa sia la paura", affermò Abel, rialzatosi.

Dione iniziò a muoversi, come impazzito, "No, no", ripeteva. Il santo dei Gemelli si avvicinò al suo nemico, incredibilmente spaventato, ma quando gli fu vicino, notò che il suo volto era cambiato: quello non era Dione, ma Ikki, suo padre.

"Abel, perché mi hai lasciato morire?", urlò il santo divino, prima di andare in fiamme.

Un’onda di energia risvegliò il santo di Gemini.

"Come è stato prova su te stesso il tuo incubo?", chiese divertito Dione, "Hai deviato su di me il mio colpo?", incalzò stupito il figlio di Ikki.

"Tu non sei tuo padre, io non sono Sinope, quindi mi è stato facile deviare quest’attacco", spiegò il titano, prima di posizionarsi nuovamente per lanciare l’attacco che aveva atterrato Botan.

Il titano si preparò ad attaccare ed il santo d’oro a rispondere all’attacco, "Aspetta, Abel", esordì una voce femminile, interrompendoli, "non serve che lo attacchi, ho bloccato i suoi movimenti, mentre respingeva il tuo colpo", spiegò Botan, apparendo da dietro una colonna, "le <Chele del Granchio> lo rendono inerme", concluse la sacerdotessa del Cancro.

"Vattene Dione, odio la guerra, quindi voglio concederti questa possibilità", affermò Botan, "malgrado voi abbiate ucciso la mia insegnante, Shaina dell’Ofiuco, io non desidero la vendetta", spiegò la gold saint, "Vendetta?", ribatté il titano, "Mio padre esige vendetta, come tutti noi, quindi la avremo", affermò annoiato.

"La vendetta la desidero anche io", affermò Abel, intromettendosi nel dialogo, "Botan, liberalo", ordinò poi alla sua parigrado.

"Non serve, mi sono liberato da solo", spiegò Dione, facendo esplodere il suo cosmo e scatenando il suo attacco verso il figlio di Ikki.

"Eyes explosion", urlò il titano cieco, ma il santo dei Gemelli riuscì a parare l’attacco nemico.

"Mi dispiace, ma una tecnica già vista è inutile contro un saint", spiegò Abel, prima di far esplodere il suo cosmo doppio, "ora proverai una vera esplosione", affermò il cavaliere d’oro, "Galaxian explosion", invocò, scatenando l’attacco che già era di Saga e Kanon dei Gemelli.

Dione fu investito in pieno dal colpo, che lo scagliò in uno dei due corridoi della Quarta Casa.

"Vendetta è fatta", affermò il santo d’oro dei Gemelli.

Botan lo guardava in silenzio, probabilmente lei non capiva tutta questa violenza, malgrado Shaina le avesse spiegato il bisogno di combattere e vincere per ciò in cui si crede.

"Non hai ancora vinto, uomo", urlò una voce alle spalle dei gold saints. Ambedue i cavalieri si voltarono e videro Dione, in piedi, con le vestigia danneggiate

"Ora proverai sulla tua pelle il mio attacco più potente", avvisò il titano cieco, mentre una luce intensissima lo circondava. Dopo alcuni secondi, il tetto della Quarta Casa crollò ed i due gold saints notarono un gigantesco occhio di energia sopra il tempio del Grande Cancro, "Occhio del Cielo", sentirono dire dal gigantesco bulbo di energia.

"Abel ho già visto questa tecnica, non possiamo fare niente contro di lui adesso", avvisò preoccupata Botan, "credimi, nemmeno unendo i nostri attacchi lo vinceremmo", spiegò la sacerdotessa guerriero.

"Preparatevi alla morte", avvisò l’occhio maligno, concentrando la sua energia e puntandola verso i due gold saints, "Vedremo", rispose il santo dei Gemelli, espandendo il suo cosmo, "Galaxian explosion", urlò Abel, "Cancer light", aggiunse Botan, combinando il suo attacco con quello del parigrado.

Il fascio di energia nato dall’occhio maligno si incontrò a mezz’aria con i due colpi combinati. L’esplosione ridusse in polvere quasi completamente la Quarta Casa ed investì anche i due cavalieri d’oro ed il corpo di Dione.

I tre guerrieri titani, che non si erano intromessi nello scontro, andarono a recuperare il corpo del comandante di 2° grado, mentre Botan si rialzava vicino ad Abel, ormai svenuto.

L’occhio energetico era ancora lì, fermo e pronto ad uccidere, "Ora è il tuo turno, donna", avvisò il maligno spirito del titano, ma un cosmo gigantesco riempì la sala.

"Titano", urlò una voce, proveniente dal cosmo, "vuoi combattere con un tuo pari?", chiese questa voce.

Dione fu stupito da questo cosmo umano che gli era quasi pari, "Si", rispose l’occhio maligno, "Allora non ti occupare dei gold saints, ma vieni qua, nelle stanze del Gran Sacerdote, dove io, Shiryu del Dragone Divino ti aspetto", lo sfidò il cosmo del santo divino, "Botan", aggiunse poi Sirio, "porta al sicuro il figlio di Ikki, il mio cosmo impedirà a costui di attaccarvi", ordinò il parigrado dell’oracolo di Atena.

Botan prese con il braccio sinistro il santo dei Gemelli, "Si signore", rispose, prima di scomparire insieme al parigrado, grazie agli "Strati di Spirito".

"Ti aspetto, titano", furono le ultime parole di Shiryu, prima che il suo cosmo lasciasse ciò che rimaneva della Quarta Casa.

Dione ritornò nel suo corpo, desideroso di confrontarsi con il santo del Dragone Divino, quindi salì verso la Quinta Casa insieme ai tre guerrieri titani.