Capitolo 18: Il drago divino contro l’occhio divino

Ryo della Bilancia e Gallio dello Scorpione erano pronti alla battaglia, in posizione d’attacco, dinanzi all’armata di titani che era riuscita a raggiungere quella casa, accanto ai due Gold saints, vi era il grande Shiryu del Dragone Divino, pronto anch’egli alla lotta.

"Siete pronti, cavalieri?", chiese il santo divino. Ambedue i santi d’oro risposero di sì.

Nella truppa di titani si sentì l’esplosione di un cosmo, tutti i vari guerrieri titani si allargarono per far passare uno di loro.

Ryo fu il primo a vederlo chiaramente: le sue vestigia avevano lievissimi danni, non portava l’elmo, aveva cortissimi capelli scuri e due cicatrici al posto degli occhi, "Costui è cieco", pensò il figlio di Shiryu.

"Tu, prima mi hai bloccato, quando stavo per finire quella dannata guerriera", accusò il titano, rivolgendosi a Sirio, "Ora, subirai la mia ira, l’ira di Dione, il titano cieco", avvisò il guerriero, espandendo il suo cosmo. "Belinda", aggiunse poi Dione, avanzando verso il cavaliere divino, "Manda un altro contro questi due", suggerì, "io sarò molto occupato", concluse il titano cieco.

I due avversari si allontanarono dal centro della sala, dove rimasero i Gold saints ed i titani.

"Helene", ordinò Belinda, "te ne occuperai tu di questi due, insieme a tre guerrieri titani", ordinò la comandante di secondo grado.

Una donna si fece avanti, aveva le vestigia danneggiate alle gambe ed alle spalle, una piccola crepa all’altezza della guancia sinistra e, per i suoi movimenti, sembrava essere ferita ad un braccio.

"Non avete avversari migliori da mandarci contro?", chiese divertito il santo di Scorpio, "Malgrado una donna completamente impazzita abbia osato ferire il mio magnifico corpo, io sono sempre Helene, la donna istrice che ha ucciso la sacerdotessa dell’Ofiuco", rispose spavaldamente la titana.

"Tu hai ucciso Shaina?", chiese innervosito il figlio di Albione, l’avversaria rispose di si con la testa.

"Cavaliere di Libra, lasciala a me", chiese gentilmente il santo di Scorpio, Ryo accettò la richiesta, concentrandosi sui tre guerrieri titani dinanzi a lui.

 

Sirio e Dione erano uno dinanzi all’altro, fermi, come a studiarsi, "Tu sei incredibilmente calmo e sapiente", esordì il titano cieco, "incredibile, il tuo cosmo sembra simile ad un fiume, che aspetta di raggiungere la cascata per scatenare la sua potenza", analizzò, "probabilmente il <turbulent eyes> con te non avrebbe effetto", concluse il cieco.

"Grazie, titano, anche tu sei molto forte, percepisco un cosmo immenso provenire da quel corpo, lo stesso che ha ucciso tre Silver saints", ricambiò Shiryu, "Ora, però, ti attaccherò e ti eliminerò", avvisò il cavaliere d’Atena.

"Rozan Shoryuha", urlò Sirio, scatenando il <Colpo segreto del Drago Nascente>, che investì in pieno Dione, tanto era veloce, e lo scagliò contro una colonna dell’Ottava Casa, che andò in frantumi.

"Complimenti, cavaliere di Atena, sei riuscito a colpirmi e sei il primo che riesce veramente a danneggiare le mie vestigia, quei due cavalieri d’oro non ci sono riusciti e l’altro mi ha tolto solo l’olfatto", disse Dione, rialzatosi, mentre avvicinava la mano sinistra agli occhi, "ora sarai tu a provare un mio attacco", avvisò il titano, prima di scagliare contro Shiryu l’<eyes explosion>.

Il Dragone Divino fu investito in pieno, ma grazie al suo scudo riuscì ad diminuire la potenza del colpo, che danneggiò soltanto una sua spalliera.

"Noto che abbiamo pari difese", analizzò Dione, capendo che il suo avversario si era salvato a pieno dal colpo, "Finalmente uno scontro con un essere quasi divino quanto me", concluse felice il titano cieco.

 

Helene osservava Gallio, il santo dello Scorpione i cui capelli ed aspetto ricordavano molto Albione, eccetto che per i loro colori, "Sei pronto a morire, cavaliere?", chiese lei, "No, titana, tu morirai, ci sono molti uomini che chiedono vendetta, fra questi Shaina, da te uccisa, ed il mio maestro, Shun, morto contro un altro titano", rispose il cavaliere d’oro.

"Non amo la vendetta, né la mia tecnica, ma con te sono pronto ad utilizzarla", avvisò il cavaliere di Scorpio, indicando l’avversaria con l’indice, "E quale tremenda tecnica possiedi, moscerino?", chiese la titana in maniera derisoria, "Questa", rispose Gallio, mentre il suo cosmo e l’unghia del suo indice crescevano, diventando di colore rosso accesso.

"Scarlet needle", urlò il gold saint, investendo la sua nemica con il veleno dello scorpione.

Helene cadde a terra urlante, il colpo aveva attraversato una delle spalliere danneggiate, "Che dolore tremendo", urlò lei, "La giusta punizione per te ed i tuoi compagni", ribatté il santo dello Scorpione.

"Non farmi ridere, stupido ragazzino, qui l’unica che può parlare di punizioni sono io, il mio magnifico corpo è stato ferito da quella sacerdotessa dalla pelle blu e da te, ora tu pagherai per entrambi", avvisò Helene, rialzandosi.

"Thorns rain", urlò la titana, mentre un centinaio di aculei partivano dal suo corpo, per scagliarsi contro Gallio alla velocità della luce. Il santo d’oro li evitò tutti, solo uno riuscì a raggiungerlo, ferendolo ad una gamba, anche se solo lievemente.

"Ora, siamo entrambi feriti", analizzò il gold saint, pronto ancora a combattere.

 

Ryo si trovò dinanzi ai tre guerrieri titani, percepì subito i loro cosmi inferiori e quindi si sentì abbastanza sollevato. Uno dei tre guerrieri gli scagliò contro una sfera di energia, ma il santo della Bilancia la evitò con un movimento piuttosto elegante, che gli permise di avvicinarsi all’avversario, "Rozan Shoryuha", urlò il gold saint, scagliando il colpo contro il nemico e distruggendogli le vestigia, così da ucciderlo, "Chi di voi due vuole essere il prossimo?", chiese il figlio di Shiryu, prima di prepararsi al prossimo attacco.

 

Sirio si rialzò dinanzi al titano cieco, "Preparati, ora subirai una delle eredità che mi ha lasciato un caro amico", lo avvisò il Dragone Divino, alzando il braccio sinistro verso di lui, "Excalibur, colpisci", urlò il saint.

Dione spiccò un salto per evitare il taglio letale di quell’arma, che non lo danneggiò minimamente, "Bell’arma", disse il titano, lieto di trovare un avversario a lui pari, "chi te la ha forgiata?", chiese incuriosito, "Questa è la spada che la dea Atena ha donato al santo del Capricorno, uno fra i suoi più fedeli dodici santi, io ora ne sono in possesso", spiegò Sirio.

"Dunque tu sei molto fedele alla tua dea?", chiese il titano, "Si, certo", rispose il santo divino, "Allora ti farà piacere sapere che ben presto vi raggiungerà, poiché mio padre ed i più forti fra noi sono tuttora impegnati nella battaglia per la distruzione dell’Olimpo", affermò il titano divertito.

"Tu menti", urlò Shiryu, caricando tutto il suo cosmo nel braccio destro, "Ecco una tecnica da me creata per chiunque usi una potente spada", avvisò il santo divino, "Ryutsuisen", invocò infine.

Il movimento del braccio di Sirio creò un’onda di energia che distrusse tutto ciò che vi era dinanzi a lui: colonne, mura, parte del tetto, persino le vestigia di Dione andarono in pezzi in più punti. Il titano fu travolto dall’attacco.

Shiryu era turbato dalla notizia dell’avversario, guardò dinanzi a se, vide solo macerie, non riusciva a distinguere il corpo del nemico; quando qualcuno lo bloccò da dietro, prendendogli la testa con le mani, "Ora ti farò un regalo, poiché te ne sei dimostrato degno, ti permetterò di vedere dagli occhi di nostro padre, come tutti noi titani", spiegò Dione, sopravvissuto, seppur gravemente ferito.

Sirio fu preso in un cosmo maggiore del suo e di quello del suo avversario.

Appena riaprì gli occhi, il santo divino, capì che non erano i suoi, poiché non si muovevano a suo piacimento, inoltre notò subito di essere su una specie di montagna. Ciò che lo stupì maggiormente fu però la presenza di centinaia di titani dinanzi a lui, riconobbe le loro vestigia, in maggioranza non integrali, ma molto numerose in quel luogo.

"Finite questi semidei, è un ordine", esordì la voce proprietaria di quegli occhi, quindi indicò un gruppo di guerrieri.

Sirio notò che c’erano tre muri di difesa, uno centrale e due laterali. Quello a destra era composta da quattro guerrieri, di cui due a terra, morti. Tutti e quattro avevano vestigia simili, con una rosa dei venti ritratta al petto e dei simboli rappresentanti dei tornado sui gambali e sui bracciali, ma di colori diversi. Uno dei due a terra aveva cortissimi capelli rosa e vestigia del medesimo colore, l’altro morto, invece, aveva capelli arancione, a spazzola, con le vestigia del medesimo colore.

I due in piedi erano simili d’aspetto ai due morti, sembravano gemelli. Uno aveva capelli azzurri, legati a coda, di colore azzurro, mentre l’altro li aveva verdi e mossi lungo le spalle. Le vestigia avevano lo stesso colore dei capelli.

"Avete ucciso Borea e Noto", affermò il guerriero dai capelli verdi dei due rimasti, "ma non avrete mai gli altri figli di Eolo", aggiunse l’altro.

Un gruppo di guerrieri titani si scagliò contro i due gemelli, che unirono le loro mani, "Per il nostro divino padre", urlarono i due, scatenando una gigantesca corrente di vento, che frantumò le vestigia dei guerrieri titani, lasciandoli a terra morti.

"Zefiro, Euro, ora arriverà la vostra morte", urlò una voce vicino all’uomo attraverso cui vedeva Shiryu. Una figura saltò vicino ai due e con un veloce movimento delle mani il titano tagliò a metà i due figli del dio del Vento, lasciandoli sconfitti.

Il corpo attraverso cui vedeva Sirio si voltò ed il santo divino vide a terra altri corpi, di cui ne riconobbe uno: Hypnos il dio del Sonno, era a terra, morto.

Accanto al cadavere a lui noto, Dragone notò Thanatos, ferito ma pronto a combattere ed eliminare chiunque gli arrivasse vicino, con lui due guerrieri, anch’essi gemelli, Deimos e Phobos (Shiryu aveva visto il primo, durante la guerra contro Ares).

I tre scagliavano i loro attacchi contro i guerrieri titani, quando furono bloccati da un muro nero, che assorbì le loro tecniche.

Due titani apparvero dinanzi ai tre semidei, uno riassorbì in se il muro nero, l’altro alzò la mano sinistra.

Un fulmine partì da quella mano e polverizzò i tre semidei.

"Adesso basta", disse Dione, togliendo le mani dal volto di Shiryu.

Il cavaliere del Dragone Divino cadde in ginocchio, preso da un malore, ma si riprese subito.

La prima cosa che Sirio vide fu suo figlio, che aveva eliminato gli altri due guerrieri titani con la tecnica base del santo della Bilancia, il "Colpo dei 100 draghi".

Il santo divino si voltò alla sua sinistra e vide Gallio di Scorpio e la sua avversaria a terra, ambedue feriti. Il santo d’oro aveva degli aculei conficcati nel corpo, nelle mani e nelle zone scoperta, ma la titana era anch’essa ferita, diverse cuspidi lo avevano colpito, "Come possono essersi feriti così tanto in meno di due minuti?", si chiese Sirio il Dragone.

"Non erano due minuti, ma quindici", disse una voce dietro il santo divino.

Shiryu si voltò e vide Dione, le sue vestigia erano state danneggiate dall’ultimo attacco del Dragone Divino, ma anche il suo volto era ferito, un orecchio gli era stato reciso.

"Quindici minuti?", ripeté stupito il cavaliere di Atena, "Si, il tempo sul monte Olimpo è diverso da quello su questo piano mortale", spiegò il titano cieco.

Dione sorrise al suo avversario, "Questa è stata la mia ultima concessione, un gesto di rispetto per la tua potenza, farti sapere che Atena è ancora viva, seppur per poco", spiegò il titano cieco, "ma adesso il gioco è finito. Eccoti il mio colpo migliore", avvisò il guerriero dalle bianche vestigia, "Occhio del cielo", urlò infine.

L’occhio d’energia riapparve, polverizzando il tetto dell’Ottava Casa.

"Ora subirai l’attacco, Dragone", avvisò l’occhio, scagliando un fascio d’energia contro il santo divino.

Shiryu alzò lo scudo, ma nemmeno questo bastò, l’energia prodotta dall’attacco polverizzò le ali e lo scudo del cavaliere, danneggiando le sue vestigia in più punti.

Sirio volò vicino a Gallio, anche Ryo si avvicinò al padre ed all’amico, ambedue feriti.

"Figlio mio", esordì il cavaliere divino, rialzandosi, "proteggi Gallio", ordinò il santo di Dragon.

Shiryu si fece avanti verso il suo nemico semidivino, "Ricordati, figlio mio, i santi di Atena combattono per la giustizia e per gli uomini, quindi, qualora io morissi nel mio prossimo attacco, tu pensa a salvare il tuo amico ferito", affermò il cavaliere di Atena, espandendo il suo cosmo gigantesco.

"Attaccami, titano, ora subirai il mio colpo migliore, la pienezza del mio cosmo!", urlò Sirio, espandendo ancora di più il suo cosmo, "Mi perdoni, maestro", sembrò sussurrare il santo divino.

L’occhio brillò di una luce più intensa, "Rozan Kouryuha", urlò Shiryu, apprendo le mani dinanzi a se.

L’occhio esplose con un fascio di energia gigantesco, mentre l’onda di energia partiva dal corpo di Sirio.

L’esplosione dei due colpi a contatto fu tale da polverizzare l’intera Ottava Casa, insieme agli scalini più vicini.

Il silenzio si sparse nelle vicinanze del Tempio dello Scorpione celeste, all’improvviso alcuni guerrieri titani con le vestigia danneggiate uscirono dalle macerie.

Uscirono poi Juliet e Desdemona con Helene fra le braccia, tutte e tre erano ancora vive.

"Sembrerebbe che anche questo tempio sia andato distrutto", rifletté Belinda, alzandosi, insieme ad alcuni guerrieri ed al corpo ferito di Dione, "E’ ancora vivo?", chiese incuriosita Desdemona, "Si, il suo spirito si è salvato rientrando nel corpo", rispose la comandante di 2° livello.

Le parole fra i titani furono interrotte da un muoversi di macerie, Ryo della Bilancia e Gallio dello Scorpione si rialzarono, vicino a loro il corpo senza vita di Shiryu, ferito mortalmente dall’incontro dei due attacchi.

"Mio padre è morto", affermò il cavaliere di Libra, chiudendo gli occhi al santo del Dragone, "ma voi ben presto lo raggiungerete", avvisò, espandendo il suo cosmo.

"Ora lo vendicheremo", aggiunse Gallio, che si preparò ad attaccare, malgrado le ferite.

"Rozan Hyakuryuha", urlò Ryo, scatenando gli artigli dei 100 draghi contro l’armata di titani.

"Scorpio Nebula", aggiunse il figlio di Albione, scatenando una corrente di energia, simile ad un vortice di vento.

I titani furono investiti dai due colpi potentissimi. Diversi guerrieri titani volarono via morti e persino Helene fu scagliata lontano, poiché Desdemona dalla paura la lasciò andare, impedendo a Juliet di salvarla.

Quando i colpi si quietarono, pochissimi titani erano ancora in piedi, Gallio e Ryo li osservavano, ma all’improvviso, il santo di Scorpio cadde a terra, svenuto.

Il figlio di Shiryu si calò su di lui, "E’ troppo stanco per continuare", si disse, "probabilmente potrei sconfiggere questi combattenti minori, probabilmente potrei eliminare anche l’assassino di mio padre e le due titane, ma non colei che li comanda", rifletté il custode della Settima Casa, guardandosi intorno.

Ryo calò gli occhi, "Altri vendicheranno mio padre, purtroppo", si disse, prendendo in braccio l’amico ed allontanandosi dal luogo dello scontro, senza che nessuno dei titani lo attaccasse.

"Ora, andiamo anche noi", ordinò Belinda, indicando la Nona Casa.