Capitolo 7: Lotta dinanzi ad Odino

L’armata di titani arrivò dinanzi al castello di Hilda, quando un ululato troncò il loro cammino: un branco di lupi gli sbarrava la strada.

"Guerrieri titani, eliminate questi animali", ordinò Thebe, notando che l’entrata del castello era bloccata dal branco, ma un fischio impedì l’attacco degli infimi titani, poiché al suono di tale richiamo, i lupi si disperso nel bosco, permettendo ai titani di entrare.

Il gruppo di guerrieri dalle bianche vestigia attraversò alcune sale del castello, poi arrivò dinanzi alla sala del trono.

Fu Thebe a sfondare la porta con un calcio e l’unica persona che trovò era un guerriero dalle vestigia blu come una notte stella, degli artigli adornavano le sue braccia ed una maschera copriva i suoi occhi.

I capelli del guerriero del Nord erano lunghi e azzurri come l’acqua del mare, "Skinir è il mio nome, Alioth la mia stella guida, mio dovere difendere fino alla morte il mio re, Freiyr", disse il guerriero del Nord successore di Luxor ed incredibilmente simile al suo predecessore, avevano persino gli stessi occhi (si sarebbe potuto notare, qualora il cavaliere si fosse tolto la maschera).

"Dove si trova la celebrante di Odino?", chiese Thebe, facendosi avanti, "Non è di tuo interesse saperlo", ribatté il god warrior, "poiché tu ed i tuoi soldati morirete qui", urlò il cavaliere, caricando il suo cosmo.

"Wolves creulty claws", urlò il guerriero di Alioth, scagliandosi contro il nemico.

L’attacco investì in pieno due guerrieri titani, uccidendoli, quindi colpì anche i due comandati titani. L’elmo di Telesto si frantumò del tutto, mostrando i lunghi capelli grigi e gli occhi bianchi, mentre su Thebe non vi furono effetti.

Il comandante di 2°grado saltò verso Skinir, "Jumping bite", urlò il titano, "Groviglio di fili", aggiunse Telesto.

Il guerriero di Alioth scagliò nuovamente il suo attacco verso Telesto, che gli apparve il più stanco, ma questo non servì a parare i due attacchi.

Thebe arrivò sopra il god warrior ed aprì la mano, al posto delle dita aveva dieci zanne d’acciaio, che gli riempivano il pugno, con le sue zanne morse il guerriero della stella Epsilon al braccio sinistro, facendo inginocchiare il cavaliere dal dolore.

Le tele di Telesto finirono lo scontro, imprigionandolo Skinir.

"Mi dispiace, guerriero del Nord, ma per ora non potrò ucciderti, devo prima mordere la tua celebrante", lo avvisò Thebe, prima di allontanarsi con la sua armata, l’unica cosa che poté fare il god warrior, fu fischiare.

Il gruppo di guerrieri dalle bianche vestigia oltrepassò le stanze di Hilda ed arrivò ad una scalinata, attraverso cui salì, fino a giungere dinanzi alla statua del dio Odino, dove la celebrante, sua sorella e due guerrieri del Nord li aspettavano.

"Comandante, deve essere quella la loro celebrante", esordì Telesto, indicando la donna dai capelli grigi intenta in una preghiera alla statua.

I due guerrieri del nord si posero tra i titani e le due donne.

"Non osate avvicinarvi alle nostre madri", li avvisò uno dei due, facendosi avanti.

Questo guerriero aveva capelli biondi, lunghi all’altezza delle guance e corti dietro, i suoi occhi erano azzurri, l’armatura era bianca e rossa, caratterizzata dal viso di un cavallo sul braccio sinistro, "Il mio nome è Fasolt, figlio di Hagen e Flare, allievo del grande Fabbro di Efesto e guerriero di Odino sotto la stella Merak", si presentò il successore di Artax.

"Tu, invece, chi sei?", chiese Thebe, rivolgendosi al secondo.

Un’armatura azzurra come il ghiaccio brillò di luce propria, mentre il settimo guerriero del Nord si alzava in piedi, "Il mio nome è Freiyr di Dubhe, figlio di Siegfried ed Hilde, protetto dall’armatura di Odino", si presentò il guerriero, incredibilmente simile al padre, il prode Orion. L’armatura del dio Odino brillava sul suo corpo, mentre la spada Balmung emanava la sua potenza dalla mano del primo cavaliere.

"Telesto, occupati del biondi, allo spadaccino penserò io, voi, guerrieri titani, impedite che qualcuno scappi da quest’unica porta", ordinò Thebe, facendosi avanti verso il figlio di Siegfried.

Le due coppie di avversari si osservarono vicendevolmente, sul volto di Telesto apparve un sorriso.

"Preparati, cavaliere, io sono Telesto, l’abile tessitore", affermò l’assassino di Bud, "Tessitura dei cieli", urlò poi, scagliando il suo colpo contro Fasolt, che concentrò il suo cosmo gelido, preparandosi ad attaccare.

"Universe freezing", urlò il guerriero di Merak, scagliando il suo colpo contro quell’avversario. Le due tecniche si scontrarono a mezz’aria. I fili energetici di Telesto riuscirono ad oltrepassare il colpo di Fasolt, diminuite di potenza, così da non danneggiare le vestigia rappresentanti Sleipnir.

Freiyr osservò il cugino cadere a terra, ma sapendo che non si era ferito ritornò ad occuparsi del suo avversario.

Thebe saltò contro il god warrior di Dubhe, "Jumping bite", urlò il titano, tentando di morderlo al volto.

La spada di Odino brillò di una luce bianca intensissima, Thebe rimase fermo a mezz’aria, un’onda d’energia lo gettò indietro, senza però ferirlo.

"Nessuno può ferirmi, sono il protetto di Odino", affermò il figlio di Siegfried, aprendo la mano destra, "Lancia di Odino", urlò il cavaliere del Nord, scagliando un fascio di luce bianca contro il titano dalle grandi fauci, che però non si ferì minimamente.

"Vuoi usare una forza divina? Bene", affermò innervosito il titano, "Ciclone di fauci", urlò Thebe, ruotando su se stesso, mentre i denti rappresentati sui gambali e sui bracciali diventavano affilate lame, capaci di tagliare il suolo.

Freiyr si difese con la spada e con il suo cosmo divinamente protetto, alla fine i due guerrieri furono allontanati dai loro stessi cosmi, che si scontravano.

"Caldo fuoco del Meriggio", urlò nel frattempo Fasolt, tentando di colpire il suo avversario, che evitò l’attacco, "Scappa, figlio mio", urlò Flare, correndo verso il suo primogenito.

"Ben presto morirete tutti", affermò Thebe, mentre il suo elmo sembrava sorridere, "il mio signore e Padre non vi lascerà vivere, perché voi avete osato allearvi con i santi di Atena", spiegò il titano, "Mi dispiace, ma ciò che desidera il tuo dio non è di mio interesse, riconosco solo Odino come dio e padre", ribatté Freiyr, alzando la spada sacra.

"Peccato che Odino sia morto", lo derise il titano. Queste parole bloccarono il guerriero di Asgard, "Non lo sapevi?", incalzò Thebe, "il Ragnarok ha portato alla morte di quasi tutti i vostri dei, solo in tre sono sopravvissuti, facendo quasi cedere uno dei quattro legami", affermò il titano, "Sigillo?", ripeté perplessa Hilda, che ascoltava il loro discorso.

Freiyr voltò le spalle al nemico, "Madre è vero? Il nostro dio e Padre è morto?", urlò il figlio di Siegfried, "Egli ha perso le sue spoglie fisiche, figlio mio, ma è ancora con noi ed ancora ti guida in battaglia", rispose la celebrante.

"Forse ti guida in battaglia, ma di certo non ti salverà", urlò Thebe, scagliandosi contro il giovane erede di Asgard con la sua tecnica, il "Ciclone di fauci".

Un’aria gelida riempì la sala, si sentirono delle urla, poi una forte corrente, quindi la porta custodita dai guerrieri titani si congelò ed andò in pezzi, tutti si voltarono per vedere la causa di quest’esplosione.

Sembrò quasi che una stella brillasse sulla terra, una fortissima luce dorata riempì la zona insieme ad una gelida, "Fratello", balbettò Fasolt, "Cugino", aggiunse Freiyr, ambedue erano stupefatti nel vedere Camus dell’Acquario, il cui cosmo era pari a quello di Telesto.

"Tu chi sei?", chiese innervosito Thebe, vedendo il nuovo arrivato con il guerriero di Alioth e nel notare tutti i suoi soldati a terra, simili a statue di ghiaccio.

"Sono Camus, figlio di Hyoga del Cigno e di Flare di Asgard, allievo di mio padre e successore del precedente Camus nella difesa della sacra Casa dell’Acquario di Atene", si presentò il cavaliere, avvicinandosi a Fasolt.

"Un santo di Atena? Belinda ha fallito?", rifletté stupito Thebe, "No, ha ucciso molti di noi, fra cui l’oracolo Seiya in persona, ma in 20 siamo sopravvissuti", affermò Camus.

"Telesto, scaglia la tua tecnica letale verso il nostro vero bersaglio", ordinò il titano dalle grandi fauci, caricando il suo cosmo.

I due titani saltarono verso il cielo. "Deadly theards", urlò Telesto, scagliando dieci aculei intessuti da più fili.

"Fauci celesti", aggiunse Thebe, aprendo ambedue le mani verso il cielo. Dalle mani del titano partirono venti zanne di luce, che sembrarono scomparire nel cielo, ma all’improvviso ritornarono verso la terra, con un bersaglio preciso.

"Madre, zia, scappate", urlò Camus, correndo verso la celebrante e sua sorella, Freiyr, Fasolt e Skinir lo seguirono.

I dardi di seta ed i denti energetici caddero sui sei corpi. L’armatura d’oro difese Camus, che subì solo una ferita alla gamba sinistra, le vestigia delle stelle Merak ed Alioth subirono diversi danni, ma non mortali ed il guerriero di Dubhe fu salvato dall’energia divina che lo rendeva invulnerabile.

Un urlo riempì, però, il cielo. Il sangue di due donne bagnava il piano da cui si pregava il dio Odino.

Tre guerrieri piangevano la morte delle loro madri, "Fasolt, Camus, figli miei", sussurrava Flare, colpita alla gola da un dardo di seta, "Abbiate cura di voi e difendetevi vicendevolmente, dite al mio sposo che avrei voluto salutarlo un’ultima volta", disse la donna, mentre il respiro, le parole e la vita abbandonavano il suo corpo.

"Freiyr, figlio mio, ben presto rivedrò tuo padre ed insieme ti osserveremo dal castello di Odino, dove gli spiriti puri riposano, senza più i corpi", affermò Hilda, colpita al petto dalle zanne d’energia, "ricorda, la spada e la fede fanno di te un guerriero invincibile", concluse la celebrante.

I cosmi dei quattro guerrieri erano espansi al massimo dalla rabbia e dalla disperazione.

"Principe Freiyr, combatterò io", affermò Skinir, scagliandosi contro Thebe, "Rozan Kundo Ken", urlò il guerriero di Alioth.

"Sei ancora troppo lento per me", affermò divertito Thebe, evitando l’attacco, "inoltre sei ferito", spiegò il titano, mentre un cosmo quasi pari a quello di Camus si faceva innanzi, "Io però sono a pieno del mio potere ed ora ti ucciderò con la spada di Odino", lo minacciò il figlio di Hilde.

Fasolt e Camus guardarono Telesto, "Mi dispiace, cavalieri", disse il titano, "Fai silenzio, ipocrita", urlò Camus, unendo le mani sopra di se, "Per il sacro Acquarius, che le divine acque purifichino il mondo da te", invocò il cavaliere dell’Acquario, scagliando il colpo più potente contro il titano, che lo subì in pieno.

"Spada Balmung, compi il tuo dovere", ordinò il guerriero di Dubhe, scagliando un fendente contro Thebe, a cui danneggiò le vestigia e distrusse l’elmo, producendo una profonda ferita sul volto.

Con suo disgusto il figlio di Siegfried vide il volto del nemico: aveva cortissimi capelli violacei ed occhi rossi come il sangue, i suoi denti erano del medesimo materiale delle sue vestigia, "Sei riuscito a ferirmi, ma tenterai ancora di colpirmi se tengo come scudo costui?", chiese il comandante di 2°grado, portando dinanzi a se Skinir.

"Fratello, è il mio turno di punire costui", urlò il god warrior di Merak, che espanse il suo cosmo, "Per il sacro regno di Asgard, per la memoria di mio padre Hagen e di mia madre Flare, morti per difendere questo luogo gelido, ma affettuoso, io invoco la tecnica del mio maestro, il grande Fabbro di Efesto", pregò Fasolt, "Volcano freezing", affermò infine il guerriero di Asgard, investendo Telesto, ferito dal sacro colpo dell’Acquario.

L’abile tessitore fu schiantato contro un’altra parete, ormai il suo braccio sinistro era di ghiaccio e diverse ustioni si mostrarono sul suo volto, prima che egli svenisse.

I due fratelli si voltarono verso lo scontro di Freiyr e Skinir non appena sentirono Thebe minacciare di uccidere il god warrior di Alioth.

"Se volete che lo uccida, basta dirlo", disse il titano, avvicinando i denti al collo del nemico, "Stai rischiando la vita, titano. Mi dispiacerebbe se ti uccidesse Skinir, ma sei stato tu a decidere ciò con le tue azioni", lo schernì Freiyr, "Che intendi dire?", chiese il titano dalle grandi fauci.

Degli artigli affilatissimi si conficcarono nel capo scoperto di Thebe, che solo in quel momento si accorse dell’aumento della massa muscolare e del pelo sul corpo del suo ostaggio; con una forza incredibile, Skinir gettò il titano a terra, dinanzi a se, poi caricò un pugno sul suo pettorale, producendovi moltissimi danni.

"È entrato nello stadio di <Berserk>", affermò stupito Fasolt, "Non preoccupatevi, basta che vi nascondiate dietro di me", li rassicurò il cugino.

Thebe scattò lontano dal feroce nemico e prese il corpo svenuto del suo compagno, "Possiamo anche andarcene, tanto abbiamo raggiunto il nostro bersaglio", disse il guerriero dalle bianche vestigia, scomparendo con il titano svenuto.

"Skinir", urlò allora Freiyr, allungando la sua spada brillante di bianco, "risvegliati, mio fedele amico", disse il primo cavaliere di Asgard.

Pochi secondi dopo il guerriero di Alioth era di nuovo in se.

"Dobbiamo pensare a seppellire le nostre madri ed i nostri tre compagni", disse poi Fasolt, voltandosi verso i due cadaveri, "Solo due dei vostri compagni dovete seppellire, Yggdrasil si è intrappolato con la sua avversaria nella teca d’ametista, per impedirle di fuggirne si è fuso con lei", ribatté Camus.

"Sappiamo che il guerriero di Phecda è morto nella teca di Bifrost, ma è il cavaliere di Megrez il terzo cavaliere del Nord da sotterrare", spiegò Freiyr. "No, cugino, ho trovato Bifrost io stesso ed ho congelato la ferita, così da impedire che morisse dissanguato, ora dovremo solo portarlo nel luogo indicato dal grande Fabbro ai suoi allievi, così Odeon di Leo curerà lui, Gutrun ed anche voi", spiegò il gold saint, rivolgendosi a Fasolt e Skinir.

I cinque god warriors rimasti si riunirono e diedero l’estremo saluto ai loro cari, prima di andare nella caverna vulcanica di Asgard, da cui avrebbero raggiunto il posto indicato da Fasolt, lasciando le lande di Asgard, dove i titani avevano lasciato il segno.