Capitolo 12: Il falco ed il pavone

Novantasei soldati con armature bianche adornate da splendide gemme erano a terra, morti, i loro corpi straziati dalle tecniche di venti guerrieri dalle vestigia di titanio, ma di questi venti invasori, solo nove erano ancora in piedi.

Dinanzi a questi nove titani vi erano due figure, entrambi tristi nel vedere la fine fatta dai soldati della sacra città che si bagnava sul Mediterraneo, la città di Cartagine.

"Joen, costoro devono pagare il massacro dei guardiani di Era", affermò una delle due figure, mostrandosi ai nemici. Aveva lunghi capelli arancione, legati a trecce dinanzi al volto e sciolti dietro la schiena, occhi azzurri come zaffiri ed uno sguardo serio, ma insieme pacato, le sue vestigia erano quelle del Falco sacro ad Era e questo guerriero ricordava incredibilmente il precedente guardiano del Falco, Duncan.

"Si, Connor del Falco, hai ragione, dobbiamo eliminare questi invasori prima che arrivino dal principe e dalla regina", concordò il secondo guardiano chiamato Joen.

Questo secondo guardiano aveva lunghi capelli neri, occhi verdi come smeraldi incastonati nel volto ed i suoi lineamenti ricordavano i due superstiti della Grande Alleanza di vent’anni prima: Tige e Dafne. Proprio come Tige, inoltre, Joen indossava le vestigia del Pavone sacro ad Era, che di certo aveva ereditato dal suo predecessore.

"Mio padre non è qui per aiutarci, ma basteremo noi due per sconfiggere la maggior parte di questi invasori", esordì il guardiano, "Sono Joen del Pavone, figlio e successore di Tige del Pavone", si presentò il giovane, "mentre lui è Connor del Falco, noi siamo due dei Guardians Goshasei di Era, custodi della città rinata in suo onore, Cartagine".

"Sistemateli", ordinò una voce maschile e sette dei nove invasori si fecero avanti.

Avevano tutti le armature scarne e per nulla decorate dei guerrieri titani, "Lasciali a me", suggerì Connor, alzandosi in cielo grazie alle ali del Falco.

Il guardiano passò fra quattro dei suoi nemici e si fermò dinanzi ad un quinto.

Connor si rialzò e sorrise al guerriero titano, mentre una luce azzurra brillava sui loro colli. I quattro guerrieri titani alle spalle del goshasei del Falco caddero a terra decapitati.

Il guerriero titano rimasto tentò di colpire Connor con un pugno energetico, ma il guardiano del Falco si alzò in volo grazie alle sue ali ed incrociò le mani dinanzi al petto, "Hawk Flap", urlò il guardiano di Era, prima che due fasci di luce azzurra investissero il nemico, dilaniandolo al collo ed al ventre, ma lasciando intatto il pettorale dell’armatura.

"Fortunatamente non sono del tutto coperti da quelle resistentissime armature bianche", rifletté il guardiano dagli occhi come zaffiri.

"Attento, Connor", urlò Joen, arrivando alle spalle del compagno e ponendosi fra lui e gli altri due guerrieri titani. I due nemici di grado infimo scagliarono contemporaneamente dei fasci di energia contro i due guardiani, ma solo il Goshasei del Pavone fu investito dagli attacchi.

"Grazie amico", esordì Connor, mentre il fumo dinanzi ai due si diradava, mostrando entrambi i Goshasei di Era, illesi.

"Prego, Connor, tanto non li ho nemmeno senti colpirmi", scherzò il figlio di Tige, prima di voltarsi.

Il guardiano del Pavone scattò contro i suoi due nemici, mentre i suoi occhi e le mani brillavano di una luce verde intenso, "Lighting waves", urlò, scatenando contro i guerrieri titani le onde di energia, che perforarono gli stomaci scoperti dei nemici, uccidendoli.

Ora solo due titani erano rimasti. "Voi siete l’ultima difesa di questa città?", chiese la voce maschile precedentemente sentita dai due.

"Noi siamo i vostri ultimi avversari, non arriverete mai dagli altri due Goshasei: il principe Rume e Medea, la nostra comandante, anche se dovessimo morire qui", rispose Connor, "Lui è l’attacco ed io la difesa, siamo i guardian goshasei più potenti se combiniamo i nostri attacchi", affermò Joen, avvicinandosi all’amico, "persino mio padre, il passato guardiano del Pavone si è fidato a lasciare a noi la difesa della sacra Città, chiamato da una ricerca per il bene di tutti gli dei", spiegò infine il guardiano dagli occhi verde smeraldo.

"Ananke, tienili occupati, io sistemerò di persona gli altri due guardiani e la celebrante di Era", ordinò la voce maschile, "Si, comandante Leda", rispose l’altro titano rimasto, che sembrava essere una donna.

Uno dei due titani scattò in avanti, mentre l’altra prese un oggetto da dietro la schiena, apparentemente una lancia.

"Joen, mi occupo io di quello che scappa", suggerì Connor, "Ascia celeste", sentirono urlare i due guardiani, prima che una folata di energia simile ad una lama si scagliasse contro di loro: il guardiano del Falco era il bersaglio, ma l’intervento del goshasei del Pavone bastò a fermare l’attacco.

"Ci siamo fatti scappare l’altro", affermò innervosito Connor, mentre entrambi si rialzavano, "Non ti preoccupare, per quanto sia forte sarà sempre uno contro tre", ribatté Joen, "Tre? La regina non sa combattere come Medea la sua allieva", rifletté il guardiano dagli occhi color zaffiro, "Si, lo so, ma non senti anche tu questo nuovo cosmo, a noi noto, che si avvicina dalla terra di Grecia?", chiese il guardiano dagli occhi simili a smeraldi, sorridendo all’amico, che rispose di si.

"Se avete finito di discutere, vorrei togliervi di mezzo velocemente, così da aiutare il mio comandante", esordì la titana dinanzi a loro.

I due la osservarono.

Era alta e slanciata, due spalliere simili a degli sciami di piume le adornavano le spalle, l’armatura sembra costituita da un’infinità di scaglie, mentre sulle ginocchiere e le protezioni per i gomiti aveva delle protuberanze adornate da aculei. La cinta era decorata da una gigantesca "A", mentre l’elmo era simile ad un volto maligno che le copriva la vera faccia. Impugnava con la mano destra un lunghissimo bastone alle cui estremità vi erano due asce, simili a delle mezze lune.

"Sono Ananke, la titana dalla possente ascia bilaterale", si presentò.

"Lasciala a me", esordì Connor facendosi avanti, "ho già combattuto con un guerriero armato di un’ascia", affermò avanzando, "Chi?", chiese Joen, "Jenghis, uno dei miei compagni di addestramento presso il grande Shiryu", rispose il guardiano del Falco, ponendosi dinanzi alla sua avversaria.

"Spiacente per te, mia prima vittima, ma l’Ascia contro cui ti sarai allenato non era la mia ascia di titanio con la doppia lama", esordì Ananke, sollevando l’arma sopra la testa, "No, era una copia perfetta dell’Ascia di Ares, che aveva consegnato al futuro berseker dell’Avvoltoio", ribatté Connor, incrociando le braccia dinanzi al petto.

"Lame risonanti", urlò la titana, mentre roteava l’arma sopra la testa, "Hawk Flap", attaccò il Goshasei del Falco.

Connor fu infastidito dal suono dell’arma che roteava, ma notò chiaramente una lama d’energia scagliarsi contro di lui per poi infrangersi contro il possente battito d’ali del Falco. Quello che il guardiano vide solo all’ultimo era un secondo attacco, simile al precedente, che non sarebbe riuscito a neutralizzare. Connor saltò in aria, aprendo le ali e con una piroetta evitò l’attacco, ferendosi, però, alla gamba destra.

"Ottime armi quelle che hai nelle braccia, guardiano, cosa sono? Spade?", chiese la titana al nemico alto in cielo, "Non sono spade qualsiasi", ribatté Connor, "sono le Taizan, le due spade gemelle che la Regina degli dei fece fare dal sacro fabbro Efesto, per concederle ai guardiani del Falco che si sarebbero susseguiti nei secoli", spiegò il Goshasei.

"Bene, allora scendi ed affrontami", lo sfidò Ananke, "Perché non affronti me, titana invasore?", domandò Joen, avvicinandosi alla nemica.

"Il guerriero dalla grande difesa", esordì la guerriera dalle bianche vestigia, voltandosi verso il guardiano del Pavone, "Si, anche le tue vestigia integrali sono un’ottima difesa, vedremo chi vincerà", ribatté il figlio di Tige.

"Bene!", urlò Ananke, sollevando l’arma dinanzi a se, "Ascia celeste", affermò, mentre le lame dell’ascia bilaterale si muovevano contro Joen, scagliando due onde di energia tagliente, che non arrivarono una dopo l’altra sul guardiano, ma contemporaneamente, congiungendo la loro energia, così da diventare più devastanti.

"Great green wall", urlò in tutta risposta Joen, mentre i suoi occhi si accendevano di un’accecante luce verde. Un muro di pura energia verde si scagliò contro la titana, polverizzando l’attacco energetico e gettando a terra Ananke.

"Non lo hai usato con eccessiva potenza?", bisbigliò Connor, avvicinandosi zoppicante al compagno, "Ho ancora energia sufficiente", lo rassicurò Joen, "per il prossimo attacco", concluse il guardiano, gettandosi contro la nemica, appena rialzatasi.

"Ragazzo, speri di battermi così facilmente?", urlò innervosita la titana, sollevando la sua arma dinanzi a se.

"Lighting waves", fu la risposta del Goshasei del Pavone, il quale cercò di colpire l’avversaria con le onde di luce verde, le quali furono neutralizzate dalle lame dell’ascia, mossa ad una velocità pari a quella della luce.

"Vediamo se hai ancora difese così potenti", urlò Ananke, dopo aver parato tutti i colpi, movendo l’ascia contro Joen, che si allontanò con un salto.

Connor fu preoccupato del movimento di Joen, il quale di norma non si sarebbe allontanato da un attacco nemico, tranne se consapevole del diminuire del suo cosmo difensivo.

"Lasciala a me ora", esordì il guardiano del Falco, ponendosi fra i due combattenti.

"Perché non vi fate decapitare velocemente? Così terminiamo questo gioco", domandò allora Ananke con tono serio.

"Gioco? Per te distruggere la Sacra Città di Cartagine è un gioco?", urlò Joen innervosito, "Si, ragazzo, è un gioco. La vera battaglia si svolge sulle nostre teste, qui, noi titani siamo stati mandare a giocare ed a liberarci degli oracoli e delle celebranti che hanno le varie divinità", rispose la titana, appoggiando l’ascia nel suolo.

"Una vera battaglia sulle nostre teste?", chiese perplesso Connor, "Si, spadaccino, in questo momento il mio signore e padre, insieme ai comandanti più potenti della nostra armata ha invaso e combatte sull’Olimpo, dove ben presto moriranno tutti gli dei, persino la vostra sacra Era", rispose Ananke, "mentre noi siamo costretti a giocare con voi esseri umani", concluse.

"Titana, anche se fosse l’ultima cosa che farò", esordì Joen, "ti avviso: se ripeti nuovamente <gioco>, parlando della distruzione della città in cui sono nato e cresciuto, ti strapperò la vita dal corpo", minacciò il Goshasei del Pavone.

"Parole pesanti per un misero mortale", lo schernì la guerriera armata dell’ascia a due lame, "Credevo che anche voi titani foste mortali", ribatté Connor, intromettendosi nel discorso, "Si, possiamo morire, ma essendo esseri semidivini, le nostre anime non cadono nell’Ade, ma vengono rinchiuse nel Tartaro, luogo da cui solo il nostro signore e padre può liberarle, come ha fatto alcuni giorni fa, dopo essersi liberato lui stesso", spiegò la titana, sollevando nuovamente la sua arma.

"Non hai timore che il vostro signore possa essere di nuovo imprigionato?", incalzò Connor, preparandosi ad un nuovo attacco.

"Vi concederò quest’ultima spiegazione, prima di prendere le vostre vite", esordì Ananke, "il mio dio è stato sconfitto millenni fa da un Sigillo, creato da quattro divinità, ma ormai una di esse è morta, una è nascosta, una ha tutti gli altri dei nemici ed il quarto, Zeus, morirà tra poco", spiegò, "come voi e tutti gli altri abitanti di questa città", concluse prima di attaccare il Goshasei del Falco.

"Ascia celeste", urlò Ananke, tentando di colpire Connor.

Il guardiano dagli occhi come zaffiri si alzò in volo, evitando l’attacco, "Questa è già la terza volta che vedo lo stesso attacco, speri di battermi con tale facilità? Ora proverai la tecnica che il grande Dragone Divino, Shiryu, ha insegnato a tutti i suoi allievi", minacciò lo scozzese, sollevando le mani sopra la testa.

"Sacre spade Taizan, compite il vostro dovere", invocò Connor, "Ryutsuisen", urlò il Goshasei, abbassando le braccia contro la nemica.

Due lame di luce azzurra si scagliarono contro Ananke. La titana rimase sbalordita dalla potenza degli attacchi e poté solo sollevare la sua arma per difendersi.

Le lame azzurre la investirono in pieno, spezzando al centro l’ascia a due lame, e gettando a terra la nemica.

Connor ricadde a terra, barcollante, "Tutto bene, amico?", gli chiese Joen, subito accanto al compagno, "Si", rispose semplicemente il guardiano dagli occhi azzurri, "Anche io mi sento bene, se vi può interessare", urlò una voce poco lontano.

Joen guardò dinanzi a se e vide la nemica ancora in piedi. La sua arma era spezzata, ridotta a due piccole asce, che ella impugnava con ambedue le mani, l’elmo era in pezzi, lasciando vedere il suo volto chiaro con occhi verdi e lunghi capelli color argento, una ferita perdeva sangue al centro della sua fronte e diverse incrinature risaltavano sulle vestigia, non può integre e resistenti.

"Il tuo volto non è malvagio come quello della maschera", scherzò Joen, "Il mio volto può sembrare solo infastidito dalla vostra determinazione nel rendere questo scontro lungo e faticoso", ribatté la titana, chiaramente innervosita, mentre roteava le due piccole asce.

"Ucciderò voi e poi distruggerò quest’orribile città", urlò Ananke, lanciando le sue due armi contro Joen, il quale non si mosse, "Le <asce rotanti> faranno il loro dovere, uccidendoti", minacciò la titana.

Gli occhi del Goshasei del Pavone brillarono di un verde intensissimo, "Osi ancora insultare questo luogo, che io ho visto rinascere? Qui ho vissuto fin dalla nascita, onorando Era, seguendo gli insegnamenti di mio padre e sperando di vedere ogni tanto mia madre, sacro oracolo del dio Ermes, qui dove ho conosciuto uomini di valore come Re Ikki. Qui dove ho avuto grandi amici quali erano i miei compagni di addestramento presso mio padre, come Golia, Reptile e Rasuin. Ora dovrò tener fede alla mia promessa, spiacente", urlò infuriato il guardiano, sollevando le mani dinanzi a se.

La coda del Pavone si aprì alle spalle del figlio di Tige, una luce intensissima e verde passò tramite tutto il corpo del Goshasei, per concentrasi sulle sue mani.

"Great bomb!", urlò il guardiano, scagliando un attacco di incredibile potenza, simile a quello che il padre usò contro Rakis dello Scudo vent’anni prima.

"Di cosa sono capaci questi umani?", balbettò Ananke, mentre la gigantesca sfera d’energia verde la colpiva in pieno.

Joen cadde a terra, svenuto, con la faccia nel terreno, proprio mentre la sua nemica subiva in pieno l’attacco.

Tutti e tre i guerrieri erano ora a terra, la prima a rialzarsi fu però Ananke, le cui vestigia erano ormai in pezzi ed ora armata di una singola ascia.

"Sei davvero potente, ragazzo, ma non credo tu abbia più la forza di continuare lo scontro", affermò la guerriera barcollante, "ti decapiterò, così da ucciderti in fretta", concluse, sollevando l’ascia sopra la testa.

"Non ci pensare nemmeno", esordì allora Connor, rialzandosi ed emanando una fortissima luce azzurra dagli occhi, "anche se non sono cartaginese, anche io sono legato a questa terra, dove posso onorare il nome di Duncan, membro del mio medesimo clan, e del mio maestro, Shiryu. Inoltre ho la possibilità di difendere colui che ora è per me come un fratello, Joen", affermò il guardiano del Falco, mentre la luce si canalizzava sulle sue braccia.

"Blade fury", urlò allora il Goshasei del Falco, agitando velocemente gli arti dinanzi a se.

"Pazzo", urlò Ananke, ma per quanto cercasse di deviare i fendenti con la sua ascia, la titana fu ferita in più punti, finché, sconfitta dalla velocità dell’attacco, non subì in pieno tutti i colpi, cadendo a terra, ormai morta ed in pezzi.

Connor si avvicinò barcollando a Joen, gli alzò il volto verso il cielo e cadde poco lontano da lui, "Amico mio, è meglio che ci riposiamo, non avremmo le forze per un nuovo scontro", affermò il successore di Duncan, prima di svenire vicino al successore di Tige.

La battaglia finale per Cartagine stava per iniziare poco lontano da lì.