Capitolo 21: Una brutta sorpresa

"Greatest caution", tuonò una voce imperiale nel gigantesco palazzo alla Giudecca.

Un guerriero titano dalle misere vestigia bianche volò lontano dal suo avversario, morendo durante l’atterraggio.

"Valentine, come procede la difesa del palazzo?", tuonò lo spectre vincitore.

"Mio signore, con l’ultima vittima della sua potenza, sono caduti tutti e dieci i guerrieri che erano entrati nel palazzo, solo un altro è rimasto qua fuori, ma combatte da solo contro i suoi fedeli seguaci, Signor Rhadamantis", rispose il servitore dell’ultimo judge ancora vivo.

"Shilthead, Gordon, Queen, tutto bene?", domandò Rhadamantis, "Si, comandante", risposero i tre, allontanandosi dai corpi dei nemici sconfitti.

Un corpo si schiantò contro le porte chiuse del palazzo di Hades, un secondo corpo, quindi un terzo.

"State attenti", esordì Rhadamantis, rivolgendosi ai suoi subalterni, "Signor Rhadamantis, è solo un nemico, ce la faremo senz’altro", affermò con il dovuto rispetto Valentine.

"Si, è solo uno, ma sia Minosse tre ore fa, sia Aiace due ore fa sono stati sconfitti da un solo nemico", ribatté il judge di Wyburn, "quindi prestate attenzione al nemico", tuonò infine.

Le gigantesche porte nere come l’ebano crollarono, un corpo di uno spectre cadde all’interno del sacro palazzo. "Cube", urlò un secondo seguace di Hades, correndo dentro il castello della Giudecca.

"Zellos di Frog, che cosa succede?", tuonò innervosito Valentine, "Signor Rhadamantis, Harpy, aiutatemi, costui è una furia, ha ucciso tutti, Oxe, Cube, Mith e tutti gli altri ed ora vuole eliminare me", balbettò spaventato l’orribile spectre.

"Vieni qui, mostriciattolo", urlò una voce maschile, nascosta dietro le ombre della Giudecca.

"No, stammi lontano", ribatté spaventato Zellos, "Va bene", affermò la voce nemica.

"Estensione", urlò poi il nemico nascosto.

Cinque sottilissime lance si scagliarono contro lo spectre di Frog, che fu perforato al petto ed allo stomaco, morendo sul colpo.

Le lance ritornarono indietro, come tirate da corde invisibili, ma allo stesso tempo come se stessero diminuendo di lunghezza.

"Anche voi siete dei mostriciattoli codardi?", domandò il nemico dall’armatura integrale di titanio.

"Pesa le parole, invasore", tuonò uno dei tre spectres alla destra del titano, "Tu chi saresti?", incalzò il titano, "Gordon di Minotaurus, il tuo ultimo nemico", ribatté il guerriero dalla nera surplice.

"Mi chiedi di ammazzare prima i tuoi quattro compagni, giusto?", lo derise l’invasore.

"Chi di voi è il comandante Rhadamantis, di cui farfugliavano i moscerini morti la fuori?", domandò il titano.

"Io sono Rhadamantis di Wyburn e giuro che sarò il tuo carnefice", tuonò l’ultimo gigante ancora vivo nell’Ade.

"Ho ucciso 30 spectres e pensi che abbia paura di te?", lo schernì il nemico.

"Trenta" ripeterono i due spectres vicini a Gordon, "Si, tutti da solo, mi temete adesso?", incalzò l’avversario, "No, ti vorremmo solo dire che ne hai dimenticato uno, idiota", tuonò Valentine, dinanzi a lui.

"Che cosa?", urlò il titano.

"Ugly eruption", urlò una voce dalla porta distrutta.

Un liquido fetido volò addosso al titano che cadde al suolo.

"Che stupido, che era", ribatté una voce nel nulla, "Sei tu, incredibilmente abile, Myui", si congratulò uno dei due vicino a Gordon.

"Myui?", ripeté il titano rialzandosi. Tutti rimasero sbalordito dalla resistenza del nemico, che non aveva subito nemmeno una ferita per l’attacco dello spectre.

"So, che tu sei Rhadamantis e quell’omone stupido è Gordon, poi so che vi è un tizio di nome Myui che non riesco a vedere, ma chi siete voi altri tre? Mi piace sapere i nomi delle mie vittime", affermò innervosito il titano, indicando i suoi nemici.

"Io sono Valentine di Harpy", disse lo spectre dinanzi al titano, "Io Shilthead di Basiliscus", si presentò uno dei due vicino a Gordon, "Ed io Queen di Alrune", concluse l’altro guerriero.

"Tu, invece, chi sei?", incalzò Rhadamantis.

"Mi chiamo Himalia, comandante di 2° Grado dell’armata dei titani, detto anche l’Arma", si presentò il nemico.

"Buffo soprannome", lo derise Gordon, "Prova a colpirmi e vedrai quanto sono buffo", lo minacciò Himalia.

Lo spectre di Minotaurus non si fece ripetere la sfida e si lanciò contro il titano, "Great axe crusher", tuonò il guerriero dalla nera surplice, "Lama", sussurrò nel medesimo tempo il nemico dalle bianche vestigia.

"Fermo Gordon", tuonò all’improvviso Rhadamantis, impedendo che i due si attaccassero, "Mio signore?", chiese perplesso lo spectre, "Osserva il suo braccio destro", ordinò il judge di Wyburn.

Tutti gli spectres presenti osservarono il nemico e notarono che al posto del braccio aveva una gigantesca lama simile ad un affilato coltello da cucina.

"Sei più furbo dei tuoi sguatteri", esordì il titano, rivolgendosi al comandante dell’armata delle prigioni inferiori. Il braccio di Himalia si scosse e poi, lentamente, ripresa la forma di un normale braccio umano.

In quel momento tutti osservarono attentamente la sua armatura, integrale e senza alcuna decorazione, poteva sembrare l’armatura di un guerriero titano, solo che copriva del tutto il corpo del proprietario.

"Ora forza, fatevi sotto, vi eliminerò anche tutti insieme se è necessario", esordì il titano.

"Signor Rhadamantis, lo lasci a me, la prego, come pegno del mio rispetto", esordì Valentine di Harpy, prima di scattare verso il nemico, senza nemmeno attendere la risposta del suo comandante.

Lo spectre cercò di colpire il nemico con diversi calci, ma Himalia, usufruendo di un corpo che sembrava simile alla gomma, si piegava su se stesso, evitando gli attacchi del guerriero di Harpy.

"Se non hai di meglio, attacco io", esordì il titano, dopo aver evitato diversi calci, "Estensione", tuonò nuovamente, mentre le dita della sua mano sinistra si prolungavano come lance, perforando le gambe e le braccia dello spectre nemico, che cadde a terra.

"Sei ancora vivo, Valentine, quindi puoi tentare un vero colpo ai miei danni, su, vediamo se la tua forza era degna di essere mostrata", lo sfidò Himalia.

"Silky thread", tuonò all’improvviso una voce alle spalle del titano, il quale fu intrappolato dentro una sottile rete di seta.

Non fu difficile per l’Arma distruggere il bozzolo in cui era rinchiuso.

"Chi ha osato?", tuonò innervosito l’invasore, "Myui, non serve il tuo aiuto", aggiunse Valentine, rialzandosi ferito.

"Spectre di Harpy, sei ferito, ti serve il supporto di un tuo compagno d’arme", ordinò Rhadamantis, "Nessuno di noi potrebbe farcela da solo contro costui", sentenziò il judge.

"Allora, posso vedere questo fantomatico Myui?", domandò Himalia guardandosi attorno, "Sono io Myui di Papillon", esordì una voce, mentre un bozzolo di seta si frantumava, mostrando la forma umana dello spectre già sconfitto da Mur.

"Siete sei, devo iniziare a diminuire i miei nemici", rifletté il titano, "Quindi tenta un attacco, Valentine di Harpy, ti sfido in nome del tuo onore", urlò l’Arma.

"Come osi?", tuonò lo spectre con tono orgoglioso, "Greed the live", invocò, scagliando il suo attacco contro Himalia.

"No, Valentine", urlò Rhadamantis, ma ormai era tardi: l’orgoglio aveva spinto lo spectre di Harpy ad aprire le sue difese per attaccare, così Himalia gli fu velocemente addosso, "Lama", bisbigliò il titano e nuovamente la sua mano destra divenne un affilato coltello, che decapitò il guerriero fedele di Hades.

"Bene, chi vuole essere il prossimo a lasciare la vita?", chiese il titano.

"Annihalation flap", tuonò una voce alle spalle di Himalia, "Great Axe Crusher", aggiunse Gordon, "Blood flowers scissors", aggiunse una terza voce.

Il titano subì in pieno i tre attacchi, il suo corpo fu piegato in più punti, ma le vestigia rimasero intatte, "Bell’attacco combinato, ma ora vi mostrerò come si eliminano contemporaneamente più nemici", affermò Himalia, riprendendo il suo aspetto originale, così da mostrarsi illeso.

"Moltiplicazione", tuonò il titano.

Dal corpo coperto con le bianche vestigia, partirono centinaia di lance appuntite, che colpirono alle gambe ed alle spalle i tre spectres, buttandoli a terra.

Fu Shilthead il primo a rialzarsi, mentre Gordon e Queen si sorreggevano a vicenda.

Himalia era già pronto a finire i tre nemici, "Lama", bisbigliò, mentre il suo braccio mutava nuovamente forma.

"Tu, titano, affronta me, invece che i miei compagni feriti", esordì Myui,cercando di bloccarlo con i suoi poteri mentali. "Mi credi un comandante di 3° Grado, il cui corpo può facilmente essere manovrato da una forza mentale? Io sono Himalia, l’Arma, un comandante di 2° Grado dell’armata dei titani", tuonò il guerriero nemico, volgendosi verso lo spectre di Papillon.

"Fairy thorning", urlò Myui, scatenando le feroci fairies, "Non farmi ridere", ribatté scontrosamente il titano, "Moltiplicazione", tuonò Himalia, colpendo le varie farfalle della morte con la sua pelle multiforme.

"Non ci credo, ha eliminato tutte le fairies, che di norma riescono a raggiungere e sconfiggere ogni nemici", affermò perplesso lo spectre di Papillon.

"Annihalation Flap", tuonò all’improvviso Shilthead alle spalle di Himalia, "Great Axe Crusher", aggiunse Gordon saltando contro il nemico.

Il titano sollevò la "Lama" e si scontrò con il braccio sinistro del gigantesco spectre, dove era posta la famosa ascia del Minotauro, l’arma che Gordon utilizzava da sempre.

Le due armi cozzarono una contro l’altra, ma la forza del titanio distrusse la nera surplice, permettendo al braccio destro di Himalia di produrre un taglio netto e letale al braccio sinistro di Gordon, che cadde a terra, lontano dal suo padrone.

Il titano prese il corpo martoriato dello spectre di Minotaurus e lo sollevò dinanzi a se, così da difendersi dal possente battito d’ali del Basilisco, che distrusse le vestigia del Minotauro.

"No, Gordon", urlò Shilthead, mentre il corpo del suo amico gli veniva lanciato addosso.

"Ora basta, fate combattere me con lui", tuonò Rhadamantis, facendosi strada fra i suoi soldati.

"Bene, bene, la mia ultima preda, l’unico judge ancora vivo", esordì Himalia, osservando il nemico, "hai qualcosa da dire prima di morire?", chiese il titano, "Si", rispose Rhadamantis sollevando le braccia, "Greatest caution", tuonò poi lanciando il suo colpo contro l’avversario.

L’onda di calda energia inclinò il corpo del titano, che però, grazie alle sue strane capacità, si risollevò di scatto mostrandosi illeso, "Dovresti fare di meglio per sconfiggermi", sentenziò il titano.

"Io ti sconfiggerò in nome del mio sire, Hades", ribatté il judge di Wyburn, prima di lanciare nuovamente il suo colpo, che si dimostrò nuovamente inefficace.

"Ti farò vedere qualcosa sul tuo sire Hades", affermò divertito il titano.

Dalla mano di Himalia partì un lembo di pelle che lo congiunse al volto di Rhadamantis, nascondendo allo spectre la visione di ciò che vi era intorno a lui, ma permettendogli di vedere in un luogo ignoto.

Lo spectre di Wyburn vide una gigantesca stanza con un trono ormai distrutto, ai piedi del quale vi erano pezzi di un’armatura divina e tre armi. Diversi titani erano in quel luogo costituito da mattonelle d’oro.

"Iapetus, apri quella porta", tuonò uno dei titani, verso un altro armato di una Lancia.

"Si, subito, comandante", esordì quello chiamato Iapetus, che frantumò la porta con la sua Lancia.

I titani videro dinanzi a loro diverse divinità, in tre gli sbarravano la strada.

Il primo, alla loro sinistra aveva un’armatura nera ed impugnava una spada del medesimo colore, i suoi lunghi capelli sembravano cenere e nero fumo combinati, gli occhi, invece, erano simili ad un grande mare profondo. Egli era Hades, dio dell’Oltretomba.

All’estrema destra, invece, un altro uomo, dai lunghi capelli color del mare, proprio come gli occhi, indossava un’armatura di scaglie d’oro ed aveva in mano un possente tridente. Egli era Nettuno, reincarnatosi in Julian Kevins, e dio dei Mari.

Al centro fra i due figli di Crono vi era colei che più di ogni altra divinità aveva rischiato per il bene degli uomini. Indossava la sua god cloth ed impugnava lo scettro di Nike, i suoi occhi splendevano di una luce divina ed i capelli violacei ondulavano sulle spalle dorate. Lei era Atena, ma molti la chiamavano semplicemente lady Isabel.

Dietro queste tre grandi divinità ve ne era una quarta, un uomo, simile per aspetto a Hades, come possono esserlo due fratelli di età diverse, possente nella sua god cloth alata, i lunghi capelli gli scivolavano fino alla cinta e gli occhi sembravano fulmini pronti a colpire. Impugnava uno scettro degno del suo titolo ed aveva le ali spiegate dietro la schiena. Lui era il padre di Atena ed il fratello e re di Hades e Nettuno, egli era Zeus.

"Dunque, Zeus, hai preso il mio posto nel governo dei cieli", esordì una voce nell’ombra, "Non osare avvicinarti a lui, invasore di antica potenza", esordì Atena, sollevando lo scettro con fare minaccioso.

"Quietati, dea della Giustizia, poiché ora giungerà per tutti il momento della sconfitta, non solo per te", ribatté la voce.

Uno schiocco di dita tuonò nella sala, "Iapetus, nuovo dio della Guerra, tu ed i comandanti di 2° grado restate di là ed attendete", ordinò la voce, "mentre voi, alleati di Zeus, ora conoscerete i vostri carnefici", urlò il Nemico.

Solo quattro figure rimasero nell’ombra.

"Egli è l’Oscuro Titano, mio servitore fedele. Proviene dalle terre del nord, ma ha rinunciato alla sua natura di divinità delle zone fredde per seguirmi e diventare uno dei titani più potenti", esordì la voce, "Preparati Hades, poiché sarai sconfitto da lui, da Oberon", concluse, mentre una figura si delineava dinanzi al signore dell’Ade.

Questo titano aveva un’armatura bianca decorata con spire nere che si innalzavano dai gambali e correvano parallele fino alle spalliere e poi alle coperture delle braccia. Il suo elmo era simile ad una maschera funeraria.

Un secondo titano si fece avanti, "Una tua vecchia conoscenza, Zeus", esordì la voce divertita, "tu lo hai innalzato al titolo di coppiere divino, facendone un semidio, ma io ho permesso che lui diventasse uno dei miei tre titani più potenti, egli è il Glaciale Titano, egli è Ganimede", tuonò il Nemico.

Un titano con diverse coppe disegnate sull’armatura bianca , avanzò verso il dio Nettuno, ponendosi proprio di fronte a lui. Non portava maschera sul volto, ma il suo viso umano era incredibilmente gelido, non mostrava alcun sentimento.

"Per te, Atena, dea della Giustizia, figlia ed alleata più fidata di Zeus, sarà il momento di affrontare il mio primogenito, il più potente, Titanio", tuonò in seguito la voce.

Una figura robusta saltò dinanzi ad Isabel, sembrava quasi che indossasse semplici abiti di un metallo verde che coprivano solo le gambe e parte del torace, per il resto il suo corpo era bianco come le armature dei titani, "Adesso vedremo se la giustizia continuerà a persistere", tuonò il nuovo arrivato.

"Tu, Zeus, prima di affrontarmi vedrai morire la tua cara sposa, nascosta nella sala antecedente", tuonò il Nemico mostrando la dea Era, sollevata in aria dal suo braccio possente, quindi si mostrò egli stesso.

Zeus si alzò dal suo trono nel vedere la moglie ed il nemico. Questi aveva un’armatura simile in tutto alla sua, tranne che per due particolare: il nemico non aveva alcuno scettro in mano e le vestigia erano costituite in titanio, non con il metallo dei god cloth.

"Utilizzerò su di te una delle tecniche preferite di tuo padre, mio figlio Crono", esordì il nemico, rivolgendosi alla regina degli dei.

"Ouk Athanatos", tuonò il dio.

Una luce circondò il corpo di Era, che iniziò ad invecchiare fino a diventare una carcassa, poi un sottile scheletro e quindi solo cenere, che si sparse a terra, intorno al dio nemico.

"Questa me la pagherai", tuonò Zeus, "Mi hai sentito, Urano?".

Su queste parole si spense la visione di Rhadamantis.

"Urano", balbettò il judge di Wyburn, "Si, mio padre, il nostro sommo dio e signore, Urano. Egli guida quella battaglia compiuta per vendetta e giustizia", spiegò Himalia, prima di richiamare nuovamente la Lama, pronto a decapitare il comandante delle prigioni profonde.

"Greatest caution", tuonò nuovamente Rhadamantis, impedendo che il nemico lo colpisse al collo, ma venendo ferito al ventre.

"Hai solo sprecato tempo inutile, stupido comandante", tuonò Himalia, pronto a decapitarlo.

"Blood flowers scissors", urlò una voce alle spalle del titano, "Ancora questi attacchi inutili?", domandò il nemico voltandosi e parando l’attacco.

Accadde, però, qualcosa che Himalia non si aspettava: un guerriero lo bloccò per le spalle, "Presto, correte via, portate in salvo il comandante e Gordon, forza Shilthead, forza Myui", tuonò Queen, stringendosi al titano.

"Stupido, che speri di fare?", tuonò l’Arma, mentre gli altri quattro spectres scappavano dal palazzo della Giudecca.

"Moltiplicazione", urlò Himalia. Diversi aculei fuoriuscirono dalla schiena del titano, perforando il corpo ferito di Queen, che con l’ultimo suo sforzo vitale fece esplodere il proprio cosmo oltre i limiti consentiti.

"Dobbiamo portare al sicuro Rhadamantis", sentenziò Shilthead, che teneva sulle spalle il corpo ferito di Gordon, "Si, ma prima dobbiamo nascondere il suo cosmo", ribatté Myui, lasciando a terra il corpo del suo comandante e ritornando all’aspetto di larva.

"Silky thread", pronunciò la larva, nascondendo il corpo ferito del judge di Wyburn, "Ora andiamo via", esordì Myui, che nel medesimo tempo era tornato al suo aspetto umano.

Un’esplosione distolse i due fuggiti ancora in piedi.

"Povero sciocco, mi è bastato allontanarlo amputandogli le mani e si è sacrificato per nulla", esordì la voce di Himalia, che usciva illeso dalla distruzione del palazzo della Giudecca.

"No, Queen", tuonò infuriato Shilthead, "Non ti preoccupare, spectre di Basiliscus, poiché ora lo raggiungerai", ribatté il titano.

"Non credo proprio", sentenziò una voce.

Una luce dorata intensissima invase la zona, persino Gordon quasi si ripresa per la luce accecante, "Chi sei?", tuonò Himalia, notando una figura che appariva dinanzi a lui.

"Sono colui che ha salvato Minosse e Lune, evitando che Portia potesse sconfiggerli, ma lasciandola purtroppo in vita; sono colui che ha portato Aiace dove potesse essere curato; e sono colui che ora salverà Rhadamantis ed i suoi tre soldati fedeli", esordì il nuovo arrivato, "Sono Tok’ra, il santo di Virgo", tuonò, il successore di Shaka.

"Presto, cavalieri di Hades, avvicinatevi a me, ce ne andremo da questa battaglia senza vincitori con il mezzo attraverso cui sono arrivato qui", suggerì il gold saint, mentre gli spectres di Basiliscus e Papillon si accostavano a lui con i loro due compagni feriti.

"Volta di Minosse", tuonò Tok’ra, scomparendo con i quattro.

Himalia rimase, mentre Portia ormai si avvicinava al luogo dell’ultimo scontro, per scoprire, con il medesimo disgusto del suo comandante, che la battaglia nell’Ade era stata infruttifera.