AL GRANDE TEMPIO

"Il problema è più grave di quanto potessimo pensare, fratelli miei. Athena è intercessa al Santuario ed ha rivelato i nomi dei due guerrieri che dovremo affrontare: Zenith e Nadir, ovvero i fratelli dello steso Chrono, padre di Zeus, nostro Dio."

Le parole misurate, intervallate a tratti del Santo della Bilancia lasciavano tutti piuttosto sconcertati. Il volto dei Cavalieri d’oro era segnato da una preoccupazione molto intensa, ora che sapevano chi fossero questi futuri nemici, loro di certo avrebbero lottato, nulla avrebbe fermato il loro impeto in battaglia… ma l’idea di dover duellare con delle divinità di tale potere li innervosiva, tanto che Milo si alzò da una delle dodici sedie dorate e disse:

"Come possiamo affrontare dei nemici così potenti già in teoria, e senza nemmeno conoscerne le reali capacità… potremmo rischiare di andare al suicidio!"

"Calmati cavaliere, non cercheremo di evitarli, questo è chiaro… ma parlare di un suicidio mi sembra esagerato"

"Ti rammento Micene, che per la sconfitta del Dio degli inferi tutti noi abbiamo dato la nostra vita, ed è solo grazie a Zeus se siamo ora qui."

"Quindi ringrazialo se ci da nuovamente l’opportunità di dimostrargli la nostra fedeltà!"

la stanza stette in silenzio per un attimo, come a voler far echeggiare le ultime parole mosse dal cavaliere del Sagittario.

"Micene ha ragione Milo, noi comunque siamo i pedoni in questa partita, chiunque sia il vincente, ci sacrificheremo ancora… perché nostro padre ci possa comunque ammirare."

"Si Shaka, ho capito, è solo che tutti noi in cuor loro temono questi guerrieri, lo posso avvertire dai vostri cosmi."

Aphrodite quindi si alzò.

"Penso sia normale, custode dell’ottava casa, tutti inconsciamente hanno paura di ciò che ignorano… potremmo quindi stare a disquisire fino all’alba, non ne caveremo un ragno dal buco."

"Si Aphrodite, in effetti ci conviene aspettare…"

Camus guardava ora Dauko, quasi in attesa di un qualsiasi gesto o conferma di colui che era ora loro Gran Sacerdote. Egli aveva una mano appoggiata sul mento ed era intento a pensare e ripensare, finché incrociò lo sguardo del cavaliere d’Acquario e, sospirando disse solo un:

"Attenderemo…"

Ma Saga di scatto batté le mani sulla lunga tavolata dorata:

"Grande Sacerdote, fa si che io possa avvisare anche mio fratello dell’imminente pericolo, egli ora guida i Generali degli Abissi in vece di Nettuno scomparso nella guerra contro Hades. Ti prego di lasciarmi partire ora."

"E sia Saga, avvisate anche loro, ne avremo bisogno, e tu, Grande Mur, ti prego di portare la notizia anche nelle distese ghiacciate delle terre di Asgaard."

"Lo farò con piacere, Dauko."

Ma in quell’istante un cristallo di ghiaccio scese dal nulla e si posò sul tavolo dove loro erano seduti. Appena il cristallo toccò la superficie dorata dell’antico mobile, invece di sciogliersi si indurì ed assunse un colore violaceo.

"Ma cos’è?"

La domanda di Shura aveva fatto alzare Dauko dal trono, e si era precipitato anch’egli a vedere. Ma la sua reazione lasciò sbigottiti gli altri, in quanto il suo volto assunse una forma quanto mai tetra e preoccupata.

"Ma questo…"

"Dicci Cavaliere! Cos’hai riconosciuto?"

"Questo non è un cristallo di neve, è ametista, l’ametista di Megres di Asgaard… che essi stiano già combattendo nelle fredde distese di ghiaccio?