DIVINITA’ A BIFROST

Due sfere luminose minacciavano dall’alto del cielo la tranquillità della gente e con essa i sentimenti dei guerrieri di Asgaard che non staccavano gli occhi un solo secondo da esse.

"Come tu hai predetto regina, credo che il momento di un nuovo scontro sia giunto."

"Si Alcor, ma state attenti ve ne prego, siate cauti."

"Non temere Hilda, combatteremo fino alla fine, parola di Megres, tuo servitore."

In quell’istante le sfere scesero su Asgaard, facendo letteralmente un’esplosione di luce tanto da abbagliare perfino i combattenti dell’oracolo degli Dei Nordici.

"Ma cosa?"

"Orion, sono loro, sono giunti vicino al limite proibito, dobbiamo andare ora!"

"Andiamo Luxor, andiamo fratelli… per Odino!!!"

I cavalieri volsero un secondo lo sguardo verso la loro Regina e poi partirono tutti insieme verso il loro destino. Hilda s’inginocchiò al cospetto della statua del Dio e cominciò ad intonare un canto quasi triste, per scongiurare la divinità di salvaguardare le loro vite in battaglia.

Arrivati al limite proibito, quale nessun mortale poteva oltrepassare, videro una scena raccapricciante. Heimdall, il guardiano di quel luogo invalicabile, chiamato Bifrost, giaceva a terra privo di vita; di fronte al suo enorme corpo straziato si erigevano due figure… esse non emettevano cosmo alcuno, sembravano parlare mentalmente tra loro, tanto che si guardavano fissi negli occhi. La loro ambiguità era evidente, la somiglianza avrebbe riportato loro alle gesta dei santi di Athena contro Hypnos e Thanathos. Erano uguali in tutto, sebbene i colori che li contraddistinguevano erano perfettamente opposti; avevano di fronte Zenith e Nadir e dovevano eliminarli.

"Heimdall! Guardiano del varco che conduce al mondo degli Asi, rispondimi!"

Orion conosceva molto bene il guardiano e sapeva che avrebbe combattuto a lungo, ma era allo stesso modo cosciente che nemmeno lui stesso l’avrebbe battuto… per questo ora alzò la testa in direzione dei due Dei per cercare di capire di quale potenza fossero capaci.

Ma Zenith prese la parola per primo:

"Siete voi i guerrieri di Odino?"

Luxor, con la foga che da sempre l’aveva contraddistinto rispose immediatamente:

"Siamo noi! e stai sicuro che vi cacceremo dalla nostra terra e che vendicheremo Heimdall per la fine che gli avete fatto fare!"

"Tu chi sei?"

"Io sono Luxor, cavaliere di Asgaard e servo di Odino e tu chi ti proclami di essere?"

il Dio sorrise, restando completamente immobile, splendido ed eretto con le braccia incrociate.

"Io sono Zenith ed egli è mio fratello Nadir, siamo l’inizio e la fine, ciò che voi chiamate bene e male, tutto e nulla, l’universo e la sua nemesi… noi siamo… e se voi siete lo siete solo per noi. Dovreste venerarci invece di provocare…"

e dopo queste parole sogghignò soddisfatto.

"Che cosa? Noi venerare voi? Sei forse pazzo Zenith? Come possiamo farlo dopo ciò che abbiamo appreso dalla nostra Regina sul fatto che voi avreste distrutto l’universo? Siete in cerca della battaglia giusto? E bene, noi ve la daremo!"

"Sono impaziente di vedervi all’opera, miseri mortali… ma ci sarà da divertirsi… coraggio allora, colpite pure tutti insieme!"

Thor disse:

"Sebbene sia molta la voglia di un attacco combinato, la legge della cavalleria ce lo impedisce, lotteremo uno alla volta."

"Sta bene, anch’io vi affronterò solo, Nadir, nulla in contrario?"

Il Dio sorrise

"Come potrei divertirmi con simili vermi? Fai pure Zenith."

"Vermi?"

Mizar strinse i pugni in segno di evidente collera…

"Vermi…"

Ribatté la divinità.

"Bianchi artigli della tigre!"

Mizar si scagliò con la sua forza contro il Dio, il quale fermò il colpo ancor prima che lo potesse raggiungere. Il cavaliere di Asgaard fece due passi indietro, stringendo i denti… che avesse sbagliato mossa?

"Artigli… come puoi chiamare questo colpo con un nome tanto solenne? Cosa credi di ottenere urlando a squarciagola il suo nome? Forse che il tuo avversario s’intimidisca? Tanta foga battagliera per una giusta causa… ma che sia veramente giusta cavaliere?"

e dicendo questo alzò una mano aperta alla volta di Mizar e da essa si incominciò a formare una strana spirale di luce bianchissima

"L’arte della battaglia è un arte sottile, antica quanto il mondo; le stesse emozioni sono battaglia, ogni essere vivente sostiene le proprie in ogni momento… tutti noi siamo guerra…"

E la spirale nel mentre s’ingrossava.

"… tutti noi siamo capaci di trasformare la forza battagliera in caparbietà e cosmi potentissimi che si dirigono senza sosta verso i nostri nemici… l’unica vera differenza tra me e voi tutti è che io non ho bisogno di questo procedimento di trasformazione, dato che io sono la battaglia vivente!"

Il colpo partì alla volta del cavaliere della Tigre, il quale riuscì ad evitarlo per un soffio, ma dopo l’agile gesto, si accorse che al suo fianco vi era ora una voragine di enormi proporzioni. Tutti i servi di Odino erano rimasti sbalorditi dal colpo di Zenith.

"Vedo lo stupore nei vostri volti, perché? Perché combattete comunque una guerra già persa?"

"Per il nostro signore Odino, e per Asgaard stessa, per la pace e per i valori che ci uniscono cavaliere!"

"Per la pace… patetici! Un mondo di pace è un mondo di deboli! Credevo di aver trovato degne schiere di guerrieri, ma anche voi avete questa debolezza…"

Zenith con velocità demoniaca partì alla volta dei guerrieri del Nord, e cominciando a colpirli uno dietro l’altro continuò:

"…e sarà questa debolezza a portarvi ad una lotta impari e troppo poco contenuta ed alla vostra rovina! Non siete degni di contrastarmi anche se non uso il potere di cui dispongo, da cosa vorreste salvare la vostra terra se non siete in grado nemmeno di reggervi in piedi!"

e colpì Orion, il quale, invece di essere scagliato lontano come gli altri, rimase perfettamente impassibile al colpo del Dio.

"Tu ci sottovaluti Zenith, tu sei convinto delle tue affermazioni tanto che non vedi con gli occhi del raziocinio, tu non hai mai trovato nemmeno chi ti sfiorasse… oggi proverai a tue spese cosa significhi soffrire… Occhi del Drago!"

Il cavaliere di Asgaard lanciò il suo colpo proprio di fronte al Dio, il quale venne scagliato indietro tra le coltri innevate e fredde del ponte Bifrost.

"Tu… tu come hai osato?"

"Zenith, le tue convinzioni ora hanno trovato un grande ostacolo… un ostacolo chiamato Orion, servo di Odino ed essere immortale!"

Scagliò un secondo colpo che Zenith evitò con grande agilità.

"Devo ammettere che la tua potenza è molta cavaliere, e mi congratulo con te per avermi colpito. Forse hai ragione, vi ho sottovalutati, ma non hai ancora visto nulla di me."

Si caricò di energia ed un raggio di sole dal cielo cadde perpendicolare su di lui, aumentandone il potere; esso si girò alla volta di Orion, il quale era già in posizione d’attesa…

"Muori! Spirale dell’onore!"

Lo stesso colpo di prima, ma molto più potente partì alla volta del cavaliere di Asgaard, il quale lo ricevette e riuscì a bloccarlo… almeno così sembrò, ma la violenza fu tale che Orion venne scagliato rovinosamente contro la montagna che da secoli si erigeva alle sue spalle, e rimase, una volta caduto, sotto le macerie di roccia.

"Orion!"

"Andiamo fratello!"

Mizar e Alcor partirono insieme alla volta di Zenith, entrambi, uno aggirandolo da destra ed uno da sinistra gli furono quasi addosso urlando ancora:

"Bianchi artigli della Tigre!"

Zenith parò il colpo di Mizar, ma non quello di Alcor, sembrava che almeno egli lo avesse colpito, quando una mano lo deviò i suoi artigli verso la neve e la stessa mano lo prese dalla gola innalzandolo verso il cielo. Il Dio si girò:

"Nadir…"

"Ho pensato che forse posso battagliare un po’ anch’io fratello!"

E scagliò Alcor nel cielo di Asgaard, e prima che toccasse terra Nadir gridò:

"Ondata Demoniaca!"

e dalle sue mani, che da dritte davanti al suo bersaglio, si allargarono a disegnare un semicerchio, partì un colpo che sembrava avesse il colore del fuoco più vivo e la potenza dello stesso sole.

Alcor cadde a terra molto lontano, tramortito, ma ancora vivo.

Mizar, in balia di Zenith non resistette alla sua potenza, e distratto dall’accaduto del fratello, venne anch’esso colpito con inaudita violenza.

"Ora basta!"

Megres corse incontro a Nadir, il quale creò uno spostamento d’aria terribile verso il cavaliere di Asgaard, ma questo, con un tempismo perfetto, estrasse la sua spada e propriamente tagliò il suo colpo passandoci perfettamente al centro, fino a colpire il Dio al torace, facendolo cadere.

Egli si rialzò e compiaciuto disse:

"Vedo che lo spirito combattivo che ti è proprio è grande, e che usi la nobile pietra degli Dei con maestria incredibile. Ma l’ametista non può nulla contro di me."

E si alzò, spostando il braccio da dove doveva esserci una profonda ferita… invece il colpo del cavaliere di Asgaard sembrava che non fosse nemmeno giunto, dato che non vi era segno alcuno del passaggio del suo fil di spada.

"Maledetto! Teca viola dell’ametista!"

Le schegge divine della pietra viola imprigionarono Nadir, il quale sembrava ora in balia di Megres.

"Bene, e ora Zenith…"

Ma un rumore come di terremoto scosse tutta la natura intorno e la tetra bara che il cavaliere di Asgaard aveva riservato a Nadir letteralmente esplose, colpendo i guerrieri di Odino.

"Una teca di ametista… mai visto una tecnica più ridicola, e forse tutto qui quello che sapete fare?"

Nadir corse incontro a Megres, e levò in aria il braccio, come a volerlo colpire; ma quando incalzò il colpo, si accorse che dei fili sottili lo trattenevano.

"E questo?"

"Ciò che vedi è armonia, la più mortale che essere vivente conosca, ed ora mi basterà pizzicare questa corda per farla finita cavaliere!"

Mime, si era messo ora sull’offensiva, diede il colpetto alla sua lira e partì alla volta di Nadir una piccola scintilla. Ma gli Dei erano tali, e smisurati erano i loro poteri. Nadir fissò la piccola luce che si dirigeva verso il suo braccio e la fece tornare indietro, tanto che ora Mime la subì con violenza inaudita.

"La vera armonia è quella che si raggiunge lottando cavalieri! Non di certo suonando uno strumento, che per quanto potente possa essere, non può reggere il confronto con un Dio, ed ora Megres…"

Ma dalle sue spalle apparve Thor, che da appena pochi centimetri esplose il suo:

"Braccio di Titano!"

Il colpo inferto al Dio, impreparato ad una simile reazione, lo fece scaraventare a terra nuovamente. Si rialzò, fluttuando ora in aria; il suo volto era tra i più irosi che essere umano potesse vedere.

"La pagherete cavalieri! Turbine Celeste!"

Un fiume di energia si avvicinava ai cavalieri ancora in piedi, era come se sapessero tutti che non avrebbero retto ad un simile colpo. Luxor chiuse gli occhi, così come gli altri… ma il colpo non li raggiunse mai. Quando anche Megres li riaprì trovò davanti a se un ombra dorata, con una mano tesa vero Nadir, e sentì solo udire tre parole prima che riuscisse a mettere a fuoco il loro salvatore:

"Muro di Cristallo!"

Nadir fece un passo indietro:

"Mai prima d’ora un essere vivente aveva bloccato il mio colpo, e vedo compiaciuto che sei di una schiera di cavalieri d’alto rango, rivelati dunque!"

"Il mio nome è Mur, cavaliere di Grecia della stirpe dei santi dorati, appartenente al segno dell’Ariete. Vi ho visto giungere sulla terra, chi sei tu cavaliere per aver ridotto così i nostri fratelli?"

Nadir sorrise, e Zenith gli si avvicinò, quindi disse:

"Noi due siamo Dei, cavalieri, il mio nome è Nadir ed egli è Zenith, siamo alla ricerca della sottile arte battagliera per gli universi e siamo qui giunti dopo che nostro fratello Chrono ci ingannò per salvare il mondo che noi due abbiamo creato e dove tu ora poggi i piedi!"

Mur pensò:

"Fratelli di Chrono? Sarà dura sconfiggerli anche per tutti noi messi assieme… dovrei avvisare gli altri, ma come posso lasciare i guerrieri di Asgaard così alla loro mercé."

"Bene cavaliere d’oro, hai fermato un mio colpo, sarai in grado di fermarne un altro?"

"Stanne certo!"

"Turbine Celeste!"

Un secondo colpo esplose il Dio, che trovò nuovamente il muro del cavaliere d’Ariete a proteggere se stesso e a dare secondi preziosi ai guerrieri di Hilda per riprendersi.

"Molto bene, Zenith, hai visto anche tu?"

"Si fratello, il gioco si fa interessante, egli fa parte dei cavalieri di Athena, quindi ci sono altri undici custodi dorati oltre a Mur stesso con il quale battagliare."

"Lo scontro sarà emozionante!"

"Lo credo anch’io Nadir."

Il cavaliere d’Ariete li guardava fissi, ma non aveva abbandonato la sua posa difensiva. Finché Zenith stesso si girò verso di lui e dei cavalieri a terra che si stavano ora rialzando, compreso Orion, il quale era uscito da sotto le rocce che lo imprigionavano, e disse:

"Per ora è abbastanza, abbiamo testato le vostre capacità e siamo ansiosi di combattere con voi cavalieri d’oro, dato che qui non c’è confronto. Preparatevi, al calare del sole arriveremo in Grecia, e avvisa gli altri Mur, vi vogliamo dare il tempo per prepararvi ad un attacco cui l’esito sarà mortale… ovviamente per voi!"

E fragorosamente rise, ma poi aggiunse:

"Ma prima, voglio mettere fine a questo canto così nauseante che sento provenire dal castello…"

Creò una piccola sfera di luce che volteggiava sopra il palmo della sua mano; Orion, capito chi fosse il destinatario di quel colpo disse solo:

"Non provarci nemmeno…"

"Adoro le provocazioni!"

E fece partire il colpo in aria, alla volta del cielo; il cavaliere del Drago urlò solo:

"Hilda!"

e partì velocissimo alla volta di lei, della sua Dea, della sua anima.

Gli Dei si tramutarono nuovamente in due sfere e sparirono tra le piccole nubi del cielo, lasciando un impietrito Mur e i guerrieri del Nord che si erano appena ripresi dai colpi loro inferti.

"Come state fratelli?"

Chiese il Santo dorato

"Ancora vivi…"

Megres ribatté e rispose per tutti, poi aggiunse:

"State attenti in terra di Grecia cavalieri, avvisa tutti gli altri, essi sono capaci di un potere tremendo, ci hanno solo voluto mettere alla prova e hanno avuto ragione di noi tutti. Credo inoltre che abbiano usato solo una minima parte di ciò che veramente dispongono… mi raccomando Mur, prepara tutti i Cavalieri d’oro a questo fatal evento."

"Lo farò cavaliere, è tempo che ritorni dagli altri, seguirò il tuo consiglio… sarà una lunga notte."

E sparì, Alcor teneva tra le braccia Mizar, ancora inconscio, alzò gli occhi al cielo e disse sottovoce:

"Hilda… che Odino ti protegga ora"