VITTORIA O SCONFITTA?

Si illuminarono i corpi di Zenith e Nadir, e ritornarono ad essere quelle due sfere luminose che avevano visto arrivare sulla terra, ma c’era qualcosa di strano, il cosmo proveniente da esse era enorme, mai sentito, da sovrastare anche quelle di Nettuno e di Orion… il presentimento dei tre cavalieri d’oro che li avevano visti tramutarsi in sfere per, forse, fuggire si rivelò errato. Le due sfere fluttuavano alla stessa altezza e sembrarono avvicinarsi, sempre più, l’una all’altra; finchè in uno scatto, come attratte irrefrenabilmente si unirono e divennero una sola… la potenza fece fare due passi indietro agli Dei che stupefatti guardavano tale prodigio ed ai cavalieri che, ancora barcollando, si erano alzati a stento in piedi.

La sfera tornò a terra, e nello scomparire rivelò al mondo intero ed a loro un nemico…. Un nemico spaventoso.

Un guerriero divino, possente, e bellissimo, con lunghi capelli perfettamente metà neri e metà bianchi, un armatura di platino massiccia come a ricordare quella di Saga con una croce rossa di sangue sul torace, le spalliere lunghe e acuminate che reggevano il peso di due ali demoniache piegate sulla schiena; lo sguardo fiero, il sorriso di chi sa di giocare una partita già vinta…

"Chi sei? Quale forma hai dunque preso Zenith? O Nadir?"

Il Dio espirò, facendo uscire del fumo dalla bocca; da questa, parole calme, pesanti e con un tono quasi d’oltretomba uscirono come un fiume in piena.

"Nessun Zenith, nessun Nadir… io sono la concentrazione di bene e male, dei due Dei che avete visto prima combattere contro di voi… il mio nome… è Nemesi."

"Nemesi? Fratello minore di Chrono, padre di Zeus!"

Tuonò preoccupato Nettuno

"E’ chi hai di fronte…"

rispose il Dio.

I cavalieri d’oro, ancora attoniti, rincuorarono Nettuno e Orion, Dauko parlò:

"Riusciremo insieme nell’impresa fratelli, nessuno ci può tener testa, porteremo il colpo ultimo, e grazie alla vostra forza, riusciremo a sconfiggere Nemesi!"

"Siete tutti troppo deboli, lasciate fare a noi, prendete energie e preparatevi tutti quanti ad usare l’Ira di Athena!"

"L’ira di Athena?"

"Si Milo, l’Ira di Athena, il colpo ultimo che Zeus diede in dono alla figlia per l’arte guerriera, potrebbe sconfiggere il Padre degli Dei se usato contro di lui!"

"E’ terribile!"

Ma Nettuno aggiunse:

"Quattro, quattro gruppi da tre di voi, scelti per l’elemento che lo contraddistingue, effettueranno quattro Urli di Athena Elementali, l’unione di Fuoco, Acqua, Aria e Terra nel punto d’incontro che io e Odino vi indicheremo, creerà l’elemento Sacro…elemento temuto da tutti gli Dei."

 

L’altisonante tecnica era davvero così spaventosamente potente? Come potrebbero loro portare una tale forza da annullare un Dio… un Dio maggiore del loro stesso Padre?… ma se questo avessero dovuto fare, lo avrebbero fatto.

"Proveremo Nettuno, dacci tu il segnale"

E così detto questo, Mur si mise al fianco di Ioria e Micene, in posizione del colpo proibito, stessa cosa fecero Aldebaran, Shaka e Shura; Saga, Dauko e Camus e per finire Deathmask, Milo ed Aphrodite.

Nemesi li stava guardando con aria stizzita, quelle formiche che aveva davanti non potevano reggere il confronto con lui, ed egli lo sapeva benissimo.

"Coraggio, fatemi vedere di che pasta siete fatti!"

E sogghignò pieno di scherno nei confronti di chi avrebbe lottato fino alla morte per salvaguardare il mondo intero.

"Tridente d’oro!"

Ma il colpo di Nettuno venne bloccato sul nascere da Nemesi

"Tutto qui?"

"Occhi di Drago!"

ma anche questo colpo venne praticamente smorzato prima ancora che raggiungesse il Dio.

"Patetici… esseri come voi che hanno insediato questo mondo… non c’è nessuno che possa competere con me eppure vi ostinate tanto a combattere… lasciatevi cadere nella dimenticanza e nel freddo abbraccio della morte.. coraggio!"

Il Dio caricò sulle sue mani due sfere di Energia pura, e le lanciò alla volta degli Dei minori:

"Comete Divine!"

Solo per la loro fattezza divina, Nettuno e Orion riuscirono ad evitare il colpo, se l’avessero parato, sicuramente sarebbero stati spazzati via dalla loro potenza.

"Maledizione Nettuno, la sua forza è terribile!"

"Purtroppo me ne sono accorto Orion, dobbiamo trovare il metodo per sviarlo quel tanto che basta per colpirlo con il colpo proibito di Athena!"

"Non è facile lo so, ma dobbiamo provare, coraggio!"

Il Dio li guardava, sembrava quasi divertirsi, sembrava quasi non dovesse nemmeno combattere contro di loro… a che pro cercare la battaglia se non c’è battaglia da sostenere, per qual motivo respingere degli attacchi che non sono nemmeno tali… la foga di Nettuno ed Odino nel corpo di Orion, era nulla paragonato alla riflessività delle domande che Nemesi si poneva.

Nello spostarsi velocemente, Orion lanciò di nuovo il suo colpo

"Occhi di Drago!"

Nemesi spostò la tecnica del Dio dei ghiacci con le braccia protese in aventi, in quel momento Nettuno lanciò il suo tridente alla volta del Dio, il tridente si fermo per un secondo al centro della Croce rossa che aveva sul petto Nemesi, e disse:

"Ora cavalieri!"

In men che non si dica, i custodi dorati si caricarono di energia elementare e all’unisono esplosero la loro:

"Ira di Athena!"

Tutto venne nuovamente inghiottito dalla luce, sparì la notte stessa che nel frattempo era calata, sparirono i volti determinati dei cavalieri d’oro, quelli divini di Nettuno e Orion e quel terribile volto segnato da un sorriso costantemente sarcastico di Nemesi… tante cose pensarono nella luce i guerrieri, avrebbero mai riaperto gli occhi? Avrebbero finalmente sconfitto Nemesi? E se si a quale prezzo?…Avrebbero raggiunto i Campi Elisi se sconfitti? E se sconfitti, ci sarebbero stati ancora i campi Elisi?…

Altura delle Stelle, i corpi esausti dei cavalieri d’oro e quelli di Nettuno ed Orion, oramai posseduto dalla volontà divina di Odino erano tutti a terra, non avrebbero più potuto muovere un muscolo da tanta potenza sprigionata dal colpo proibito. Il silenzio era assordante, nessuno sarebbe sopravvissuto… nessuno… tranne Nemesi.

"Poveri illusi…"

Il Dio era ancora in piedi, sembrava che il colpo non l’avesse nemmeno toccato, guardava ora quegli uomini che avevano dato tutto loro stessi per nulla, per vincere un Dio troppo forte per loro. Dauko aveva gli occhi aperti, ma non riuscì nemmeno ad emettere un qualsiasi suono…

"Mi dispiace quasi che debba finire, eravate validi guerrieri, ma la vostra presunzione vi ha ingannati, un dio come Nettuno o come Odino non potevano fare nulla contro di me. Il vostro colpo è stato portato con rara potenza, ma nessuno nell’universo può sconfiggere Nemesi."

Il Dio si voltò indietro, fece quattro passi ben assestati e si rigirò:

"E’ ora che tutto questo scompaia nella luce della dimenticanza…"

Caricò di nuovo le due sfere sulle mani, ma gli dette una forza tremenda, molto di più del primo colpo che aveva lanciato, ma quando le stava per lanciare, notò una nube nera che si era materializzata vicino ai corpi senza forza dei cavalieri battuti.

"Che sarà mai?"

Assorto dalla curiosità di quel fumo scuro, fece scomparire il colpo dalle sue mani, sembrava essersi dimenticato dei cavalieri che giacenti a terra aspettavano il destino compiersi, quel destino chiamato col nome di un Dio… ma all’improvviso una voce sicura e ferma uscì da quella stessa nebulosa

"La domanda è Chi sarà mai…"

Nemesi fece un passo indietro, e sogghignando

"Chiunque tu sia, mostrati, esci da quella nube ed affrontami… se hai coraggio!"

"E’ ora di rispedirti di nuovo ai confini dell’universo!"

La nube scomparve, rivelando un guerriero assai noto a Dauko, assai noto perché fu da egli sconfitto e perché fu compagno di addestramento del suo maestro Dugar, cavaliere della Bilancia prima di lui.

Da terra, il cavaliere della settima casa lo riconobbe… il colore oscuro della sua armatura, così finemente lavorata, la parola ferma e sicura, le grandi ali che gli coprivano la schiena, e quello sguardo, quello sguardo del guerriero perfetto…

Anche se avesse voluto parlare, non sarebbe riuscito a dire null’altro che:

"R..Rha..Rhadamantis… tu?"

Lo Spectre, non curante della domanda di Dauko, si diresse verso il Dio con passo fiero e deciso, fino a fermarsi a pochi metri da esso.

"Uno Spectre? Che ci fa un seguace di Hades qui? Qui davanti alla potenza dell’universo intero?"

"Nemesi, molti sono i misteri che circondano la vita di una persona, sia essa naturale che divina… ed uno quest’oggi te ne verrà svelato… ma non potrai nemmeno capirlo."

"Sei forse pazzo? Hades è famoso per forgiare armature dai poteri simili a quelle divine, ma di tutto ciò ne paga la qualità…"

Dicendo questo creò un piccolo spostamento d’aria, ma molto potente, il quale disintegrò dal corpo di Rhadamantis la surplice di Wyburn. Lo Spectre rimase comunque impassibile e nudo di fronte a Nemesi.

"… come ti ho appena spiegato, la tua armatura non ha consistenza, non è come quella dei cavalieri d’oro; se non l’avessero indossata sarebbero tutti morti solo al mio primo attacco!"

"La mia armatura non ha consistenza…"

"Rhadamantis abbassò il capo e cominciò a ridere, il Dio per tutta risposta disse:

"Ti sei forse accorto del tuo folle gesto? Ridi perché la pazzia ha distrutto la tua razionalità? Te l’avevo detto, la tua surplice non poteva nemmeno reggere il confronto…"

Ma Rhadamantis smise di ridere e alzò il capo, rivelando due occhi pieni, senza pupilla, completamente d’oro…

"… e chi ti ha detto che Quella era la mia armatura?"

Nemesi indietreggiò, dal corpo privo di vesti di Rhadamantis, si era scaturito un cosmo assurdamente grande, tanto da oscurare completamente quello dell’altra divinità. Un buco nero, dimensionale si aprì sopra lo Spectre, ed un armatura meravigliosa scese sul guardiano di Hades. Essa era bellissima, rossa come il fuoco più ardente… anch’essa dotata di ali bianche aperte dietro la sua schiena. In mano brandiva una spada con il gladio dorato e la lama di cristallo…

"Non è possibile… Chrono è qui!"

Nemesi fece per fuggire, ma le gambe non rispondevano più al suo controllo… non poteva muoversi, non più.

"Avete devastato sogni e speranze, in cerca della battaglia perfetta, mondi ed intere genti solo per il gusto dell’essere superiori…"

Alzò la spada al cielo che si illuminò di luce dorata

"… una volta lo feci con l’inganno, poiché siete sempre miei fratelli, questa volta vedrete la vera potenza di Chrono, vostro fratello, lanciarvi…"

Tutto intorno si fece buoi, come se le torce si fossero spente tutto di un tratto, a poco a poco apparivano delle stelle dovunque, anche fin dove prima c’era stato un pavimento su cui poggiare i piedi.

"…al limite dell’universo!"

Un fulmine come d’oro scese sulla lama di Chrono, gli occhi erano luminosissimi, Nemesi disse solo:

"Anche se dovessi sconfiggermi, Chrono, io ritornerò!"

"…ed io sarò qui ad aspettarti… Esplosione dell’Universo!"

Chrono lanciò la spada direttamente su Nemesi il quale fu trafitto, dall’arma cominciò ad uscire come un flusso che si dirigeva verso le mani protese in avanti della stessa divinità; da queste partì alla volta di Nemesi un flusso di energia tale, che sembrava veramente lo scorrere impetuoso di un fiume in piena che investì Nemesi fino a farlo scomparire nella luce dorata.

Chrono espirò, mentre migliaia di piccole scintille ancora scendevano a terra, l’altura delle Stelle era ritornata tale, i dodici custodi erano ancora a terra privi di sensi, tutti, tranne il santo della Bilancia.

L’armatura del Dio si staccò e ricomparve nel nulla; sempre dal nulla riapparve la surplice di Wyburn, che venne indossata nuovamente da Rhadamantis, poiché tale era diventato, visto la normalità dei suoi occhi.

Riapparve quella nube scura, ma prima di entrare nel mondo dell’Ade, egli girò il capo alla volta di Dauko, che lo stava da terra fissando… nessun altro dei custodi dorati l’aveva visto.

Nessuno seppe mai quello che con la mente si dissero i due guerrieri, Rhadamantis si soffermò solo pochi minuti, aveva sempre quello sguardo fiero… sarebbe rimasto lo Spectre immortale della schiera di Hades? O avrebbe tirato fuori la sua natura divina prima o poi?

Lo Spectre si voltò, ma rientrando nella nube disse solo:

"Guidali… guidali col cuore… Dauko."

E tornò nel mondo dell’Ade, il cavaliere della Bilancia si tirò in piedi, ancora barcollante e si liberò dell’armatura che lo proteggeva e questa, ubbidiente, si dispose a segno zodiacale davanti ad egli.

"Lo farò… lo farò per incontrarti ancora, Padre!"

 

 

 

N E M E S I

By Pisces

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Dedicato a Shiryu per la collaborazione